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Linguistica al sito web di Igor Garshin

Альфре́до Тромбе́тти - итальянский макрокомпаративист и семитолог

Alfredo Trombetti. Professore ordinario nella Universita di Bologna.
L'unita d'origin del linguaggio. (see PDF-article, 7 Mbyte)
Libreria Treves di Luigi Beltrami. Bologna, 1905.
L'autore si Riserva tutti i diritti sanciti dalla legge.
Tipi dello Stab. Tip. Augusto Cassiari - Bologna.
A graciadio ascoli e hugo schuchardt con profonda devozione.

Indice:


PREFAZIONE

Alla fine del 1902 avevo compiuto gran parte di un lavoro intitolato Nessi genealogici fra le lingue del mondo antico», il quale doveva comprendere L'esame analitico di ciascuno dei principali gruppi in cui si possono distribuire le lingue dell' Africa, dell' Eurasia e dell' Oceania, e uno studio sintetico di comparazione grammaticale e lessicale di quei gruppi fra di loro. Partendo dal punto al quale erano state condotte da altri le indagini glottologiche e approfondendo quanto piu mi fosse possibile I'analisi per iscoprire gli elementi più antichi del linguaggio, io mi proponevo di tentare una vasta sintesi sulla base dei fatti sottoposti ad accurata analisi.

Dovendo ora rivedere completare il mio lavoro per la stampa, credo opportuno ritornare al primitivo disegno dell' opera, che era di far procedere di pari passo analisi e sintesi cosi per ciascuna categoria grammaticale come per i vari elementi lessicali. Ma poiché sara necessario per questo uno spazio di tempo non breve, dovendo anche tener conto degli studi di altri e miei posteriori al 1902, espongo intanto in questo libro i principali risultati del mio lavoro. Dapprincipio avevo pensato che per cio bastasse pubblicare, ampliandolo in qualche parte, il discorso con cui inaugurai quest' anno il mio corso universitario trattando dei principi che mi avevano guidato ne' miei studi e delle conclusioni alle quali ero pervenuto. Senonche, per sostenere una dottrina cosi importante quale e quella dell' unita d'origine del linguaggio, m'e parso necessario aggiungere tante e tali prove che bastino a togliere ogni dubbio. Presentare tutto il materiale di comparazione raccolto e impossibile e neppure e necessario. Perciò in questo libro, dopo una introduzione in cui espongo i principi generali, ho raccolto in breve spazio una grande copia di fatti, scegliendo di preferenza quelli che non richiedono lunghe spiegazioni, ma parlano, come si dice, di per se. E, se io non m' inganno, la materia cosi raccolta e comparata, mentre per il carattere dell' evidenza pud essere intesa e apprezzata da chiunque, per quantita e qualita non solo basta a provare la connessione reciproca di tutti gruppi linguistici e la loro comune discendenza da un ceppo unico, ma serve forse anche a costituire una prima base per la glottologia generale comparata, disciplina alla quale dobbiamo tendere con tutte le nostre forze.

Conscio della straordinaria importanza che ha I' affermazione contenota gia nel titolo di questo libro, mi sarei forse trattenuto dal farlo, se la mia convinzione, pur essendo saldissima, si fosse formata solo in breve spazio di tempo. Ma il vero che il nonum prematur in annum di Orazio io I' ho ampiamente osservato e quanto più ho esteso e approfondito le mie ricerche, tanto più gagliarda e divenuta la mia persuasione, che infine si e trasformata in certezza assoluta. E quindi si pensi che la pluralità d' origine del linguaggio fu con grande enfasi affermata senza che fosse nemmeno possibile una qualsiasi prova, e che di lingue appena conosciute taluni osarono assicurare che non avevano nulla di comune con nessun altro idioma, mentre un esame anche superficiale basto poi a metterne in chiaro le molteplici relazioni di parentela ; apparira che, se mai, ad altri non certo a me si potrà rivolgere L'accusa di precipitazione.

Io non dubito che quanti hanno la mente disposta ad accogliere il vero e non chiusa dinanzi all' evidenza ne ingombra da preconcetti, quando abbiano attentamente esaminato i fatti che vengono loro posti innanzi, non ne potranno disconoscere il valore. D' altra parte mi stimerei troppo fortunato se la dottrina che sostengo non incontrasse opposizione. La storia dimostra che il vero non trionfa senza contrasto.

Piu volte mi sono domandato come mai tanti elementi comuni a piu gruppi linguistici non fossero stati riconosciuti prima. La spiegazione non e difficile. Il preconcetto -- fatale alla scienza - della pluralita di origine del linguaggio non invogliava certo molti ad abbracciare nello stesso tempo lo studio di parecchi gruppi linguistici per uno scopo di vasta comparazione, e quelle somiglianze che non potevano sfuggire neppure ad un esame superficiale erano attribuite al caso o trascura le affatto. Inoltre accadeva che qualcuno avvertiva bensi essere comune ai gruppi linguistici A e B un certo elemento x e un altro trovava che x era comune a B e a C, ma non v' era chi pensasse di perseguire il medesimo elemento attraverso a tutti i gruppi linguistici.

Più volte anche mi e venuto il dubbio che molti glottologi abbiano confuso il concetto di «distinto» 0 diverso » [?] con quello di «indipendente» «disconnesso». Quando si pensa che le lingue dell' America si sono distribuite in quasi 200 « independent stoeks », e lecito domandarsi se con questo si e voluto proprio indicare dei gruppi indipendenti o disconnessi (s'intende fino ab origine, altrimenti non sarebbero tali) o soltanto dei gruppi più o meno distinti fra di loro. Certo dobbiamo intendere sotto quella denominazione dei gruppi ritenuti per il momento irriducibili (cfr. Brinton, The American Race, pag. 56 seg. ), perche nessuno vorrà credere che il linguaggio si sia formato centinaia di volte in modo indipendente sul globo. A ogni modo yero I'espressione e infelicissima. I chimici hanno cessato da parecchio tempo di chiamare semplici certi corpi che ora dicono prudentemente indecomposti. Cosi pure in glottologia possiamo parlare di gruppi linguistici distinti finche si vuole, non mai di gruppi indipendenti. Perche il carbone e il diamante appari- scono a noi cosi diversi, dobbiamo dire che non hanno nulla di comune ?

Avendo voluto evitare in questo lavoro di ricerca d'indole poco positiva, mi sono astenuto dal trattare la questione dell'origine del linguaggio. E certo però che, a parte lo studio delle condizioni psicofisiche nelle quali e per le quali pote formarsi ed evolversi il linguaggio umano, gli elementi antichissimi comuni a tanti gruppi linguistici potranno fornire una base eccellente per chi desideri di ricercare quali relazioni intercedano fra il segno e la cosa significata. E chiaro, infatti, che tali relazioni si possono trovare solo quando si abbiano davanti elementi che e per la forma e per il significato appariscano veramente primitivi. Nessun valore possono avere le speculazioni che altrimenti si volessero fare.

Scarsamente rappresentate sono in questo libro le lingue dell' America. La ragione e quella accennata a pag. 5. Da alcuni anni attendo рего anche allo studio comparativo delle lingue americane e la conclusione alla quale sono ormai pervenuto e che esse presuppongono una comune origine e, considerate come un gruppo di ordine molto elevato, del valore presso a poco del gruppo africano, sono poi ulteriormente connesse con quel ramo del linguaggio umano donde derivarono le lingue dell' Eurasia. Il materiale comparativo che ho raccolto intorno alle lingue dell'america e gia copioso, ma ha bisogno di essere accuratamente vagliato e completato. Quel poco che do ora, lo do solo a titolo di primo saggio. Le difficolta che s' incontrano nello studio comparativo delle lingue americane sono assai gravi, perche mancano del tutto lavori preliminari e le sintesi alquanto larghe. La maggior parte degli independent stocks » non raggiungono il valore » » (come direbbe Latham) del gruppo neo-latino o germanico e pochi sono finora gli aggruppamenti un po' vasti riconosciuti nell'America settentrionale (Athapaska, Algonchino, Uto-Azteco) e meridionale (Arawak, Caribico). A ciò si aggiunge la difficoltà di procurarsi il materiale linguistico necessario, difficoltà maggiore di quella che io sperimentai nello studio delle lingue d' altre regioni, per il quale riuscii, come spero, ad approfittare di quasi tutta la letteratura ", pur cosi vasta e dispersa, che potesse giovarmi.

Percio mi e caro esprimere anche qui la mia profonda gratitudine per quei generosi che con larghe offerte di libri vollero rendermi più facile il compito che mi sono proposto. L'eflicace interessamento di Sua Eccellenza E. Mayor des Planches, ambasciatore d'Italia a Washington, mi procuro le splendide e preziose pubblicazioni linguistiche della Smithsonian Institution. Dal Guatemala il Cav. C. Nagar, Ninistro Residente di S. M. il Re d' Italia presso le Repubbliche dell'America Centrale, m' invio parecchi libri utili per lo studio delle lingue degli' indigeni di quelle regioni; e altri libri mi furono inviati da altre parti. Ma sopratutto sento il dovere di rendere pubbliche grazie al Comitato di connazionali che sorse in Buenos Aires con lo scopo di raccogliere e offrirmi opere di linguistica americana, poiché ad esso devo una raccolta copiosa e preziosissima di libri riferentisi specialmente alle lingue della parte meridionale dell' America del Sud. Con profonda gratitudine si volge il mio pensiero all' Ingegenere G. Pelleschi, Presidente di quel Comitato, e al Prof. E. Badaro, che ne fu il solerte segretario.

Quantunque L'unità d'origine del linguaggio abbia grande importanza di per se e per la luce che possono trarne molte sentenze (la glottologia, avendo per oggetto il linguaggio, che e segno sensibile del pensiero, e il miglior legame fra le due grandi divisioni in cui sta ancora ripartito il umano), tuttavia ha importanza anche maggiore per le conclusioni d'ordine morale che ne derivano. La scienza e L'arte, quando non siano accompagnale ad un ideale di bonta, sono per lo meno cose imperfette. Perciò richiamo L'attenzione su certe deduzioni morali che vengono spontanee dall' esame dei fatti (pag. 44 segg., 73, 95 e altrove), ma sopratutto sulla conclusione generale che pud ricavarsi in favore dell' unita della specie umana (pag. 54 sega.) s per conseguenzanche in favore della fratellanza reale degli uomini. Tutti i buoni debbono augurarsi che non abbiano a trionfare le teorie messe fuori in forma dogmatica sulla plurarità delle specie umane, e che piuttosto anche per opera della scienza venga confermato il concetto sublime della fratellanza degli uomini, frutto della intuizione e del sentimento, religioso o altro. Bologna, luglio 1905. Alfredo Trombetti.

INTRODUZIONE

Capitolo I

Intento de' miei studi fu dapprincipio di stabilire definitivamente se fra le lingue semitiche e le indoeuropee si dovesse o no ammettere un nesso genealogico per quanto remoto. Molti dotti, fra i quali R. von Raumer, Ascoli, Federico Delitzsch, Noldechen, Mac Curdy, tentarono di dimostrare L'affinità dei due gruppi linguistici e I' affermarono anche risolutamente; ma non si può dire che essa entrasse a far parte delle verità scientifiche assodate e indiscusse. Riprendendo per parte mia l'esame dell'arduo ma importantissimo problema, io non avevo sugli illustri miei predecessori altro vantaggio che quello di potere approfittare di materiali nuovi e dei preview0cvoli progressi che intanto avevano compiuto la glottologia in generale e gli studi indoeuropei e semitici in particolare.

Per quel che riguarda il gruppo semitico, naturalmente non esclusi dal mio esame I' Assiro, la lingua semitica in cui stanno scritti i documenti più antichi; e, poiché da lungo tempo le lingue camitiche erano state riconosciute affini alle semitiche, scelsi come rappresentante di quelle I' Egizio-Copto che, al pari delle lingue semitiche, fu ritenuto connesso con le indoeuropee da Ewald (il quale aggiunse anche il gruppo " nordico " o turco, Lepsius, Schwartze, Benfey, Bunsen, Abel, Brioschi e da altri. Senonche I' egiziano, quantunque sia tanto vicino al Semitico che A. Erman (Die Flexion des aegyptischen Verbums, Sitzungsber. der k. preuss. Ak. d. Wiss. zu Berlin, 1900) non dubito di considerarlo, nella sua forma primitiva, addirittura come una lingua semitica, e quandunque sia conosciuto anche per mezzo di documenti antichissimi; pure, come afferma lo stesso Erman, e una lingua molto alterata e logora, non affatto arcaica. Da cio la necessità di ricorrere, per la comparazione, anche agli altri due rami del Camitico, comprendenti lingue assai meglio conservate, quali sono appunto il Berbero dell' Africa settentrionale e le lingue cuscitiche del nord-est del continente africano.

Ma occorreva avere la delimitazione precisa del campo camitico. Per quel che riguarda il gruppo cuscitico, la maggiore autorita, Leo Reinisch, ne traccia i confini assai piu larghi che non avesse fatto F. Mceller; poiche, diviso il gruppo cuscitico in due rami, il basso-cuscitico (Begia, Saho-"Afar, Somali e Galla) e I'altocuscitico, in questo comprese non solo le lingue Agau (Bilin, Chamir, Quora ec. ) e Sidama (Kafa, Ganga ес.), anche le lingue dell' altipiano di Barca e di Algaden, cioe il Barea e il Kunama, le quali formano secondo il Reinisch il passaggio dalle lingue Sidama alle nilotiche: Nuba, Bari, Lattuca, Turkana, Massai, Dinka, Nuer, Schilluk, Schuli, Suk, Kawirondo есс. (Das Zalwort vier u. neun in den chamitisch-semitischen Sprachen, Sitzungsber. der k. Ak. d. Wiss. in Wien 1890; WZKM, 1887, I, 64 segg ; Kafaspr. I, 13 seg. ). F. Mueller, tratto errore da certe classificazioni antropologiche, alle quali volle subordinare le classificazioni linguistiche, aveva distaccato il Barea, il Kunama e le lingue nilotiche dal gruppo camitico. A questo invece, e piuttosto ancora al ramo cuscitico, il Bleek, il Lepsius e altri avevano collegato per felice intuizione il lontano Ottentoto. Le numerose affinita grammaticali e lessicali che riuscii a scoprire fra I'Ottentoto-Boschimano e il Cuscitico non mi lasciarono alcun dubbio sull' esattezza della classificazione. Ed ecco da questa parte straordinariamente ampliato il territorio camitico, che dobbiamo supporre interrotto in tempi antichi da invasioni di Bantu. Senonche neppure questi cosi ampi confini tracciati alle lingue cuscitiche sono assoluti e invalidabili, poiché al contrario si passa gradatamente al vastissimo campo delle lingue parlate dai negri Bantu dell' Africa centrale e meridionale.

Ancor piu gradatamente si passa da un altro ramo del Camitico al Bantu, e cioe dal Barbera dell' Africa settentrionale. Infatti poiché alle lingue libiche o berbere e stato ormai definitivamente aggiunto lo Hausa, come aveva fatto a' suoi tempi il Lepsius, non vi e alcuna ragione per escludere il Teda e il Muzuk, che mostrano affinità non minori dello Hausa con le lingue berbere. Senonche il Teda non si può poi ragionevolmente disgiungere dal Kanuri ne questo dal Songhai, Logone, Wandala, Bagrima, Maba ecc. , tutte lingue del Sudan piu vicino al Comitato che al Bantu. Quando si passa, per mezzo del Pul o di altre lingue, ad un vasto complesso di idiomi dell' Africa occidentale che si possono dire semi-bantu e infine ancora al Bantu stesso inteso in senso ristretto.

In tal modo da due rami del Capitano, cioe dal Cuscitico e dal Berbero, si passa gradatamente al Bantu, che percid non forma col Camitico un contrasto assoluto. Sperimentai dunque anch' io la verità contenuta nelle seguenti parole di un valente semitista, Giorgio Bertin: « The close connection of the Semitic tongues with many of the languages of Africa renders the study of the latter a necessity to the Feminist who wishes not to linit himself to the narrow circle out of which there is no issue. However, the study of the African languages and populations is unfortunately one of those in which it is hardly possible to confine one 's self to a small group; if the student wishes to grasp more than one language, he soon finds that he must examine the languages of the whole continent » (The Bushmen and their Language, JRAS XVIII, 1886, 51 seg. ). E cosi il Bertin dalle lingue semitiche arrivo fino agli idiomi di quegli avepov che sono i Boschimani. Ma L'ipotesi del Bertin che i Boschinani e gli Egiziani derivino da un' unica razza e che gli Egiziani siano provenuti da una regione posta al sud dell'equatore (cfr. la tradizione conservata dagli scrittori classici) e fondata su argomenti troppo deboli (abilità nel disegnare, tablier egyptien). Anche Leo Reinisch, cercando di delimitare il gruppo di lingue affini all' egiziano, si trovo sospinto fuori del campo camitosemitico nel termitorio delle lingue dei negri e affermo che gli Egiziani provennero dall'interno del continente africano, donde, seguendo il corso del Nilo, andarono ad occupare le loro sedi storiche; anzi, aggiungendo al ciclo delle dette lingue anche le indoeuropee, di tutte affermo la comune origine e fece le razze del mondo antico oriunde della regione dei grandi laghi equatoriali dell' Africa (Der einheitliche Ursprung der Sprachen der alten Welt, 1873). Ma ilibro del Reinisch, che pur contiene alcune parti non ispregevoli, e la prova più evidente dei gravi errori in cui cade chiunque, invece di lasciarsi guidare dai fatti, voglia costringere questi a rientrare nell' ambito di idee preconcette. Se il Reinisch non avesse posto a fondamento delle sue ricerche un principio fonetico assurdo, certo avrebbe potuto fare un' opera assai utile.

Ma ritorniamo al nostro argomento. Per le ragioni finora esposte e chiaro che, se non volevo rinunziare ad elementi preziosi per la comparazione, avrei dovuto confrontare I' Indoeuropeo non piu col solo Semitico e nemmeno con tutto il Camitosemitico, ma con tutte le lingue dell' Africa considerate come un solo gruppo di ordine assai elevato. Senonche era subito evidente che un nesso stretto e immediato non poteva ammettersi fra le lingue indoeuropee e le africane, comprese le semitiche; poiche pur dovrebbero naturalmente considerarsi come le meno lontane dalle indoeuropee, sono invece cosi profondamente diverse da esse che, come abbiamo detto, il nesso indoeuropeo-semitico non pote passare nella scienza come una nozione acquisita.

Pensai che mi trovavo dinanzi a un hiatus e, girando per cosi dire la difficolta, mi diedi a ricercare a quale gruppo quali gruppi di lingue potesse essere prossimamente affine I' altro termine del paragone primitivo, onde avevo preso le mosse, cioè I' Indoeuropeo. Ancor prima di aver avuto notizia dei lavori di Anderson, di Koeppen e di altri sulle affinita indoeuropee-ugrfinniche, mi ero persuaso che prossime parenti delle lingue indoeuropee dovevano essere le lingue uraliche ugrofinniche. Alle une e alle altre, ma piu vicine a queste, sono, come vide rettamente Caldwell, le lingue dravidiche dell' India meridionale (ессо le parole di Caldwell: My own theory is that the Dravidian languages occupy a position of their own between the languages of the Indo-European family and those of the Turanian or Scythian group - not quite a midway position, but one considerably nearer the latter than the former »; prefazione alla seeonda edizione della celebre Comparative Grammar). Ma il ramo ugrofinnico, quantunque sia straordinariamente vicino all' indoeuropeo, non va pero staccato dal grosso ceppo uraloaltaico, passandosi piu o meno gradatamente dall' Ugrofinnico al Samojedo, al Turco, al Mongolo, al Mangiu, al Giapponese. Dall'Uraloaltaico poi si passa alle lingue dell'Estremo Oriente, di cui si sono fatti due gruppi, I' Indocinese (Tibeto-Birmano e Sino-Siamese) e quello detto Mon-Khmer che comprende lingue parlate principalmente nell' Indocina. Qui i passaggi vanno in questo ordine: Tibetano, Birmano, Cinese, Siamese, quindi Annamito e Mon-Khmer. Alle lingue dell' Estremo Oriente (sud-est dell' Asia), particolarmente a quelle del gruppo Mon-Khmer, si collegano le lingue maleopolinesiache (lingue intermedie o miste sono il Nicobarese, il Ciam e altre), mentre le rimanenti lingue dell' Oceania, che si possono comprendere in un gruppo Andama- nese-Papua-Australiano, presentano relazioni più spiccate con le lingue dravidiche e kolhariane dell' India, le quali ultime, del resto, sono pure intimamente connesse con le lingue Mon-Khmer.

Partito adunque dalla questione speciale del nesso indoeuropeo- semitico, mi trovai in ultimo, per necessita di cose e perche ogni limitazione nel campo delle comparazioni sarebbe stata arbitraria e dannosa, ad avere straordinariamente ampliati i termini della comparazione, essendo subentrato invece del Semitico il vasto gruppo delle lingue africane (compreso, s'intende, Semitico stesso, benché per la maggior parte esteso su territorio asiatico) e invece dell' Indoeuropeo il gruppo ancor più vasto delle lingue dell'EuropaAsia o Eurasia e dell' Oceania. E io affrontai risolutamente il problema in tutta la sua estensione, o quasi; poiché I' aver dovuto esplorare campi cosi vasti, e che in parte rappresentavano una terra incognita per la glottologia comparata, mi tolse allora la possibilita di fare altrettanto pel campo immenso e finora poco esplorato dell' America. La conchiusione alla quale pervenni e che le lingue dell' Africa presuppongono un' origine comune e formano un gruppo relativamente puro e omogeneo, come era prevedibile per l'isolamento del continente africano; e che le lingue dell'Eurasia e dell' Oceania provengono pure da un ceppo unico, ben distinto dall' altro.

Ma quei due vastissimi gruppi sono soltanto profondamente distinti fra di loro oppure anche fino ab origine disconnessi? La soluzione di questo problema non era facile, ma infine io mi convinci che le lingue del Caucaso insieme col Basco sono come I' anello di congiunzione fra le lingue camitosemitiche e le rimanenti eurasiatiche. I primi risultati delle mie indagini si trovano гас- colti in due lettere al professore H. SchuCHARDT intitolate « Delle relazioni delle lingue caucasiche con le lingue camitosemitiche e con altri gruppi linguistici " (Giornale della Societa Asiatica Italiana, vol. XV e XVI). Dall' altra parte le lingue Bantu, che a mio giudizio sono le più arcaiche di tutte, mentre per i loro elementi più antichi si riattaccano alle lingue camitosemitiche (specialmente al ramo cuscitico), per altri elementi si connettono invece alle lingue oceaniche e alle loro affini. Come esempi dei primi citerò, limitandomi alla grammatica, i possessive a-ko tuo, a-in- per *a-yin-, *a-kin- vostro; i suffissi nominali -a (astratti), - I (nomina agentis), - o (nomina actionis); il suffisso del causativo - 2-3-; la caratteristica dell' intransitivo-passivo -u; quella del perfetto -7; il numerale 3 del tipo sadu. Come esempi dei secondi citerò i numerali del gruppo Mon-Khmer eccettuato appunto il 3 (tipo pi). Molto importante e il suffisso possessivo , mio' che nel Bantu si presenta sotto due forme. La prima e -i come nel Camitosemitico, ed la piu antica, conservata solo nei nomi di parentela, per esempio in tate ,mio padre' per * data-i da tata padre, e in ma-i, ma-yu, me (per ma-i) e mame (per *mama-i) ,miei madre' da ma, mama madre; cfr. nel Samdesh badid-r-e mio amico (: badia-r-o tuo amico). La seconda forma, d' uso comune, e -ngu (: Protosem. an-aku e dku ,io', quest'ultimo Maleonol. aku ,io'). Cfr.

Bantu baba-ngu mio padre: Melan. tama-ngu id.

In tal modo si compie una specie di ciclo in accordo con la posizione geografica dei singoli gruppi.

Mi sono indugiato a esporre, benché pur sempre sommariamente, la storia delle mie ricerche, perche si veda come io non mi proponessi fin da principio di comparare fra di loro le lingue del mondo antico (compresa Oceania) e quindi neanche di soste- nere o dimostrare la monogenesi del linguaggio, ma a quella vasta comparazione e alle conseguenze che ne derivarono fossi per necessita condotto nel corso delle mie indagini. Perciò, mettre spero di andare assolto per I' ardimento con cui affrontai il massimo problema della glottologia, credo che ognuno, nel fatto che io non mi proposi alcuna tesi ne fui guidato mai da alcun preconcetto, debba vedere una qualche presunzione in favore dell' attendibilita delle conclusioni. Le quali si compendiano nell' affermazione esplicita che le lingue dell' Europa, Asia, Africa Oceania sono geneticamente collegate fra di loro e dericano daип серро unico. Anzi, poiché l'esame che finora ho potuto fare delle lingue americane e bastato per rendere evidente la loro connessione reciproca e quella remota con le lingue dell' Asia orientale, estendo le mie conclusioni fino ad affermare I' origine unica monogenesi del linguaggio umano.

Cio che m' induce a fare tali affermazioni che possono parere avventate (e non sono) e, in primo luogo, la convinzione saldissima che ho acquistata in lunghi anni di studi assidui e ostinati, convinzione che m' impone I' obbligo morale di manifestarla nella sua interezza; in secondo luogo e I' accordo in cui, pur procedendo nelle mie ricerche in modo affatto indipendente, mi sono spesso trovato con coloro i quali si erano proposto il compito di studiare solo le relazioni fra due gruppi linguistici contigui; e, in terzo luogo, confesso che e una reazione certamente legittima contro I' incredibile audacia di molti i quali, dopo confronti linguistici superficiali o anche senza curarsi di minuziose e difficili analisi e comparazioni grammaticali e lessicali, anzi senza possibilita di prova sentenziarono sulla pretesa irriducibilita dei gruppi linguistici e introdussero nella scienza il dogma della pluralità d' origine del linguaggio.

Capitolo II

Fu sopratutto la triade, per altre ragioni gloriosa, di Ротт, Schleicher e Federico Mueller che afferma la pluralita d'origine del linguaggio. Le teorie di dotti cosi autorevoli furono accettate, come e naturale, da molti, specialmente fra i seguaci della scienza moderna rinnovellata dal concetto dell' evoluzione. Fu questa senza dubbio una reazione contro la dottrina tradizionale priva di base scientifica. Ma -- cosa curiosa e degna di essere meditata - per abbattere un dogma se ne cred un altro. Peggio ancora: perduta la serenità necessaria e lo spirito scientifico, dotti insigni presero a parlare con disprezzo della monogenesi del linguaggio come di un pregiudizio, di un mito (v. A. GiesswTEIN, Die Hauptprobleme der Sprachwissenschaft, 1892, pag. 10 e 117). E non si accorsero che essi stessi erano trascinati dal pregiudizio. Eppure e facile comprendere che la pluralità d' origine del linguaggio, se mai sussistesse, sarebbe assolutamente indimostrabile. alterazione continua e spesso assai profonda della costituzione fonetica e del significato delle parole, le perdite di vocaboli e di forme grammaticali e infine le nuove formazioni possono rendere irriconoscibile anche I' affinita piu elementare, quella delle radici. In particolar modo poi I' accumularsi degli affissi e in ispecie oei prefissi, come avviene, per esempio, nelle lingue papuane e in molte lingue indocinesi, rende difficile il riconoscimento del nucleo primitivo o radice. Per questo le lingue papuane sembrano tanto diverse tra di loro sotto il rispetto lessicale. Nella lingua di Murray Island da una radice ba , andare, venire (Cfr. Dravidico ba, ba-r venire si ottengono circa 70 derivati per mezzo di prefissi e di suffissi (v. A. Graf v. d. Schulenburg, Gramm. Voc. und Sprachproben der Sprache von Murray Island, pag. 16 seg. ). Ma, risalendo il linguaggio umano ad epoca remotissima, e chiaro che le differenze attuali tra lingue lingue, per quanto siano straordinarie, nulla provano contro una primitiva unita o connessione e solo ci autorizzano a stabilire gruppi linguistici distinti. Distinto non vuol dire disconnesso. Il punto di convergenza di due lingue può essere cosi lontano da sottrarsi al nostro sguardo, Meno di tutti poi dovrebbero negare a priori la possibilità della convergenza i poligenisti stessi, i quali sogliono attribuire all' uomo e al linguaggio umano un' antichita enorme, portandone essi talvolta la prima apparizione o formazione a centinaia di migliaia d' anni addietro. Come potrebbe in questo caso rivelarsi ancora la primitiva unita del linguaggio?

E molto istruttivo, io credo, riflettere con quanta facilità I' uomo, sviato dal pregiudizio, si allontani dalle vie della verità e cada in errori che non si crederebbero possibili. Ma I' errore di pochi, nel caso che esaminiamo, riuscì fatale alla scienza. I tentativi che si fecero nel senso di ridurre il numero dei gruppi linguistici indipendenti furono, in generale, giudicati troppo aspramente; e per conseguenza molti, che avevano avviato piu o meno bene le loro ricerche, spaventati da giudizi sfavorevoli, desistettero dal proseguirle. Non vuolsi negare che molti di quei tentativi furono fatti senza alcun metodo scientifico e perciò, fino a un certo punto, giustificano quello scetticismo che essi stessi hanno fatto nascere; ma ve ne furono pure di quelli che avrebbero meritato miglior sorte e in quasi tutti poi si trovano ottime cose, le quali purtroppo caddero in obblio e furono come seme gettato in terreno sterile. Cosi la parte non buona fece dimenticare la buona, mentre questa avrebbe dovuto far dimenticar quella. L'ufficio della critica si fa consistere spesso nel mettere in evidenza soltanto la parte negativa delle opere; ma, per il progresso degli studi, sarebbe assai piu utile che si mettesse in rilievo e si raccogliesse la parte positiva.

Anche ad altro bisogna por mente, che ha relazione col concerto che dobbiamo formarci della scienza e del metodo. La verita, una volta scoperta, può essere di mano in mano dimostrata in modo più esatto, ma anche una dimostrazioacientificamente imperfesta per generare una persuasione assoluta. La prima scoperta e spesso una divinazione e opera piu dell ingegno o genio (talvolta anche del caso) che della dottrina e del metodo. Bopp dice Delbrueck - ha saputo in modo incomparabile riconoscere nelle lingue divise I' antica unita; ma un' arte metodica che da lui si possa imparare egli non ce I' ha data... La sua grammatica comparativa riposa sovra una serie di scoperte geniali che non I'erudizione, ne la pratica rendon possibile, ma solo una dote di natura che secondo noi non si può altrimenti analizzare » (Introduzione allo studio della scienza del linguaggio, trad. P. Merlo, Torino 1881, pag. 27). Giudizio giustissimo, il quale confermanche come il metodo rigoroso sia piuttosto proprio della scienza adulta che della scienza nascente. -- Non bisogna soffocare la scienza nelle fasce. Se uno spirito ipercritico avesse preteso dal Bopp rigorose dimostrazioni, forse il Conjugationssystem (1816) sarebbe stato dimenticato, come fu dimenticato, ma piuttosto per indifferenza di dotti, il celebre Memorandum inviato all' Accademia di Belle Lettere e Iscrizioni a Parigi nel 1767 dal missionario Coerdoux, nel quale era per la prima volta dimostrata la comune origine del latino, del greco e del sanscrito. Quasi sempre I' affinita fra lingue o gruppi di lingue fu intuita o imperfettamente dimostrata prima che se ne potesse dare una dimostrazione più compiuta o definitiva. Gia nel 1730 Strahlenberg espresse la convinzione, alla quale era pervenuto da se, che tutte le lingue che furono poi dette uraloaltaiche appartenessero alla medesima famiglia; eppure soltanto nel 1770 Sajnovics e nel 1799 Gyarmathi riuscirono a dimostrare una volta per sempre I' omogeneita del ramo ugrofinnico, e neanche ai giorni nostri possono dirsi " scientificamente » chiarite le relazioni di parentela che collegano fra di loro i vari gruppi e sotto-gruppi dell' Uraloaltaico. La parentela delle lingue maleopolinesiache in tutta la sua estensione fu riconosciuta da Hervas (Catalogo, 1800) assai tempo prima che fosse dimostrata da Guglielmo di Humboldt (Ueber die Kawi-Sprache auf der Insel Java, Berlino 1836-1839), dopo del quale pur si trovo un ostinato denegatore in Crawfurd. Insorma, la storia della scienza dimostra che non si procede sempre a passo a passo, di deduzione in deduzione, ma che fortunatamente c'è luogo anche per I' intuizione, che fa progredire il sapere ad un tratto. Del resto scienza vera, per quel che riguarda il rigore delle dimostrazioni, ammessi certi postulati, e soltanto la matematica: le altre scienze devono tendere ad una rappresentazione matematica o simbolica delle cose, dalla quale pero sono ancora ben lontane. Perciò certe dimostrazioni che una volta parevano scientifiche " ora non sono più tali, e molte di quelle che ora si danno per rigorose appariranno invece imperfette fra qualche tempo; ma primaranno salde quelle verità che si manifestarono fin da principio col carattere dell' evidenza.

Tutto questo dimostra che bisogna accogliere con una certa indulgenza gli sforzi che si fanno per allargare il campo delle conoscenze umane e per aprire nuovi orizzonti alla scienza. La via della verità passa attraverso alle spine dell' errore, e chi vuol percorrerla deve avere il coraggio di affrontare le spine a costo di incespicarvi; ma chi sta prudentemente a vedere ha l'obbligo almeno di non disanimare gli ardimentosi. Che cosa importano gli errori particolari, quando si giunga a scoprire una verità generale e molto importante? E - per tornare alla glottologia - che importanza hanno gli errori gravissimi in cui cadde spesso il Bopp, e la mancanza di un metodo sicuro, di fronte ai risultati generali da lui ottenuti comparando tra di loro le lingue indoeuropee? Nessuna. II medesimo Bopp invece falli nel tentativo di collegare le lingue del Caucaso meridionale e le lingue maleopolinesiache alle indoeuropee. L'esito e tutto. Tuttavia anche i tentativi falliti hanno giovato anziché nociuto alla scienza, sia perche gli errori ainmaestrano, sia perche risparmiarono altri di tentare vie non buone.

Del resto, niente di piu facile che far mostra di scienza col mettere in rilievo le differenze fra le varie lingue per dichiarare poco scientifico ogni tentativo di riduzione. Per scorrere invece L'unità reale nella pluralita apparente e il materiale fondamentale nelle varie forme accidentali, fa d'uopo approfondire l'analisi tanto piu quanto piu grande e la divergenza: allora soltanto le linee che prima parevano parallele si vedranno convergere verso un punto unico piu o meno lontano. E con quale diritto si vogliono prestabilire i limiti della scienza? L. Adam, insigne americanista, rispondendo al Whitney il quale giustamente negava ai glottologi il diritto di affermare dogmaticamente la diversité d'origine delle lingue umane non conoscendosi nemmeno gli elementi radicali di molte famiglie linguistiche, osava scrivere: Si L'on n'a pas encore acheve (altro che acheve! per molti gruppi non si e ancora cominciato) d'isoler dans toutes les familles de langues les racinescellules, ce travail a ete pousse assez avant dans la famille indoeuropeenne et dans la famille semitique (qui e fatto pochissimo) pour qu' il soit demontre que toutes les tentatives d' identifications dans ces deux domaines sont condamnees a un piteux avortement " (La linguistique et la doctrine de I'evolution, Revue de Lineu. XV 1882). In verità questo non e un linguaggio degno della scienza. 'Tralasciando di citare altre affermazioni di questo genere, preview0cremo soltanto il caso curioso d'inversione, per il quale molti che in questo modo erano fuori della scienza non dubitarono di dichiarare contrari alla scienza i tentativi di coloro che per essa facevano quanto era possibile.

Solo il velo del pregiudizio poteva far parere assurdo allo Schleicher il pensiero della derivazione di tutte le lingue da un ceppo unico; pensiero che per lui era un pregiudizio conveniente al mito, non alla scienza. " Quale forma - domandava un po' ironicamente lo Schleicher - avrebbe mai dovuto avere que dalla quale si sarebbe potuto svolgere per es. I' Indoeuropeo e il Cinese, il Semitico e la lingua degli Indiani Cree, il Finnico e il Namaqua ecc. ? » (Deutsche Sprache, pag. 39). Che cona avrebbe risposto lo Schleicher, il geniale ricostruttore della lingua-inadre indoeuropea, ad un profano che gli avesse domandato quale forma avrebbe mai dovuto avere quella lingua dalla quale si sarebbe potuto svolgere per es. L'idioma dei Veda e I' Inglese, il Greco e I' Afghano, il Lituano e il Singhalese? Avrebbe certamente risposeo che, per risalire alle fasi preistoriche del linguaggio indoeuropeo, era necessario partire dalle fasi piu antiche storicamente documentate; tener conto di tutte le lingue indoeuropee meglio conservate; compiere un minuzioso lavoro di analisi e di comparazione ecc. E tutto questo per poter ricostruire nelle sue linee generali un linguaggio relativamente non molto antico (il Protoindoeuropeo non puo essere gran che anteriore al 3000 av. Cr.), donde provennero lingue che non poterono quindi trasformarsi in modo da renderle straordinariamente dissimili fra di loro. Quale forma dovette avere il linguaggio primordiale dell' umanità? Ma prima di tutto bisogna fissare in quale momento della sua evoluzione lo si deve supporre. Certo non dovette scindersi appena formato. Se il processo di differenziazione un po' forte incomincio, come verosimile, solo quando quel linguaggio aveva raggiunto un certo grado di sviluppo lessicale e grammaticale, ne viene di conseguenza che le lingue da esso derivate dovettero ereditare una discreta copia di vocaboli e di forme grammaticali. Se poi questa eredità abbia potuto conservarsi attraverso i secoli in modo da essere tuttora riconoscibile, e cosa cheuralmente non si può risolvere se non con L'esame dei fatti. E L'esame dei fatti finora ha condotto sempre alla riduzione dei gruppi linguistici creduti prima indipendenti. Del resto, ben poco valgono nella glottologia gli argomenti piu o meno aprioristici e le comode disquesizioni metafisiche. E necessario procedere non per la via del ragionamento, ma per quella dei fatti. E una via lunga e non facile, ma la sola che possa condurre alla meta.

Capitolo III

Qualsiasi lingua può essere in qualche grado affine a qualsiasi altra; ma chi nelle comparazioni non voglio sprecare tempo ed energia deve procedere con discernimento, valendosi degli indizi che possono fornirgli, oltreche il tipo generale linguistico, la geografia, I' antropologia, I' etnografia e la storia o la tradizione (v. Georg von der Gabelentz, Die Sprachwissenschaft, 1901, pag. 145 segg.). In generale le lingue affini sono distribuite su aree continue e i gruppi sogliono essere connessi fra di loro secondo la contiguità geografica. Gli spostamenti di popoli e di lingue sono sempre L'eccezione. Perciò a nessuno dovrebbe venire in mente di paragonare fra di loro, senz' altro, lingue parlate agli antipodi o comunque separate da grande distanza. Strana fu quindi L'idea del Film di confrontare le lingue delle Ande con le semitiche e solo per caso nel suo libro curioso (Die Andes-Sprachen in ihrem Zusammenhange mit dem semitischen Sprachstämme, 1888, pag. 69) si trova un paio di raffronti che potrebbero non essere errati, come Kechua e Aymara cuncollo: Arabo 'una-, e solo perche parole simili col significato di , collo, nuca, gola, fauci si trovano diffusissime in tutte le parti del mondo; per esempio:

Africa. - Bantu kingo, kongo, Mande e Vei kango; Galla gongd, Kafa goq-5, Quara yenga, Egiz. hng (Copto jay).

Eurasia. - Andi (Cauc. ) konki, Udo gog, Georg. kints'i, Suano e Minor. kintsj, Lazo dziniki; A. Nordico hnacki; Tibetano °-dzing-pa e m-dzing-pa; Samojede yango, yango, hungo, Mongolo yogo-lai, Mangiu kongo-lo.

Oceania. - Anudha gongoni, Bauro копокопо есс.

Ma L'infelice tentativo del Film non ha giovato a distogliere altri dal percorrere una via cosi falsa. Infatti nel 1900 il dottor Pablo Patron ha pubblicato in Lima un opuscolo intitolato Origen del Kechua y del Aymara », nel quale pretende di dimostrare che le due lingue peruviane derivano dal Sumerico e dall' Assiro e che i Kechua e gli Aymara vissero un tempo nella Mesopotamia. Non esclameremo: cose dell' America latina!, ma diremo soltanto che siffatte fantasticherie non meritavano di essere confutate da un valente americanista quale e Samuel A. Lafone Quevedo (Supuesta derivacion número-asiria de las lenguas Kechua y Aymara, Buenos Aires 1901).

Il metodo che si deve seguire per dimostrare la monogenesi del linguaggio non può essere che questo: si confrontino fra di loro, a due a due, i gruppi linguistici per le ragioni accennate presunti affini; se si dimostra che A e affine a e B alla sua volta affine a C, quindi C a D ecc. , ne viene di conseguenza (rappresentando col segno L'affinità, cioe I' identita primitiva):

A = B = C = D = ... Z

ossia appunto la comune origine di tutti i gruppi linguistici. Spesso non si può dare della verità una dimostrazione diretta ma solo indiretta, che oggettivamente ha poi lo stesso valore di quella. Non e dunque necessario ne giusto pretendere la dimostrazione diretta della comune origine, per esempio, dell' Indoeuropeo e del Cinese, del Semitico e della lingua degli Indiani Cree, del Finnico e del Namaqua, e neanche dell' Inglese e dell' Osseto ecc. A questo non hanno posto mente neppure coloro che erano best favorevoli alla monogenesi del linguaggio, ma non isperavano che se ne potesse mai raggiungere la dimostrazione. Insisto su questo punto, perche e molto importante. Se ad un naturalista seguace delle dottrine di Darwin si chiedesse la dimostrazione diretta che i pesci e i mammiferi hanno comune origine, credo che egli sarebbe non poco imbarazzato; ma svolgendo tutta la serie di concatenazioni zonlogiche egli sarebbe in grado di dimostrare la cosa in modo persuasivo per molti. Non bisogna trascurare gli anelli di congiunzione.

Ma vediamo quello che finora stato fatto per ridurre ad un numero sempre minore i gruppi linguistici del mondo, esclusa L'america. Lasciando da parte i gruppetti di poca importanza e le lingue cosi dette isolate, che rientrano nei grandi gruppi o ne formano come delle appendici, abbiamo:

AFRICA

Sud: lingue Bantu. Nord: lingue Camitosemitiche.

EURASIA

Lingue del Caucaso -- Indoeuropeo, UraloaItaico, Dravidico - Lingue Indocinesi e Mon-Khmer.

OCEANIA

Maleopolinesiaco - Andamanese-Papua-Australiano.

Sono dieci gruppi perfettamente distinti e riconosciuti da lungo tempo, meno I'ultimo, che, intraveduto in parte da altri, e da me aggiunto come gruppo indipendente. L/affinità reciproca dei componenti di questo gruppo, che per brevita si potrobbe deno- minare Papua, apparisce, per esempio, da comparazioni come quella chi segue, in cui si ha identita nella radice, nel suffixes en el prefisso insieme:

orecchio

Andamanese: Bea ik-poko-da, Bale id-poku, Puchikwar ir-bo-da, Juwoi rebaka, Kol er-boke-che, Kede er-bu, Chariar er-budh. Per il prefisso cfr. anche Onge ik-quige (Colebrooоке kicaka). Senza prefisso: pokoo presso Roepstorff accanto a e-poo'-koo-da. Papua: (N. Guinea inglese) Eikiri i-pike, Koiari i-fiko, Koito, Favele i-hiko ecc.

Australia (centrale): 37 il-poki-ta, i-bagi-ta, 38 ill-posee-rta, il-poca-rta, 39 ii-pucki-ta Curr.

Moltissime altre comparazioni grammaticali e lessicali potemmo fare per giustificare la nostra asserzione circa il gruppo Papua; ma qui siamo nel caso fortunato che un solo raffronto basta per togliere ogni dubbio, essendo naturalmentescluso che si tratti di una coincidenza fortuita o di parole prese prestito. Aggiungiamo soltanto che le lingue Andamanesi presentano pure molti elementi lessicali comuni con lingue del gruppo Siamese, sopratutto, come pare, col Khamti.

Per ridurre ad unita tutte le lingue del mondo antico non resta dunque molto da fare, poiché si tratta solo di una decina di gruppi, i quali finora non si sono mostrati ribelli a ulteriori riduzioni. Accennero ai tentativi più preview0cvoli fatti per collegare fra di loro gruppi distinti. A. W. Schleicher (Afrikanische Petrefakten, 1891, e altrove) tento di ravvicinare fra di loro le lingue bantu e le camitosemitiche sopratutto per mezzo del Somali, cui collego anche il Pul, gia considerato come camitico dal Kratse. Quantunque lo studio dello Schleicher (perito troppo presto vittima del suo amore per la scienza) sia superficiale e poco scientifico, pure contiene molti raffronti abbastanza felici. Del resto, non poche analogie del Bantu col Camitosemitico erano state notate anche prima. Ai molti che tentarono la comparazione del Camitosemitico con I' Indoeuropeo si e accennato sopra. Quanto a raffronti fra il Camitosemitico e le lingue del Caucaso e fra queste e altre si può vedere il mio lavoro Delle relazioni ecc. " già citato. Intorno al nesso indoeuropeo-ugrofinnico "parte- remo più avanti. -- Gia abbiamo riferito L'opinione di Caldwell sulle affinità delle lingue dravidiche, opinione giustissima special-mente se si mettono le lingue ugrofinniche a rappresentare il gruppo uraloaltaico (< turanico " " scitico "), come dimostrano corrispondenze esatte quali Mordw. M. a-f , non, non e Brahui a-f non e'. B. Houghton (Essay on the language of the southern Chins and its affinities, Rangoon 1892) sostiene invece, ma a torto, una più stretta relazione del Dravidico col Cin e perciò, implicitamente, con tutte le lingue indocinesi (come Hong son). Certo che lingue indocimesi si riattaccano alle uraloaltaiche. Di cio diedero Schotte Boller parecchie prove lessicali e quest' ultimo istituì anche raffronti grammaticali, ma con poca fortuna. Nel lavoro di Boller « Die Prifixe mit vocalischem und gutturalem Anlaute in den einsilbigen Sprachen » 1869 si trovano invece alcune comparazioni felici anche fra L'unnamito e il Khasi, che ora si possono nel gruppo Mon-Khmer, e le lingue indocinesi. A ogni modo, una divisione assai recisa fra questi due gruppi, che per molto tempo non si tennero distinti, non si può fare. - Infine, L'affinità reciproca fra tutte le lingue dell' Oceania fu affermata e quasi sufficientemente dimostrata da Schnorr von Carolsfeld (Beiträge zur Sprachenkunde Ozeaniens, nei Sitzungsber. dell' Accad. di Monaco, 1890; peccato che L'autore non ci abbia ancora dato il lavoro promesulle lingue della Tasmania). Il gruppo maleopolinesiaco si connette certamente con le lingue Mon-Khmer (Himly, P. W. Schmidt e altri), mentre le lingue dell' Australia, e persia quelle del nostro gruppo Andama-nese-Papua-Australiano, secondo G. von der Gabelentz sono par-ticolarmente affini alle lingue Kolh, le quali, alla lor volta, furono ravvicinate al gruppo Mon-Khmer da E. Kuhn e da altri. Se poi ricordiamo anche le relazioni con le lingue dell' Africa, I' immagine che ne risulta e quella di un ciclo o di una rete.

Una vera dimostrazione scientifica dell' affinità esistente fra due gruppi certo assai vicini, I' Indoeurope I'Uralico o Ugrofinnico, e quella che ci fu data da Nikolai Anderson negli Studien zur Vergleichung der ugrofinnischen und indogermanischen Sprachen, Dorpat 1879. A carte obbiezioni che gli mosse Budenz, Anderson rispose esaurientemente con L'opera intitolata Wandlungen der anlautenden dentalen Spirans im Ostjakischen », pubblicata nelle Memorie dell' Accademia imperiale di Pietroburgo (1893). Budenz era stato il solo che aveva degnato di una recensione un po' ampia L'importante lavoro dell' Anderson, ne cio fa meraviglia se pensiamo che Simonyi non c'era neanche contentato delle spiegazioni date da Donner per avere introdotto nel suo Vergleichendes Worterbuch der finnisch-ugrischen Sprachen » parecchi raffronti con parole indoeuropee Was der verfasser in der vorrede zur entschuldigung vorbringt -- diceva Simonyi nella sua critica -- macht die sache wo moglich noch verwirrter »). In questo modo non si favoriscono certamente le ricerche ne si giova al libero svolgimento della scienza. Donner, infatti, non introdisse piu alcun raffronto con le lingue indoeuropee nel terzo volume del suo vocabolario comparativo. Tuttavia nel 1886 Тн. pubblico a Pietroburgo un libro intitolato Materialy k voprosu o pervonacalnoj rodinne i pervobitnom rodstvje indo-evropeiskago i finno-ugorskago plemeni », che merita di essere ricordato. Ma gli " Studien " di Anderson, specialmente nella prima parte in cui L'autore esamina le concordanze grammaticali, rappresentano ancora quanto di meglio si e scritto sull' argomento. I raffronti istituiti da Anderson fra le lingue indoeuropee e le ugrofinniche parvero cosi evidenti allo Sweet, che questi, dopo averne riferito alcuni, non dubito di scrivere: « If all these and many other resemblances that might be adduced do not prove the common origin of Aryan and Ugrian..., then the whole fabric of comparative philology falls to the ground, and we are no longer justified in inferring from the similarity of the inflections in Greek, Latin and Sanskrit that these languages have a common origin » (The history of Language, London 1901, pag. 120). Nella prefazione poi lo Sweet spiega in questo modo I'opposizione che prevede pel suo capitolo sulle affinità delle lingue indoeuropee con le lingue uraliche o in generale col gruppo uraloaltaico ( We have thus arrived at the further result thathe Aryan languages are a branch of the great Ugro-Altaic family » pag. 123): « In philology, as in all branches of knowledge, it is the specialist who most strenuously opposes any attempt to widen toe field of his methods. Hence the advocate of affinity between the Aryan his and the Finnish languages need not be alarmed when he hears that the majority of Aryan philologists reject the hypothesis. In many cases this rejection merely means that our specialist has his hands full already, and shrinks from learning a new set of languages -- a state of mind which no one can quarrel with. Even when this passively agnostic attitude developes into aggressive antagonism, it is generally little more than the expression of mere prejudice against dethroning Aryan from its proud isolation and affiliating it tho the languages of yellow races; or want of imagination and power of realizing an earlier morphological stage of Aryan; or, lastly, that conservatism and caution which would rather miss a brilliant discovery than run the risk of having mistakes exposed » (pag. VI seg. ). Parole un po' aspre, ma in fondo giuste e che si possono applicare a tanti altri casi. Fortunatamente pero la verità presto o tardi viene riconosciuta. Cosi, per esempio, A. Pogodin ammette il nesso linguistico indoeuropeo-ugrofinnico e ritiene che gl' Indoeuropei siano una diramazione del tronco ugrofinnico, la quale, dopo la sua separazione, si stabilì sui Carpazi e ivi acquisto la sua individualita (Novità socinenija o jazykje i kulturje indogermantsev, 1899; cfr. Finnisch-Ugrische Forschungen, I. 2, Anz. p. 83). Io non credo pero che I' Indoeuropeo si possa considerare come una diramazione dell' Ugrofinnico o dell' Uraloaltaico: il punto di convergenza e senza dubbio posto fuori di questi due gruppi collaterali. Del resto, in generale e assai piu facile scoprire e dimostrare I' affinita di più lingue risavendo anche alla loro comune Uraprache, che determinare le vie e i modi per cui da questa si vennero formando le singole lingue. La questione qui e di sapere se le lingue ugrofinniche (insieme con quelle tanto affini dei Samojedi) siano più prossime alle indoeuropee o alle altaiche, con le quali sono state generalmente riunite in un gruppo. Alcuni, come Europarus, hanno fatto delle lingue ugrofinniche un gruppo a se, posto fra l'indoeuropeo e Politico. L'argomento principale per separare lingue ugrofinniche dalle altaiche sarebbe la forma che si dice affatto differente dei numerali. Ma questo e un errore. Per esempio, il numerale 3 ugrofinnico:

Suomi ko-l-me-, kol-ma-, Lapp. ko-l-ma, Mordw. ko-l-ma, Ostj. yu-li-m, yo-li-m, Vog. ku-ro-m L. ku-ru-m K. yu-ru-m, Mag. harom, ha-r-ma- ecc. (v. Budenz, Magyar-ugor osszehasonlito szotar n. 111)

concorda come meglio non si potrebbe desiderare col numerale mongolico: gu-r-ba- 3 da *gu-r-ma- (cfr. gurmu-ки-n verdura-fachtes, insonderheit dreidritige schnur). Per incidenza preview0crò che e diffusissimo in tutta L'australia il numerale 3 di forma identica : gu-li-ba, ku-ra-m, ku-r-ba- e sim. (v. E. M. Curr, The Australian Race, Melbourne-London, vol. IV, 1887, pag. 16 seg. ). Dei tre elementi onde consta questo numerale, il prime sembra essenziale (cfr. Mong. gu-tager terzo) e costante, il secondo puo mancare e il terzo pub essere sostituito da T. Cosi si spiega, per esempio, il Turco tits 3d a **uti, il Nogai olmaz 30 da il Mong. gu-tsi-n Mang. gu-si-n Tung. go-ti-n 30 (cfr. Turco otuz 30 da **o-t-), con le quali forme concordassai bene il Suomi kuu-si, kuu-te-, Cer. ku-t ecc. 6; cfr. Osm. a-l-ty, Jak. a-1-ta, Con. oltre 6 (da * yo-l-ta; invece ot- da to-t- nel numerale 60) e il Samoj. mu-k-te, mu-k-tu- 6. I primi due elementi del Mong. gu-r-ba- 3 ritrovansi nel Samojedo: Ostj. e Kam. na-gu-r, Tawgy na-gu-r, Jn. nja-hu-r 3. Cfr. ancora Tung. gi-la-n, ian, Jukag. ja-lo-n (anche ja-lo-i) 3. Il solo elemento M trovasi nel Giapp. mi 3, mu 6 e nel Drav. ma- 3 (cfr. Samoj. 6). Le forme poi del numerale 4 nelle lingue uraloaltaiche contengono spesso il secondo e terzo elemento del numerale 3, mentre qui L'elemento essenziale e rappresentato da di- (cfr. Mong. du-tiigdr quarto) oppure du-. Prendendo come esempio le forme mongoliche abbiamo:

gu-r-ba-n : die-bd-n 4 guts in 30 : day-trin 40.

Cfr. Turco d8-1-t (Jak. tilu-r-t) 4 con T per terzo elemento e Tung. du-gu-n, di-gi-n, du-ye, Mangia du-i-n 4. Invece dell' elemento du- troviamo nell' Ugrofinnico nd- oppure ni-, njd- e nel Dravidico na-, per esempio: Suomi nelja, Lapp. ne-lj-e F. nja-lij-a, Morde. ni-la E. ni-le, Votj. ninja, Sirj. njo-lj, Vog. B. nji-la (ma nd-li- in naliman 40) ecc. 4; Draw. na-l- 4: Tamil e Kud. na-lu, Mal. na-la, Tulu na-l-, Tam. nangu = Toda nanku =Can. na-l-ku = Tel. na-lu-gu (per -gu efr. Tung. diigii- 4). Queeno elemento na-, nd-, nja- e senza dubbio identico a na-, na- (anche ne-), noi- che abbiamo nel numerale 3 del Samojedo (v. sopra). Pare quindi che na-, nja- equivalga a du-, du- e che il valore comune sia due', Col primo si confronti il Mong, nai- in nai-man 8 2 da 10 (anche Tung, nju-gu-n, nii-gii-n, tiny-girl 6 2 3 come Mong. dzir-guga-n), il Kotto Ina Jen. in 2 e I' Indocinese ni, nji, na e nja- 2; col secondo si confronti il Giapp. tsui paio da *tu-i, il Coreano tu-l (Tung. fu-l, dyu-r id.), I'Aino tu, il Maltop. du-a e I' Indoeur. du-, du-o 2.

Questi raffronti, ai quali se ne potrebbero facilmente aggiungere molti altri, dimostrano come sia impossibile tacere il ramo ugrofinnico dal ceppo uraloaltaico.

Dal nostro rapido esame apparisce che anche allo state presente della scienza glottologica deve riguardanti non solo come possibile, ma per lo meno come probabile la connessione di ciascun gruppo linguistico coi gruppi circonvicini e quindi di tutti fra di loro. I progressi della glottologia hanno costantemente condotto a successive riduzioni e alla formazione di gruppi linguistici sempre più vasti e di ordine sempre piu elevato; ossia ci hanno condotto appunto verso la monogenesi del linguaggio, contro la quale non e possibile muovere alcuna obbiezione. Ne si può dire a priori che la differenziazione delle lingue sia tanto progredite da impedire il riconoscimento dell' unita primitiva. Prima di tutto L'antichita dell' uomo, e quindi del linguaggio, non pud essere enorme come taluni hanno voluto far credere. In secondo luogo, il linguaggio in generale si altera assai lentamente e conserva per un tempo indefinito certi elementi antichissimi che per la loro costituzione fonetica e per il loro significato concreto di rado vanno soggetti ad alterarsi. Esagerate o fantastiche sono le notizie che si danno spesso intorno a rapidissime alterazioni di lingue; gli esempi contrari abbondano ed escludono ogni dubbio. In terzo luogo i metodi glottologici sono potentissimi. Per mezzo della comparazione e possibile ricostruire con sufficiente esattezza le lingue-madri di ciascun gruppo. Confrontate fra di loro e prese come punti di partenza, esse permettono poi di risalire alle fasi più antiche del linguaggio. L'analisi pub isolare gli elementi primissimi o radici e quelli che successivamente si unirono ad essi, mettendo in chiaro le varie stratificazioni e certi elementi che sono per cosi dire fossili. Infine, giova ripetere che la dimostrazione della monogenesi pad essere data in modo indiretto; e giova ripeterlo anche per coloro che, disposti ad ammettere le premesse (cioè A B, B C ecc. ), potrebbero poi restare come sorpresi di fronte alle legittime conseguenze.

Del resto, e inutile insistere su queste considerazioni atte a provare che le lingue possono essere discendenti di un unico серро, poiché I' esame dei fatti dimostra in modo incontrovertibile che esse sono effettivamente tali.

Capitolo IV

Non e necessario esporre qui minutamente il metodo che si deve seguire per dimostrare la comune origine di più lingue gruppi linguistici. Esso e noto. Naturalmente nelle comparazioni bisogna tener conto di tutti gli elementi comuni, grammaticali e lessicali, dando pero maggiore importanza ai primi. Infatti, le forme grammaticali risultano di solito da composizione, e la coincidenza dei composti ha un valore infinitamente piu grande che quella dei semplici. L'identita: Ugrof. na-g- Altaico ind-ga- Tamil na-gei Indoc. no-k, n-gd Andam. yen-ge Papua (Miriam) ne-g , ridere, sorridere ', donde si deduce L'esistenza di un antichissimo tema bimembre ina-g- (v. lessico), ha un valore assai più grande che se il tema fosse (i)tag-, cioè non risultasse da composizione. Lo stesso dicasi del Protobantu pia-ga, pya-ga e pya-nga spazzare (Meinhof, Grindr. 180) = Somali big da * pi-g Tibetano phya-g- e yang- spazzare. Se poi L'identità si osserva in composti di tre o pin membri, la forza della comparazione e irresistibile. Tale e, per esempio, il caso dell' Altaico * udu-k-la- dormire Cambogiano te-k-la dormire, del Georg. i-si-ni essi Galla i-si-ni, dell' Ugrof. ku-da-ma quale? (di molti) Jukag. ko-da-mei A. Ind. ka-ta-md-, Lat. quo-tu-mo- Abbiamo già visto la concordanza mirabile del nome , orecchio nelle lingue andamanese e in alcune dell'Australia della Nuova Guinea. Aggiungeremo la seguente che si osserva fra le lingue del Caucaso e il Basco nei pronomi personali usati anche come copula :

Abchazo            Georgian              Basco
h-a-ra noi                               gu, gu-r- noi, g-a-ra noi siamo
                   rо-arth noi siamo
h-a-r-th noi       per *gi chart         g-a-ra-te noi xiamo
še-a-ra voi                              xu-r- voi, x-a-ru voi siete
                   s-a-r-th voi siete
še-a-r-th voi        per *-yec-a-r-th          8-a-ra-te voi siete

(g- e 8- del Basco stanno naturalmente per gio- nuk-; e cosi pure
I'Abchazo h- per hac-).

L'affinita lessicale propriamente detta non può essere che fra le radici (Wurzelverwandtschaft). Essa e la piu elementare e rappresenta il minimum di cio che possono avere di comune due o piu lingue. Perciò fa meraviglia che alcuni abbiano dato maggiore importanza alle affinità lessicali che alle grammaticali. J. W. Powell, Indian linguistic families of America north of Mexico, pag. 11, dice: " The evidence of cognition is derived exclusively from the vocabulary. Grammatic similarities are not supposed to furnish evidence of cognation, but to be phenomena, in part relating to stage of culture and in part adventitious ». Un'opinione pin contraria di questa a tutti gl' insegnamenti della glottologia sarebbe stato difficile esporre. Il metodo di comparar vocaboli senza scomporlo nei loro elementi e prescientifico e la riforma del Bopp sta appunto nell' avere analizzato le formazioni grammaticali. Bisogna notare che il Powell riconosce la necessita di scomporre le parole nei loro elementi per poterle comparare fra di loro, ma considera poi erroneamente siffatta comparazione come lessicale e non grammaticale. Anche Georg von der Gabelentz, Die Sprachwissenschaft* pag. 152, afferma che gerade die lexikalischen Uebereinstimmungen fur die Verwandtschaft der Sprachen die entscheidendsten sind ». Eppure, come osservava giustamente A. Boller fino nel 1853 (Die finnischen Sprachen, Sitzungsber. d. k. Akad. d. Wiss. in Wien, X, 306) la questione se per I'affinita linguistica abbiano maggior valore le concordanze lessicali o le grammaticali non sarebbe neppure sorta, se si fosse riconosciuto il carattere organico del linguaggio.

Non bisogna credere che per dimostrare L'affinità linguistica sia necessario accumulare un grande numero di prove. In certi casi bastano poche concordanze felicemente trovate. Nelle lingue indocinesi i numerali 8 e 100 sogliono avere comuni le consonanti iniziale:

                      otto       cento
Tibetano (scritto)    brgyad     brgya
Thaksya               bhrē       bahrū
Cinese                pat        реk
Serpa                 qyē        gyā
Horpa                 rhiēē      rhyā
Gyarung               o-ryet     pa-ryē
Birmano               rhač       ra
Newari, Pahi          čуа        ci
Singpho               ma-that    la-txa
(G. von der Gabelentz, Die Sprachwissenschaft* pag. 157).
    

II gruppo iniziale brgy- conservato nel Tibetano scritto ha ricevuto un trattamento diverso nelle varie lingue indocinesi, ma concordante nei due numerali. Perciò chi potrebbe dubitare, per esempio, dell' identita primitiva del Newari ci e del Tibetano brgya? Eppure il differenziamento fonetico preview0cvolissimo. Anche le forme del Tibetano parlato (get, djat 8 e gja, dja 100) sono molto diverse dalle scritte. Altre voci quasi omofone significanti cose diversissime vi sono nelle lingue indocinesi ed esse vengono trattate in modo simile, per esempio ,io, cinque, pesce' (ngu, nga) e ,tu, due, orecchio' (ni, na). Cosi pure , occhio' e , fuoco' presentano forme simili (mi-, mit, mik).

Il riconoscimento dell' affinità linguistica dipende dall'evidenza immediata, il che non vuol dire però che sia sempre facile scoprirla. Dopo viene il lavoro di analisi minuta e la ricerca di regole per la corrispondenza dei suoni. Le concordanze allora si moltiplicano e diventano più sicure, ma può anche accadere che se ne debbano abbandonare di quelle che prima parevano evidenti. Non bisogna pero esagerare il valore delle " leggi fonetiche ". Prima di tutto, mentre vi sono popoli che percepiscono e riproducono certe sfumature di fonemi che a noi sfuggono, ve ne sono altri che non hanno coscienza di differenze per noi assai grandi. Un Papua esaminato da E. Sievers pronuncio la parola significante caffe' in cinque modi (roka, rokha, rokja, roga, vora) senza accorgersi della differenza (E. Sievers, Grundztige der Phonetik4, 682). Esempi simili si potrebbero citare in grande quantita. Bisogna dunque tener conto del variabilissimo limite di differenziamento acustico e vocale. Ma poi occorre anche non dimenticare la cosi detta , variazione delle radici Nelle lingue semitiche, per esempio, le varie sfumature dell' idea di ,tagliare' sonesse dalle seguenti forme della medesima radice:

     gat, qat, gad, gad, qах - kаs
     gad, даб, gaz
     χat e hat, χad, χay e has, χaz -- 'ad
    

La medesima radice si trova largamente diffusa, per esempio nel Suahili kat-a, nel Sumerico gut e yas, nel Tamil kad-i, nel Mong. e Mang. "ad-u- (tagliare, mietere) e "gas-a- (tagliare), nel Cinese kat -- Birm. kit ecc. Anche nell' Indoeuropeo la variazione delle radici e frequente, come in gel e ghel risplendere. E chiaro che in questi casi Pesatta corrispondenza dei suoni resta incerta. Infine, come negare in modo assoluto la possibilita di certi raffronti molti evidenti, quando non ci e dato di conoscere tutte le leggi fonetiche che governano una lingua? H. Osthoff in Etymologische Parerga, I, 1901, pag. 6 dichiara che noi dobbiamo deciderci o a rinunziare al confronto fra Cymr. par, peri, prydu, Cory coll' Ario kar- Lit. kuriu ecc. , ovvero a rinunziare a connettere il Lat. Cerus, create con kar-, kuriu ecc. Io credo che non ci troviamo affatto in questo bivio. La radice kar fuori dell' Indoeuropeo (Votj. e Syrj. kar, Aino car-, car. Sumerico gar fare, Tigre, Bilin, Quara, Saho e Somali gar lavoro, opera); nell' Indoeuropeo e ker, donde ker-u. Ora, come accanto a ter, iter-u esiste tver, tur, cosi accanto a ker, kar-u sorse cwer, kur:

ker, kér-u : kuer, kur = ter, tér-u : twer, tur

Da kuer si spiega il Cymr. par ecc. Ma ancorche non ci si offrisse questa spiegazione, bisognerebbe andare molto a rilento prima di disgiungere parole cosi simili per forma e per significato. Non e affatto mia intenzione di negare L'importanza delle leggi fonetiche. Esse, quando si possono determinare, formano una base solidissima su cui si può edificare con sicurezza. Soltanto non bisogna dimenticare che le leggi fonetiche si deducono da comparazioni evidenti, le quali perciò formano la vera base della glottologia. L'evidenza e sempre soggettiva; ma quando essa non può essere negata da nessuno costituisce appunto il criterio di verità e il fondamento d'ogni scienza. Ora, nel caso di disaccordo dobbiamo attenerci all' evidenza o alle leggi fonetiche? Non sempre e facile risolversi. Unsere wissenschaft dice E. Zupitza, KZ. XXXVII, 1901 kommt ja aus einem kreislauf nicht heraus: sie geht von evidenten gleichungen aus, entnimmt diesen ihre gesetze und greift an diesen gesetzen jene gleichungen, die ihre grundlage bilden. Es ist keineswegs leicht, dieser rickwirkenden kraft der gesetze immer das rechte mass zuzuwenden; ein zu wenig ist hier ebenso vom ubel wie ein zu viel. das dann gleichungen beseitigt, die ein höheres recht haben. In diesen letzteren fehler muss unsere wissenschaft bei einseitiger und schematischer handhabung der lautgesetze unvermeidlich verfallen ».

Le comparazioni evidenti, sulle quali si fonda la glottologia, non possono trovarsi che fra parole identiche o poco alterate nel suono e nel significato. E fortunatamente se ne trovano sempre. Certe sillabe si conservano meglio di certe altre, per esempio ma ena meglio di tante altre, ka e ta meglio di e ti. Cio che cagiona i guasti più profondi e l'intensita dell'accento, la quale tende a ridurre ogni parola ad un monosillabo facendo cadere le vocali relativamente atone, onde hanno origine gruppi di consonanti che poi non sogliono mantenersi (kald, kla, kja, sa ecc. ). Quando invece le sillabe di una parola hanno presso a poco la stessa intensita espiratoria, I'alterazione fonetica non puo essere molto grande. Questo e il caso, per esempio, delle lingue Bantu. Ma le regole fonetiche sono sempre individuali. Il t e sostituito da k nelle lingue delle isole Hawaii e da r nel Peli (Bantu). Soltanto i mutamenti fonetici non spontanei ma combinatoria, cioè dipendenti dall'azione di suoni vicini, sogliono prodursi dappertutto nello stesso senso. Cosi ai generalmente si muta in e e au in o. La combinazione di un k t con i oppure j può mutarsi nel modo seguente:

        kj | -tχ - tš - ts -| šš, š-ss,s
        tj |                | tt, t
e in modo analogo:
        dz | -dγ - dž - dz -| žž, ž - zz, z
        dd |                | dd, d
    

Cosi la serie gutturale e dentale si confondono in una e spesso e difficile determinare L'origine di un th ecc. Talvolta th, e d2, dz si trovano mutati in it, at 2d, zd, per esempio: Lesbico (con zd da dz dj), A. Slavo meZda confine da * media (Serbo media, Polacco miedza ecc. ). Le assimilazioni: tt da e dd da d2 (o 2d) sono frequenti nei dialetti greci (Beoto Cret. Beato есс). Nelle lingue dell' Australia il nome , piede' presenta forme con le dentali t-, d- e th- come tinna (donde spesso tidna), dinna e thinna, oppure con le palatali ts-, d2- come chinna, jenna. Tolvolta la consonante iniziale e sostituita da y- oppure e caduta del tutto. Quale fu L'iniziale primitiva? Certamente g-, perche troviamo nelle più diverse regioni dell' Australia le seguenti forme con g iniziale: 20 ginny-r (cfr. per il suffisso dinner, tinne-r, enne-r), 26 gin, 90 ganga (cfr. 94 changa, 99 janna 37 indigo, 38, 39 inga), 120 genna, 158 ginna, 189 genna, 209 C geenongatha (cfr. 208 J chinnongatuk), 214 C mogo-ginna ( = 214 D mogo-chinna). Probabilmente ganga la forma pi antica, da cui * dzanga (cfr. changa) e d2anna, dzenna ecc. Infatti nelle lingue dell'Australia spesso da ng proviene nn, n. Per raffronti con lingue non australiane v. la parte lessicale.

Anche il significato delle parole variabilissimo e non si possono dare regole generali. Tuttavia in certe categorie di parole il mutamento di significato e piu raro che in altre, per esempio nei pronomi, nei nomi di parti del corpo e, per una ragione ovvia, nei numerali.

Le regole metodiche più importanti, alle quali ci atterremo per quanto sarà possibile nelle nostre comparazioni grammaticali e lessicali, sono le seguenti:

1. - Comparare fra di loro i gruppi linguistici secondo I' ordine della loro posizione geografica.

2. - Ristabilire in ciascun gruppo linguistico per mezzo della comparazione interna le forme e i significati che avevano le parole nella relativa Ursprache, o almeno riferire tanto materiale che basti per togliere i dubbi.

3. - Analizzare le parole per distinguere la radice e gli elementi formativi, cercando, se possibile, di determinare la funzione di questi ultimi.

4. Tener conto delle leggi fonetiche proprie di ciascuna lingua specialmente nel caso di forte divergenza dei suoni.

Ma, quando con tutti i mezzi che suggerisce il metodo scientifico si e stabilita I' originaria identita o affinita di parole o forme appartenenti a lingue di gruppi diversi ed essa resiste ad ogni prova che possiamo farne, resta tuttavia da escludere:

1. che I' identita o affinita sia effetto del caso;

2. che sia effetto di scambi;

3. che si possa spiegare con L'identità fondamentale della psiche umana.

Esamineremo ora brevemente ciascuna di queste tre questioni per togliere di mezzo certi pregiudizi ed errori molto comuni. Dal nostro esame apparira come tutti gl' indizi di affinita linguistica abbiano un valore più o meno grande e come di tutti si debba tener conto, risultando la prova dell' affinità dal loro complesso. I dubbi non possono riferirsi che a casi speciali. In particolar modo poi osserveremo che le prove della comune origine di tutti i gruppi linguistici sono della stessa natura di quelle che si potrebbero addurre per dimostrare, per esempio, la comune origine delle lingue indoeuropee, sicche non e possibile nagar loro fede senza distruggere le basi stesse della glottologia, che e quanto dire le basi del sapere umano.

Capitolo V

La possibilita di coincidenze linguistiche fortuite va concessa senz' altro. Parole identiche o simili per suono e per significato possono essere state in origine diverse benché non ci sia dato di provare la loro diversità primitiva, oppure possono essere state sempre identiche o simili benché di origine indipendente. Ma L'intervento del caso non e frequente come qualcuno potrebbe credere. Chiunque abbia studiato lingue non prossimamente affini sa benissimo come di rado s'incontrino coincidenze che valgano anche soltanto ad aiutare la memoria. Molte delle coincidenze che con imprudente sicurezza si sono date per fortuite non sono o non si possono dimostrar tali. Quelle superficiali - surface ximilaritiex scompaiono appena esaminate; ma che cosa deve pensare di quelle che resistono ad ogni analisi? Che e sudor siano di origine diversissima; che il malese pergi andare, partire non abbia nessuna relazione col latino pergere ; che il greco moderno pattocchio (da cusitiov) non possa confrontarsi col MP. mata: si dimostra assai facilmente. Ma con quale diritto potremmo noi considerare come fortuita la coincidenza del Protobantu tali pietra, ferro col Georgiano tali caillou, pierre a feu? Cfr. anche Andamanese talli pietra, e nell' America: Choctaw tulle metal stone, Kizh tule collina, Bororo (Brasile) toli mons vel lapis. Naturalmente non dobbiamo dire che si tratta di lingue d'origine diversa, perche sarebbe una petizione di principio dare come prova ciò che dovrebbe essere provato. Noi possiamo benissimo credere che la coincidenza fra il Jurak (Samojedo) formica e il Kechua rissi, che lo stesso significato, sia fortuita; ma, se non si prova la diversa origine delle due parole, nulla si può affermare. Porremo dunque con pieno diritto il seguente principio: quando le coincidenze linguistiche resistono ad ogni analixi fonetica, morfologia xemasiologica, non ровнопо chiamare fortuite.

Ma v'è di più. Certe comparazioni che per ragioni fonetiche si giudicarono impossibili furono poi riabilitate. Quante volte stato detto che I'inglese (to) call non puo essere della stessa origine del greco xakew! Eppure ora si ammette la derivazione di call e di e di altre forme ancora da una medesima radice.

Si confrontino le parole seguenti, che esprimono L'idea di , risuonare, gridare, chiamare sim. :

Ted. hallen, holen (A. Ted. hellan e halen, hal7n), Gr. xaktw, Lat. calare.

Ted. #challen, Schall, A. Ted. s-kellan.

Ted. gellen, A. Ted. galan, Irl. gol.

A. Ted. kalltn, A. Isl. kalla, Ingl. call.

Cfr. Th. Stebs, Anlautstudien, KZ. 37. Il mutamento delle iniziali sarebbe stato cagionato dal prefisso s-. Cosi pure nel Tibetano il prefisso a- cagiona mutamenti analoghi nelle consonanti iniziali. Anche la somiglianza fra il latino habere e l'a. tedesco halen e troppo grande per essere effetto del caso. Le difficoltà fonetiche potranno un giorno appianarsi. Holger Pedersen, Kuhn's Zeitschrift, 38, p. 203, connette il latino habe-re coll'irlandese gabi-m prendo e I'antico tedesco habe-n col latino casio, cosicche il significato primitivo di habere, haben sarebbe stato quello di , tenere, prendere '. La spiegazione e ingegnosa e viene confermata dal Pedersen con altri casi analoghi dell' A. Slavo ime-ti avere: genti prendere, Lituano ture-ti avere: trer-ti fassen, Arm. kalay ich halte: kalum prendere. Ma resta sempre la possibilita che Pirlandese gabim (con g = gh, efr. got. gabei averi, ricchezza e giban dare lit. gabenu recare Mitanni gip andare, ricevere?) provenga da un'antica variazione della radice kap ,capere'; cfr. I'a. isl. kefxer , captivus con k g. - Anche le difficolta morfologiche potranno scomparire, per es. quella dell'Indeur. miy- mingere: MP. m-thi da ihi urina.

Molte coincidenze linguistiche sembrano fortuite solo finché si osservano fra lingue separate da distanze enormi o finché restano sporadiche. Se il Figi kere pregare non avesse altro riscontro che nel Mangiaro ker- pregare, si potrebbe pensare al caso; ma cosi non e, come vedremo. Il Pott, parlando in Zahlmethode pag. 145 della parte che ha il caso nel produrre somiglianze fra i numerali di lingue assai remote, si prende lo spasso di confrontare per ischerzo - Scherzes halber - i numerali del Bantu con quelli dell' Indoeuropeo e con altri. A proposito del Chwana sume e Bantu kumi 10 dice ironicamente che non v'e la minima difficolta a trovare forme affini: Wollte manamlich Esthn. kumme nicht als gentigend anerkennen, so verlasst uns doch nicht Hawaiisch umi (10) und Tah. kumi (10 Faden) ». Ora, e facile dimostrare che i numerali bantu o meglio africani hanno corrispondenze esatte coi numerali del gruppo Mon-Khmer dell' Indocina e delle regioni limitrofe. Cfr. :

        AFRICA                        MON-khmer
1 B. muy (*muai), mo-, mo-si        mue, muто, mо-s
Somali mi-d                         Kolh mī-d, Ann. mô-t
B. bo-                              Savara (India) a-boy, Lakadong bi
Copto wai, wai                      Khasi wei

2 ari in ogni regione dell'Africa   Khasi ār, Le metar
b-ari                               b-ar, Kolh b-ari
talv. mb-ari                        talv. mb-ar

4 B. ana, u-ana, ku-ana             pu-on, pu-an, Nicob. fu-an
Bari un-gu-an, cfr. B. na-ne 8      *un-pu-an, cfr. Nicob. on-fo-an 8
 
5 B. tano                           Nikon, tan-ein, Danaw thön, ecc.
B. šano, sano, Som. e Galla san     Khasi xan, Mon -sun, Amok hsen
Nupe tsun                           (Khagiuna tsun-do)

10 B. kumi, talv. šumi              Nicob. šom
    

Queste non sono certo coincidenze fortuite, come possono essere, fino a prova contraria, queste altre: B. kenda, cenda, senda 9 e Mon dcit, Suk kin, Stieng sen, Samre kate-a ecc. 9; B. ka-tai (sporadico) 4 e Khmer ka-tai 8; Sem. damien-, Berb. tam 8 e Suk, Ann. tam, Mon diam, Danaw sam, Savara famu-ji 8. Curioso e I'incontro di Hadiya (Galla) honsud 9 col Lakadong hunsuai 9 e quello del B. gana 100 coll' Annam. ngan 1000.

Alle forme della seconda colonna si possono aggiungere quelle di un grande numero di lingue dell' Oceania. Per esempio :

1. - Nella N. Guinea : Kai mo, mdi, Poom mo-a, mo-ni ecc. ; inoltre mo-si nel Lobo e Kowiay sa-mosi, e mo-ti nel Kowiay rim-samoti 6 5-1-1 e nell' Awaiama e East-Cape e-moti 1. II Bauro moi significa solo' e cosi pure Sesake mo-li e Ulawa mo-la Maramasiki mo-ra (efr. le forme bantu molti, mo-ri per , uno Austr. 88 то 1 есс.

2. - N. Guinea: Baia dell' Astrolabio ari, ali, Middelburg ali. Nel Mafoor wer da wari Giav. wali significa , di nuovo Australiano bar- nel tipo diffusissimo bar-kula 2.

4. - Ansys tо-аnо е t-аnо-а.

Assai importante e la relazione che ho scoperto fra i nume- rali della Tasmania dati da J. Milligan e quelli del gruppo Mon-Khmer:

1. mara-wa prob. per * mada- (manca il d) Austr 85 mata, 181 mal, marl - Kolh mod, Ann. mot.

2. pia-roa - Samre pea, Semang beh, bee, biz.

3. lowa - Nicol. lue, love, Wa la-oi, loi, Khasi lai ecc.

4. pagan-ta - Mon-Khmer puan, puan.

5. puggan-na - Palaung hpan, phan, pan, Wa pan, pan, puon, pan.

L'origine del numerale , tre' apparisce chiaramente dal Wa la-oi (cfr. la-al 2) per *la-woi accanto al semplice oi 3 Amok ue, Palaung wae, ue, oe, Riang (k-)rose, Danaw wi. Tutte queste forme, benché ora significhino ,tre', non sono altro che gli equivalenti del Khasi way ,uno'. II , tre' fu dunque espresso in origine con 2 1- 1. Probabilmente anche il pei, pi 3 delle altre lingue Mon-Khmer sta per *p-wei, *p-roi, cfr. P. W. Schmidt Grundzinge einer Lautlehre der Khasi-Sprache, Minchen 1904, pag. 759, col quale pero non sono in tutto d'accordo. - Fra i numerali 4 e nelle lingue che esaminiamo vi e grande analogia, per esempio:

Tasm. pagun- 4 : Tasm. pugan- = Pal. phun 4 : Pal. phan Б.

Ritorniamo ora allo scherzo del Poiche esistono tante strette relazioni fra i numerali dell' Africa e quelli dell' Indocina e dell'Oceania, e precisamente anche nel numerale , dieci', e lecito pensare sul serio all'identita del polinesiano kumi (Tah. kumi 10 Fallen, Hawaii e Marqu. 'umi 10) col Bantu kumi, tanto piu che anche nell' isola di Formosa troviamo kuma-t, kuma-th e come-tale per ,dieci.

Non e lecito fare intervenire o escludere il caso secondo torna comodo. J. Halevy (L'etroite parente des noms de nombre tureo-ougriens, Keleti Szemle - Revue Orientale, II, 1901, pag. 92), dice che la somiglianza del Jakuto col nostro xette est foncierement illusoire et ne merite pas la moindre attention ». Anzi ne merita e molto, poiché certamente sutta derive per assimilazione da **d p-ta, che si identifica da una parte con la forma protouralica *sdb-te, * sdo-te (cfr. Budenz, Szotar pag. 134) e dall' altra con I'indoeuropeo o preindoeuropeo * sep-to-. Del resto, I'elemento sab o sap del numerale 7 trovasi anche nel Semitico, nell' Egiziano e altrove. Quanto al numerale sette' ugrofinnico: Vogulo sut, Mag, het, hete- (da *sdta-), Ostj. tabet * xlibet ecc. , Munkacsi non fa intervenire il caso, ma lo vuole preso a prestito dal sanscrito.

Quando le parole confrontate siano composte di parecchi suoni che si corrispondano nello stesso ordine, la comparazione ha grande valore; cfr. per esempio talbarbs nel Nord-Est dell' Australia e talaffa id. Cocos Eylandt, indoeur. serebh- sorbire e semitico sarab id. Poco persuasive sono le coincidenze fra gruppi lontani, quando manchino negli intermedi. Pure utile registrarle, perche le parole corrispondenti dei gruppi intermedi possono scoprirsi in seguito; del che io ho fatto esperienza larghissima. In tal caso la prima comparazione, che serve come di nucleo, va sempre più confermandosi. Ricordo che per lungo tempo aveno notato solo la coincidenza fra I'indoeuropeo tem- , oscuro, essere oscuro' e I'Ostjako del Jenissei tum , oscuro, nero Kotto thum nero'. Poi venne ad aggiungersi il Khasi dum , oscuro insieme con parole di altre lingue Mon-Khmer significanti notte'. Queste mi condussero al Meglio. i-tem, i-tam, i-tom nero'. Poi vennero le voci uraloaltaiche e in ultimo le camitosemitiche. La identita meravigliosa lessicale-grammaticale:

Indoeur. tem-a f. oscurità = Agau tem-й f. oscurità

(cfr. Altaico tum-a mi.) fu trovata per ultimo. Avevo notato una volta certe parole significanti , naso' appartenenti a lingue parlate nel-I'Australia e in isole vicine, il cui tipo era piti. Questo mi ricordo il Cinese pi , naso'. Consultata la Introduction to the Study of the Chinese Characters » di Edkins trovai che la forma piu antica di pi fu *bit e quindi molto più vicina a piti. II medesimo tipo per , caso' trovai poscia anche altrove. Nelle lingue dell' Australia e comunissima la radice nak-, nag- ,vedere'. Essa mi richiamo in mente il Finnico (Suomi) ndge- vedere'. Non diedi grande importanza alla coincidenza, ma le diedi un valore grandissimo quando ebbi trovata la stessa radice nelle lingue del Caucaso, dell' Africa settentrionale e in tante altre. Finché la radice ip col significato di , sognare, dormire' mi era nota solo nelle lingue dello Himalaya e nel Motore della Nuova Guinea, potevo pensare al caso; ma quando la riconobbi in tutti i gruppi intermedi ed ebbi accertato che essa aveva un'estensione immensa (probabilmente e rappre-sentata anche dall' Indoeur. ep in rue po su rep), non fu piu lecito pensare al caso.

Citerò infine un esempio che mi sembra abbastanza caratterustico. II kere pregare, kere-kere mendicare del Figi mi richiamo un giorno alla mente il Magiaro ker- pregare. La distanza geografica delle due lingue enorme, ma il raffronto era troppo seducente per abbandonarlo senz'altro. Consultai Popera magistrale di H. Kern • De Fidjitaal vergeleken met hare verwanten in Indonesia en Polynesia " (Amsterdam 1886) e vi trovai registrate le forme corrispondenti a quella del Figi nelingue dell'Indonesia:

Figi kere-a bedelen, om iets vragen -- Gaan. kere bedelen; Sumba kera-i vragen, eischen, pa-kera afbedelen.

Quindi, per l'altro termine del confronto, consultai il " Ver-gleichendes Worterbuch » di Donner e il « Magyar-Ugor dssze-hasonlito szotar » di Budenz e vi trovai le seguenti forme:

Mag. ker- pregare, ker-de- domandare, keras- cercare Siro. col- pregare, invitare, kors- pregare, cercare; Votj. kurpregare, esigere, kur-y-sk- id. (frequentativo) - Suomi ker-jddmendicare, Eston. ker-ja- id.

L'identita Figi kere Mag. ker- (da *bere- come het 7 da hete-) veniva ad essere confermata da ambedue le parti tanto per la fonetica quanto per la semasiologia. Altre conferme si aggiunsero successivamente. Col Mag. ker-de- domandare concorda il Jakuto kor-ds cercare, desiderare. Anche il Mong. eri da *terzi cercare, domandare, esigere ed altre voci altaiche appartengono alla medesima radice. Importante fu L'aggiunta del Lazo (Caucaso) kor- cercare (inf. o-koru, imper. kori) e kor-ap- ausforschen (inf. o-kordpu, imper. o-korapi) Rosen. Posteriormente aggiunsi ancora I'Egiz. gr petere e il Cotto S. kors precari (efr. Syrj. kor-s-). Ultimo venne il gotico and-hruskan erforschen, untersuchen. Qui abbiamo hrusk- da *kr-u-sk- == Votj. kury-sk-. Il suffisso verbale ugrofinnico -sk--, che secondo Budenz da al verbo un significato frequentativo, corrisponde esattamente al suffisso verbale indoeuropeo -sk-. E preview0cvole che in ambedue i gruppi linguistici esso e frequente appunto in verbi che hanno il significato di , doman- dare, pregare, cercare', v. Budenz, Az ugor nyelvek osszehasonlito alaktana, pag. 27 segg., e il Grundriss di K. Brugmann, П, pag. 1029 segg. Anche il valore riflessivo, che secondo Budenz ha in molti casi I'ugrofinnico -sk-, ritrovasi nell' Indoeuropeo, poiche, per esempio, al Votj. kar-y-sk- farsi, esser fatto (da karfare) corrisponde evidentemente il latino crE-8C-D mi faccio, mi vado facendo, cresco. Queste sono affinita grammaticali di grande valore, che non sono stiracchiate ma si presentano da se col carattere dell'evidenza. La medesima radice del gotico -hruskan trovasi poi anche nel latino da s-croce- col noto prefisso a- Fu confrontato anche il greco a-xpiBitc.

Cosi dunque in lingue poste quasi agli antipodi abbiamo trovato la medesima radice, e la somiglianza fra il Fare kere e il Magiaro ker- non può essere fortuita. Esperienze simili ho fatto e vado facendo ogni giorno nei miei studi sulle lingue dell' America. Perciò si può conchiudere che le coincidenze meritano sempre la massima attenzione. Chissa che un giorno non si possa dimostrare, per esempio, la parentela del Georg. ts'in davanti (Abchazo m-ts'an; anche Basco aitsin, ainsin?) col Cinese ts'ien, ts'in, Tibet. con davanti?

Il grado di probabilità delle comparazioni va esaminato e apprezzato caso per caso. Un criterio oggettivo non si pud ado- perare: se ricorressimo al calcolo delle probabilita, questo ci direbbe che il latino e il greco assai probabilmente sono della stessa origine! Laplace, il grande matematico che perfezionò il calcolo delle probabilita, « aveva affermato potersi scommettere parecchie decine di migliaia contro uno che, se unvo pianeta o satellite si fosse scoperto, il moto ne sarebbe stato diretto, come tutti gli altri. Fu imprudente: perocche i quattro satelliti di Urano e quello di Nettuno circolano in senso retrogramo intorno al pianeta rispettivo » (F. Porro, L'evoluzione cosmica, 1903, pag. 123 seg. ). Bisogna dunque lasciare da parte il calcolo delle probabilita. A ogni modo esso ci dice che le coincidenze linguistiche fortuite devono essere rare, poiché le possibilità nella costituzione fonetica delle parole sono numerose e crescono enormemente col crescere del numero dei suoni componenti le parole stesse. Naturalmente s'intende parlare delle coincidenze nel suono e nel significato. Il minimo di suoni che possono con ogni probabilita attribuire alle fasi più antiche del linguaggio umano il seguente:

a (e, o)     k - g
i            t - d     l - r     (s)     n
u            p - b                       m
    

Forse non tutti questi suoni furono sempre distinti soggettivamente, ma e certo che il numero delle combinazioni anche soltanto di tre di essi e assai grande. E le radici nella. generalità delle lingue del mondo risultano composte:

1. di una vocale (i andare);

2. di una consonante seguita da vocale (ti dire);

3. di una vocale seguita da una consonante (ip dormire);

4. di consonante vocale - consonante (tam oscuro).

L'ultima classe di gran lunga la piu numerosa e vi si possono comprendere anche le radici come Indoeur. serebh - Sem. sarab sorbire, garab e garap grattare e simili, nelle quali lo r ebbe probabilmente in origine la funzione di vocale; cfr. la radice assai diffusa par volare da prr suono esprimente lo starnazzare delle ali di un uccello che si leva a volo, tar, ter tremare da trr onomatopea del tremolio (analogamente I'A. Ind. pasas Gr. da pss).

Il criterio per giudicare se una coincidenza linguistica sia fortuita o no e dunque soggettivo e varia secondo la predisposizione o avversione ad ammettere nessi genealogici, ne sempre si mantiene uguale in tutti i casi.

A. Meillet osserva a proposito della coincidenza dell' inglese bad col persiano bad cattivo ' che sarebbe un caso strano se bad significasse , cattivo anche in una terza lingua indoeuropea, bastando L'accordo di tre lingue non contigue ad assicurare il carattere "indoeuropeo " di una parola, cioe, aggiungo io, ad escludere il caso (Introduction a L'étude comparative des langues indoeuropeennes, 1903, pag. 346 seg. ). L'esempio non mi pare scelto bene, perche non essendo, secondo Meillet, I' inglese bad neanche lontano parente del persiano bad, la coincidenza non ha alcun valore e aggiungendosi un terzo bad non vi potrebbe essere accordo che fra due lingue. Ma accettiamo il principio che basti L'accordo di tre lingue non contigue per escludere il caso: e allora dovremo dire che quasi nessuna delle coincidenze che saranno notate in questo libro può essere fortuita, poiche esi estendono generalmente a tre o più gruppi distinti.

Potrei citare dei casi in cui L'affinità fu affermata sulla base di scarsissime coincidenze e negata invece quando queste erano numerosissime. F. Mueller stesso, in generale cosi avverso ai nessi, talvolta li ammette fondandosu comparazioni che a me paiono insufficienti. Il caso seguente mi sembra tipico. Premendogli di difendere la genuinita contestata del Taensa quale ci fu fatto conoscere dal Paribot, a pag, 168 del IV volume del suo monumentale Grundriss il Mueller chiama una « gewiss merkwiirdige Uebereinstimmung » quella del Taensa jeha 1 col Timula yaha 1. Qui dunque il Mueller considera come preview0cvole la coincidenza in una sola parola e non pensa ad attribuirla ad effetto del caso. Noi non abbiamo nulla da obbiettare: soltanto vorremmo che il criterio fosse costante.

Capitolo VI

Anche gli scambi o prestiti di materiale linguistico devono essere esaminati caso per caso. Tuttavia non mancano certi criteri intrinseci o estrinseci che possono giovare per riconoscere le parole prese a prestito. I primi sono fonetici, se riguardano la presenza di suoni estranei ad una lingua oppure la violazione di qualche legge fonetica; etimologici, seP etimologia e impossibile in una lingua e chiara in un'altra oppure se essa e sostituita da un'etimologia popolare. I criteri estrinseci riguardano la conoscenza che un popolo possa avere avuto fino da tempo remoto della cosa espressa dalla parola in questione.

I. Criteri intrinseci o linguistici.

               | suoni estranei: whisky.
1. Fonetici.. 
               | violazione di leggi fonetiche: lat. rufus.
               | nessuna etimologia : Sem. vino- vino.
2. Etimologico 
               | etim. popolare: Ted. Armbrust da arcuballista.
    

II. Criteri estrinseci (storici, geografici ecc. ).

Cfr. G. von der Gabelentz, Die Sprache.1, pag. 268.

Il latino rafux dev'essere di origine sabina: nella lineua di Roma *roudho- rosso avrebbe dato *rubus che sussiste infatti nei derivati rubigo e rubidus (cfr. rubicundus). II semitico reina- (Ass, Inu, Ebr. jajin vino, Ar. wain- uvae nigricantes, Geez wain vitis, vinea, vinum) non puo essere etimologicamente spiegato in modo plausibile con elementi semitici, e fu senza dubbio preso a prestito da qualche lingua indoeuropea in cui , vino' era espresso darrow in-, cfr. Gr. oivo-s vino, love vite, Alb. run', Lat. vinum, Arm. gini vino (da *woin-yo-; nelle lingue del Caucaso: Georg. ticino, Thusch we-, run-, Udo fi gen. finei dall'Armeno). E chiaro che il Lat. vi-ti-s contiene la medesima radice di ri-num =**roi-no-. Ora vitis appartiene, come il Gr. salice, I'M. Ted. wide id., il Lit. vy-ti-s ramo di salice, frustino e I'A. Slavo vi-fi res in modum funes torta alla radice indoeuropeo eye-, irl- torcere, intrecciare donde anche il Lat. vl-min e viste. Certamente roi-no- significa in origine ,tralcio, vite' (cfr. olvr) e piu tardi , vino

Quando le parole comuni a due o piu lingue risalgono a grande antichità e non ne possiamo rifare la storia e seguirle nei loro passaggi, riesce impossibile distinguere cio che e mutuato da cio che e ereditato. « Wenn unsere Blicke in vorgeochichtliche Zeiten zu dringen versuchen, wo wir die Reise nicht mehr erkennen, an denen die Sprachen angebunden sind, dann verschwinden fur uns auch Entlehntes und Ererbtes ineinander »; H. Sehucharit. In origine, quando gli uomini abitavano in un' area relativamente ristretta, il linguaggio, essendosi formato o per meglio dire evoluto in un punto speciale, si dovette poi diffondere su tutta quell'area. In seguito gli uomini cresciuti di numero, sfruttato il territorio che occupavano, lo oltrepassarono alla periferia diffondendosi generalmente a guisa di onde concentriche. Questa almeno e I'ipotesi pit probabile che si possa fare. Ora, in quei primi tempi i contatti erano mantenuti e il materiale linguistico era patrimonio comune e piu o meno omogeneo. Per quelle epoche remote non si può dunque parlare di vocaboli presi o dati a prestito. Posteriormente i contatti furono sciolti per discontinuita dell'area abitata dai vari popoli o per la sua grande ampiezza, tanto piu che, come pare, nelle epoche più antiche la popolazione del globo fu rara e assai dispersa. Posteriormente ancora, ma in tempi piuttosto recenti, per effetto di progredita cultura, di conquiste e di com- merci si ristabilirono relazioni fra le varie genti e spesso parole di una lingua passarono in altre.

Quando manca un criterio sicuro per giudicare se una parola di una lingua sia presa prestito da un' altra, non si puo affermare nulla. Ma naturalmente anche le parole sospette di essere mutuate si devono notare con diligenza. Del resto, i Lehnworter che siano in pari tempo Kulturworter hanno una grande importanza per la storia o per la preistoria. Nelle lingue kharthweliche (Georgiano ecc. ) trovasi una radice qid , comperare alla quale corrisponde una radice cuscitica qid , comperare, vendere'. Tenuto conto della distanza assai grande dei due gruppi linguistici, e quasi impossibile pensare ad un prestito da una parte o dall'altra; ma se anche cosi non fosse, I' importanza della identita kharthw. qid cusc. qid, risalente a tempi remotissimi, sarebbe pur sempre grandissima.

In certe lingue il materiale genuino e scarso confronto di quello preso a prestito. Cio si osserva, per esempio, nell'Albanese. L' Inglese contiene una quantita assai grande di parole on germaniche. II Turco abbonda di elementi presi prestito dal Persiano e dall' Arabo. Nelle lingue ugrofinniche il materiale preso a prestito e senza dubbio copiosissimo, ma si esagera di certo quando si considerano come mutuate perfino parole come il nome tgrofinnico dell', acqua', che alcuni vorrebbero preso a prestito da lingue indoeuropee. Per ammettere che una parola esprimente un' idea cosi primitiva ed essenziale come , acqua' sia un Lehnwort, biso- gnerebbe avere delle forti ragioni, che qui invece mancano affatto. Il Suomi vesi , acqua' gen, vede-n -- originariamente * rete: *srede-n ha comune I'origine coll' A. Ind. udd-n- acqua' da * rrede-n- Ugrof. * rede-n. Altri pretenderebbero, invece, di staccare violentemente il Frigio (cioe red-u, cfr. il nome tracio "E8-8052) acqua' e I' Armeno get , fiume' (da * redo-) dal gruppo delle altre parole indoeuropee significanti ,acqua', come A. Ind. uddn-, udakd-, Gr. per dichiararle voci prese a prestito da lingue ugrofin- niche! (A. Gleye, Ugro-finnischer Einfluss im Armenischen, Keleti Szemle-Revue orientale, II, 1901, pag. 157 segg. -- Quanto alle difficolta messe innanzi da Huebschmann riguardo all' Arm. get, vedasi Scheftelowitz, Bezzenberger's Beitrige, XXIX, 1904, pag. 28). Qui abbiamo un chiaro esempio del danno che deriva spesso dalle comparazioni troppo ristrette della necessita di abbracciare tutti i gruppi linguistici. La radice wad, wad, wad, ud col significato di acqua o sim. si trova nel Semitico, Indoeuropeo, Uraloaltaico, Indocinese, Mon-Khmer e Maleopolinesiaco (v. lessico). Basta osservare come dall' Ugrofinnico si passa gradatamente, per mezzo del Vogulo vita e tutto, al Samojedo treat e tit e quindi al Mongolo usu- per * utju-, al Turco su, e poi al Tibetano tihu per * * utjui, al Cinese sui ecc. Le forme intermedia sono conservate mirabilmente in lingue dell' Indocina, come: Asong, Phana, Li, Kho, Ounhi utiu, Lolo ytie, Tigne utiu, Minkia sui; e nel Maleopolinesiaco uda-n, udja-n , pioggia' ritorna il d primitivo. Infine nel gruppo melanesiano delle Banks' Islands la radice riappare senza la contrazione iniziale nelle forme road, wet, weta, wed , pioggia', con le quali Codrington confronta il delle isole Marshall della Micronesia (The Melanesian Languages, 48 86).

Molti numerali ugrofinnici sono da taluni considerati, senza alcuna ragione plausibile, come non genuini; mentre solo di pochi vi puo dimostrare I' origine indoeuropea. Pin in per questa via Munkacsi (Arja hatas a finn-magyar nyelvek szamneveiben Arischer Einfluss in den finnisch-magyarischen Zahlwortern, Keleti Szemle, I, 1900). J. Halevy, L'etroite parente des noms de nombre turco-ougriens (K. Sz., II, 1901), ha cercato di riabilitare parecchi numerali ugrofinnici, dimostrando che I', uno il , sette e le desinenze delle decine -min, -max come elementi genuini. Alle ragioni addotte da Halevy, che mi sembrano di gran valore, se ne possono aggiungere altre. Il numerale , uno Suomi yk-si, yh-te- ece. non si puo disgiungere dal Samojedo *oka-de (donde Sam. Ostj. tke-r, oku-r, okka-r) ne questo dal Telugu ока, ora-ti. L'elemento essenziale e o- come dimostrano le altre forme samojede: Jurak 'opoi, 'ob, Kam. o'b, o'm ecc. (efr. Jurak 'T-leri solo), e dravidiche: Tamil o-d'un, o-ru ecc. Non vi e dunque ragione per fare intervenire I' A. Ind. co-, il Pehl. Evak e altre forme iraniche. Quanto al numerale , sette' ugrofinnico, abbiamo gia visto come esso abbia riscontri non soltanto nell' Indoeuropeo, ma anche nel Samojedo, nel Turco e in altre lingue. Probabil-mente il Tunguso nadda-, nada- 7 sta per *nabda-, * sabda-, efr. Mangiu nure vino Coreano niul (Cinese txieu) e Margiu njalma homo Coreano xal"m. Infine le desinenze delle decine: Syrj.- Votj. -min Vog. -mdn, -men, -pen Mag. -ran, -ven e Syr. - Votj. -mis Morde. -ms (in ko-mi 20 Syrj.-Votj. kiz", Vog. yuc, khus, Ostj. ylis, kos, Mag. htisz) = Mag. -ncz, -cz (in harmi-ncz 30, kale-ncz 9 10 - 1, nyol-cz 8 10 - 2), non derivano certo la prima dell'A. Ind. mdna- mass, umfang, grosse' e la seconda dall'Av. e Pehl. mas , grande' come vuole Munkacsi. Noi ritro-viamo il Syrj.-Votj. -min nel Suomi kym-mene- 10 Mordw. M. ke-men E. ku-men e il Syrj.-Votj. -mis (anche in ,otto'e ,nove': Syrj. kokja-mis e ok-mis, ok-mis, Votj. tja-mis e uk-mis; cfr. il Magiaro) nel turco alt-max 60 e yet-mis 70. Ora, al numerale 20 delle lingue turche : Osm. jigir-mi, Ciag. dear-ma, Jak. stir-bd per *stir-md, in cui manca la consonante finale di -mi-n, -mi-s, corri-sponde evidentemente il Tunguso (Ochotsk Lamuto) dzur-men e dzur-mer 20 da men 10. Cfr. Mong. nai-man 8 ,due da dieci e forse anche arban 10 per *ar-man. Bisogna dunque ammettere che I'elemento md- col significato di , dieci' e antichissimo nelle lingue uraloaltaiche e ha dato origine alle forme md-n, md-s, md-r con suffissi che, almeno in parte, possono essere segni del plurale.

Tutto cio dimostra come non sia lecito ricorrere alla comoda teoria dei prestiti, quando manchino ragioni plausibili. " Es ist freilich nichts leichter dice N. Anderson, Wandl. 19 -, als mit einem gewissen scheine von wissenschaftlichkeit alle iiberein- stimmungen zwischen dem ugrofinnischen und indogermanischen einfach durch entlehnung zu erklären; wer jedoch tiefer in die betreffenden sprachen eindringt und sich nicht bloss damit begnitgt, was er liber den bau der betreffenden sprachen etwa in den landliufigen handbichern findet, wird bald vor dem dilemma stehen, etweder den selbständigen charakter der ugrofinnischen sprachen ganz zu leugnen, d. h. dieselben fur einen mischmasch aus lauter indogermanischen, turkotatarischen, samojedischen etc. elementen zu erklären, oder aber eine verwandtschaft, und zwar eine ziemlich nahe, anzunehmen ».

Tuttavia e meglio notare le parole comuni a piu gruppi, anche se la spiegazione di tale comunanza non e sempre giusta, che non degnarle di alcuna considerazione. In questo senso e eccellente. il lavoro poderoso di Munkacsi, cosi ricco di materiale e di comparazioni, intitolato 'Arja es kaukazusi elenek a finn- magyar nyelvekben », I, Budapest 1901 (Elementi arii e caucasici nelle lingue finno-magiare). Veramente a me pare che Munkacsi veda dei Lehnworter anche dove non ci sono. Il solo fatto che parole ugrofinniche hanno dei riscontri in parole indoeuropee o caucasiche naturalmente non basta per dichiarare le prime dei Lehnworter. Spesso i presunti Lehnworter sono straordinariamente diffusi. Recherò alcuni esempi. Al numero 368 Munkacsi deriva il Mag. t6, tava- palude, stagno, lago, il Suo minuto palude, il Samojedo tu, to lago ecc. dalle voci caucasiche: Mingr. toba, Suano tob, Georg, tha, Lazo tiba (anche diba Adjarian) lago. Ma dove si mette il Giapponese sarà , a valley between mountains, a marsh, swamp? (specialmente usato in nomi di luogo: Yoko-savra, Топо-вагга есс., cfr. Mag. Sik-86, Berek-so ecc. ). Forse bigognerebbe pensare anche al gotico sara- lago real cancer. n. acqua, acquisita, succo. Ma sopratutto non bisogna dimenticare che forme similissime al Lazo tiba, diba lago occorrono in un numero stra- grande di lingue dell' Africa, specialmente bantu, per esempio: Dualla diba acqua, Shambala cerca, dirà stagno, palude, Karagee e Nkole zira, Sumbwa e Tabwa ziba, Suahili ziuca ecc. stagno, lago (v. Zeitschrift fur afr. , ozean. u. ostas. Sprachen, VII, 1903, p. +). Pare dunque che si tratti di un elemento antichissimo. Al numero 325 troviamo Vogulo sup bocca ecc. : Arci (Cauc. ) есс. Ma abbiamo anche nel Khamti, lingua affine al Siamese, sip bocca e in lingue melanesiane della N. Guinea soba, sopa nel senso di , labbra' (S. H. Ray, A compar. vocab. of the dialects of British N. Guinea, 1895, pag. 20), come saпра-t nel Semitico (Ass. Sap-tu) e spo-tu nel Copto. - Al numero 372 troviamo registrate le forme: Lapp. tour-de gen. suv-de dito, Samoj. del Jenissei tjubae dito indice ecc. : Tsachur (Cauc. ) thub dito ecc. Ebbene, oltre al Semitico its ba' e all'Egiz. d*b', db' (Copteb) dito, noi dobbiamo rammentare il Giapp. jubi da *tjubi, il Coreano thop a finger or toe-nail, a hoof (da Aston confrontato i true *type) e il Tibetano m-dzub, m-d2ub-mo dito. - Il Mag. gyil- accendor, flammesco (n. 142) dj-u-l- contiene gli stessi elementi del cancro. orale- (d2val-) hell brennen, flammen, glithen, leuchten, dj-val-. Io credo che gmail- sia genuino, poiché la radice di col significato di , splendere, splendore, giorno e molto diffusa e ambedue i temi, il magiaro e il sanscrito, possono essere formati, anche indipendentemente, con gli stessi elementi.

La conchiusione e che non si devono dichiarare Lehnworter le parole, se non vi sono indizi sicuri che le facciano ritenere tali.

Capitolo VII

Ammessa L'identità fondamentale della psiche umana, qualcuno potrebbe credere che ad impressioni uguali debbano contispondere espressioni uguali in tutte le lingue del mondo, senza che per questo sia lecito conchiudere a comunanza d'origine ossia ad una connessione storica. In questa forma assoluta credo pero che i sostenitori della poligenesi del linguaggio non siano disposti a mantenere il principio, perche la conseguenza logica sarebbe che almeno le radici dovrebbero necessariamente essere o essere state identiche in tutte le lingue del mondo, mentre essi si fondano appunto sulla presunta diversita degli element. primi per negare la comune origine del linguaggio. La parola non e un suono riflesso (Reflexlaut, Lautreflex), o per meglio dire non e il prodotto di un movimento riflesso, come voleva Steinthal, ne gli uomini sono come campane uguali che percosse in modo uguale devono dare necessariamente suoni uguali. Solo dunque. in parte gli elementi del linguaggio che risalgono al periodo creativo sarebbero tali quali sono perche non avrebbero potuto essere diversi. In questo caso non sussisterebbero quelle infonite possibilita che nessuno nega per l'evoluzione successiva. Che nel linguaggio vi sia un elemento « allgemein inenschlich » una teoria comoda, alla quale ricorrono volontieri i sostenitori della poligenesi del linguaggio quando non possono attribuire ne al caso ne agli scambi le numerose coincidenze che si osservano fra lingue credute d'origine totalmente diversa. Elementi allgemein menschlicher Art " sarebbero le voci onomatopeiche e infantili e in generale quelle che lasciano riconoscere in qualche modo una relazione fra il suono e L'idea. Senonché questa relazione non dipende punto da una necessità oggettiva. Dice benissimo Porges: " Keine objective Nothwendigkeit entscheidet die Wahl des Wurzelwortes, sondern uns zum Theil unerklärliche, aus dem Quell der Subjec-tivitat entspringende Bestimmungsgriinde geben den Ausschlag. Die Sprachbildung ist eben Sache des Geftihls und so wie dieses unendlicher Variationen fähig, aber auch wie dieses nichts about Zufälliges, nichts schlechthin Willktihrliches " (Ueber die Verbal-stammbildung in den semitischen Sprachen, Sitzungsber. d. Wien.

Akad. d. Wiss. , 79). Ogni formazione linguistica premde origine dai singoli individui, la psiche dei quali, fondamentalmente identica, e in ciascuno diversa e quindi reagisce in modo diverso agli stimoli esteriori. Percio, se fosse vera L'ipotesi della pluralita d'origine del linguaggio, fra i gruppi linguisticindipendenti non si dovrebbero trovare altri elementi comuni che quelli dovuti al caso o a contatti e scambi; il trovarne molti che non si possono spiegare in questo modo e prova certa di comune origine. La sillaba gel esprime in molti gruppi linguistici L'idea di , risplendire' e certamente non a caso: ma la medesima idea poteva essere espressa e fu espressa in tanti altri modi (per es. indoeur. bha sem. band), sicché L'accordo di molte lingue nella radice gel , risplendere non può essere spiegato che con la loro derivazione da una comune Ursprache.

Solo in un numero relativamente esiguo di casi noi possiamo intendere o piuttosto sentire il nesso fra il suono e L'idea. Chi saprebbe dire perche L'idea di , voltare' fu espressa in tante lingue da tab o dab, quella di ,seppellire' da bang, quella di , porre ' da teg, quella di , guardare' da pak, quella di , oscuro, nero' da tam ecc. ? Le comparazioni che hanno per oggetto parole di questo genere sono molto persuasive, ma anche le altre hanno un valore pin o meno grande. Infatti le onomatopee, le parole infantili (Lallworter) e perfino le intersezioni possono assumere forme svariatissime nelle varie lingue e per di piu sogliono essere elaborate in guisa da adattarsi al resto del materiale linguistico. Sogar im instant Umkreis der Onomatopdie, - dice il Wundt, Die Sprache, I, bei der eigentlichen Schallnachahmung, ist die Articulations-bewegung nicht bloss von dem objectiven Laut, sondern von der Art, wie er appercipirt wird, abhingig. Darum können selbst filr eine und dieselbe Schallvorstellung die nachbildenden Worter verschiedener Sprachen sehr von einander abweichen. Vollends wo Gefithlsassociationen mit ins Spiel kommen, wie bei den natiirlichen Lautmetaphern, da können bald wechselnde Gefühle an eine und dieselbe Vorstellung geknupft, bald tibereinstimmende in sehr verschiedener Weise ausgedrtickt werden ". Percio dalle comparazioni non si escludono le parole onomatopeiche, come Gr. da *krop-yu, Lat. ctrc-is, Lit. krovi u, krok-iu, Lett. krdzu da *krak-yu (Brigmann, Grundriss, II, 1060). Quanto ai Lallworter, i tipi sono parecchi e perciò le comparazioni sono ammesse. Nel nome , padre' la consonante caratteristica di solito e un'esplosiva labiale o dentale, nel nome , madre' e la corrispondente nasale:

padre   pa   papa   pappa   apa   appa (anche con b)
  >>    ta   tata   tatta   ata   atta (talv. con d)
madre   mama mamma  ama     amma
  >>    na   nana   nanna   ana   anna
    

Questi diversi tipi sono variamente distribuiti e in alcune regioni prevale L'uno, in altre L'altro. Talvolta il significato e invertito, cio che accade spesso nel tipo M, per esempio: Georg. mama, Mangia ama, Maleopol. mama, ama padre. Ora, se nessuno contesta il raffronto dell' Ebr. ab padre coll' Arabo ab- ecc. , non si possono contestare gli altri dello stesso genere, come Mangia ama Maleop. ama. Il valore e il medesimo. Più persuasivi sono pero i raffronti quando i Lallworter presentano qualche elemento formativo speciale, come Maleop. tama padre accanto a ama e t-ina madre accanto a ina (prefisso onorifico), Mag. at-ya padre e an-ya madre (antiche forme diminutive-vezzeggiative, efr. Turco *a tale *ana-7, Radloff, Phonetik der nordl. Timeksprachen, 84). - Infine, per quel che riguarda le intersezioni, preview0cso soltanto come il Fick attribuisca al Protoindoeuropeo, sulla testimonianza delle lingue da esso derivate, delle interiezioni, come a, ai ecc. Il fatto e degno di essere notato, perche mentre si muovono tante difficolta contro le comparazioni fra gruppi creduti disconnessi tirando in campo ad ogni istante I'argomento dell' allgemein menschlich »; quando manca il pregiudizio la preoccupazione della disconnessione linguistica, si accettano a occhi chiusi come urverwandt », per esempio, il sanscrito a e il latino a, ah.

Nel periodo creativo del linguaggio le possibilita furono dunque numerose anche per quegli elementi che sembrerebbero dover essere universali. Anzi, nemmeno il linguaggio dei gesti può dirsi universale, perche in gran parte riusci diverso nei vari luoghi ove sorse e dovette essere imparato come quello vocale proprio dell' uomo.

Ma il pregiudizio dell' allgemein menschlich " e cosi radicato nella mente di molti, che le conseguenze si notano anche in chi se ne e liberato. Cosi il Wundt, a proposito delle somiglianze dei pronomi personali in molte lingue appartenenti a gruppi diversis-simi, dice: Diese Lautanalogien der Personalpronomina in sonst weit entfernten Sprachen haben bisweilen einen genealogischen Zusammenhang solcher Sprachen vermuthen lassen. Gewiss mit Unrecht » (Die Sprache, 33). Per quale ragione? Trattandosi di coincidenze le quali, per quello che abbiamo detto e ammette lo stesso Wundt, potevano anche mancare, dobbiamo considerarle come indizi di un certo valore, tali appunto far supporre un nesso genealogico. Infatti, come osserva giustamente il Wundt, i pronomi ,io e gehoren sichtlich zu den friihesten Bestand-theilen der Sprache, und zugleich zu denjenigen, die am längsten relativ unverandert erhalten bleiben ». E allora perche nega valore alla testimonianza dei pronomi? Vi contraddizione palese. Il Wundt distingue il nesso realmente genealogico » delle forme pronominali indoeuropee dall' analogia verisimilmente prodotta solo da metafore foniche » che secondo lui esiste, per esempio, fra i pronomi indoeuropei e ugrofinnici. Anche qui si domanda invano il perche. E chiaro che per se stesso il raffronto:

Ugrof. (Syrj.) me io, te tu = Indoeur. me-, te-

vale quanto qualunque raffronto si possa fare fra le corrispondenti forme pronominali semplici di lingue indoeuropee. La differenza e solo che la comune origine di queste e ammessa, mentre il nesso indoeuropeo-ugrofinnico si vorrebbe negare. Il ragionamento che fa il Wendt e in sostanza questo: poiche i pronomi ,io', tu', , egli' presentano forme assai simili in diversi gruppi linguistici sottinteso: che non sono della stessa origine origine - tale somiglianza non ha valore per la questione dei nessi genealogici. Cio che non si può concedere appunto quel sottinteso, che costituisce una petizione di principio e un vero простой фейбос.

Capitolo VIII

Per determinare la natura ed estensione delle prove che si possono dare della comune origine delle lingue e necessario togliere di mezzo un altro dogma che si e introdotto a poco a poco nella glottologia circa I' evoluzione ascendente o discendente delle lingue di un dato gruppo considerate relativamente alla lingua primitiva o fondamentale (Ursprache, Grundsprache) da cui derivano. Si ha evoluzione discendente quando la lingua primitiva possedeva una ricca struttura la quale, ereditata dalle lingue derivate, ando poi in queste impoverendosi per decadimento fonetico, cui si accompagna naturalmente una maggiore o minore perdita delle forme ereditate, a sostituire le quali possono sorgere nuove formazioni (Neubildungen). Evoluzione discendente si ha, per esempio, nel latino rispetto al protoindoeuropeo e, in secondo grado, nelle lingue neolatine rispetto al latino stesso. L'esempio dell' inglese si puo dire ormai classico. L'inglese infatti e disceso, nel senso morfologico, quasi al livello del Cinese non solo per la perdita della maggior parte delle forme grammaticali, per la riduzione a monosillabi di quasi tutti i vocaboli genuini e per il rigoroso ordine di collocazione delle parole nella frase, ma anche per la mancanza di distinzione esteriore fra il nome e il verbo (es. sin, peccato' e , peccare ') fenomeno cui si e voluto dare tanta importanza in altre lingue cosi dette amorfe. Evoluzione discendente attribui F. Mueller esplicitamente solo alle lingue indoeuropee, semitiche e dravidiche. Anche alle lingue bantu pare che altribuisca siffatta evoluzione, poiché dice che la struttura originaria della relativa Ursprache devesi ricavare dall' esame comparativo di cio che e comune a tutte le lingue bantu. Di evoluzaone ascendente io non conosco nessun esempio sicuro. II Mueller invece la trova entro i seguenti gruppi : Camitosemitico, Caucasico, Uraloaltaico, Maleopolinesiaco, Australiano, Azteco-Somera. Poiche egli ha espresso la sua opinione piu chiaramente e diffusamente rispetto al Maleopolinesiaco, cercando anche di darne le prove, vediamo su che cosa si fonda.

Nella parte linguistica dell' opera Reise der osterreichischen Fregatte Novara um die Erde, Wien, 1867, pag. 288 eset. trovasi espressa I'opinione del Mueller intorno alla Ursprache dell' intero gruppo maleopolinexiaco e alla relazione dei sottogruppi verso di quella e fra di loro. Ivi, dopo aver detto che le lingue maleopolinesiache piu ricche di forme non possono rappresentare meglio delle altre la Ursprache, come il Sanscrito e L'arabo rispettivamente per I' Indoeuropeo e il Semitico, paragona il gruppo maleopolinesiaco all' uraloaltaico, nel quale, seguendo I'autorita di e Castren, trova un'evoluzione di regola ascendente, non ostante L'opposizione di Steinthal (ZDMG, XI, 411 segg.). Da una parte le lingue Tagala e gl'idiomi del Mare del Sud, dall' altra il Suomi e il Mangio. Le lingue polinesiache con la loro struttura semplicissima rappresenterebbero lo stato primitivo del Maleopolinesiaco ossia la relativa Ursprache, limetandosi il Mueller a concedere (era impossibile negarlo) che riguardo al consonantismo e in parte anche riguardo al vocalismo esse sono meno fedeli all'originale che le altre lingue. L'opinione del Mueller ricevette poi nel Grundriss questa piu precisa determinazione: i tre rami dello stipite maleopolinesiaco sarebbero derivazioni di una lingua primitiva, la quale per il suo carattere grammaticale sarebbe stata simile alle odierne lingue polinesiache, mentre le lingue melanesiane rappresenterebbero unoluzione verso un organismo grammaticale alquanto piu complicato, che avrebbe poi raggiunto la massima perfezione nelle lingue dell' Indonesia, specialmente nelle lingue delle Filippine o Tagli che. L'unica prova poiche il riferirsi all'autorita di Guglielmo Humboldt non e una prova - sarebbe questa, che nelle lingue polinesiane (e melanesiane) non si troverebbero elementi che potessero considerarsi come residui di un periodo linguistico più antico.

Certo, i residui di sviluppi anteriori, gli elementi fossilizzati o petrificazioni hanno un' importanza straordinaria nella storia del linguaggio; poiché in questa, come nella storia naturale, si avvertono spesso degli organismi che, vivi e vegeti in particolari epoche e regioni, sono invece estinti in altre. Ma, mentre la loro presenza e preziosa per la paleontologia linguistica (non nel senso in cui usb questa espressione pel primo il Pictet), la loro assenza non prova nulla. Perche I'Armeno manca del genere grammaticale, dobbiamo dire che questa categoria mancasse anche al Protoindo-europeo? Alla scomparsa di vocaboli e forme non c'è limite nella storia delle lingue. Eppoi: quegli elementi che si credono scomparsi possono invece sussistere per cosi dire l profonda o una più larga conoscenza del materiale linguistico pub rimetterli in luce. E questo e appunto il caso presente. Daro un esempio. Nelle lingue dell' Indonesia sono caratteristici gl'infissi nasali -in- e -um-, per es. Dayak k . um . an mangiare, da kan. La loro grande antichità apparisce, fra altro, dal fatto che essi si trovano anche nel Nicobarese (-an- e -am-, -em-, -om-), nelle lingue Kolh (-na- ecc. ), nel Mon (-n- e -m-), nel Khmer (-n-, -un-, -In- -t-, -t- есс.), nello Stieng (-dn-) ecc. Cfr. anche Ciam man- Recentemente si e annunziato che un dialetto del Khasi usa tanto infissi quanto prefissi nella formazione . delle parole, and thus throws considerable light on the structure of the Mon-Khmer family » (Verhandlungen des XIII. intern. Orient. -Kongresses, Leiden 1904, pag. 80); ed e merito di P. W. Schmidt di avere scoperto nel Khasi stesso una serie di infissi, fra cui appunto -n- -m-, e di averne anche dato la spiegazione giusta (Grundziige einer Lautlehre der Khasi-Sprache, 1904, pag. 706 segg.). Si tratta di lingue prossimamente affini al Maleopolinesiaco, ma che pure sono fuori di questo gruppo, sicché questi infissi nasali devono risalire ad epoca antichissima. Essi hanno cessato di essere in vigore nelle lingue della Melanesia e della Polinesia, ma non senza lasciare delle tracce evidenti; v. H. Kern, De Fidjitaal, pag. 33 seg. Una lingua della Melanesia, quella delle isole Duke of York, conserverebbe anzi in vigore gl'infissi; v. G. von der Gabelentz, Einiges tiber die Sprache der Nikobaren-Insulaner (Berichte der k. sachs. Ges. d. Wiss. 1886). E certamente gli infissi occorreranno anche altrove nella Melanesia piu o menoin vigore.

L'unica ragione addotta da F. Mueller in sostegno della evoluzione ascendente delle lingue maleopolinesiache non era che un argomento ex silentio, che ora apparisce contraddetto dai fatti. Ne maggior valore hanno le asserzioni del Mueller e di altri intorno allo svolgimento ascendente di altri gruppi. Con la relazione che secondo lui passa fra le lingue pin ricche di forme e le meno ricche rispetto alla lingua fondamentale maleopolinesiaca il Mueller paragona: 1. il semitico rispetto al camitico, 2. le lingue caucasiche del sud rispetto a quelle del nord (nella prefazione all' opera di Erckert, Die Sprachen des kauk. Stammes, Wien, 1895), 3. il Suomi rispetto al Mungiu, 4. il Nawatl o lingua degli Aztechi rispetto agl idiomi della Sonora (Grundriss, II. B., I. Abth., pag. 271). Anche nelle relazioni che passano fra il Dinka e il Bari vede un caso interessante di evoluzione ascendente. Quanto alle lingue dell' Australia, F. Mueller, il quale nella Novara-Reise aveva detto di considerare « mit dem grossten Misstrauen " L'idea di un nesso delle lingue australiane fra di loro, nel Grundriss (II. B., I. Abth.), dopo aver aftermath quel nesso, soggiunge che la lingua fondamentale, donde per evoluzione ascendente sarebbero provenute le lingue australiane, dev' essere concepita come vollkommen formlos ». E una delle tante sue affermazioni senza prova.

È assolutamente necessario che la scienza si liberi di questo dogmatismo. Non solo e certo che I'evoluzione ascendente nei periodi preistorici indimostrabile, ma si può dimostrare che nel maggior numero dei casi lo svolgimento linguistico fu in senso discendente. II considerare le lingue della Polinesia come più arcaiche ossia piu fedeli al tipo primitivo che quelle della Melanesia e dell' Indonesia e come considerare I' Inglese piu vicino al Protoindoeuropeo che, per esempio, il Lituano. Gia le lingue della Melanesia sono assai piu arcaiche di quelle della Polinesia, le quali, del resto, ne sono una derivazione. Cio riconobbero Codrington, il miglior conoscitore delle lingue melanesiane, e P. W. Schmidt. Merita di essere ricordato qui cio che scrisse R. Le prius

nella celebre Introduzione alla Nubische Grammatik a proposito dell' Ottentoto (LXIX): Es ist ohne Zweifel ein Irrthum, wenn man immer wieder geneigt ist, dergleichen gleichsam in Atome aufgeloste Sprachen wie es die Hottentottische ist, fur uralteste unverändert stehen gebliebene, gleichsam adamitische Sprachen zu halten, statt fur zerstorte, herabgekommene und auf die unumginglichste Verstandlichkeit reducirte Sprachen, welche erst nach der Stabilirung der neu geschaffenen Zustande sich aus ihren Trimmen wieder aufzubauen beginnen

Una volta si soleva citare il Cinese come una lingua singo- larmente arcaica e quasi cristallizzata in una forma primordiale; ora si sa invece che e una lingua ritornata per evoluzione discendente quasi allo stadio dal quale dobbiamo immaginare che movesse il linguaggio umano. Infatti il linguaggio primitivo fu senza dubbio isolante presso a poco come il Cinese classico; indi a poco a poco certe parole entro la proposizione perdettero la loro individualita e indipendenza (e spesso anche il loro accento) e si subordinarono e unirono ad altre parole o come prefissi o come suffissi. Cosi nacquero le lingue agglutinanti, talune delle quali divennero poi flessive per intima compenetrazione degli elementi della parola. Tale Pevoluzione del linguaggio in ordine ascendente. Ma havvi anche un' evoluzione discendente, come abbiamo visto, ed e anzi la sola che conosciamo con sicurezza. Le lingue flessive sintetiche sogliono trasformarsi, sopratutto a cagione del decadimento fonetico, in lingue analitiche (italiano, inglese ecc. ). E questo e il primo passo per il ritorno allo stadio agglutinante o isolante. Cosi il cinese non e gia, come abbiamo detto, una lingua conservatasi isolante fino ab origine, ma divenota tale per processo secondario. Senonche non bisogna dimenticare che le lingue in generale non fanno uso esclusing di forme isolanti, agglutinanti o flessive. Le notissime classi morfologiche non sono che stadi nell' evoluzione linguisti quali tutti passano gradatamente I'uno nell'altro e variamente s'intrecciano.

Per ragioni diverse e non sempre riconoscibili, lingue derivate da una medesima fonte possono divergere in modo assai vario. Le une si conservano in una forma molto fedele all' originale, le altre si alterano profondamente. Perciò può avvenire che popoli e lingue si trovino in un forte contrasto rispetto al grado della loro evoluzione. Vi sono popoli degradati i quali parlano lingue di struttura meravigliosa, che sono come manti di porpora indossati da povera gente. Dice benissimo il Giesswein, Die Hauptprobleme der Sprachwissenschaft 211: Die Sprachen der Naturvolker scheinen uns Ueberbleibsel aus einer bessern Vergangenheit zu sein, ein noch nicht vergeudetes Erbe von hoher gestandenen Ahnen. Sie gewahren uns ein jedenfalls beachtenswerthes Zeugniss differ, dass sich diese Naturvölker nicht auf der Stuffenleiter der Entwicklung, sondern auf dem Abhange des Verfalles befinden ".

Capitolo IX

Dal genere d'evoluzione delle lingue dipende, come abbiamo detto, la natura ed estensione delle prove che si possono dare della loro comune origine. E chiaro infatti che, solo nel caso della evoluzione da una lingua già fornita di forme grammaticali, alle prove d'ordine lessicale si possono aggiungere quelle di ordine grammaticale. Questo si fa, per esempio, per le lingue indoeuropee. Nel caso, invece, di evoluzione ascendente da una lingua amorfa, non sarebbe possibile trovare concordanze grammaticali nelle lingue derivate e indipendenti le une dalle altre, ma solo si potrebbe dimostrare l'affinita negli elementi primissimi o radici, cioè nella materia non nella forma delle parole (la forma della proposizione, risultante dal coordinamento o sintassi delle parole, naturalmente non manca mai). Per la parentela linguistica una maggiore o minor concordanza lessicale e indispensabile sempre, mentre L'unità della forma grammaticale e possibile solo entro lingue evolute in senso discendente. Tutto ciò mi sembra molto chiaro e fuori di dubbio; perciò confesso di non comprendere perche F. Mueller affermi proprio I'opposto: Wahrend man, wie schon aus unserer Darstellung auf S. 57 ft. hervorgeht cioè che la grammatica vale piu del lessico nelle questioni di affinity linguistica tiberall die Einheit der grammatischen Form als massgebend und unerlasslich fiir die Veryandtschaft zweier oder mehrerer Sprachzweige betrachten muss, kann man nur innerhalb der Sprachen absteigender Entwicklungsrichtung auch grossere oder geringere Uebereinstimmung im lexicalischen Wortvorrathe fordern (Grundriss, I Band, I Abth., pag. 135). E come va questo d'accordo con la classificazione genealogica delle lingue, che il Mueller dice fondata soltanto sulla identità della materia, cioè delle radici? (pag. 71).

Il minimo che si possa cercare o esigere come prova di comune origine di due o più lingue e di stabilire L'identità primitiva di quegli elementi del linguaggio non ulteriormente scomponibili (atomi) che si dicono radici; di stabilire cioè una Wurzelverwandtschaft. Ove si potesse veramente dimostrare che gli elementi radicali primitivi dei gruppi e B sono irriducibili, nessuna affinita potrebbe sussistere fra A e B (e sarebbe questa la sola prova possibile della poligenesi delinguaggio); se invece A e B risalgono alla medesima origine, devono avere in comune almeno gli elementi radicali, sia poi che si possa o non si possa dimostrare questa comunanza. Questo e il primo grado dell'affinita, veramente e puramente lessicale. Alcuni intesero di limitare ad essa le loro comparazioni. Cosi Federico Delitzsch nei suoi Studien iiber indogermanisch-semitische Wurzelverwandtschaft (Lipsia 1873) pure ammettendo la possibilita che i sistemi grammaticali delle due lingue primitive, I'indoeuropea e la semitica, derivino da un germe comune e identico (pag. 26) - volle indagare, come dice gia il titolo della sua opera, la sola Wurzelver-wandtschaft. Nel fatto pero egli estende le comparazioni a quei complessi formati da radice determinativouali a torto attribuisce, col Renan, una esistenza propria gia periodo creativo del linguaggio (pag. 70); mentre essi appartengono manifestamente ad un periodo posteriore, onde la loro identita fondamentale in diversi gruppi ha un' importanza grandissima, maggioraassai di quella delle semplici radici, per il fatto della composizione. Queste sono gia comparazioni grammaticali; ma il merito di avere acutamente analizzate e comparate fra di loro molte fornozioni grammaticali indoeuropee e semitiche spetta all' Ascoli.

Mentre alcuni si limitarono a ricercare L'affinità nelle radici, altri pretesero troppo cercando intime concordanze nella flessione delle parole (declinazione e coniugazione). Solo fra gruppi assai vicini si possono trovare concordanze di questo genere. Ma vi e un grado intermedio di affinita, del quale poco si e tenuto conto. Vediamo in che consista.

Nella formazione e sviluppo del linguaggio si possono distinguere tre periodi principali:

1. il periodo delle radici (periodo creativo);

2. il periodo dei temi; (

3. il periodo della flessione; (periodi evolutivi).

È questa una specie di ontogenesi del linguaggio, mentre la storia dei vari gruppi ne rappresenta come la filogenesi. E qui abbiamo pure una cronologia, che si rispecchia in ogni parola scomposta nei suoi singoli elementi. Questi, infatti, si trovano disposti come a strati, di cui quelli più vicini al nucleo primitivo (radice) sono i piu antichi, mentre i piu lontani e per cosi dire esterni sono i piu recenti. Nelle lingue suffiggenti, per esempio, la parola può risultare di tre elementi:

1. radice;

2. radice + suff. tematico (=tema);

3. radice + suff. tematico + suff. della declinazione o coniugazione (ossia: tema + suff. della declinazione o coniugazione).

Per i grammatici indiani, che cosi acutamente seppero analizzare le forme della loro lingua, ogni parola finita e riducibile al terzo tipo morfologico:

dhâtu + pratyaya + vibhakti

ossia appunto: radice o base + affisso (=tema) + flessione del nome o del verbo (v. la grainmatica sanscrita di F. L. Pulle, p. 53). Soltanto e da osservare che gli elementi secondo e terzo o ambedue possono mancare, nel qual caso i grammatici indiani dicono che essi sono ridotti a zero ma virtualmente presenti: modo di dire non conforme alla realtà.

Una parola-radice e, per esempio, il latinoI va; una parola- tema e il greco deix-vp imper. mostra; parole prive del secondo elemento sono not-i e si-u., E-usv; infineum a parola completa nel senso dei grammatici indiani

Che la formazione dei temi nominali e verbali abbia presedopo la flessione propriamente detta, certo e risulta dall'analisi delle forme. In molte lingue manca la declinazione e la coniugazione, ma occorrono in maggiore o minor numero le formazioni tematiche. E questo e molto naturale. Per distinguere il soggetto dall'oggetto non sono punto necessari dei segni speciali: basta Ordine delle parole nella frase. Lo stesso dicasi della relazione del genitivo. Quanto al verbo, non e necessario che Pelemento predicativo sia fuso coll'elemento soggettivo in una sola parola. Anzi, come vedremo nella seconda parte, le relazioni grainmaticali sono propriamente inesprimibili. Per le modificazioni della stessa idea non si creano, in generale, parole diverse ma soltanto si modificano in vario modo quelle fondamentali (variazione delle radici, per es. xpatw, xpita, oppure si formano dei derivati come tagliare: tagliuzzare, tagliatore ecc. Anche nei tempi più vicini alla formazione del linguaggio si dovette sentire il bisogno di distinguere, per esempio, dall'idea generale di , ferire ' quella di , feritore e di , ferito di esprimere accanto all'idea di , andare' quella di , far andare mandare' ecc. Infatti anche in lingue povere di forme grammaticali si trovano formazioni tematiche del genere ora indicato. L'inglese ha perduto quasi interamente la flessione, ma conserva non poche forme di temi. Nella lingua dei Sandeh da hata salvarsi deriva bata-sx a salvare, liberare, e da questo hatexx-i salvatore. Perfino nel Cinese si scoprono tracce di formazioni speciali, per esempio del causativo-denominativo.

Ora si domanda se le medesime forme grammaticali siano noestese a piu gruppi linguistici. A priori la cosa e senza dubbio possibile. Infatti, poiché entro i principali gruppi linguistici si ha evoluzione discendente e le relative lingue fondamentali erano gia più o meno ricche di forme, ne viene di conseguenza che anche quel linguaggio primordiale da cui, come da tronco, si staccarono le varie dirainazioni, anziché rudimentale pote essere bene sviluppato. Ma la prova di cid io vedo nella grande concordanza che nella formazione dei temi nominali e verbali ho notato fra la inaggior parte dei gruppi linguistici. II Bantu, il Camitosemitico, il Caucasico, I' Indoeuropeo, I' Uraloaltaico, il Dravidico e, in minor proporzione, altri gruppi linguistici hanno molti elementi grammaticali in comune, ereditati da quello stipite primordalle onde rampollarono tutti quei gruppi. La cosa dapprincipio mi sorprese, perche non L'aveva preveduta; ma poi riflettendo mi apparve naturalissima e nello stesso tempo mi spiega perche tante concordanze evidenti e diffusissime fossero sfuggite ai glottologi. La tematologia o formazione delle parole di rado fu trattata con quell'ampiezza e profondità di analisi che richiederebbe la suo straordinaria importanza. In molte grammatiche di lingue poco conosciute non e trattata affatto. La parola vi e considerata come un dato'da ricavarsi dal vocabolario. Quindi nessuna analisi. Eppure dopo le radici gli elementi pin antichi sono i temi, i quali sogliono anche essere assai più persistenti delle forme flessive. Percio fra i temi noi dobbiamo cercare le formazioni grammaticali più antiche, le quali possono essere quasi latenti e petrificate. Questo e il vero campo della paleontologia linguistica.

Spesso L'attenzione si rivolge agli affissi pin appariscenti ed esteriori, mentre, a mio giudizio, i più antichi sono i suffissi vocalici a contatto immediato con la radice, i quali pin facilmente passano inosservati. Molti suffissi sono composti o appariscono come ampliamenti di suffissi anteriori; e allora la parte più antica e quella pin vicina alla radice, parte che appunto suole richiamare meno I'attenzione. Cosi, per esempio, frequentissimi e caratteristici sono nelle lingue kharthweliche (Georgiano ecc. ) i suffissi -li, -ri, che hanno pero una funzione piuttosto vaga, mentre la vocale che li precede ne ha una ben definita.

Capitolo X

Solo con I'unita d'origine del linguaggio e possibile la glot- tologia generale comparativa (< allgemeine vergleichende Sprach- wissenschaft "), disciplina la quale può gettare viva luce sulle questioni che piu agitano lo spirito umano.

Qual'e L'antichità dell'uomo sulla terra? In quale parte del globo si forma o apparve? O ebbe esso origine in piu luoghi e in tempi diversi? Quali furono le piu antiche migrazioni compiute dal-L'uomo, che noi troviamo cosmopolita fino dai tempi più remoti?

A queste e ad altre simili domande di somma importanza nessuna scienza da finora sicura risposta; eppure havvi un documento coevo all'uomo, di cui segna il distacco dai bruti: il linguaggio. II linguaggio, ininterrottamente trasmesso per lunghissimo corso di secoli di generazione in generazione fino a noi, e I' archivio pit copioso e piu sicuro dell' umanità. Cosa meravigliosa: le parole che noi usiamo ora sono, per quanto alterate, quelle stesse che usarono i primi uomini. Il linguaggio racchiude, se mi si permetta L'espressione, del pensiero fossile; e il rifarne la storia e rifare la storia del pensiero umano. Ma non solo esso pub illuminarci sulla storia interna dell' uomo, bensì anche sulle sue vicende esteriori comprese nei problemi dianzi accennati. Questa duplice utilità fu intuita già dall'acutissimo Leibniz quando scrisse che le lingue sono lo specchio migliore dello spirito umano, e che a indagare le antiche origini dei popoli niente da maggior luce che la comparazione delle lingue. Ora bene riflettere come solo L'avvenuto differenziamento delle lingue ci permetta.di risalire indietro nel buio dei tempi. Solo per esso le principali vicende dei primi uomini non saranno un giorno ignorate. E a noi importa appunto ricostruire I'antichissima storia dell' umanità a grandi linee, allo stesso modo che sogliamo spingere sguardo versooro L'orizzonte per iscoprire e scrutare i luoghi lontani now nei loro minuti particolari, bensì nel loro insieme.

La questione più importante connessa con la glottologia e senza dubbio quella che riguarda L'origine unica o non unica dell' uomo. Delle quattro combinazioni che, astrattamente parlando, si possono fare:

1. monogenesi dell' uomo e del linguaggio;

2. poligenesi dell'uomo e monogenesi del linguaggio;

3. monogenesi dell' uomo e poligenesi del linguaggio;

4. poligenesi dell'uomo e del linguaggio;

dimostrata I' unita d' origine del linguaggio, la terza e la quarta sono eliminate e restano solo le altre due:

1. monogenesi dell'uomo e del linguaggio;

2. poligenesi dell' uomo e monogenesi del linguaggio.

Per mantenere la seconda ipotesi farebbe d'uopo supporre il linguaggio sorto presso una « specie » di uomini e trasmesso poi agli altri uomini gia forniti di un linguaggio proprio (poiché I' uomo alalo " e una contraddizione in termini). L'ipotesi cosi inverosimile che, per quel ch'io sappia, non e stata finora sostenuta da nessuno, mentre ciascuna delle altre ha avuto sostenitori di grande valore. Si e ripetuto fino alla sazietà che le divisioni linguistiche e antropologiche non coincidono. Piu esatto e dire che possono non coincidere. II linguaggio, e vero, non nn carattere necessariamente ereditabile come la struttura fisica, ma nella realtà l'accordo fra lingue e razze la regola, il discocorso e l'eccezione. Secondo A. H. Sayce, Language and Race (Journal of the Anthrop. Inst. , V, 1875-76), il primo che dimostro non essere termini correlative lingua e razza fu il Rev. G. C. Geldart in uno scritto intitolato: Language no test of Race (1867), nel quale il soggetto era trattato rispetto a questi quattro punti: 1. military, 2. religious, 3. intellectual, 4. fashionable intercourse (la stessa cosa era stata pero riconosciuta prima da C. Cattaneo, come ha dimostrato il De Michelis, L'origine degli Indo-Europei, 89, 92, 94-96). Nella discussione che segui alla lettura dello scritto di A. H. Sayce il prof. Whitney osservo giustamente: « Civilisation facilitates intermixture; and it is only civilisation and literary culture that give to any language the power to extend itself widely beyond its natural rate-limits. Except under the government of the disturbing influences introduced by higher civilisation (and which leave, therefore, historic records to check and control the linguistic indications), language is the most clinging and persistent of institutions ». E nell' opena « La vita e lo sviluppo del linguaggio » dice con grande chiarezza il medesimo autore: « Resta sempre vero che, in complesso, la lingua e determinata dalla razza, dappoiche ogni essere umano solitamente impara a parlare dai suoi genitori e congiunti. E le spiccate eccezioni a questa regola hanno luogo piuttosto nella piena luce dei tempi storici; che e la civilta quella che facilita le mescolanze e crea le comunicazioni. Non sono ne son mai state, di certo, le razze selvagge ed oscure, quelle che abbian fatto molti incrociamenti, e si siano fuse o scambiate le lingue; sono bensì le razze colte. Se una tribu barbara soverchia un' altra, ammenoche la tribu vincitrice non assorbiscaddirittura la vinta, per solito non vi e cambiamento di favella; ma nazioni come i Romani e gli Arabi, che vengono con la forza di un organismo politico e di una letteratura, estendono la loro lingua largamente sui popoli stranieri. Fortunatamente, dunque, la testimonianza della lingua e piu attendibile giusto dove e piti necessariamente consultata; essa e piu facilmente fallace relativamente ai popoli civili, che pero son gia noti per altre vie » (trad. D'Ovidio, 329 seg. ). Savie parole, che dovrebbero meditare quanti fossero disposti a sostenere ancora la pluralita d'origine dell'uomo malgrado l'unita d'origine del linguaggio. Nei primissimi tempi, quando gli uomini erano rari e dispersi, e impossibile ammettere una imposizione di lingue cosi estesa daver distrutto tutte quelle che fossero state di origine radicalmente diversa.

Noi dunque consideriamo la monogenesi del linguaggio per lo meno come un argomento assai forte in favore della monoge- nesi dell'uomo. La testimonianza del linguaggio e cost forte che taluni, come Potete, Chavee, il generale Faidherbe, Hovelacque, A. de la Calle, fondandosi sulla pretesa irriducibilita delle lingue conchiusero che anche per L'uomo bisogna ammettere plurealtà d'origine. A. de la Calle dice esplicitamente: " La linguistique conclut a la pluralite originelle des langues et, consequemment, a la pluralite originelle des races humaines " posologie, 1881, pag. 366). E noi potremo dire dal canto nostro: la glottologia conchiude con L'unità originaria delle lingue e, per conseguenza, con L'unità originaria delle razze umane

Per quanto ho potuto vedere, nessun argomento serio stato mai addotto dalla scienza antropologica per provare la pluralita d'origine dell'uomo e molti se ne sono invece recati innanzi che la rendono verosimile o probabile. Gli antropologi prudenti ne affermano ne negano. Perche poi siano proprio i seguaci della dottrina dell'evoluzione quelli che, per lo pid, combattono la comune origine degli uomini e delle lingue, e cosa per me inesplicabile. Forse vi e influenza, sia pure inavvertita, di ragioni extrascientifiche; il che e un gran male di certo. Si può accettare la teoria dell'evoluzione e mantenere I'origine unica dell' uomo. Anzi, se non erro, appunto quella teoria dovrebbe condurre al monoge- nismo. Perche, insegnandoci la biogeografa, ossia la geografia zoologica e botanica, che gli organismi, quanto pid some di ordine elevato, tanto pin ristretta hanno Paura di abitazione, ne viene di conseguenza che il precursore " dell'uomo, come animale di ordine superiore, dovette pure risiedere in un'area non molto vasta, nella quale si compi la trasformazione in uomo ". Ora, se gia il precursore dell' uomo visse in un'area determinata e non molto vasta, a maggior ragione L'uomo deve essersi formate in un sol punto (largamente inteso) del globo e non in molti. Per concedere la possibilita, e non altro, di origini indipendenti in più luoghi della terra, bisognerebbe ammettere che il precursore fosse stato un animale cosmopolita; il che non e ammesso dai seguaci di Darwin.

Oltre alla testimonianza del linguaggio, la quale, come abbiamo visto, ha un valore grandissimo, vi sono dunque altri argomenti che stanno per l'origine unica dell'uomo. Eppero, mentre io affermo I'unite d'origine del linguaggio, credo anche, fino a prova contraria, all'unita d'origine dell'uomo.

Per quel che riguarda l'antichità del genere umano, essa e certamente grande in alcune parti del globo, ma non può essere enorme come taluni vorrebbero far credere. Poiché il linguaggio e coevo all'uomo, che appunto per esso si suole distinguere dai bruti, si può anche largamente stabilire un massimo e un minimo. Infatti, Pantichita del linguaggio non puoltrepassare un certo massimo, altrimenti i gruppi linguistici sarebbero piu numerosi e la loro divergenza sarebbe maggiore di quella che e, onde non potremmo riconoscere Poriginaria unità; ne, d'altra parte, pur essere inferiore ad un certo minimo, altrimenti i gruppi linguistici sarebbero meno numerosi e la loro divergenza sarebbe minore di quella che e. Ora, tenuto conto della differenziazione linguistica che in media si compie in un dato tempo, io credo di poter dare come minimo la cifra di 30,000 anni e come massime quella di 50, 000. Ma s' intende che queste sono cifre date con la massima riserva.

Grande fascino ha esercitato sempre sui dotti la questione della culla o luogo d'origine dell'umanita. Le vie per tentare di giungere ad una soluzione approssimativa sono molte. Intanto si va ricercando con maggiore o minore fortuna quale sia stata la patria primitiva di ciascuno dei grandi gruppi etnici e anche delle razze; coordinando poi fra di loro i risultati più sicuri, riuscirà piu facile determinare la Urheimat del genere umano. A tale questione poi strettamente congiunta quella della direzione in cui avvennero le piu antiche e vaste emigrazioni o espansioni. Se vero quello che ne insegnano i naturalisti, che ogni specie ivi si mostra piu perfetta, ove ebbe origine, si può pensare a qualche regione dell' Eurasia come a centro originario donde si diffusero gli uomini in tutte le direzioni. E invero e pure un fatto degno di nota che, quanto più ci allontaniamo dalle nostre regioni, tanto piu degradati ci appariscono gli uomini. Si pensi quegli contatto: che sono gli Ottentoti e Boschimani, gli abitanti del- I' Australia e della Tasmania, quelli della Terra del Fuoco ecc. Eppure molti di questi popoli parlano lingue assai bene sviluppate, che si riconnettono a gruppi linguistici derivati da idiomi che furono assai ricchi di forme, sicche e naturale il pensate che quei popoli fossero una volta più civili e siano moralmente decaduti e fisicamente mutati per influenza dell'ambiente sfavorevole in cui vennero a trovarsi. Perche e senza dubbio un errore il considerare come primitivi soltanto i tipi estremi delle razze e ritenere gli intermedi come derivati da mescolanze, anziché partire da un tipo medio per ispiegare i tipi estremi come prodotti di differenziazione in vario senso riuscire a fissarsi stabilmente (cfr. Kretschmer, Einleitung in die Geschichte der griechischen Sprache, 45). In questo modo le differenze somatiche fra le varie razze non appariscono piu cosi gravi da doverla considerare come caratteri specifici; sicché possiamo parlare di razze e non di specie umane. Ed e strano che le differenze delle razze umane siano state cosi spesso esagerate da quei medesimi che volentieri chiudevano un occhio sulle differenze ben più preview0cvoli che separano L'uomo dagli anthropoid.

Tutti gli uomini appartengono ad una sola specie e sono realmente fratelli.

PARTE PRIMA

Le radici

Rispetto al contenuto o significato le radici possono essere:

1. interjezionali (interjezioni; voci negative, proibitive, affermotivi, interrogative, esortative; particelle):

2. pronominali o dimostrative;

3. predicative: a) verbali, che indicano un' azione transitiva o intransitiva o uno stato; b) aggettivali, che indicano una qualità.

Le radici della prima classe esprimono certi sentimenti generali che si riducono per lo piu al piacere e al dolore. Sono di regola monosillabiche e presentano importanti differenze di tono o intonazione. Tanto nella frase quanto nella singola parola la interrogazione espressa col passaggio da un tono basso o grave ad un tono alto o acuto e L'esclamazione col passaggio contrario. Lo stesso elemento, come m o n, pronunciato con tono diverso può dare origine a voci interrogative, esclamative o negative. Jensen ha studiato il fenomeno nelle lingue semitiche: Ausruf, Frage und Verneinung in den semitischen Sprachen (nella Zeitschr. f. Volkerpsych. XVIII, 1888).

Le radici della seconda classe sono sempre monosillabiche e semplicissime constando o di una sola vocale o di una consonante seguita da vocale. Il suono caratteristico e uno di quelli che costituiscono il minimo sistema fonetico primordiale.

Le radici predicative sono di gran lunga più numerose. loro monosillabismo fu affermato gia a priori, peragioni psicologiche. Si disse in sostanza che ad una impressione unica prodotta sull' uomo da una causa interna od esterna non può corrispondere che una sola emissione di voce, cioè una sillaba. L/esame dei fatti conferma questa teoria, poiché in tutti i gruppi linguistici le radici sono di regola monosillabiche. Non mancano certo le radici bisillabe, ma il loro bisillabismo proviene semplicemente dall' aggiunta, in fine della radice, di una vocale omogenea a quella principale; come, per esempio, in guru che in un numero infinito di lingue significa , tuonare' e nelle radici indoeuropee del tipo bhere (il tipo che ora contiene il suffisso dei nomi astratti). Qui il fenomeno sembra di natura puramente fonetica. Certo e che dei complessi fonetici come katab non appariscono radicali in nessun gruppo linguistico. Infatti la radice, come abbiamo detto (pag. 34) può constare o di una sola vocale, o di una vocale preceduta o seguita da una consonante semplice, o di una vocale posta fra due consonanti. Tre consonanti sono possibili in una radice soltanto se fra di esse ve n'è una che possa assumere la funzione di vocale, come nell' indoeur. serebh sorbire sem. xarab, xurap o come nel sem. garab rogna, scabbia Ciam garair grattare, Mal. kurap, Battak graph rognoso (piu lontano e pel significato I' indoeur. gereph: greco ece. ). Le eccezioni sono apparenti. Per esempio, nella base pster- starnutare, che si deduce dal greco http-vota e dal latino ster-nu-n, soltanto lo pxt- iniziale rappresenta la radice ed e evidentemente un' onomatopea con sonante (cfr. st! o zt! donde it. zitto).

II significato originario delle radici predicative fu certamente sempre assai materiale, ma nello stesso tempo indeterminato in sommo grado non solo rispetto alla funzione grammaticale, ma anche rispetto all' estensione, analogamente a cio che si osserva nel linguaggio infantile nel quale, per esempio, namea significa non solo dormire ma anche tutto cio che si riferisce al dormire, come il letto o la culla, i cuscini ecc. E qui bisogna distinguere cio che esprime propriamente una parola da cio che essa puo significare. In molte lingue il monosillabo mau esprime il miagolare del gatto, ma può significare anche L'animale stesso; ossia accanto al verbo " mau si adopera pure un sostantivo " mau, tutto al piu con la differenza che in origine nel primo caso il tono sara stato piu alto e il ritmo più vivace che nel secondo (efr. G. von der Gabelentz, Die Sprache. 311). In tal modo il gatto e denominato secondo una delle azioni che gli sono proprie, quella più caratteristica e saliente; il medesimo animale pub essere invece designato con una parola che ne esprima una qualità. Lo stesso oggetto pub essere appercepito sotto diversi aspetti e quindi le sue denominazioni possono riuscir diverse dal lato semasiologico nelle varie lingue; ma la cosa in se non essendo conosciuta non può nemmeno essere denominata, cio vuol dire che non vi sono in nessuna lingua veri nomi sostantivi. Tutti i sostantivi - tranne alcuni pochi che sono d' origine pronominale o internazionale - provengono da radici predicative. Resta a vedere di che genere sia L'azione espressa da una radice verbale (Aktionsart). Che la radice di per se non possa indicare altra relazione di tempo se non quella della contemporaneita rispetto al momento in cui si profferisce, e evidente e viene confermato dall'esame di tutte le lingue. Questo per cio che riguarda l'azione considerata soggettivamente; ma oggettivamente considerata I'azione, pur riferita al presente, pud essere momentanea (artistica) durativa. Io ritengo che in generale le radici abbiano un valore aoristico. Una radice come tak battere usata in moltissime lingue indica senza dubbio , dare o battere un colpo' (turchia), mentre per indicare il battere durativo (threev) si adoperarono forme raddoppiate (tak-tak) o comunque derivate. Anche I'accento serve in alcuni casi a indicare la differenza in modo simbolico, per esempio Asian in greco. In generale si può dire che I'azione momentanea e espressa da una forma pin breve che L'azione curativa, per esempio tup, type battere un colpo: tup-tup (abbreviata in type c ecc. ), type (oppure type, taupe), taupe, taupe battere pin colpi. Quanto al significato modale, la radice pronunziata con un tono adatto, a guisa d' intersezione, ha valore d' imperativo in tutte le lingue, per esempio let. I va! (cfr. il grido con cui presso di noi si eccitano i cavalli: ih! oppure in!); pronunziato con tono ordinario la radice ha un valore semplice- mente enunciativo.

Importa notare che le tre classi di radici da noi distinte in base al loro significato fondamentale non sono assolutamente fisse, essendo possibile il passaggio dall' una all' altra; del che vedremo in seguito parecchi esempi. Importante e abbastanza frequente e il passaggio dalla classe pronominale alla predicativa.

Senza I' aggiunta di elementi estranei, la radice può divenire produttiva in due modi, mediante la variazione delle consonanti e delle vocali o mediante il raddoppiamento. Il principio della variazione delle radici risale certamente agli inizi del linguaggio. La variazione consonantica abbonda nel Semitico, ove ha prodotto una straordinaria ricchezza lessicale. Citerò pochi esempi. L'arabo ha sakk- e daga- per esprimere con varia sfumatura il concetto di , tagliare (lat. secu-re); nell' Ebraico il concetto di , spingere, urtare' e espresso da *day (donde dsp, jq, n-dy edu, cfr. anche duce), il concetto affine di , restare, stritolare' dalla forma affine *dak (donde dkk, dk', dk e dick) e (in dgg), v. J. Olshausen, Lehrbuch der hebr. Sprache, 14 seg. V. anche sopra pag. 23. In massima parte si tratta certamente di variazioni simboliche atte ad esprimere con suoni piu o meno forti le sfumature del significato fondamentale.

Quanto alla variazione vocalica, lasciando da parte quella di natura simbolica (xpatw, xpitw), ne resta un' altra assai importante, che sembra di diversa origine, e si estende solo alla serie e - a - o. Nell' Indoeuropeo la vocale a si conserva soltanto in alcuni casi speciali, cosicche di regola la variazione (apofonia) e e : 0. Lo stesso dicasi del Copto, in cui a appare invece di e oppure o davanti ad una primitiva laringale '(a in), h, h o y. Nel Semitico e, o si sono generalmente confusi con i, u, ma anche qui a appare invece di u dopo e specialmente davanti una delle laringali '(hamza), (ain), h e h, per esempio: Ar. yd-gtul per yd-gtol jussivo di qatala, ma yd-ftah per *yd-ftoh jussivo di fataha. Un' influenca simile delle laringali si osserva anche nel Bugia. Cio premesso, esaminiamo alcuni casi di apofonia qualitativa in alcuni gruppi linguistici.

A proposito dell' apofonia indoeuropea K. Brugmann scrive: Die Entstehung des Ablaufes ist, dariber sind heute Alle einig, in erster Linie ein lautgeschichtliches, nicht ein morphologisch-semasiologisches Problem » (Grundriss, 483). Per quel riguarda la variazione quantitativa (compresi i casi come dor. it vatos da * Avaz-tos per * Save-tos, cfr. Divatos) e una parte della qualitativa (casi come : 2-xpwy) non v'è dubbio; ma non tutto si spiega cosi. Per quale ragione nell' Indoeuropeo si ha un o nel tema del perfetto (uspove, aids), se l'accento, come si ammette generalmente, posava su di essa vocale? Quale e la spiegazione dei presenti come mon-ey-T (lat. moneo)? E delle forme nominali come twp, po-s, topa? Io credo che si debbano porre due temi, quello del presente (mene quello del perfetto (none), nei quali la variazione e: o non spiegabile come in : ma e di tutt'altra natura ed immensamente più antica. Noi abbiamo infatti questo parallelo fra I' Indoeuropeo e I' Egiziano:

Indoeur. mene : Indoeur. me-mone Eg. mene : Eg. men-mone.

Analoga variazione presenta il Semitico, per esempio Ebr. saken abitare: yi-skon (Ass, ken firmus est: i-kun per *i-kim); efr. con I' Egiz. mene , bleibend I' Ebr. amen , che rimane saldo, fermo, vero (ma Ar. d-mina essere sicuro, fiducioso; cfr. Ass. ken ma sdk in). Quanto al significato, esso apparisce chiaramente dal-I'E L'egiziano, poiche a) nei verbi transitivi la forma con (infinito) e un nomen actionis e la forma con (participio) ha valore intransitivo-passivo, ossia indica uno stato duraturo, per esempio win aperire, aperiri ( apertura '): patens; b) nei verbi intransitivi l'infinito indica un' azione assoluta o uno stato incipiente, non duraturo, mentre il participio indica uno stato duraturo, per es. mIn rimanere (p.ovi) : men rimanente (usvov)ктот schwarz werden: kem schwarz seiend. In generale si puo dire che le forme con e indicano I'essere, quelle con il divenire, tante nel Copto quanto nel Semitico. Al participio copto corrisponde assai bene il permansivo assiro, per esempio ken firmus, firmus est (kan stat, imper. kun per *k7m). La vocale caratteristica dell' imperativo e, come nell' infinito, o nei verbi transitivi, per es. Egiz. *smon stabilisci, Sem. *gol uccidi (le forme come Ass. sa'dl domanda, hanno a invece di o, per ragione fonetica). Ora e preview0cvole che anche il Tibetano presenta sempre la vocale o appunto nell'impe- rativo dei verbi transitivi quando il tema verbale o del perfetto contiene un a, nel qual caso la vocale del presente e e oppure o.

Per esempio:

               PRESENTE PERFETTO (E FUTURO) IMPERATIVO

udire         g-son      b-san (g-san)    g-son
affidare      g-tod      b-tad (g-pad)    thod
impedire      a-ge gs    b-kag (d-gag)    khog
coprire       a-geb-s    b-kab (d-gab)    khob
spaccare                 b-kas (d-gas)    khos
ma
spaccarsi     a-ges      gas
    

Le vocali i, u restano inalterate. Questo interessante fenomeno di variazione vocalica fu gia confrontato da Edkins con quello corrispondente del Semitico: In the form for the imperative we meet (nel Tibetano) curiously with a Semitic peculiarity. The vowel a or e is changed to o. Za, he eats, becomes zo, eat. Sel, he cures, becomes sol, cure. In the Hebrew paradigm, katal, he killed, becomes in the imperative ktol; and sabab, he surrounded, becomes sob » (China's place in philology, 135). E una buona osservazione in un libro fondamentalmente sbagliato. Edkins avrebbe potuto confrontare il Tib. sol cura col Copto sel-sul consolare. II fenomeno, ripeto, e interessante anche se nel Tibetano e sorto in modo indipendente; percio non comprendo perche Conrady lo consideri come trascurabile (Eindochinesische Causativ-Denominativ-Bildung, 26). L/avergli Schiefner negato il carattere di flessione e un arbitrio. Come si vede dagli esempi riferiti, la variazione vocalica e spesso accompagnata nel "Tibetano da una variazione nelle consonanti iniziali, la quale poi alla sua volta e strettamente collegata nelle lingue indicinesi alla variazione dei toni, come ha dimostrato Conrady. Io credo che nel Tibetano, Indoeuropeo e Camitosemitico I abbia avuto origine dal tono, efr. nel Tibetano zo mangea!, ma za non mangiare! Ma per ora basti L'aver richiamato l'attenzione su questo fenomeno, di cui non mancano esempi anche in altri gruppi linguistici.

Non bisogna credere che le numerose e ben preview0c variazioni vocaliche del Camitosemitico siano tutte della stessa natura delle precedenti. La complicazione grande e io, per non dilungarmi troppo, sono costretto a dare nella prima appendice e quasi in forma di tesi alcune delle conclusioni alle quali sono pervenuto ne' miei studi camitosemitici. Il risultato sarà che le formazioni per mutamento interno vocalico, cosi caratteristiche del Camitosemitico, non isolano affatto questo gruppo dagli altri gruppi linguistici.

L'altro mezzo che serve alla formazione di parole derivate senza L'aggiunta di elementi estranei e il raddoppiamento, che deve la sua origine alla ripetizione della medesima parola e indica intensità o frequenza di uno stato o di un' azione. II raddoppiamento e integro o incompleto, nel quale caso può essere iniziale, medio o finale. Non di rado e accompagnato da variazione vocalica o consonantica. Affine al raddoppiamento e la geminazione delle consonanti e L'allungamento delle vocali (arabo gattala e qatala).

Quantunque il raddoppiamento sia un processo semplicissimo e veramente primordiale, pure non e allo stesso modo comune in tutti i gruppi linguistici. Piu spesso e usato nel Bantu, Camitosemitico, Indoeuropeo e Maleopolinesiaco, per non parlsre delle lingue dell' America; ed e piu frequente nel verbo che nel nome. Il tipo piu comune e come tal-tal, ma nel Camitosemitico e caratteristico tal-al e nell' Indoeuropeo, al contrario, ta-tal, raddoppiamenti incompleti. Senonche il tal-al camitosemitico molto spess sembra derivato da tall, come dimostra il Berbero:

Sem. qattal- : Sem. gatt- = Berb. gettel : Berb. gett.

Da gutt- derivò qatar- come talvolta da gattal- derivò qa'atal-. In altri gruppi linguistici pare che la geminata esplosiva si sia non di rado risolta mediante la nasalizzazione; cosi, per esempio, il semitico kapp curvare e rappresentato nell' Indoeuroped e Uraloaltaiko da capo (greco egc. ), donde anche, come pare, kamb e poi kamm e infine kam. Nelle lingue dravidiche la geminazione e frequente come mezzo morfologico e vi sono preview0cvoli le corrispondenza nd : tt, mb : pp ecc. , per esempio: Tamil pgu andar via: porcu mandar via, cacciare, nira-mbu essere pieno: nira-ppu riempire.

Per L'indagine dei nessi genealogici tra i vari gruppi linguistici le forme con raddoppiamento hanno in generale poca importanza. Tuttavia sono degne di nota certe concordanze speciali. Ne citerò una. Nel Turco e nel Mongolo si forma una specie di superlativo o elativo da aggettivi che denotano colori mediante raddoppiamento della prima sillaba seguita da p, per esempio: a pak bianchissimo, con-kara nerissimo, sap-harry assai giallo, Mong. tsap-tsagan (Burj. sap-sagan) bianchissimi, Burj, up-ulang assai rosso; pero anche Turco jap-jakty buonissimo, Mong. ap-arisen purissimo ecc. Ora nel Mundari (Kolh) gli aggettivi che depreview0cno dimensioni formano il superlativo inserendo un p dogo la prima vocale che viene poi ripetuta, per esempio maparang grandissimo da marang grande, dzipiling lunghissimo da dziling luveo Kalasha driga), mopoto grossissimo da moto grosso; cfr. Rev. J. Hoffmann, Mundari Grammar, Calcutta 1903, pag, 111.

I determinativi delle radici

All'infuori della variazione e del raddoppiamento ogni forma grammaticale fondata sulla composizione.

Nei singoli gruppi linguistici gli elementi formativi più antichi sono senza dubbio i cosi detti determinativi delle radici, elementi ormai privi di vitalità e di una funzione ben determinata, i quali sono residui importantissimi di periodi anteriori in cui essi vigevano ed erano produttivi. La loro funzione, natura ed origine rimarrebbero oscure, se essi non si trovassero in altri gruppi linguistici in pieno vigore. Il loro esame spetta piuttosto alla comparazione lessicale e nei pochi saggi che seguiranno si troverà un certo numero di determinativi; qui ci contenteremo di citare alcune forme importanti. II verbo Ebr. a bad, Sir. e bad, Ass. aba-tu (con t) , perire significa senza dubbio in origine , andarsene', significato al quale si avvicina spesso I'arabo aba-da (per es. aufugit fers in desertum); cfr. Ar. halaka, halika perire, ma Ebr. halak, Aram. halak, Ass. alaku andare. Nell' Arabo si trova col significato affine ba-da med. y abiit atque a suis separatus fuit, periit, Geez bad-bada perire. Che il d sis un , determinativo' apparisce dalla sostituzione del t nell' Assiro e dal Galla ba-d perire, accanto al quale probabilmente esiste anche una forma ba-t. Ora il ba-d del Galla non e altro che il riflessivo di ba usccfr. Afar ba andar via, andarsene, perire. E chiaro che il sem. aba-d, Ass. aba-tu, Ar. ba-da sono forme riflessive antichissime derivanti dalla radice ba orig. , andare, venire' donde Ebr. b6', Ass. baku andare, venire, Geez bo'a entrare, Ar. ba'a ritornare. Nelle lingue cuscitiche sono frequenti le forme riflessive che hanno per suffisso -t, -d. Anche il semitico paga-d inspicere contiene I'antico suffisso riflessivo, cfr. I' imperativo riflessivo Galla baga-dd-u. Ma per trattare dei determinativi camitosemitici occorrerebbe scrivere un grosso volume. noto che il tema indoeuropeo luk- luce, splendere (lat. lux ecc. ) deriva da welk- (A. Ind. vdrcas splendore, lat. Volcanus); ma wel-k- contiene un determinativo che riceve la sua spiegazione solo dalle lingue ugrofinniche, nelle quali -k e suffisso di verbi che denotano un'aziene momentanea, cfr. Suomi vil-bku-, vill-ky- micare, abrupte splendere, Eston. vdl-ku- blitzen, schnell erscheinen und verschwinden. Il Cerem. rolgo-do lucido corrisponde esattamente al Latino l acido-. Non solo: aggiungeremo ancora che al Magiaro wild-g (acc. vild-go-t) luce, mondo corrisponde esatta- mente il Tamil rila-kku , a light', cfr. anche veli-cta-m id. I determinativi -ng- e -g- contenuti nel Lat. fra-noi, fre-g-7, fra-g-i-li-x, Greco egc. parole che appartengono alla radice del Lat. ferl-re e foru-re vengono illustrati dal suffsso verbale frequentativo -ng delle lingue ugrofinniche (-ng anche nel Samojedo), che trovasi pure in sostantivi come Eston. pala-ng-u incendio, il bruciare, da pala- bruciare. Anche qui soccorre la concordanza del Dravidico, per esempio Tamil ada-ng-u to be contained, to be restrained.

Molti temi verbali si formarono per composizione di radici verbali. Nelle lingue cuscitiche, specialmente Agau e Sidama, da intersezioni, onomatopee e nomi si formano delle perifrasi col verbo ye, y ,dare', per esempio Kafa kak ye krahen, krachzen, gackern, Bilin fafy soffiare, Chamir bubu y abbaiare, tif y sputare ; ma anche Kafa ye sorgere, Bilin di b y cadere, fir y volare, Quara kafy essere alto ecc. (cfr. le perifrasi del Mangiu con sembi dire: dardar sembi tremare, ek sembi essere stanco e simili). Ora io credo che, per esempio, lo Afar bog piangere sia la peri- frasi che diede origine al semitico bakay a piangere e che il Bilin e Shamir had y bruciare sia come il prototipo del semitico la-sua, dell' indo-europeo kaw-ye (gr. xiu), del turco kay bruciare ecc. Cfr. nel Bantu kak-ja coagularsi, irrigidirsi, inaridirsi accanto a kak-a id., kok-ja lavare, fregarsi, kok-j-ola tossire, lak-ja gettare e simili. Nelle lingue indoeuropee i temi verbali con -ye, sono spesso d'origine onomatopeica, cfr. i verbi latini cone cricire, garrire, hinnire, hirrire, muttire. - Molti temi verbali rappresentano dei composti di sinonimi. Nelle. lingue indocinesi siffatti composti sono frequenti, ma occorrono anche nel Mangia, come ha dimostrato W. Bang, Beiträge zur Kunde der asiatischen Sprachen 1891, pag. 20: Zum Princip der Synonym-Composition. La cosa e di straordinaria importanza, ma qui non posso che recare alcuni esempi. Nella quarta coniugazione dei quadrilitteri arabici si ammette un infisso -n- dopo la seconda consonante radicale. La spiegazione giusta e diversa. E chiaro che I' arabo ibra-niaga to open (of a flower), to bloom e composto di bar- forare, tagliare e di in-sagga to split itself, open (of a flower); L'arabo ihra-ngama to be gathered together in a mass or crowd contiene nella seconda parte il tema di gamma to be heaped together; col secondo termine di is'a-ngara si può confrontare gard il sem. n-gr to Aow ecc. Un tema verbale antichissimo composto di due sinonimi e il semitico ba-rag risplendere, lampeggiare = A. Ind. bh-rac (gramm. , ma cfr. medio ted. brehen ecc. ); accanto a parigi c'è la variazione ba-lag splendere Indoeur bhe-leg (A. Ind. bhdrg-ux splendore, bhrddza-te splende, riluce, Av. baraza- splendore, Gr. Let. flag-ro, fulgeo ecc. ). primo elemento e la radice semitica baha risplendere indoeur. bha; il secondo elemento e rappresentato nell' arabo raq-raga scintillare e nel Geez sarà q splendore (L'arabo sa-raga applicato al sorgere del sole); efr. il Berbero err, reg ardere, splendere, il Basco arg-i luce, splendere e la radice indoeur. arg- (in app-)-po-s, argentum ecc. cfr. anche A. Ind. and-i-8 n. raggio). Al Geez karag corrisponde il causativo Barb. see tea questo il Basco is-ark- bruciare. Con abbiamo I' arabo al gat splendore, ecc. Nello A. Indiano e conservato il semplice radia-te accanto a bhrad2a-te. Nel copto abbiamo birdie lampo. Infine nell' Arabo troviamo ra'aga col significato di , corruscavit serie continuata fulmen'. Ma cio che a noi preme notare e che il secondo elemento nel composto spesso si riduce ad una sola consonante prendendo cosi l'aspetto di determinativo. Cosi I' Arabo baha-ga splendere, essere bello, lieto sta evidentemente per *baha-l(a)ga ed e forma mutilata per adattarla a quel letto di Procuste che e il triconsonantismo (perciò anche ba-raq invece di * baha-rag); cosi pure il tema semitico baha-qa sta per * bahar(a)qa, dal quale anche derevo in altro modo baha-ra risplendsre. Per il Semitico si pud dunque stabilire il seguente schema:


                   | ba-raga
#baha-raga donde   |
                   | baha-ra, baha-ga


                   | ba-laga
#baha-laga donde   |
                   | *haha-la, bahagia
    

Le radici interjezionali

1. - Voci interrogative

Le voci interrogative hanno grande importanza per la classificazione genealogica delle lingue, perche sogliono conservarsi molto stabilimenti. I temi interrogativi piu diffusi sono quelli che dal suono caratteristico indicherò con K, M (insieme con I'affine N) e I. L'origine apparisce sopratutto dalle forme nasali, perche mm o nn pronunciati con tono alto sono voci interrogative, pronunciati con tono basso sono voci esclamative oppure responsive per denotare il dubbio, L'incertezza e il non sapere una cosa (donde i pronomi indefiniti); in altri casi sono voci negative. Dai pronomi interrogativi sogliono derivare i pronomi relativi e indefiniti.

Le lingue uraloaltaiche possiedono i tre temi K, M e I, percio cominciamo da esse il nostro breve esame. Nel ramo uralico e samojedo K si riferisce alle persone e ad altri esseri viventi che?), mentre M si riferisce alle cose inanimate ( che?). I temi uralico-samojedi sono ku e ki per il maschile-femminile e mi, ma per il neutro. La medesima ripartizione trovasi nelle lingue dell' Australia nella forma di nga- (nasalizzazione di ka-) per il maschile-femminile e mi-n- per il neutro. Kauralaig e Saibai nga who?, mi what? Nelle lingue Andamanesi Me comune, pero il Chariar ha nged-chu who? Cfr. anche Singhalese ka, ка-и chi? то-ка, тока-d che? (: Suomi mi-ka), agg. mo-na was fur ein? (ignoro se queste voci possano spiegarsi con elementi arii, perche nella Etymologie des Singhalesischen del Geiger trove bessi le forme con k-, ma non quelle con mo-). Serechulкоп, кап chi? e man, manne che? Passiamo al ramo altaico e alle sue appendici. Nelle lingue turche Ke rappresentato spesso da ka-, ka-j, v. Vambery, Etym. Worterb. 71. Cfr. inoltre: Jak. e Osm. ki-m chi? (Osm. anche ki), Mong, ke, ken, Burj. ke-n, jin chi?, Jukaghiro e Aleuto ki-n id., tutte forme strettamente affine al Suomi ke-, ke-ne-, al Votj. ki-n, al Mag. ki ecc. Ancora: Juk. kot donde?, ko-da-mei was fur einer Lat. que-tu-mo-), ja-bun quanto?, ka-nin quando?, Aleuto ili-qu-q e la-quota-q che? Il tema M rappresentato dalla particella interrogativa generica -mi del Turco (coi verbi; particelle simili nel Camitosemitico, Cinese ec. ), da -m in ki-m e, con valore indefinito, da -ma nel Mong. jagu-ma qualche cosa; cfr. nel Ciuccio mengin chi? e minkri che? Ma generalmente M e sostituito da N, che pero non e limitato al neutro: Ciag. ni, Osm. ne che?, Koib. nd id., Tung. ni chi?, Giapp. na-ni che?, Aino ni-ni chi? ne-p che?, Ostjako del Jenissei ana, ana-s, ane-t chi? -- In tema I rappresentato dal Suomi jo-ka, partitivo jo-ta pron. rel. , jo-ku indef. qualcuno. Con quest' ultimo concorda il Mong. ja-gu, ja-gu-n che? Burj. ju-n Turco ju, mentre il Tunguso ha i-ku-n che? e il Mangiu ja chi? ja-ja qualcuno, e ai in ai-ba dove? (ba , luogo '). Giapp. i-kd come? i-ku quanto? i-kdga (pron. i-kanga) come?, efr. Turco kangi quale? Samoj. Jur. amgi che?

Vediamo ora le forme dei tre temi negli altri gruppi linguistici.

K. - Nell' Africa non e molto frequente. Si trova, per esempio, nel Serechule (v. sopra), nel Nupe, nel Sandeh e nel Pul. Kafa kun, kun, Gonga kona chi?, Somali kuma chi? Semitico ка-, ка-та come, quest'ultimo anche nell' Ottentoto: kha-ma come. Nel Bantu ki significa , cosa' (ki-tu, ki-n-tu e pref. nominale ki-) e che cosa? Forme corrispondenti a ki vi sono poi in tutta I' Africa. - Nelle lingue del Caucaso settentrionale K e frequente: Awar si- chi? che? (per *ka-) e k in, ki-na- quale?, Lak tru chi? tsi che?, Chink. ca chi? xi che. ? ku-di-l quale?, Kiir. rcu-z chi? che? (temi kii- ek ac-), Udo chi? e-ka chi?, Thusch tcu- Сес. hu- che?, Circasso ye-t chi? si-t che? -- Indoeuropeo ku in avverbi (per es. A. Ind. kii-t-ra donde? cfr. Jukaghiro ko-t id.) e vc-o, kui-. Notevole eI'A. Ind. ki-m che? formalmente identico al Turco ki-m chi? La forma kici-n- (Gr. gen. ti-v-os ecc. ) identica all' uralo- altaico ki-n- e all' Awar ki-n. All' Indoeur. kud-ti quanti? (A. Ind. kai-ti, Lat. quo-t) corrisponde il turco ka-t quanto? da *kd-ti. Abbiamo gia visto le corrispondenza del Lat. quotumus. - Nelle lingue indocinesi abbiamo: Cinese ho che? quale? (da k6), ho-t perche? ho-p perche no? ha come? perche? hi perche? есс. Siamese khai chi? ki, khi quanto?, Tibetano ci check. - Annam. gi che? Nicobarese ci chi? ci-n chi? che cosa? kahai che? can, cu dove? Nelle lingue Colf: o-ko-e chi? ok a che? e come aggettivo ce-le m. e f. quale? Ce-' neutro. Notevole e la coincidenza di ce-le col Samojedo Tawgy se-le chi? -- Australiano ng sopra. - Nell' America pure K e rappresentato; per esempio Koggaba ji che? yi-a chi?

M e N. - II primo tipo e raro nel Bantu, per esempio Chwana mang per *manz chi? e Mpongwe man-de id. Frequente e invece il secondo nella forma ani chi? Cfr. nel Cuscitico: Bugia na quale?, Kunama na chi?, Barea na chi? quale?, Nuba KD. ni chi? M. nai id. Nelle lingue Agau -nl, -n e particella interro-gativa generica come il Geez -nu e I'Egiz. jn Capto an num?

Ma nelle lingue camitosemitiche, al contrario delle Bantu, M e più frequente di N: Sem. ma che? ma-n- chi? ml chi? (Ebr. ) e che? (Geez); Egiz. my, m chi? che?, Berbero ma id., Tamasceq mi, mi-s a chi? Il cuscitico ma e a torto sospettato non genuino. Hausa mi che? mi-ne che? chi? Si noti il significato indefinito nell' Ass. man-ma chiunque (cfr. Georg. acin-me id. e Tamil evan-um id. da eran chi?), nell' Ar. aina-ma dovunque, mah-mitquidquid, Ebr. m*-a-ma id. Nell' Ottentoto il tema ma, per es. in ma-ti come? ma-ba dove? ma" da ma-n quale? -- Nelle lingue del Caucaso meridionale Me frequente: Ingiloi mi-n, mi-na (Georg. wi-n), Mingr. mi, mi-n, Lazo mi chi?, Mingr. mu, Lazo mu-ia, Suano ma, ma-i che? Inoltre Cec. mi-la e qualche altra forma nelle lingue del Caucaso settentrionale. - Nelle lingue dell' Estremo Oriente M sembra raro, per es. Mon mu che? Prevale invece N, per es. Cinese settentrionale na quale? Annam. ndo che? Khasi u-no who? ka-no which? Khmer na, ana, no-na. Per I' Austr. mi, mi-n- ecc. v. sopra. - Nell' America, per esempio Kechua ima che?

I. - Camitosemitico ai: Sem. ai- quale?, Egis. y'i chi? e y-ti, y-y, y-8 che cosa? Copto a-8 (ma a-h in ah-ro-k was ist dir?), cfr. Ar. ai-s cioe ayu sai' quale cosa? e Kunama dy-81 che cosa? (fra le lingue Bantu si puo confrontare il Lunda e-ci che cosa?). Somali ya, aiya, aiyu chi? quale?, Afar tya, lyt id., Saho ay chi? che? quale? tya chi? quale?, Agaumedr ay, Kunama ay chi? che?, Gonga ay. Nelle lingue Agau generalmente chi? quale?, nel Quara anche che? (cfr. Berbero wi e Georg, wi-n chi?). Siano (Cauc. ) mr chi? - Indoeur. yo- con valore di relativo. nentro yo-t, yo-d e identico al Suomi jo-ta. - Nelle lingue dravidiche I e quasi il solo tema interrogativo. Le forme sono : ya- (Tamil e Japanese), ye- (Kudagu), e- oppure ye-, ye- (Tamil e Telugu). - Annam. ai chi?, Khasi ei chi? aiuh che? - Malgascio iza per *iya chi?, iza-y pron. rel. come Mal. ya-ng.

Omettiamo i tipi meno importanti. II Giapp. tare chi? coin- cide certo a caso coll' Ottentoto tare-, tari-. Fra le forme precedenti si devono notare specialmente quelle composte, sopratutto gli ampliamenti inediante -n. Anche la variazione delle vocali e inte- restante. Gia il Bopp not I'analogia che intercede fra le vocali del sematica ma e ml e quelle dell' indoeuropeo kwo- (f. kwa) e kroi-.

I tema interrogativo era, cosi diffuso nellingue maleopo- linesiache, e probabilmente affine agl' interrogativi bandu come pi, pa-pi dove? Merita poi di essere notata la coincidenza ideologica che vi e fra il Bantu e il MP. nel modo di esprimere , come ti chiami? qual'è il tuo nome? I'espressione comune e , chi il tuo nome?

2. - Voci negative

Due specie di negazioni si possono distinguere: la negazione assoluta (on) e la proibitiva (per). Quest'ultima e spesso espressa da M.

M. - Semibantu: Vei ma. Ewe me, per es. too yi tu vai: me-yi-o tu non vai. Jekri (Niger Coast) gi di': ma-gi non dire. Arabo ma sariba egli non bevve. Egiz. mут р. Afar, Saho e Somali ma pri, Begia ba- prob. per *md-, Barea ma p.7, Kunama ruff. neg. dell'aor. -immi, -imme, Masai me-, m- есс. Caucasico: Thusch, Chirk. , Lak, Udo ma pij, Abchazo -m- negazione verbale. Kiirino ze-m-ir oppure me-le-r werde nicht, m-eji-r mache nicht, cfr. Armeno mi beru-r non portare (eEg is. m-yr non fare?). Lazo mo dzarub-t non scrivete. -- Indoeuropeo me proibitivo: A. Ind. md, Av. e A. Pers. ma, Arm. mi, Alb. mo-s, Greco per es. Indoeur. mad hatter setze nicht hin (Delbrueck). - Turco Osm. negazione verbale -ma-, Giapp. (nel futuro dei verbi) -tа-. Mong. bu per * mu, per es. bu oro do not enter. Coreano то-я, mo-t Giapp. ma-dzi. Dravidico: Gond menni, mi-nni - Tibetano ma per es. 20 mangia: ma zanon mangiare, Bere. ma, mai, Siam. mi, mai non, Cinese mo-t schliesslich nicht, m-ok nessuno (hook qualcuno). - Khasi ym. - N.-W. Austr. mi-da vita non temere!

N. - Sembra meno frequente. Egiz. n, nn, Copto en- of. Kunama suff. del fut. neg. -inni, -nni. Te-bu egli mangia: ke-bu-in egli non mangia; Kanuri -ni. - Georg. Lazo pref. neg. un-, u-. Cfr. Dido an-u no. Indoeur. ne of: A. Ind. nd, Lat. ne, Got. ni, Lit. ne, Slavo ne. Piu forte ne-i. - Mag. non non, Votj. on kar non fare!, Syrj. en, in Samoyedo Jur. nj-or p.1, nji os. Giapp. (nell' imperativo) -na. Coreano ani.

L. - Protosemitico la e al non. Pul ald. - Suomi ala, per es. ala ragazza non amare! Tamil al, alla negazione degli attributi di una cosa, il, il la negazione dell' esistenza di una cosa, -ili senza, el (per es. A. Tamil kodel give not). Al Tamil il corrisponde il Telugu le, per es. le-du it is not. Brahui alla (per incidenza ricordero il Brahui a-f non e Mordw. M. a-f). Santhal alo, per es. alo-m sen, alo-m seno non andare! - Ciuccio alo no, Jukaghiro el, ale Aleuto ulo-k non, -la- negazione verbale. - Si notino le combinazioni di L con K: Suomi al-cui, Aleuto ulo-k e

Tamil ceyy-aR-ka do not, per -al-ka.

Jukag, el meini-le-k non prendere!

Ciuccio alo runte-al-ke non mentire!

3. - Voci affermative

In tutte le parti del mondo e straordinariamente diffusa una voce affermativa del tipo tedesco ja.

4. - Varia

Prefisso onorifico. - Nelle lingue dravidiche ta-, t- davanti a vocale anche tag- e tam- si adopera come prefisso onorifico coi nomi di parentela, per es. Tamil izy Can. t-ayi madre da ay, ay madre, matrona, Tamil tag-appan tam-appan padre, t-ammei madre da ammei matrona, t-annei madre da annei madre, zia, sorella maggiore. Maleopolinesiaco t-ama padre da ama id., t-ina madre da ina id. Il primo si trova anche nella N. Guinea : BNGV pag. 26, n. 15 t-ama-na e nell' Australia: Voc. Austr. I, 12 (South Austr. ) t-amma-mu nonno; il secondo nell' Australia: 7 a-t-inia madre (nell' Andamanese senza prefisso onorifico in). Anche nello Stieng trovo t-ine madre e nel Ciam ta-col nipote. Perfino in lingue americane pare che si trovi il nostro elemento, per es. nel Caribica t-amo, t-amu nonno, vecchio, capo, v. L. Anam, Caribe pag. 136, n. 309. La funzione e sempre di indicare la riverenza; e io richiamo L'attenzione sull' importanza morale di questo antichissimo prefisso onorifico. Si aggiunga che nelle lingue della Melanesia il nome , madre' e spesso preceduto da un prefisso ra-, re- che ha valore di plurale (cfr. Malg, ray padre, r-eni madre), v. Codrington pag. 83 seg. ; e che in molte lingue bantu il nome 'madre' si usa nel plurale. E un plurale di rispetto.

'Compare'. - Nelle lingue dell' Indonesia si (Malg. i) si usa davanti ai nomi propri di gente del volgo, davanti ai nomi di animali e in generale davanti ai nomi di cose personificate. Es. si boaya compere le crocodile, si angin Mr. le vent. E una specie di articolo personale, cui nelle lingue della Melanesia corrisponde i, più di rado a, per es. Nota i Vat Pietra (o vat pietra), i gale the deceiver. -- Nelle lingue bantu si si adopera con nomi propri di persona e con nomi di animali, per es. Tonga Si-media Father Tusks, Cafro S-a-Rili Father Krali, Tonga s-u-ntue iena, x-blue lepre, st-lugue Father tiger ossia , compare il tigre

Le radici dimostrative

1. - Pronomi dimostrativi

Quando le vocali sono adoperate con valore dimostrativo, generalmente si osserva che quelle di suono chiaro (i, e) denotano vicinanza e quelle di suono cupo (u, o) lontananza. La vocale intermedia a ora indica vicinanza ora lontananza secondo la vocale con cui si trova in contrapposto, ma più spesso indica lontananza.

Cominciamo il nostro breve esame dal Dravidico, perche in in esso la distinzione e chiara e precisa. Nel seguente specchietto delle forme del Tamil sono inchiusi anche gl' interrogativi:

                      i VICINANZA    aLONTANANZA         INTERROGATIVI
Sing. masih.          ioan hic       aoan ille           eoan, yāoan quis?
femm.                 ioal haec      aoal illa           eoal', yāoal quae?
neutro                idu hoc        adu illud           edu, yādu quid?
Plur. masch.-fem.     ioar hi,hae    aoar illi, illae    eoar, yāoar qui?quar?
neutro                ioei haec      aoea illa           eoei, yāoi quae?
    

Caldwell ha ragione di chiamare beautiful and philosophical " la regolarità di tale sistema di dimostrativi. Vi e anche un tema u che secondo Caldwell indicherebbe posizione intermedia (uvan iste), ma e raro, v. J. Vinson, Manuel de la langue tamoule, 1903, pag. 85 seg. Le semplice vocali caratteristiche sono usati come aggettivi prefissi al nome, per es. annal quel giorno da nal e i-vour questa citta da ur.

Il Pott nello scritto intitolato " Das indog. Pronomen " (ZDMG. XXXIII, 1879) raccolse una grande qnantita di pronomi dimostrativi e avverbi con variazione vocalica. Tolgo da quel lavoro i seguenti esempi:

               QUESTO                QUI             QUELLO           LA
Magar          i-sená                i-lak           o-sená           a-lak
Pákhya         ye-hi                 ye-tá           uo-hi, u         u-ta
Darhi                                i-chi                            u-chi
Bhrámu                               hi-di                            hu-di
Kuswar                               a-china                          u-china
Denwár                               ye-ti                            uo-ti
Váyu           i                     i-nr, i-the     urá-thi          ua-the
Tháru                                ye-hara                          u-hara
Lancia         (a-re)                (a-ba)          o-re             uo-ba
Bodo           im-be                 im-bo           o-be             ho-bo
Dhimal         i-ti, i-thoi ecc.     i-sho           u-ti, uthoi ecc. u-sho
Garo           i-mara                yayán           o-maro           u-ang
Kocch          yá-hi                 ya-hán          uo-hi            (ta-hán)
Khyang (Shou)  i-ni, ni                              o-ni
    

Le lingue uraliche si accordano con le dravidiche e indocinesi nell' uso delle vocali per indicare vicinanza lontananza. I temi sono tu, sd plur. nd per , questo e to, (80) plus. no per , quello '. Accanto a s d vi e pure un tema xi e, senza consonante iniziale, i (contrapposto o). Il contrasto apparisce chiaramente, per esempio, nel Magiaro i-tt qui: o-tt la, nel Mondo. td, xd questo (plur. nd): to, to-na quello (plur. no, по-па). Nel Magiaro te-to-va huc illne abbiamo uniti insieme due temi. Nelle lingue samojedi si trovano forme corrispondenti alle ugrofinniche, per es. Samoj. Ostj. ta-m, ta-p, te-p = Suomi tu in questo, to Suomi tuo quello.

Al dravidico, indocinese e ugrofinnico i corrisponde il tema pronoininale indoeuropeo i questo. Infantil protodravidico i-d hoc e identico all' indoeur. i-d (anche i-t) hoc. Al protodravidico a-d illnd corrisponde probabilmente I'A. Ind. a-d(d-s). Il contrasto si osserva, per esempio, nell' A. Ind. i-ti in questo modo: a-tha in quel modo, i-tax von hier: a-tas von da. L'elements u indica lontananza: A. Ind. a-xa-u codesto, quello, accus, am-rim ecc. (am-u-tas von dort her). Ma il tema corrispondente al dravidico a fn di regola sostituito da to e so, cfr. A. Ind. i-danim ora: ta-danIm allora. Al neutro todd corrisponde il Ceram. tu-do quello, il Samoj. Jen. to-da in che-modo egli e anche il Suomi tode- verum, certum, che originariamente fu un pronome dimostrativo (cfr. Anderson, Wandlungen 190 segg.). Le lingue altaiche ci fanno ritenere che il f- in questi casi sia un elemento pronominale prefiseo, il quale indicherebbe lontananza, cfr. Tung, er questo: t-ar quello, Mangiu ere questo: there quello, u-ba hoc: t-uba illud. Anche nel Mongolo t-ere (plur. teddy) significa , quello mettre ene (plur. ede) significa , questo'. Con I'altaico tere (o te-re) non e troppo ardito confrontare I'indoeur. te-r che e nell'A. Ind. td-r-hi e nel Got. the-r. L'elemento -re si trova in avverbi di luogo anche nelle lingue Colf, per esempio: neta-re qui, enta-re la, tala-re nel mezzo, lata-re sotto (efr. Aino rata below; preview0cvolissime sono le affinita dell' Aino con le lingue Mon-Khmer, cfr. ancora: Aino e Kolh xeta cane, Aino kota-n villaggio Kolh hatu - Mangiu yoto-n citta, muro - Aino toi terra: Orang Benua dui Kolh ti, Aino te mano: Kolh ti, ecc. ); simili sono i locative come bing-re in der Schlange. Per ritornare all' indoeuropeo to-d, aggiungeremo che il Mag. a-2, o-z , quello per *a-d, *o-d ci pare la forma senza il t- corrispondente al dravidico a-d. Non e necessario supporre la caduta di xin a-2, 0-2 e in e-z (per *e-d) questo.

Le lingue del Caucaso settentrionale seguono la regola gene- rale nell'uso delle vocali con valore dimostrativo, per esempio: Abchazo a-ri, a-b-ri questo u-b-ri quello -- Laa questo : nel cotesto - Quirino i, i-mi questo, cotesto a, a-ma quello, a-tha, a-tha-ma quello (piu lontano); per esempio: i balkhan questo cavallo, a balkhan quel cavallo -- Thusch i questo quello.

Le lingue del Caucaso meridionale usano invece le vocali in senso inverso, per esempio: Georg. a-kh, a-kha qui i-kh, i-kha, i-khi la; a-m, a-ma, a-man questo : i-m, i-ma, i-man quello; cosi, in questo modo : i-se cosi, in codesto o quel modo; Lazo a goci quest'uomo : iy-a godi quell' uomo. Pero Lazo (h)am-u- indica lontananza come I'A. Ind. am-и-, Qui si possono notare anche i proverbi Georg. m-i- hin e m-o- her, per es. mi-mula fortgehen : mo-mula kommen, ankommen, akh mo-itane porta qua : ikh mit anne porta la. Questa eccezione delle lingue kharthweliche e preview0cvole anche perche essa ha un riscontro nel Berbero, in cui a (al pari di u) designa oggetti vicini a chi parla, per es. argaz a questo uomo (cfr. Basco gison-a l'uomo, Sam. kalba il cane), a-gi questo Georg. *a-gi (cfr. il Georg. i-gi quello, e per la particella -gi il Turco tigi questo, Jak. bi-si-gi noi, il Mundari amg e tu stesso, есс.), mentre i combinato generalmente con n indice lontananza.

Se ci volgiamo alle rimanenti lingue dell' Estremo Oriente e a quelle dell' Oceania, troviamo che la regola generale e quasi sempre seguita. Nel Khasi secondo Roberts i temi dea dimostra- tivi sono: ne this e to, ta, ta-i that. Nel Mundari secondo Hoffmann abbiamo: ne this, en, hen that e han yonder, that... yonder (cfr. Siamese ini, ni questo : nan quello). Nelle lingue Mon-Khmer propriamente dette ina, ne, nei, ni indica vicinanza, no indica lontananza non grande e tu, to, tou ecc. lontananza maggiore ta, tui delle lingue dei Sakei e Semang della penisola di Malacca), v. P. W. Schmidt, Die Sprachen der Sakai u. Semang auf Malacca und ihr Verhaltniss zu den Mon-Khmer-Sprachen nei Bijdragen tot de Taal-, Land- en Volkenkunde v. Ned. -Indie, 6. Volgr., Deel VIII 577 seg. A questi dimostrativi si collegeno parecchi di quelli che appartengono alle lingue maleopolinesiache, per es. Malese i-ni questo, xi-ni qui : i-tu quello, xi-tu la. Spesso la vocale caratteristica sta alla fine della parola, come nel Giavanese Ngoko hiki questo, hiku contest, hika quello (oppure rispettivamente kiye, kuare e kahe) cfr. ke-ne qui, ko-no costi, ka-na cola. Anche in molte lingue dell' Africa la vocale caratteristica sta alla fine della parola (Bantu, Somali, Galla, Wolof ecc. ), anzi il Wolof e in pieno accordo col Giavanese, poiche -i indica la prima posizione (qui), -u la seconda (costi) e -a la terza (la); e in fondo questa distribuzione e comune a tutte le lingue dell' Africa. Nella Melanesia abbiamo: Anaiteum ki questo, qui : ko quello, la; Duke of York kumi, kuri questo, qui : кита, kura quello, la; Anudha eni, Mahaga ani, eeni, Duauru nei, Maramasiki nenu, Mafoor ini, ine qui. Cfr. Maori ni, nei qui: na (anche o ra) la.

Fra i temi dimostrativi che hanno per caratteristica una consonante, NeT sono i piu frequenti. Il tema P occorre piu spesso in avverbi di luogo che in aggettivi dimostrativi, cfr. per esempio: Bantu pa- prefisso locativo, a-pa, pa-no qui, a-po costi, pa-le, pa-la cola, pi, pa-pi dove?, ku-pi donde? ecc. - Ebr. qui, e-po dove? come?, Egiz. p-n qui, questo. Indoeur. d-po che in origine significo probabilmente ,la' e poi , lungi, lungi da (йко).

Esamineremo ora alcuni pronomi composti, particolarmente quelli che contengono L'elemento li, prendendo per base I' Indoeuropeo in cui questo li e frequente come suffisso. Invece di li si trova anche lt nelle lingue germaniche e balto-slavo. Il significato primitivo e ,la'. Dai pronomi e avverbi derivano spesso dei sostantivi e degli aggettivi.

Il tema L trovasi bene rappresentato nel ramo italico delle lingue indoeuropee in parole che cominciano coi suoni i-l- o-l- e u-l- seguiti spesso ancora dall' elemento L, per esempio: Lat. il-le. ol-lo- quello la, quello, il-li, ol-li cola, u-li-m, Umbro ulo illue, Lat. ul-s, ul-tra, ul-ter, ul-timo-. Cfr. il Medico era , lontano, lontano da', ardt , da lontano dr-ana- , lontano, straniero есс., v. J. von Rozwadowski, Der demonstrative Pronominalstamm ol-, IF. III, 264-276. Le forme latine trovano in altri gruppi linguistici dei meravigliosi riscontri, per esempio: Dravidico illi qui, alli, ulli la (elli dove?), Semitico il-, ull- questo, quello (cfr. specialmente I'Assiro ullu ille, illud), Turco ol quello, Andamanese n-le, ol egli, olla quello. Il latino ul-s sta probabilmente per *ul-t-s, cfr. Indoeur. u-t o u-d per * ul-t o *ul-d e u-s per * ult-x (A. Ind. ud, Av. us, A. Pers. ud, us, Got. ut, us); cio sembra potersi de- durre dal latino ul-ter confrontato col secondo-tempo- e coll's. indiano tit-tara- e dal latino ul-timo- confrontato coll' a. indiano ut-tamd-Ora, I'indoeuropeo ul-t e certamente un ablativo di * ul- e significa in origine , di la' donde , ex, -hinaus'; e senza dubbio , hinaus' e significato piu antico che , hinauf' in questa parola, nonostante la opinione contraria di B. Delbrueck, Vergl. Syntax der indog. Sprachen I, 690 seg. Con *ult ex io college I' Azzaro ult u (formato come il sinonimo is-tu) , aus, von -- weg, seit' per esempio: illik ulta biti egli venne dalla casa. Cfr. anche I'ablativo Suomi silmd-l-td dall' occhio. Quanto all' Indoeur. a-li, donde a-li-oaltro, v. il lessico. Vediamo ora gli altri pronomi formati mediante I'elemento li.

1. Lat. ta-li-, A. Slavo to-l' avv. tantum, to-li allora. Il Lit. tocol significato di , lontano (to-li-ma- entfernt), cfr. Russo da-li lontananza, Osseto da-r-d lontano, da un tema affine. Forme ampliate mediante un elemento -ко: Greco ty-ki-xo- dor. ta-hi-xo-, A. Slavo to-li-K" tantus (si noti che -li- e -lt-) Russo to-di -ko soltanto. Forme col medesimo elemento, ma senza -li-: Lit. to-k-s gen. to-k-io, A. Slavo ta-k" talis. Greco takis gen. fanciulla da ta-li-?

2. Lat. qua-li-, A. Slavo ko-li avv. quantum, ko-li quando? Forme con I'elemento -ko: Greco tt-Ai-xo-, A. Slavo ko-li-k* quantus A. Ted. weller wie beschaffen? germ. *-li-ja- htci-lei-k-s qualis rappresenta una forma * kuce-li-go-, cfr. A. Ind. drbha-ga- giovanile accanto a drbha- e arbha-kd- piccolo, giovane, Greco ohayo- ecc. Forme senza -li-: Lit. A. Slovo kak" qualis?

3. A. Slavo se-li stesso, Got. si-l-ba id. * se-li-bho-. Senza -li-: A. Pruss. su-ba- stesso. A. Ind. sdroa-, Greco ion. obho- att. Sono- da soli(i)-sco- intiero, integro; cfr. Lat. sollo- (Osco sullus omnes), N. Cimr. holl ganz, all, Lat. solo- e, d'altra parte, salroda * SO-l(i)-uo- (cfr. A. Irl. sla-n sano). Per altre combinazioni v. Johansson IF. 8. Correlativo di weller nell' A. Tedesco soler so beschaffen. - Greco TAixo-, 7-At- da * circa-li- cfr. Hes. Gotico mca-lei-k-s talis.

4. A. Slavo je-li-k" quantus, ja-k" qualis, Lit. jo-k-я qualcuno. - A. Slave valid' e relic" grande; si-k" e si-c' talis. L'elemento li e frequente anche in altri gruppi linguistici. Nel Bantu le, ku-le significa , lontano '. Lo stesso significato hanno ta-li e ta-li-ka, che in origine dovettero significare , quello la come le forme corrispondenti indoeuropee ta-li- e ta-li-ko-. Come quest'ultimo e formato L'arabo ta-li-ka f. quella, generalmente tilka per *tu-li-ka. Senza I'elemento -li-: Ar. ta-ka, ti-ka f. quetla; il -ka accenna a lontananza, cfr. huna qui: huna-ka la. Si noti che il dimostrativo T presenta corrispondenze esatte nel Semitico e nell' Indoeuropeo:

                  ARABO               indoeuropeo
tā                questa              tā     questa
t-ī                                   ti-(ā) cfr. s-l
ti-hī, ti-hi                          te-sy- casio bl
tā-               queste due          tō = tw questi due
ta-i-             id.    gen. -acc.   to-i = toi, du. to-i- f. ta-i
    

Anche nelle lingue cuscitiche trovasi I'elemento li. Nel Dembea sin e jenner', sin-li , dort', propriamente ,jener dart 1. II Bilin in-di-d quello sta per *in-dy-d da *in-ding-li , dieser ort'. Il Bugia ba-lt- quelli sta per *ba-li-i- con -li- interporto nel tema del singolare, che e be- da *ba-i-.

Citeremo poche forme ugrofinniche: Mordw. M. tj aka eben dieser, derselbe, E. te-ke dieser, Suomi tu-kd-li, si-ka-li, mi-ka-li; Suomi y-li alto, L'alto, Mordw. M. velka sopra da *ve-li-ка есс. efr. Slavo we-li- e ve-li-k", Samojedo: Jurak hu-r-ka qualis da ku-li-ka, efr, ta-ri-fse-a talis e Tawgy ku-raj-e quale, ta-raj-e tale. Nel Kolh: ci-lega come? die-leka in qualche modo, ne-leka e en-leka cosi. E curiosa la somiglianza di ci-lega col Got. htti-leicatanto piu che il Kolh le-ka significa ,uguale, simple' come il Got. (ga)-laica-. E probabile che leka stesso sia di origine pronominale, cfr. ci-ka-n quale? Santali de-le id., enka cosi, ecc. - Nella lingua di Murray Island sono preview0cvoli i pronomi da-li quello la, plur. da-ra-li; pero anche na-li questo qui.

Merita un cenno L'uso di -ni- analogo a quello di -li-. Nel Bongo (Africa centrale) abbiamo ba-ni-kd quello, ho-ni-kd quella, ye-ni-ka quelle. Aramaica dek quello per dsn(i)-k-. Cfr. Greco tr-vi-xa ecc. Nell' Indoeuropeo e Maleopolinesiaco li e ni si alternano nella parola , altro'. L'elemento N serve assai spesso ad ampliare i pronomi, come vedremo anche in seguito.

2. Pronomi personali

Prima persona

- Protobantu: pronome enclitico mi, assoluto a-mi ecc. Fuori del Bantu proprio M si trova, per esempio, nel gruppo del Niger, nelle lingue Kru, nel Sander, nel Pul e Serer, nel Bullom e Temne, nel Gruppo del Sahara ecc. Manca invece del tutto nel Camitosemitico. - Georg. me gen. the-m-i, Mingr. ma gen. tskhi-m-i, Lazo ma gen. ski-m-i, Suano mi. Indoeur. Syrj. me Indo me, e-me.

Indoeur. me, Tog. de Mag. en da * d-m Indoeur. e-me. Suomi mi-nd, casi obliqui mi-n-и- е т-и-. La forma mi-nd corrisponde etimologicamente al genitivo indoeuropeo me-ne, che e un puro tema. Quanto all'elemento -u-, e assai frequente nei pronomi (anche nella forma -we). Esso si trova, per esempio, nell' A. Ind. cioe sa-u, Greco ou-to-s; nell' A. Ind. nell' Indoeur. se-uce se == Ugro se-tre egli (Vog. tava-, Ostj. tera-, Mag. die-) ecc. Corrisponde alla particella georgiana we, per es., ikha-ic, ich baue appunto cola, Nel Bantu abbiano akai, a-k-ire eius, g-ice- tu e molte forme in -o per *-a-u, come ofko , di te per *aka-u. Perfino nell' America troviamo, per esempio, I'Azteco te-wa tu Indoeur. te-we, ambedue derivati da te; e nelle due Americhe frequentissimo il possessivo n-u- mio da ni io. Si tratta dunque di un elemento straordinariamente antico. Ritornando alle lingue uraloaltaiche preview0cremo il tema samojedo madonde, per esempio, Ostj. ma-n e ma-t. Con ma-t concorda il Jukaghiro mo-t, mentre nel Ciukcio т*-m, nel Korjako gi-ma, gu-mu e nel Kamciatka ki-ma, ku-me troviamo dei prefissi. Un prefisso havvi anche nell' Ostj. del Jen. a-b- per *a-m-, cfr. Vog. d-m. Nelle lingue altaiche il tema del nominativo e bi per *mi, quello dei casi obliqui mi-n-, Tunguso mi-nd-, efr. Suomi mi-nd. - Nelle lingue dravidiche lo m del pronome ,io' si muto di regola in n. Il mutamento avvenne nell' esito, però no m rimase nel plurale. Ecco le forme principali (si noti il prefisso y-, n- e ny-):

              IO                NOI
Tam. ant.     y-ān              y-ām
mod.          n-ān, en-         n-ām
Mal.          ny-ān, en-        ny-ām
Can. ant.     ān, y-ān, y-ēn    ām, n-ām
mod.          n-an, n-anu       n-āuu, n-am-
Tel.          n-ēnu             (m-ēmu)
Tulu          y-ān", y-en-      n-ama
Kodagu        n-ānu, y-en-
Toda          ān, y-en-         ām, om, y-em-
Oraon         ēn                ēm, n-am
Brahui        i, k-an-          n-an (orig. sing. ?)
    

Il tema del singolare e an, an-, quello del plurale am, am-, cfr. tan, lan- stesso, plurale tam, tam-. Le sillabe iniziali ya-, yee- come negli interrogativi. Il Brahui e il semplice prefisso. La desinenza della prima persona nel verbo e sempre senza il prefisso. Nel Canavese antico -em pel singolare e plurale, il che dimostra essere lo n del pronome ,io' una modificazione fonetica dello m del pronome , noi (per esempio Tamil n-an io =-dm noi); v. A. Ludwig, Ueber die verbalflexion der dravidasprachen, Prag 1900. Il pronome ,io' del tipo M sembra essere contenuto nel MP. ka-mi (Kawi gen. ma-mi) noi' esclusivo. Nelle lingue andamanesi m- trovasi nel plurale ,noi', pero abbiamo cheOng emilio.

Nelle lingue dell' Australia M e raro: 145 ma-dieu, 148 ma-tta, 179 mi-na, 186 maiya i, 186 mee, mo-tto. Tasmania: mi-na, dat. mi-to, pos, -mi-a, altri dialetti mee-na, ma-na. Papua: Mairassi о-то-па, Mowat e Kiwai mo, Manukolu eme ecc. -- Net' America (vedi appendice seconda) M non e frequente come pronome di prima, mentre vi e comunissimo come pronome di seconda persona. Per , io tema N, che troviamo nel Camitosemitico, Caucasico e Indoeuropeo nel pronome , noi'. Le forme caucasiche del gruppo Darsga: nu-sa, ni-sa e nu-ya, ni-ya corrispondono al Lat. nl-s, A. Ind. na-s ecc. Cfr. Basco ni-k Berb. ne-k io.

Nel Bantu accanto alle forme con M ve ne sono anche con come il prefisso verbale ni-il pronome enclitico ne, nye e I'mesoluto anye o ane-gi. A queste forme corrispondono il Sem. -ml, lo Hausa e Basco ni, il Somali ani, il Begia ant ed Ebr. "nt, inline il Somali yangi, il Begia ani-h-, il Berb. ne-k e il Basco ni-k. Nel Camitosemitico I' elemento an- e un prefisso, poiche il tema del pronome di prima persona singolare e a per il nominativo, I per i casi obliqui. Da a (rimasto come prefisso verbale nel Semitico e Cuscitico: a-) derivarono nel Protosemitico d-и, an-й eand-и. Di i si sono conservate delle tracce anche nel Bantu, Sandeh ecc. e precisamente con valore di genitivo, per es. nel Bantu tate babbo mio per *tata-i e mame mamma mia per *mama-i; e cio e con- fermato dal Bantu -i-tu nostro. Al Semitico d-ки (per es. Assiro carr-aka Konig bin ich) corrisponde esattamente il mp. d-и, donde con prefissi simili a quelli che abbiamo trovato nel Dra-vidico provengono le forme y-t-ku e in-d-ки, quest' ultima simi-lissima al Sem. an-d-ки. Da in-d-ku si formo il melanesiano inau, che sta anzituto per *in-a-gu, mentre le forme piu brevi au, nau, na stanno rispettivamente per *agu, n-agu naga. II possessive e -ku oppure (nella Melanesia) -ngu, che e identico al possessiro Bantu -ngu mio. Non basta. Nelle lingue indocinesi e diffusissimo il tipo ku per *a-ku e ngu per *n-(a)-ku. Spesso invece di ngu troviamo nga, cui corrisponde I' Austr. nga- (anche na- per *tagcome il Melan. na). Anche I' Aino ha ku probabilmente per *a-ku. Infine il Kolh ing sta per *in-a-g, cfr. Khasi nga, Senoi (Malacea) eng, Santali e Bahnar inj ecc.

In tutte le forme precedenti L'elemento essenziale e a oppure i, mentre i prefissi hanno un valore deittico simile a quello del nostro , ecco' (Egiz. yn, Lat. en ecc. ) e il suffisso K si trova anche nel pronome di seconda persona. Se pertanto I' elemento N non e essenziale, sorge il dubbio che non sia essenziale neppure Delle-mento M che trovasi nelle forme esaminate precedentemente. Infatti il Bantu ha mi accanto a ni, e se questo n-i, l'altro sara verosimilmente m-i. Nel Dravidico L'elemento essenziale può benissimo essere rappresentato dal solo -a- oppure -a- come suppose gia Caldwell. Anche nell' Indoeuropeo il vero tema sembra essere e, cfr. il nominativo e-go e il tema e-me (Mag, e-n ecc. ). Le forme bantu m-i e n-i si spiegano benissimo: basta ricordare come ai prefissi nominali contenenti mon, cioe m-a, m-i, m-u e n-i, corrispondano dei prefissi verbali senza m o n, cioe rispettivamente a, i, u, i. La spiegazione data dal Pul in cui da Bantu si forma l'enfatico hi-m-o e il suffisso verbale oggettivo -m-o, che equivale al pronome oggettivo Bantu -m-u-. Cosi si spiega come talvolta sia presente e talvolta sia assente I'ele- mento M (e cosi pure ). Ma cio che e preview0cvolissimo si che il medesimo elemento M ora e presente e ora assente nei pronomi di prima e di seconda persona anche nel Maleopelinesiaco. Il fenomeno fu spiegato erroneamente Schmidt come cagionato da elisione. Accanto a come-i noi escl. vi ka-i, accanto a ma-m-i vi e ma-i. Il vero pronome qui e -i Camitosem. e Bantu -i.

Importante assai la notizia data dal Rev. H. Roberts, A Grammar of the Khassi language, che " in the valleys to the west, and in Jaintia to the east " si usa ma-i per nga io, ia-i per ia nga me, na-i per na nga da me. In queste forme dialettali del Khasi abbiamo dunque i come pronome di prima persona, e il ma- di ma-i e quel medesimo che si usa in ma-me per me tu maschile, in ma-phd per phd tu femm. e in ma-phi per phi voi. Anche in molte lingue dell' America i vale , mio '.

La radice del pronome di prima persona e dunque a, i. Cadono perciò le speculazioni glottogoniche che cosi spesso si sul pronome ,io del tipo Me N. -- Io suppongo che a sia stato in origine un elemento di natura internazionale, tanto pi che il Camitosemitico permette di risalire anche ad una forma ah oppure ah. Quanto all'elemento i, esso e senza dubbio il noto dimostrativo , qui, questo'. significato primitivo del Sem. kalb-; , il mio cane' dev' essere stato il cane qui, questo cane qui (presso di me)', cfr. in Russo и menjd. In modo analogo si potrebbe intendere kalba-ka come ,il cane costi, codesto cane (presso di te)'.

Seconda persona

Il tema dimostrativo adoperato per la seconda persona e spesso T. Talvolta esso si dileguò per ragioni fonetiche e rimase al suo posto qualche elemento che in origine aveva serveto semplicemente per ampliare il tema. Cominciando dall' Indoeuropeo, lo troviamo nella forma te e ampliato te-ice, donde tu. A questo corrisponde il Lappone tu- e il Suomi su- per *tu-, cfr. si-nd, xi-n-u- (formati come mi-nd, mi-n-u-), Lapp. Mordw. to-n ecc. Il tema puro e rappresentato dal Sito. e Mag. te, cui corrisponde il ta- delle lingue samojede: Ostj. ta-n, ta-t ecc. A questo ta-t identico poi il Jukaghiro td-t, mentre nel Ciukcio e nel Korjako troviamo dei prefissi : C. l*-t, Coro. ecc. Notevole e che il tema composto tu conservato nel plurale: C. tu-ri, Korj. tu-ju ecc. cfr. Mang, sue voi per *tue. Nelle lingue altaiche il t e conservato nel Mong. ta voi, mentre nel singolare abbiamo thi per *ti, Tung. sind- Suomi sins), Mangiu si, si-n-, Turco se-n. Nel MP. il tema ta sembra essere contenuto nel pronome ki-ta, i-ta noi inclusivo. Anche nelle lingue dell' America s'incontra il pronome T di seconda persona. Cosi nel Groenl. abbiamo iscdli-t tu e nell' Aleuto tyi-n per *tjit, plur. Groenl. ilivo-si- per *ili-picti-, Kadjak l-pith, Saluto tutti-ti ecc. Meraviglioso e il Messicano te, te-rea e il Tarasco thu (poss. -te, col verbo -re = *-de). Nel gruppo Maya a-t e il pronome , tu'.

Passiamo ora al Camitosemitico. Il tema per il nominativo eta, donde il sem. anta (il corrispondente en-ta del Berbero rimasto di terza persona, ossia dimostrativo). Al Galla di tu, accus. si, corrisponde I' Ottentoto a-ts, a-stu (Schils, Gramm. complete de la langue des Namas 32), cfr. Ott. del Capo ta-ts, or. ta-ts (v. Planert, Ueber die Sprache der Hottentotten und Buschm&nner, Mitt. d. Sem. fur or. Sprachen zu Berlin, 1905, pag. 136) per il Nama sa-ts tu da *ta-ti. Il tema per i casi obliqui nel Camitosemitico e invece ka. Come si spiega questo dualismo? La spiegazione e data dalle lingue kharthweliche. Nel Georgiano , voi e th-kh-ic-e-n, nel Mingrelio e thq uk-a e nel Lazo t-luca, t-k-rc-a-n-. Dei molti elementi onde constano queste forme il primo essenziale, il secondo trova anche nel sensolare: Siano s-k-a-n- da * si-k- Berbero se-k e Basco hi-k. Il Berbero ka-ven , voi sta per *t-kaw e-n e perciò il Camitosem. ka sta per *t(a)-ka, efr. nell' Egiz. en-to-k: tu, f. en-to-C (nella terza pers. en-to- e l'equivalente del Berb. en-td). Altrove il TK e stato semplificato in K che perciò sembra il vero tema. Cosi nel Proto- bantu abbiamo a-ko ,di te' in cui ko sta per * ка-и (cfr. Cusc. ku-, ko-, Berb. ka-rr-en voi ecc. ) come si vede anche dal pronome assoluto guce - per lo piu raddoppiato: gic e-disse donde anche we-are derivato da *fare. Il possessivo -in-u e -in tu ti voi' cor- risponde al Sem. -kin-. II prefisso verbale soggettivo e u, l'oggettivo ки - Somali ku te, a te. Con gree concorda kace o tu! del Saho ecc. - Forme meravigliosamente simili troviamo nel Maleopelinesiaco. Il tema e ка-и, ка-и-e, per es. Malese an-kau, Dayak i-kau, Giav. kowz, Maori e Tonga ko-e, Melan. ko, go, o (cfr. Bantu -ko), Isole Marshall kuce. Da ka-u deriva ka-m-u che si usa generalmente per il plurale , voi'. Sinonimo di ka e I'elemento nelle forme del pronome , noi' escl. ka-m-i, ma-m-i e ka-i, ma-i. Perciò accanto a casa dovette esistere ma come pronome di seconda persona singolare. Cosi si spiega il possessive -m-u tuo (nella Polinesia solo -u), Mafoor m-u voi due. Nel Khainti (gruppo indocinese) ma-u e appunto il pronome ,tu', cfr. Hainan, Kwangsi, Kweicheu m-u tu. Nel Bantu m-u, m-we pronome di seconda persona plurale, ma sono di seconda persona singolare il Sandeh m-o (poss. -m-u come nel MP.), il Bullom m-u-n, m-o-a, il Temne m-u-no e poi il Maba mi, me ecc. E naturale poi che forme corrispondenti si trovino nel gruppo Mon-Khmer che e in stretta relazione da una parte col MP. e dall'altra col Bantu; cfr. Mon mnah, Stieng. mei, Annam. mdy, Khasi me, Nicob. me, Kolh asm e probabilmente Semang bo e Bahnar bu per * mo e * mu. Nelle lingue dell' America questo tipo M e diffusissimo; si notino specialmente le forme come Azteco a-meran voi (che presuppone un me-wa tu accanto a te-ica), poss. m-o- plur. a-m-o-. E certo che I'elemento -u, -toe fu gia in tempi remotissimi riferito alla seconda persona, mentre -i fu riferito alla prima. Infatti i dimostrativi della prima posizione (qui, questo qui) terminano in -i nel Camitosemitico e nel Bantu, quelli della seconda terminano in -o nel Bantu. Anche nell' Attentato -o si riferisce alla seconda persona. Ma I'opposizione e evidence sopratutto nel MP., cfr:

noi escl. ka-i  ka-m-i  ma-i  
    tu, voi   kа-u  ka-m-u  ma-u (m-u)

Credo opportuno segnalare qui la grande somiglianza che i pronomi della seconda persona e della prima plurale del gruppo Guaicuru (Gran Chaco, America del Sud) presentano coi corri- spondenti del MP. Le forme sono: ко-т-i, oko mi, Abipone a-ka-m noi MP. ka-m-i noi escl. a-ka-m(i) tu, Kechua kha-m ecc. MP. com-(u) tu, voi -- a-ka-mi(i) e ka-mi(i) voi Medan. i-ga-m-i-(u) voi (con -i-u cfr. Bantu -in-y-u vostro). Il Sem. -Кити voi sembra diverso.

Restano da esaminare alcune altre forme che sembrano appartenere ad un tipo N.

Nelle lingue indocinesi si trova un tipo N per ,tu'. Le forme piu comuni sono ni, no, na e nang. Questo nang coincide col- I'Ostjako neng e col Vogulo ndng tu (duale Ostj. min, Vag. nin), in cui n- deriva da d- Probabilmente anche nell' Indocinese e avvenuto lo stesso mutamento. Passiamo al Dravidico. II tema generalmente nl, che pero deve intendersi come n-l, cfr. i suffissi verbali -1, -i, -ay ecc. e il Tulu tu. Da nt derivano le forme del singolare nin, nin- e quelle del plurale nlm, nim- (anche nl-r), cfr. il pronome della prima persona. Non ostante I'accordo di tante forme, io non credo che i sia la vera radice del pronome di seconda. La terminazione verbale -i-x del Brahui puo far sospettare la caduta di un che, come e noto, manca nelle altre lingue dravidiche. Con ciò si otterrebbe un prezioso accordo on I'Indoeuropeo. A ogni modo io credo che enI non siano altro che i prefissi y- e n-y- che abbiamo gia trovato nella prima persona. Cosi si spiega perche il Tulu 7 significhi ,tu mentre il Brahui significa ,io'. I veri pronomi sono in ambedue i cast sottintesi. Ora, io trovo come vero tema della seconda persona nel Tamil e nel Brahui; e L'accordo fra due lingue cosi lontane e separate da tempo immemorabile non pub essere fortuito. Il tema dei casi obliqui e nel Tamil u-n- plur. u-m-, al quale ultimo corrisponde il Brahui n-и-m. Forse si puo creare anche il Telugu live, nl-vu tu (Canar. nl-ru voi), desinenza verbale -vu, nell' imperativo anche -mu; con Ludwig, op. cit. , non posso essere d'accordo. Ora, che cosa e I'elemento u? E il solito u che abbiamo trovato tanto spesso applicato alla seconda persona e alla seconda posizione. Caldwell dice che, come dimostrativo, indica appunto posizione intermedia (costi, cotesto). E lo stesso elemento che troviamo nel-I'Indoeuropeo te-si, tu e in y-u- e ue- voi. - Khagiuna ung tu.

Coi pronomi personali dravidici furono confrontati da Norris, Bleek e Caldwell i pronomi personali delle lingue dell' Australia, dati generalmente nelle forme di nga- io (: Drav. na-) e ngi-, nitu (: Draw. ni-). Le nostre analisi modificano alquanto queste comparazioni. Del pronome di prima abbiamo già fatto cenno e aggiungeremo tosto qualche osservazione. Il ,tu' austrialiano e spesso

Da quanto (nella enciclopedia di Ersch e Gruber) tento di sostituirvi un nesso dollaro-australiano, ma le comparazioni da lui fatte sono poco felici. Quanto ai pronomi personali, preview0cvole e soltanto il raffronto del Kolh aling, alang ,noi due' col Dippil alen id., raffronto che avevo fatto io pure prima di aver conosciuto il lavoro del Gabelentz. Ma v' ha di piu. Le forme contenenti L sono assai caratteristiche nelle lingue colf e australiane. Una spiegazione ingegnosa e quasi esatta per il Kolh può vedersi nella Mundari Grammar di Hoffmann, pag. 24 segg.; cfr. Neffgen, Gramm. d. sam. Spr. 11 seg. L' elemento L e quello di a-le noi escl. Ora, sono preview0cvoli le seguenti forme del pronome di prima persona (nga-i) nel Saibai (stretto di Torres):

duale escl. nga-l(a)-be, a-l-bei     plur. incl. nga-l-pa, a-l-pa
incl. a-ba                           escl. ngo-i
    

Nelle lingue dell' Australia già-li- e un tema frequente del duale , noi due' e talvolta del plurale , nai'. Sai bainga-l, a-l-che vi corrisponde, va confrontato col Kolh a-le noi escl. (nel Maker, lingua indocinese, ali noi). Quanto al Saibai a-ba , noi due incl, io confronto il Kolh a-bu, Santhal a-bo, a-bo-n , noi incl. , il Mon pui noi, il Bahnar bon = Santhal a-bo-n e sopratutto il ha della medesima lingua che ha precisamente il significato del Saibai a-ba. Elementi affini sono -be, -bei nel duale esclusivo del Saibai e a-be-n ,voi due' del Kolh. Infine, il -pa del plurale inclusivo del Saibai ricorda il pronome Kolh a-pe , voi' plur. , Nicob. if a, Khasi phi contratto da *hai, car. pha tu. Cfr. anche il numerele ,de Mon-Khmer pe, pei, Kolh a-pi-a ecc.

Abbiamo trovato come vera radice del pronome di prima persona la vocale a, mentre i e in questo pronome d'origine secondaria. Mediante prefissi nasali si ottennero i temi n-a, m-a e n-i, m-i (dall' uno o dall' altro le forme intermedie n-e, m-e). Come suffisso si usa generalmente -ku. Anche nel pronome di seconda persona abbiamo come radice una vocale, quella che indica lontananza, cioe u, mentre i e anche in queste pronome d'origine secondaria. Con u si unirono i prefissi nasali, donde mu e più raramente (n-i). Però abbiamo trovato anche un tema ta, che si uni pure con u formando il tema composto ta-u. Un altro elemento che si trova spesso nel pronome di seconda e ka, identico a quello contenuto nei dimostrativi come Gr. dor. taki-xo-Ar. ta-li-ka. Almeno in parte questo ka e una riduzione di *ta-kd, *t-ka. Accanto a ta-u sta come sinonimo ка-и.

In tutte queste antichissime forme pronominali si trovano soltanto le vocali a, i, u, le consonanti esplosive t e le nasali n, m. Questi sono certamente suoni primordiali, e cosi pure r, l e p insieme forse con le esplosive medie, tutti suoni che si trovano in molte parole antichissime e assai diffuse. E preview0cvolissima l'assoluta mancanza dei suoni spiranti dal sistema fonetico primor-dalle. Perfino sembra essere, dove si trova, d'origine secondaria (ora da k ora dati attraverso x oppure is, 8, v. pag. 25). Infatti, manca in tutte le lingue dell' Australia, della Tasmania e delle isole Andamanesi ed raro nelle lingue Papua; manca pure in molte lingue melanesiane. Le lingue dravidiche non possedettero in origine e in gran parte non possiedono neanche ora il suono x. Le iniziali del perfetto tibetano (che la torma fondamentale del verbo) 2-, 8-, 2-, 8- sono semplificazioni di dz-, tsh-, dz, tsh-, come dimostro Schiefner e ammette anche Conrady. Qui dunque abbiamo un da tsh. Ma cio che piu importa notare che nel Protobantu manco, secondo Meinhor, lo che si formo poscia per processo secondario. Ora, a questo di formazione secondaria corrisponde poi spesso, se proviene da k, un 7, h oppure 8, nel Camitose-mitico e un altrove. Cosi al pronome di terza persona Bantu -cuore o -cuore corrisponde il semitico hua e sua, I'Egiz. (ma -f per -huo di fronte a -s del femm. che sta per -8j; poiche il diverso trattamento si spiega per I' influenza dito e j come nell' Assiro e u *hu ma femm. soltanto Mehri masch. con h ma femm. con 8) e I'Indoeur. suce. Il Bantu mostra anche come sono nati i suoni spiranti, cioe, in generale, per influenza delle vocali lunghe e u, come si vede anche nell' esempio precedente. Da ki nasce 8i o si attraverso zi oppure kji, tji, tsi ecc. La fricazione o confricazione e cagionata appunto dalla lunghezza della vocale. II semitico hua, sua proviene da *kua attraverso * Jua. Notevole e che al Suomi kuule- cole kule- udire corrisponde nell' Indoeuropeo klu- per *kal- con k palatale e nelle lingue ugre yul- con non k, per es. Ostj. jul-. Altrove al k palatale indoeuropeo corrisponde addirittura s, per esempio nel Maleop. a-ru cane (A. Ind. ec. ), asa aguzzare (A. Ind. ac-, Lat. acies ecc. ). Nelle lingue indocinesi e Mon-Khmer abbondano le forme di transizione. Cosi per il nome , cane trovano nelle lingue Mon-Khmer delle forme che vanno da ko a tso, tsu fino a so. Il nome , uccello e kiem nel Sue, tsim null' Annamito, sim nel Khasi e nel Kolh; nel Cinese antico fu gim e come forma primitiva e fondamentale si deve porre * kims (cfr. Kolh slm). Perfino entro il gruppo linguistico indoeuropeo apparisce che spesso lose di origine secondaria: si confronti, per esempio, la forma comune indoeuropea kuds- tossire col greco By- those *gicagh- e coll' armeno has those - * kwaghe si noti che le lingue ugrofinniche presentano lo stesso fenomeno nella medesima radice. E non bisogna credere che le lingue che ora non possiedono lo s lo abbiano posseduto in tempi antichi. Senza dubbio Gerland, Zur Lautlehre der australischen Sprachen, ebbe ragione di affermare che (come h e f) non e mai esistito nemmeno nelle fasi piu antiche delle lingue australiane e che s va formandosi ora; ne hanno valore le obbiezioni fatte a questa teoria da Schnorr von Carolsfeld, anzi I'esempio da lui addotto dell' australiano di Moreton Bay gira albero (cfr. Errub-Maer i gtr con s, Palau kir-kar ecc. ): Kowrarega stra-sira, Mare sereie gli e addirittura contrario, poiche e evidente che qui las proviene da k e non viceversa (Beitrage zur Sprachenkunde Ozeaniens, 286 segg.). La radice e probabilmente rappresentata dalla prima sillaba, cfr. MP. kay, kay-u albero, legna, Lemet ke Annam. Asy, Giapp. ki, Georg. ye, Egiz. 7-t, Copto se ecc.

In seguito si vedranno molti altri esempi dell' origine secondaria dello s. Intanto - riserbandomi per un altro lavoro di dare la dimostrazione compiuta - esprimo la mia convinzione ormai saldissima che s non e un suono primitivo. Ognuno comprende la straordinaria importanza di questo fatto fisiologicaments spiegabi-lissimo. Di ogni s dovrà in seguito ricercarsi I'origine.

I numerali

Tratto qui brevemente dei numerali perche, almeno i primi, sono spesso di origine pronominale.

1. - Al tipo bantu mue (v. pag. 29) appartiene probabilmente anche il Mangiu emu, Tung, umu-n, umi-n. Un tipo frequente ha per caratteristica K (spesso cart o sim. ). Nell' Africa abbiamo, per esempio: Bagrimma ke-de, Bongo ko-tu, Abaka ke-do; Muzuk ke-dai, ke-tai; Efik kie-t; Pul go, go-to ecc. Il Somali ha kau, donde si spiega il Galla to-ko (f. td-ka), tipo inverso del presidente e assai diffuso: Dinka to-k, Kungiara di-k, do-k; Logone te-ku, Maba te-k, Wandala te-got (in 11); Ewe de-ka; Hausa de-ha, de-a; Ott. t'gui. Al Somali kau corrispondono: Akra ko, Ogi e-ko, Yebu o-ko ecc. Fanti e-kol - Scilluk a-kello, Bari geleng Mandingo kiling, (forme similissime banche appartenenti a lingue straordinariamente distanti: il gruppo Mande ha speciali affinita ad oriente). Damot la-gu, Dembea la-g : Nguru la-ke, Teda di Kanem la-8-ga, Kanuri la-g-ge. -- Protosemitico a-ha-d per *a-ka-d (Assiro anche con 7); Berb. i gen (Basco -ika in 11?). - Abchazo a-ki, a-k. - Suomi yk-si, yh-te-, Samoj. Ostj. oker da *oke-de; Ostj. del Jen. 70, Kotto hu-tsa, dial. ju-ta. - Telugu oka, oka-ti, Kolami okko-d. -- Lushai, Magar, Lepcia kd-t, Tengsa Naga kha-tu, Khuyen ho-t, Vayu ko, Abor-Miri a-ко, Naga a-ка есс. parecchie di queste forme può non esservi alcun nesso storico. Altri tipi sono meno estesi. II Khasi ha si per esempio in si-peu 10 Cinese sip = Kiranti ki-pa, kip, Limbu gi-p ecc. e il MP. ha si accanto a sa, e-sa (cfr. sa, sa delle lingue del Caucaso settentrionale?). Nelle lingue dell' Australia medesimo elemento e contenuto in 11, 12 e 15 con-te-a, 14 koo-the-a, 28 koo-di-a, 29 ku-ddi-e, 212 koo-too-k, da * ku-te-ga, cfr. N. Guinea olandese: Irisan ke-te, Umar ko-ti-m; inglese: Sariba ke-se-ga ecc. ; germanica: (Papua) Bongu ku-dyi, Manikam ku-d3a-k, Bog, ku-dyai e con altro prefisso An allo-taiye (Kamoka tatie, Hatzf. un-da-la e n-da-p cfr. Kiriwina karai-ta-la); il medesimo elemento trovasi pure in 78 ngi-ty-a, 79 ni-dda, 74 i-tcha ecc. = Errub ni-tat (cfr. Austr. 84 me-tatta, 85 ma-ta, 87 me-ta e nella N. Guinea germanica Tumleo md-ta). -- Le f Le forme kharthweliche: Lazo ar, Georg. er-the Mingr. art hi si collegano alle forme dravidiche: Tamil tr, oru, Tulu ori, Malto or-t.

A cagione dell'importanza che hanno i numerali australiani per confermare l'esistenza del nostro gruppo Andamanese-Papua-Australiano aggiungeremo che il warra australiano del centro (53, Queensland) ritorna tale e quale nella N. Guinea germanica: Augustaffuss (Papua) uarra. Stretto di Torres: wara, roura-pu, wara-pon, cfr. Austr. 136 war-pa, 146 rear-ba, 145 warba, 147 war-pur ecc. Il medesimo suffsso in 113 п-и-рип, 115 n-00-bun Erromango n-o-bung e in 207 kai-u-p, kai-a-ppa, 200 ко-р, cfr. N. Guinea britannica 8 ко-а-рипи, 9 ко-а-рипа, 10, 11 o-buna, 12 a-buna, 13 se-bona есс., Raluana (N. Britannia) ko-porno, Andamanese uba,

2 e 3. - Quasi universalmente il numerale , duntiene per caratteristica una delle tre consonanti dentali e affini d, l, r (raramente n) e piu spesso il d e iniziale, mentre l e r si trovano dopo una vocale prefissa, che generalmente e (più di rado i-). Alla vocale iniziale si premette spesso un prefisso b- corrispondente allo m- del numerale , uno'. Frequente & nelle lingue del-L'africa il suffisso K nelle forme di -ka oppure -ku, mentre altrove si trova -a. La vocale del tema e ora i (e) orи (0) secondo la distinzione conservata nel Pul, in cui didi 2 e tati 3 valgono per il genere non personale e dido, tato per il genere personale. Il numerale tre' che ora esamineremo contiene , due' come si vede nel Serer di-k 2 : ta-di-k 3. Invece di ta- troviamo anche ma- oppure a-. Cid premesso, sara facile comprendere le seguenti forme delle principali lingue africane (premettiamo quelle del Serer e del Pul perche sono le piu chiare):

              DUE                                 TRE
Serer         di-k                                ta-di-k
Pul           di-di, di-do                        ta-ti, ta-to
Galla         di-g- in 20                         sa-di, sa-dē
Afar          v. sotto                            si-dh, Saho a-doh
Barea.        do-ku- in 20, a-re, a-re-ga (anche le- in 10)
Kunama        bd-rē                               sa-ddé
Nuba          o-re, o-ra                          to-die, to-s-ku ecc.
Dinka         ro-u, cfr. bi-ro-u e rē-k paio      dya-k
Scilluk       a-ri-au, a-ri-o                     a-dē-k, a-de-k
Bantu         a-ri, a-li, pref. i-li-             a-tu, a-to
              ba-ri, ba-li,bi-li, pi-li ecc.      sa-tu, ta-ty ecc.
    

Forme simili si trovano in tutte le lingue dell' Africa. Ne citerò alcune. Accanto ad dare, a-re-ga ( Lattuca a-re-ga) il Barea ha a-ro-ko secondo, a-ro-ng tutti e due, cfr. Legale e Tu-male a-r-ko. Nelle lingue Agau: Lasta e Damot li-ga, Chamir, Quara e Dembea li-n-gd, Bilin li-n-gd, Agaum. la-n-gd, donde si spiegano il Som. la-ba Galla ld-ma Afar na-mmd Saho la-mmd de *li-n-gu-d (come lo Agau li-n-ga e da #li-n-gu-d), mentre il Begin presenta le forme md-lo, md-ly-a (secondo), ma-l-ho ecc. , cfr. Nuer mer au e col Begin rate, rad , secondo, altro' il Dinka rou. Fuori del Bantu proprio, nell' Africa occidentale, prevale il tipo bari che e appunto caratteristico del Bantu occidentale (Temne in ka-bari gemella, Maba bar ecc. ); percide tanto piu preview0cvole il tipo pili del gruppo Mandingo, tipo che si collega col bili peli del Bantu orientale. Quanto al numerale tre' preview0cremo che le forme Agau: Chamir sakica, Bilin есс. provengono da *sad-kad (cfr. *li-n-ku-d 2). Ora, e importante assai osservare come queste forme concordino con quelle del gruppo Mandingo dell' Africa occidentale: Vei saga per * sagita, Mende savra (uara saira), Serechule sikko ecc.

Prima di uscire dall'Africa esaminiamo ancora le forme del Pul. Il di-di 2 sembra un vero elemento primitivo e si pud sup- porre che significasse in origine , questo (e) questo', cfr. di, de pronome di terza plurale non personale e i plurali come li-di pesci, lt-di i pesci da li-ngi pesce. I nomi di cose terminano appunto in -i, -e nel plurale. Invece di-do 2 e stato hanno la desinenza dei nomi di persone, cfr. o , egli, ella' - Bantu articolo personale donde il prefisso m-u della prima classe dei nomi (homines). Nel dialetto nubiano di Dongola i numerali terminano in -i, negli altri dialetti in -u, -0.

Fuori dell' Africa il numerale , due' e rappresentato dall' Indoeuropeo con la doppia vocalizzazione: de- in * de-kome 10 Bantu di-kumi (cfr. anche di- in Lat. di-s- ecc. ) edu donde du-o e dal-i. Al du corrisponde il Coreano tu- e Aino tu, mentre a du corrisponde il MP. du-a (nella Polinesia e Melanesia generalmente lu-a, ru-a), pero senza -a in a-lu 2 e in (te)acd-lu 8 (10) - 2. Raramente si trova la vocale i, come nel di-a del Bolanghitam (Celebes), nel li di S. Cruz e altrove a-li (Ponape a-ri). A. Giav. duar-i, Mafoor du-i come Indoeur. dac-i. Nelle lingue dell' Australia il tema du e contenuto in 136 ko-too, 100 ku-rto per *ku-tto, efr. Afsus (N. Guinea olandese) ko-du; ampliato con -ra: 10 koo-ta-ra, 11 koo-tthu-rra ecc. , nelle lingue dello stretto di Torres uka-sa-(ra). Similmente du e contenuto in 56 mon-d-ru, mun-de-ru, 194 moon-daoo-ra ecc. , cfr. Wandamman (N. Guinea olandese) mon-do. Quanto al prefisso cfr. 11 mun-gooraba tre, 67 man goore id., e nella Nuova Guinea germanica mon-gul tre. In lingue papuane: Mowat ne-tau, ne-too, Kiwai ne-terca, Miriam ne-i-s(i) ecc. -- Nelle lingue del Caucaso settentrionale il tema equ- khu-, ma il Cir- casso ha t-ko, t-ku e per di piu nel Thusch troviamo du pajo, tra 20 e nel Georgiano tgu-bi gemelli, paio. Pare quindi che la forma primitiva sia stata du-ku, cfr. Barea do-ku-.

Quanto al tipo a-ri e ba-ri del gruppo Mon-Khmer e dei gruppi affini veggasi I'introduzione di questo libro. Si puo aggiungere forse il Gleorg. ori 2 e il Tunguso ori-n 20, poiché

Georg. ori : Lazo dz-ur - Tung. ori- (in 20) : Tung. dzur 2
    

Cfr. anche il Mong. yuy-ar che ha un prefisso diverso. L'aramaico ha pure 3-ar-, mentre le altre lingue semitiche hanno 9-in-(Egiz, a-n). Il tema dravidico e ir- cui corrisponde nelle lingue andamanesi il prefisso ir- Papua ir-, il- Austr. il Bantu ili-. Nella lingua di Adelaide (Australia meridionale) yera significa Un tipo diverso per il numerale , due' e kina. Nello Arino si conservo kina, donde hinea-ng e nel Kotto Ina. Indocinese: Naga kena, Murmi e Garo gmi, Tib. gnji-s, Mikir hini ecc. Nel Santali -kin e suffisso del duale (-ko del plurale) en el Tamil inei significa paio'. k- e certo un prefisso; percio si puo aggiungere qui il semitico 9-in- Il numerale , tre' del tipo africano ritrovasi nel MP. te-lu, to-lu, to-ru (cfr. used-lu, reed-ru 8), raramente con i come Jobim ti-li-a, Bilibili to-li. - Pre Preindoeuropeo * te-ru e * te-ri (anche *te-re). La prima forma si deduce da * qualche-tour- 4* kuce-toru-, efr. luce-tra, la seconda e nota. Anche la forma del femminile te-g-y-o ti-s-r si spiega assai bene, cfr. Tagala ta-t-10, Bisaya ta-t-lo, ta-d-lo. Nelle lingue Kolh corrisponde turuya, turia, turaya ma col significato di , sei (3) 3; Mon trou, Khmu tol, Lakadong thro, Savara ku-dru sei. Aggiungasi il dravidico a-dru il Tibet. dru-g sempre col significato di , seit. Invece I'Aino tre, re equivale al nostro tre'.

Un altro tipo per , tre' ha pure una grandestensione. Nelle lingue nilotiche: Suk, Nandi somo-k, Wanderobo samo-k. Nel Kafa kdmd. Nell' Egiziano ym-t == Copto B. som-t, cfr. Egiz. ym-n, Copto #mu-n per SmT-n 8 Sem. dama-n-, Nel Kharthwelico: Georg. sam-i, Mingr. sum-i, Suano sem-i ecc. ; nelle lingue del Caucaso settentrionale: "ab-, sab- ecc. , ma Lak sama. Nelle lingue indocinesi: sam, sum, tum ecc. e con -ng Gurung e Magar song, Sunwar e Gyami sang, P. Karen thung; cfr. Ostjako del Jenissei dong, Kotto tinga. -- Con I'aggiunta del noto elements -li- si ha nell' Arci il by-law- e nell' Amor -la-. Cui appartiene il tipo uraloaltaico ku-li-ma e ù-libera, col quale abbiamo gia confrontato nell' introduzione di questo libro L'australiano ku-li-ba, ku-ra-m ecc. Aggiungiamo ora le forme papuane (N. Guinea germanica): Poom ha-ra-ba, ha-ba, Kel. Kei ka-ra-ue, Bongu a-lu-b, Bog. ya-lu-b, Hatzf. ngd-ro-p. Si noti la straordinaria importanza della presenza di questo antichissimo numerale , tre' nelle lingue dei Papua e degli Australiani: essa dimostra che la numerazione bassa (fino al due) delle lingue papuane e australiane non e un fatto primitivo, ma effetto di un grave regresso.

4. - Cominciamo con un tipo africano che contiene avidan- temente il , due'. E il tipo dell' Egiziano f-dir, copto f-tou. Forme meglio conservate sono: Muzuk pu-du, Hausa Bode fu-du, Karekare fe-du, Wandala ufa-de, Pika por-do. Quest'ultima forma ci riporta al Begia far-dig (Heuglin e Krockow), cfr. Galla dig- 2. Da far-dig deriva la forma comune f adige fdrig. Nel Saho a far omesso il , due', cfr. con ordine inverso degli elementi il semitico barba' (pero anche Galla ar-fa- nel numero ordinale). II Galla a-fu-r contiene il fu- dello Hausa fu-du e percio e probabile che il Saho affare provenga da *a-fio-dr. Si pub anche supporre che questa forma provenga per dissimilazione da *ar-fic-dr e che il semitico ar-ba' stia per *arb wdr. In tale caso ar sarebbe evidentemente il numerale , due' contenuto nell' aramaico dar- Cfr. il Galla a-fu-ri in cui -ri rappresenterebbe ari 2. Rimarrebbero pero oscuri il Pika por-do e il Begin for-dig. A ogni modo I'elemento labiale e il numerale , due' sono contenuti insieme con lo a- nella forma fondamentale delle lingue caucasiche settentrionali, che e a-b(i)-gu (Andi bo-go-). Lazo o-t-yo rassomiglia al Berbero o-Kke-z, o-kko-d, efr. Hausa tokus, t-okos otto e Indoeur. ktdif. duale di *ok-to (invece col Turco Osm. s-likiz otto confronterei akiz gemello).

Curiosa e la somiglianza del Sakei (Malacca) hmpudu 4 col pu-du dell' Africa. Un altro dialetto della penisola di Malacca. ha la forma interessantissima pot*, da cui secondo Schmitt si spiegherebbe tanto hmpudu quanto npun di un altro dialetto della stessa regione e quindi il tipo Mon-Khmer poi col quale noi abbiamo collegato il , quattro delle lingue Bantu. Io non SOS attaccarmi troppo fortemente al tenue filo rappresentato da quel post" per fare ulteriori combinazioni e mi limito intanto ai dentificare I'elemento pu- del Mon-Khmer col pu- dell'africano pu-du ecc. (nel Bantu in sua vece ku-). Del resto, il medesimo pu- io trovo anche nel Maleopolinesiaco, in cui pat(i) 4 sta per * pc-at(i) come apparisce dall' Amberbaki bo-at, N. Irlanda hu-et, N. Hannover a-po-at, Segaar bo-a, S. Cruz pue, Ende (Flores) ruta, butu ecc. Senza dubbio dobbiamo collegare il MP. pr cat col port" gia citato. Si pensi, infatti, alle forme come Malese ampat per * an-puc-dt, I loco uppat, Negritos ad-p-at ecc. : Mon-Khmer * un-pu-dn. In parecchie lingue melanesiane della N. Guinea quattro pro-hanno. Dimostrato altrove che il confronto con I' africano * un-ku-an non resta punto infirmato dalle forme con t invece di n. Intanto richiamo I' attenzione su di un caso analogo. Al Bantu ana fanciullo corrisponde il MP. ana-k (Silong k-ana-ing, cfr. Bantu diminutivo ka-ana) e il Mon-Khmer * kso-an (dande Khasi khun, Mon kin ecc. ). Ora, invece di troviamo d, t in parecchi dialetti della penisola di Malacca: kx-od child, ku-od, ku-ot id.

Del tipo del Suomi nelj-u abbiamo gia detto nella introdu- zione. Aggiungeremo che I' elemento -li e caratteristico anche nell' Indocinese: Lushai e Lepcia pa-li, Mikir phi-li, Gurung p-li, Manip. ma-ri, Singpho me-li, Mru ta-li ecc. E sempre 1'elemento che entra anche nel numerale due e tre '.

5. - Oltre al tipo bantu tan, san, ve n'e un altro che ha una certa importanza. II MP. lima significa , cinque, e , mana Ora preview0cvole che per il secondo significato il Figi ha linga e il Maori ringa, cfr. Day all*ngd mano, braccio. In parecchie lingue melanesiane, specialmente delle Banks' I., il numerale cinque contiene lo m speciale melanesiano, che secondo Codrington the link between m and ng ». Si confronti pertanto I' Indocinese lingd 5 (Tibetano Inga, altrove ngd, ngo ecc. ). Al Sem. james- corrisponde il Berb. semmus. E preview0crsle la somiglianza del Nubiano kems- quattro.

Al Serer betu-k, beti-k corrispondono le seguenti forme : Hausa that, Pika body, Bode fadi, Scilluk a-bid ecc.

Sui numerali 6-9 poco c'è da osservare. Al tipo dell' Indoeur. sette appartiene probabilmente anche il Siamese that e il Cin. esta. , nove indoeuropeo en-ven, en-tercer significa , questo (uno) mancante' (al 10), cfr. soft-sec. E preview0cvole che nel MP. (u)scala 8 vale (10)-2 e si-wa(m) 9 vale (10) -1. La parola che significa meno simile nei due gruppi linguistici.

10. - Bantu di-kumi, li-kumi Preindoeur. de-kome, Hausa goma plur. gom-i-a, Nicob. Som, Formosa kuma-, Polin. kumi. Galla кита Berb. a-gim 1000. - Bari pusk Wolof fuk, Susu fu ecc. Barea le-fek, li-fuk. La radice significa , finire, terminare (Basco buk-a).

Suano asir [?] 100 = Sem. asir, asr 10, v. il mio lavoro sulle lingue caucasiche. Caucasico * a-mt- 10 : Georg, athi (Mingr. anthin anth-asi 1000), Lak ata-, Awar anta'-, Arci mits'- ecc. Sem. miat- 100 - Copto met 10.

Esamineremo per ultimo I' interessante numerazione dell' Aino che ci dara modo di fare qualche raffronto con altre lingue. Anzitutto e innegabile I'affinita dei primi quattro numerall dell' Aino e del Coreana (cfr. G. von der Gabelentz, Die Sprache., 291):

  AINO         COREANO
1 šine       χana, hana
2 tu         tu-l
3 tre, re    se-is, de-it
4 ine        ne-is, ne-it
    

La forma tre e data da Dobrotworski. Anche in molti altri casi il tr- si ridusse a d- oppure r-. La riduzione a s-, d- del Coreana analoga a quella del Pers. sih tre, cfr. Palau (Micronesia) o-dei id. L' Aino asikne 5 ricorda il sog" di due dialetti di aborigeni della penisola di Malacca. Per formare i numeri 6 9 nell' Aino si procede per via di sottrazione dal dieci, cosa assai preview0cvole perche altrove questo metodo sottrattivo si applica solo all' otto e al nove. Anche nel Coreano pare che vi siano tracce di questo metodo, ma le forme sono per me poco chiare. Nell'anno poi si ottengono sostantivi numerali aggiungendo -n per le persone (niu , persona ') e -pe, -p per le cose (pe , cosa "), cfr. nel Coreana il-ko-p, nil-ko-p 7 (il-yo-n, nil-yo-n 70 con -n come nelle decine delle lingue altaiche), i tal-p 8 (i*to-n 80), ayo-p 9 (ayo-n 90). Ora, noi troviamo una numerazione simile per forma e metodo a quella dell' Aino nel Yap, isole Caroline (Micronesia), lingua considerata gia a ragione come diversa da tutte le altre lingue della Micronesia. Do qui i numerali del Yap togliendoli da Ротт, Zahlmethode 46, e da Moseley, On the Inhabitants of the Admiralty Islands (Journal of the Anthr. Inst. , VI), che li riporta da un lavoro me inaccessibile: Die Carolinen-Insel Yap oder Guap. Nach den Mittheilungen von Alf Tetens und Johang Kubary. Journal des Museum Godeffroy. Hamburg. HeftП, 1873 ". Nello specchio seguente scompongo, quando e possibile, i numerali nei loro elementi e pongo a confronto i numerali dell' Anno tolti dalla grammatica di Batchelor (Tokyo, 1887), salvo il tre-p che dato da Dobbotworski.

  AINO        YAP, Ротт     YAP, Moseley
1 šine-p      re-p          da-ri-p
2 tu          ru            lak-rue
3 tre-p       thale-p       o-deli-pp
4 ine         eni-nger      enni-nck, ni-ngk
5 ašikne      lahl          ellall
6 i-ua        4 da 10 ne-l  enni-ll cfr. 4
7 ara-wa      me-deli-p     me-deli-pp (10) - 3
8 tupe-san    me-ru-k       me-ru-k - 2
9 šinepe-san  1 me-re-p     me-ri-pp - 1
10 wa         radach        erregak
    

Si noti: 1. il metodo sottrattivo in 6-9 in ambedue le lingue; 2. il suffisso -p; 3. I' identita dei numerali 2-4. II ru, -rue potreble anche essere il MP. dua, rua, al quale del resto corrisponde appunto I' Aino tu; ma il thale- e -deli- (per *-teli-) tre non può identificarsi col MP. telu, tolu a cagione della vocale finale. Lo ine, eni- 4 si collega al noto tipo -an(i) ed preview0cvole la mancanva d'ogni prefisso. Con Yaplakal (cioe all), ellall efr. Marshall Is. la-lim 5, MP. lima. Al re-p del Yap rassomiglia casualmente il rebe del Jaur (N. Guinea olandese), cfr. re-du 2. Una qualche connessione fra il sine-p dello Aino e il re-p, da-rip del Yap e possibile e si potrebbe citare come forma intermedia il si-p delle Isole dell' Ammiragliato. E veramente e preview0cvole che nella lingua di queste isole di cui tratta Moseley op. cit. (« collected mostly on Dentrecasteaux Isl. , but partly also on Wild Island ") la numerazione presenta il metodo sottrattivo in 7-9 e il noto suffisso -p:

1 si-p     6 xcono
2 hua-p    7 he-taro-p     (10) - 3
3 taro     8 anda hua-p    >> - 2
4 ʊa-ʊu    9 anda siap     >> - 1
5 lima     10 sango-p
    

II cono 6 maleopolinesiaco, ma io ritengo ora che anche questo sia etimologicamente (10) -- 4. Gia abbiamo 1' Aino ira per * inesca e il Yap ne-l, en null, forme, chiaramente sottrattive. Ora, all' Aino * ine-wa corrisponde con ordine inverso degli elementi ed possibile che il -wa non sia il wa 10 ma una particella negativa o sottrattiva (, senza , meno che nel MP. si presenta nella forma di ma oppure wa, efr. MP. ucd-lu (10) 2, Indon. siy-a-m, si-a-m 9 ma Melan. si-va e Pol. (h)i-ra (forma intermedia: Figi circa). Tale particella ora e prefissa ora suffissa. Cosi si spiegano, per esempio, le forme: Tag. anime, После inne-m (cfr. Aino ine 4, Yap penn el), Mal. ana-m, Treasury I. опо-та е il frequente ono dell' Indonesia e Polinesia; poi il delle Is. Amm. to-on di Uripio presso Malikolo, Ansus (N. G. olandese) uona, Brierly Is. Ponape (Micronesia) o-an (cfr. a-bang 4, Palau o-ang id., ma long 6) ecc. Naturalmente in tutte queste forme ani, ana, ono e il numerale , quattro del tipo asricano. Poiche 6, 8 e 9 sono nel MP. forme sottrattive, dobbiemo vedere se anche il 7 si può spiegare in modo analogo. La forma fonda- mentale e pitu che io scomporrei in pi-tu a cagione del Mal. tu-djo(h) Mak. tu-dju (ma Dayak u-dju). Favorlang di Formosa ai-to e nai-to. Se tu e la parte essenziale, e possibile che sia un' altera-zione di t*lu o di tolu, tulu 3. Gia Buschmann considero come possibile che il -tu di pi-tu fosse un'alterazione del numerale , tre a quella guisa che il Polin. tolu 3 si ridusse a tou, tu nel Maori ma-tou e ma-tu noi (tre) ecc. Cfr. S. Cruz e Bukaua tu tre. L'elemento pi- resterebbe per ora oscuro. Che esso corrisponda al pi tre del gruppo Mon-Khmer e poco probabile. Meno probabile ancora e che I' intero numerale maleopolinesiaco pitu , sette sia in qualche modo collegato, come voleva il Bopp, col numerale indoeuropeo , sette

I temi nominali

I. Prefissi

I prefissi nominali sono numerosi nel Banta, Indocinese, Mon-Khmer, MP. e Andamanese, sono meno frequenti nel Camitose-mitico e Kharthwelico e mancano quasi affatto nell' Indoeuropeo, Uraloaltaico e Dravidico. Cominciamo dai prefissi vocalici.

a- e [?] frequente nel Camitosemitico. Arabo a-fkal- il tremare, a-zmal- il ronsard, a-sammy sordo, a-hmarosso, Ebr. a-kzab menzognero, a-ksar crudele ecc. Nel Berbero a- e frequente nei nomina actionis come Mzab a-sitefintroduzione da sitef introdurre, ma si trova anche in nomi concreti come Scilcha a-tfil neve (cfr. Georg. thoroli, Suano e Lazo thici-ri). Nel Begia a- forma parole che indicano qualita abituali (cfr. il tipo arabo a-qtalu), per es. d-ya morto day a morire, a-tdb pieno, riempito da tab essere pieno (tib riempire), a-gdm stupido, istupidito, a-mag cattivo. Nello Afar-Saho forma dei nomina actionis, per es. Irob-Saho a-gdaf I'uccidere, Saho a-bed flatus ventris da bas-as pedere (bas-Indoeur. pes- donde pez-d- pedere; nel Cuscitico manca il p), Afar e Saho a-bdh puzzo. Nel Galla poche tracce : interessante e a-boro der freiheit Morgen accanto a boru id., Afar d-buri Saho d-bori mattino, cfr. Balusch a-waha-t ovest per * a-bara-t accanto al Malese e Dayak bara-t, v. lessico. Nel Kunama a- comunissimo, per es. d-nana cantare da nana canto, d-labu trocken, drofa schiuma. Anche in lingue semi-bantu si trova spesso a-. - Georg. a-dan-o bagno da robbani lavo, a-wi cattivo per * album (cfr. Samojedo a-voi, a-mai cattivo, misero, Ebr. e-by-d-n Copto e-ba-e-n misero, Bantu bi cattivo, bay-a cattiveria Kunama bdy-a ecc. ). Nell' Abchazo a- e considerato come articolo definito: a-ts'y la notte, di notte (Georg. m-tswj-ri sera, Ottentoto toury notte, Bantu tuku id.), cfr. il nome stesso 'A-3aayot, A-basci e Baschi, Vasc-on-es, E-usk-. Georg. a-dg-i-li luogo, ma Mingr. ar-dg-i-li. Nelle lingue indocinesi a- e frequentissimo ed e caratteristico sopratutto nel Birmano, per es. Birm. a-ra cosa, a-tsah cibo da tsah mangiare. [?] Anche nelle lingue Mon-Khmer si trova spesso il medesimo prefisso : Mon a-chak Bindeglied, Folge da chak verbinden, String a-glenj verrenkt da glenj verrenken, Sakei a-tap, a-tob. sera. - Maleopolinesiaco : Mal. d-tap tetto, Bis. a-top id., cfr. Khasi tap coprire, Bahnar a-top avviluppare. Frequentissimo. Anche nelle lingue americane si trova spessissimo a-, per es. nel gruppo Guaicuri pia e a-pie piece, nel Tupi oba e a-oba veste, Maya kam piede e Hxteca a-kаt.

i-, ampliato per lo più mediante n (quindi ni- o in-, pero il prefisso verbale corrispondente e soltanto i-) forma nel Bantu molti nomi di animali, per es. int mosca da * in-igt e questo da *high Berb. izi (Tamasceq e-hi). Nel Berbero sono pure frequesti i nomi di animali col prefisso i- come Tam. i-zemer agnello da latte, i-biker agnello piu adulto. Vi corrisponde il semitico y-a-, per es. Sir. y-a-grurd rana. , Carne, animale' nelle varie lingue bantu e in-ama, iny-ama, ny-ama en-ama, quest' ultimo Hausa n-ama, efr. Songhai ham. II medesimo prefisso forma anche dei nomi di strumento, per es. B. in goma tamburo. Io lo identifico col Cafro n-i che cosa?, i-n-(to) cosa, cfr. B. a-ni chi? Al Cafro in-to , cosa corrisponde perfettamente il Somali In-tu , la cosa cfr. ancora Tamil e-du che cosa?, e-n-da quale? Oraon e-n-d. II В. i-n-кики pollo si deve interpretare nel senso di , quello che (fa) кики', i-m-bwa cane , quello che (fa) but. Una frase primitiva e impone poi-papà il vento soffia. Cosi pure si comprendono i nomi di strumento: i-n-goma vale , quello che (fa) gom (cfr. il nome del gon-g da * gom-gom). Ora per questi vi sono corrispondanze assai preview0cvoli fuori del Bantu. Nel Semitico gital tipo frequente per i nomi di strumento. Esso sta per * i-quali, Ar. ligam-briglia * i-lgam. Infatti abbiamo con la funzione medesima anche m-i-qtal, cfr. Ar. sinun- per * i-man- e m-i-sann punta di lancia, xirad- per * i-srad- e mixer ad- lesina e sim. Per , lingua abbiamo nel Semitico las-a-n (Copto las) e lis-a-n; quest' ultimo sta per *i-las-a-n che coincide col Berbero i-ls-a-n plurale (collettivo) di i-les per * i-las lingua. Anche nel Cuscitico m-i- forma nomi di strumento, per es. Som. m-i-dab colore da dob anstreichen. E preview0c-vole la presenza di -n- in m-i-n-fig scopa da fig spazzare, m-i-n-dil coltello da dil uccidere, i-n-gig aridità, i-n-dzir Laus, ma i-loro lacrime ecc. Cfr. anche Assiro n-i-ptu chiave accanto all' Ar. mi-flash-. -- Un prefisso i- per nomi di strumento esiste anche nelle lingue maleopolinesiache: Fygi i-sele coltello da sele tagliare, Mota i-got a cutter da got to cut, Florida i-karu baler da karu to bale, Motu (N. Guinea) i-koko martello. Trovasi pure un prefisso ni-. Cfr. I' infisso in Tag. sini pt ancora da sipit afferrare, Khasi mad pettine da sad pettinare.

u- e un prefisso nel Berbero e in molte lingue africane, sul quale per ora non ho osservazioni importanti da fare.

m- e n- sono prefissi frequentissimi. Gia abbiamo visto come essi si uniscano al prefisso i-. Gli stessi elementi troviamo pure in unione con a-. Ciò si vede chiaramente, per esempio, nel Saho magda f, I' uccidere' da e accanto a ag da id. Nel Georgiano si usano i prefissi m-, m-a-, m-e- e m-o- con funzioni analoghe a quelle che hanno i prefissi m-, m-a-, m-i- e m-u- nel Camitosemitico e inoltre n-a- cui corrisponde nel Berbero an-. Accanto a m-e- con senso piuttosto attivo si trova m-o- con senso piuttosto passivo, per es. m-e-yark-e Steuereinsammler: m-o-yark-e Steuer-zahler, m-e-ts'amagir-e Lohn zahlt, Arbeitgeber: motram agire Lohnarbeiter. Cio secondo Dirr, mentre Brosset considera mo- (e mi-) come preposizione. Nel Bantu abbiamo т-и- m-i-.

Un prefisso n- si trova anche nel Dravidico, per es. Tamil nIr acqua accanto a Ir id. (Ira-m umidita), n-era-più fuoco da eri bruciare, accendere, n-igar eguagliare accanto ai gal emulare. Nell' Uraloaltaico tracce di n- e di m-. Questi prefisssi nasali sono poi frequentissimi nei rimanenti gruppi linguistici e spesso si trasformarono in infissi, Perfino nell' Azteco vi sono prefissi men-.

ki- nel Bantu significa , cosa ', per es. Catro Cosa i si-ylalo sedia cioe , cosa per sedere (ylala) Qui si- proviene da ki-, cfr. Kunama cosa. Spesso ki- forma dei nomi di luogo, come Tabwa ki-kitilo mercato da kitila commerciare. E probabile che siano formazioni analoghe quelle del Berbero coi prefissi a-j-, a-d-, come Zuava a-j-en-fus bocca, e quelle del Georgiano coi prefissi si- e sa-, come sa-kbili stuzzicadenti da kbili dente (, cosa per i denti '), x amare le saliera da marili sale (, luogo o posto per il sale '), xi-thb-o calore, si-kud-i-li morte. Certo che il Georg. -a-na-pir-o ce qui borde, bord e formato come il Zuava a-s-en-a-fir labbro, lett. , cio che della bocca (Georg. piri bocca) e come il Geez ka-n-far labbro. Senza I'elemento N si trova la stessa. parola nel-I' Egiz. 8-pr orlo, labbro Ar. sa-ftr- orlo, Siriaco spara orlo. Cfr. Chamir ki-fir labbro. Ktirino si-p'al Chtirk su-pil Schnurrbart; A. Ind. ci-pra labbro, muso, Wakhi sa-par, Kurm. zi-m-bel, simbel Schnurrbart Muzuk (a sud del. lago Tsad) se-m-bel id., invece in Arabo #a-r-ib- e nel Bugia se-n-db. Anche nell' Osseto abbiamo bil labbro = Siano pil Georg. piri bocca (A. Irl. bel bocca?). Georg. pro-li labbro ha gli elementi dell' A. Ind. ci-pra ecc. in ordine inverso. Si tratta di formazioni antichissime. Io qui riferirei anche il nome camitosemitico , uccello Afar e Saho plur. ki-m-bir, Somali 8 imbir, Araba su-firda * kaya-pir-, Ebr. ri-ppur ecc. La radice significa , volaII prefisso ка- nel Bantu forma dei diminutivi, per es. muana fanciullo, ka-una bambino; cfr. Silong k-ana-ing ragazzo, Monk in Khmer kun Khasi khun ecc. bambino da * k-w-an. Altrove il medesimo elemento si usa come suffisso; cosi appunto nel MP. ana-k fanciullo. Merita un cenno L'uso di ka- coi numerali. Nel Bantu forma degli avverbi, come Tonga ka-bili a second time (invece ku-bili in two parts), ka-tatu a third time; nel MP. forma degli ordinali, come Malese kuduro a secondo, Figi ka-rua id. Nel Khasi e in altre lingue del gruppo Mon-Khmer il prefisso ka-, k- forma dei nomi di animali o in generale di esseri viventi. Forse si possono confrontare i composti dell'A. Indiano come ku-mara- bambino e ka-bali- After (v. per questi ultimi IF. XIV 312 seg. ). Probabilmente il ka-e contenuto nel Greco x-drpo-c : Lat. aper, nell' A. Ind. k-api scimmia (donde Ebr. qup): Ted. Affe (Hes. spavas). Al nome indoeuropeo dell' orso Gr. брхто-с Lat. ursus ecc. io collegherei il finnico karhu , orso che considera como k-arhu, cfr. Pers. mod. girs (donde Perm. khirs)? Nei dialetti samojedi troviamo korg, kuerge, work e wark, cfr. le forme dialettali greche apxo-s, apx-i-ko-s. II ku- del Bantu forma degl' infiniti che роввопо usarsi come sostantivi. Il nome , orecchio ' ha pure il prefisso kue sembra derivato dal nome , testa ': mu-testa : ti-trovi, qui orecchio. Ora, e preview0cvole che la stessa cosa si osserva anche nelle lingue Mon-Khmer: Htiei e Proon tui testa: Mon k-tdio orecchio, cfr. Malto ge-thiru e Rajm. khe-trcai id. Si noti che il nome testa di questo tipo e diffusissimo: Ibo tebe, Egiz. tp, Georg. thavi, Siam. thaca e perfino nella N. Guinea daba, deba есс.

bu- nel Bantu significa , luogo ', per es. Bu-ganda paese dei Ganda, Angola bu-a-sasi nel mezzo, lett. , luogo di mezzo Quindi fu usato per formare gli astratti, cfr. nel Basco i tipi , luogo dei giunchi, giuncaia ' ma buru-pe testardaggine. Curioso che nel Sango da nofu , bello, buono si forma I' astratto bu-nofu , bellezza, bonta precisamente come nell' Egiziano da nord , bello, buono' si forma bu-nur , bellezza, bonta

li-, ili- denota nel Bantu secondo Meinhof « eins von Zweien ». Infatti questo prefisso si trova spesso in nomi di cose che in natura sono abbinate, per esempio in , occhio e , gemello'. Senza dubbio I' elemento li e quello del numerale , due '. A questo prefisso corrisponde nelle lingue andamanesi, anche per la funzione, il prefisso Chariar er-, Kede er-, Juwoi re-, Kol er-, Puchikwar ir- Bale id-, Bea i-, i-k-, i-g-, per es. in , occhio, orecchio Forma fondamentale ir- (= Draw. ir- due). Abbiamo già visto il nome , orecchio '. Per , occhio efr. Austr. 1 lee-murra, N. Irl. 2 le-cable accanto a katii, Austr. 15 ir-agoo Miriam ir-ke-p Murray I. ill-ca-p Dabu i-capi ecc. Si tenga anche presente il Nicobarese ol-mat occhio.

II. - Suffissi

-a, -a forma degl' infiniti o dei nomi astratti. Spesso il suffisso porta I' accento: -d. Nelle lingue che distinguono il genere i nomi cosi formati sono di regola femminili. Questo suffisso sembra identico al prefisso a- e talvolta si trovano usati ambedue come nel Saho a-bs-d flatus ventris e nel tipo camitos. a-gtdl. Nel Bantu terminano in -a tutti i temi verbali che equivalgono ad infiniti o nomi astratti, per es. gel-a risplendere Indoeur. gel-a, g*l-di., pi-a bruciare pi-k-a cuocere, di-a, li-a mangiare (Indoeur. e UA. ede); Suah. bay-a cattiveria, cattivo Kunama bdy-a id. - Nelle lingue cuscitiche forma dei nomi astratti, per es. Afar bak-d fine, Saho dal-t nascita, parto, Bilin kir-d morte, Galla yad a pensiero ecc. nel Bagno con accento ritirato come dirà uccisione. Il medesimo suffisso anche nel Kurama, Barea e Nuba. Si noti Afar dim-a f. e Chamir Quara tem-d = Indoeur. t*m-d f. oscurita. Nel Semitico corrisponde il suffisso -d, come Geez makkar-2 f. tentazione e Arabo buk-d- pianto Afar. bog-d. E divenuto infisso nel tipo gatal che forma degl' infiniti e dei nomi astratti, tipo che si trova anche nel Cuscitico e Berbero con o senza a- e nel Copto con 8a (Copto akd rovina, hebs-d vestito ecc. con suffisso). Nel Berbero nomina actionis come Zuawa 9-a-ds-a f. il ridere, il riso da eds ridere; e con infisso a-zgar traversata da ezger traversare, a-dfar e 9-a-dfar-9 f. inseguimento da edgar seguire ecc. Il suffisso semitico -a-n e derivato da -d. Ebr. ruby-on misero, Egis. b jn Copco boomer * by-o-n cattivo (anche nel Pul bon- cattivo), cfr. Bantu e Kunama bdy-a; invece il Copto ebit-n misero da un nome in -t. Hausa mutu-a morte da mutu morire, godi-a ringraziamento da godi ringraziare ecc. - Nel Kharthwelico -a forma dei nomi verbali astratti o infiniti, come Georg. ts'er-a scrivere, lo scrivere, tSam-a manginre,zrayx-a pensare. Senza dubbio -a portava in origine I'accento, come si vede dalle forme syncopate quali sma bere per * su-m-d. - Nel-I'Indoeuropeo nomi astratti in -a trattati come femminili, per es. tom-d oscurità. Molti temi verbali terminano in -a, come te la, - Anche nelle lingue uraloaltaiche sono frequenti i temi verbali in -a come Suomi hukk-a- perdere (hukk-u- perire). - Terminazione protodravidica dell' infinito -a, per es. Tam. deyy-a fare (ampliata key-a-l I' action de faire), Telugu kota battery, Canarese ma da fare. Si noti che -a si trova trasformato in -ei nel Tamil.

-i, -i: [?] forma dei nomina agentis. Spesso il suffisso porta l'accento: -4. E identico al suffisso del causativo di primo grado; nel Somali si usa -i-s che corrisponde al causativo di secondo grado. - Bantu -I, per es. Peli mo-rut-i insegnante, maestro da ruta insegnare, Suah. m-lif-i pagatore da lip-a pagare. Generalmente lo trasforma le esplosive in spiranti, efr. il Somali. - Nel Semitico nomina agentis del tipo gatti con infisso, come Ebr. pagid ispettore, Ar. amir- comandante. Cfr. anche Ar. katib- scrivente ma Begia katb-i scrittore (con II gem. come parte filatore con infisso). Nuba M. stock-1 schittelnd ecc. Somali edb-i-s educatore, maris condottiero, buddy-is furchterreger da bag temere; cfr. Kafa gitti-dao Handler, Kramer da git vendere, Gonga sip-tits mendicante. Su antichi modelli di nomina agentis in -t sono formati quelli del Geez come hardst agricoltore, ma-fqar-t amatore, efr. Eg. rif-j lavatore, Hansa ma-sak-i tessitore da sak-a tessere, Muzuk mu-gudj-i coltello (lett. , tagliante cfr. Z i-il-I andante), Ahaggar a-me-sw-i bevitore, Zuava a-mu-sn-i sapiente ecc. Si noti il prefisso m- come nel Bantu e si confrontino i participi attivi come mu-gattil, Geez md-gtel. - Anche nel Georgiano i nominagentis e i participi attivi hanno il prefisso m-. Il suffisso si presenta nella forma - е, per esempio me-york-e, mo-york-e v. s., m-ts'am-e-li mangiante, mangiatore; pero anche -i, come m-ts'er-i scrivente, m-ts'er-av-i id. (con senso frequentativo). Per la differenza tra -i e -e si possono notare i casi come m-dina-r-i scorrente: m-dina-r-e fiume, Ampliato: par-i-a ladro da par rubare. Nell' Indoeuropeo il suffisso spesso latente perche ampliato con aggiunte posteriori. Non ampliato si trova, per esempio, nel nome del , serpente ': A. Ind. dh-i- Lat. angu-i- (cfr. kryw), dell' , occhio ': okur-i, nello Ind. kav-i- veggente, savio, kir-i- cantore di lodi ecc. Nella forma -yo frequente: Let. socius da * soto-io- lett. , che segue ', fluv-io- lett. , scorrente la bio- Bari lab-ia labbro, Gr. a patto-5 sgozzante, Lit. sriau-ja- schnell fliessend, gaid-ja- gallo ecc. Ampliato con -m. Got. fisk-ja pescatore, timr-ja Zimmerer; con -ko: Lit. kirt-l-ka- Haner da kartu pret. kirtau. Sono preview0cvolissime le forme con la vocale o nella radice, come Lat. soc-io- e poi pudex da * pozd-i-k-rad. pezd- pedere, mord-i-co- (invece med-i-co- e vert-i-c- accanto a vort-i-c-), Got. gab-i-g- ricco lett. , donante' da gaben perf. gaf. La relazione con la vocale del causativo evidente. La medesima relazione esiste nel tipo greco pop si-sda * bhore-u- cfr. corte-sw, ove e una riduzione di -ti- come si vede dal Lat. noc-1-ro-. Aggiungasi: Indoeur. ow-i- pecora (per ob-i- , belante da ebe, be onomatopeico), Gr. serpente, toy-t-s Laufer, cfr. ecc. -- Ugrofinnico -ja, -j nomina agentis: Suomi anta-ja datore, laula-ja cantore, Mordw. M. mora-jid. Turco ac-a-japeriens, min-d-j ascendens. Nelle lingue altaiche il suffisso dei nomina agentis e -t-i: Turco dur-u-ti-i sentinella da dur start, Mangia bit ed-i serittore. E un suffisso composto come quello dello Sua- hili in m-sema-dj-i parlatore e dello Hausa in mo-roka-ts-i mendi- cante. Nella forma -te si ritrova nel Giapponese (-te, -ta nell'Ostjaco), per esempio motome-te cercatore; nella forma -te, -se nell' Eschi- mese. Questo suffisso si trova pure in altre lingue americane. Notevoli i nomi di strumento come Azteco no-tlaciracya il mio strumento, Cahita hipon-ia martello. - Dravidico -i, per es. Tamil e Can. koll-i uccisore.

Nel Bantu -i forma anche dei nomi astratti, come Duala n-dot-i sogno. Cosi pure -t nel Cuscitico: Bilin incal-t amore, Bilin e Galla gidd-t violenza, Galla mork-t lite, Barea mok-i id, Nuba buddy-i scrittura, Somali kulli calore =- Pul gull-i. Ctr. gl' infiniti del Somali in -i (es. dmr-i comandare) Kafa Nuba -e e Sem. girl-. Nel Semitico -t-t col segno del femminile - Eg. -y-t -- Nuba 7-d (per es. KD org-1-d laver fame, band-d il ballare, cfr. M. kab-i-n il mangiare). Zuawa i-rem-i tintura, Muzuk en-dir-7 amare, L'amore, murd-t racconto. Si possono confrontare per l' Indoeuropeo i nomi come A. Ind. gran-i- f. I' afferrare, yudh-dyper combattere, Gr. Ep-t-c lite, Lat. ac-i-s. Awar: nomi verbali in -i come hdr-i preghiera.

Dal suffisso precedente, che e primario poiché forma dei nomi deverbali, va distinto il suffisso -i degli aggettivi relativi derivati da sostantivi. Esso si trova nel Comitosemitico : Afar-Saho nuguz-t numd la regale consorte, Som. gumbrir-i asino selvatico (lett. , montano da gumbur monte) ; Eg. nt-j cittadino; Ebr. agli pedestre, Ar. ard-iyy- terrestre. Kanuri mei-r-i regale da mai-ro dat. , al re'. - Georg. okhra-i-ani aureo ecc. Indoeur. patr-iyo-, agar-io- e sim. Mag. atya-i paterno, ember-i umano, ur-i signorile. Nelle altre lingue ugrofinniche in forme ampliate. Ostj. del Jenissei uretj-i piovoso da ures pioggia (Indoeur. werr-). Tamil ar'av-iya virtuoso da ar'am virtu ecc.

-e ha nel Bantu una funzione simile a quella del suffisso -l, ma si usa generalmente con significato intransitivo. La differenza si vede chiaramente in casi come Shisumbwa bu-lem-i presa da ku-lem-a prendere : bu-vimb-e gonfiore daku-vimb-a essere gonfio, Luganda mu-lim-i coltivatore: mu-nanagiz-e qui begaye, begue, Suah, mn godze Wachter da ku-ngodi-a wachen. Cfr. nel Temne kadima-i lo spegnere: kadim se lo spegnersi. In generale nel Bantu -e forma degli aggettivi o dei participi con significato intransitivo (passivo, se derivano da verbi attivi), cfr. ancora: Herero kodak-e puro, por-e giusto, mite, Konde u-n-sok-e uscito, u-n-suk-e lavato, che cotto, Luganda mu-tum-e inviato, messo, mu-sib-e prigioniero (legato). -- Begia rabe carico, cio che e caricato, del bt oggetto comprato, geltil-i stupido, Galla g art bello -- Hausa gar-i. Nel Berbero gli astratti di qualita hanno la vocalizzazione e, per es. Zuava d-efses leggerezza da efrus essere leggero. Copto kam-e f. kam-E nero (cfr. kEm), sab-e sapiante, ecc. Sem. gate intransitivo. - Alle forme bantu come Shisumbwa si-kond-e , cosa dolce corrispondono perfettamente le forma georgiane come xi-thethr-e bianchezza da theirri bianco, si-ma-l-e altezza da maiali alto (psycho-), si-trova-e Ligerhaftigkeit da tsru liigenhaft. - In der. -t intransitivo, per esempio in gran parte dei verbi latini in -Here come silere, tacere, rubare ecc. e negli aoristi forti del greco in -T-, ma anche altrove. Cfr. i nomi come lat. quiete-s.

-u, -u: ha significato intransitivo-passivo e forma spesso degli aggettivi che indicano uno stato o qualita abituale. - Bantu popu cieco, kakj-u asciutto, rigido, pel-u terminato, cresciuto da pel-a terminare. -- Chamir lib-u prudente, wird-u largo (Georg. terra-e-li id.), Galla quasi pieno, per'-t vuoto. Egiziano: suff. del passivo -w. Semitico gutul e gatul quando indicano uno stato o qualita abituale: Ar. sakus- duro, esser duro (spagn. ser non extar), samtil- vecchio ecc. Anche nel Berbero; per es. Zuawa efrus esser leggero. Participi perf. pass. georgiani come t ha mai mangiato, sm-u-li bevuto. Indoeuropeo: aggettivi come anch-ti stretto, t'n-ti disteso, sottile, tenue, ank-u curvato, ricurvo (donde atx-6-ko-, бух-в-ра всс. ), tors-u inardito, secco, si cada dolce. Il significato passivo e rimasto in molti casi, cfr. ancora A. Ind. vadh-t sposa die Heimgefihrte , gr. vex-vcadavere, Indoeur. gon-u ginocchio ripiegato ', bestiame to sato - Suomi kamp-u-ra, campur-rd curvo, obliquo Turco kamb-u-r Gr. xayr-6-ho-. Nelle lingue ugrofinniche -va, -vd forma dei participi presenti come Suomi anta-va dante, eld-vil vivente. L'identificazione coll' Indoeur. -tco (accanto a -u) sicura, cfr. Eston. joge-v gen. jogeva fliessend, stromend con A. Ind. jan-vd- rasch stromend, ellende min ep -- Suomi men eind vorig, vergangen (Ugrof. mi-, mi-ne- andare, andarsene) con Indoeur. mi-ne-u- minuere, lett. , andarsene (cfr. A. Slavo minovati vortibergehen, A. Ind. ml yate mindert sich, vergeht verloren, Lat. me are; Cinese mai gehen, voriibergehen ecc. ). Turbo ko ru gecko, arido, tol-u pieno, Mangiu ful-u molto per * pul-u. Cfr. Indoeur. pul-u, pol-u molto accanto a pel-u e si noti che accanto al Bantu pel-u terminator compiuto si ha loMpong we pulau molto. Per incidenza notare come I' idea di , molto, pieno, compiuto sia espressa da un elemento L al quale si premettono vari prefissi: pe-l- (Bantu, Indoeuropeo, Uraloaltaico, Dravidico, Indocinese, MP.; Colf e in parte Indocinese con -r-: Colf pere riempire, pura molto), male-, me-l- (Bantu, Camitosemitico e forse Indoeuromeo: Gr. pakai ecc. ), te-l- (Uraloaltaico Dravidico), dj al- (Bantu e Mongolo-Tunguso).

-o, -o: forma dei nomina acti o rei confectae (anche n. actionis), che spesso si usano come nomi concreti specialmente di strumento e di luogo o tempo. Bantu: Suahili n-dot-o ciò che e stato sognato, sogno, ki-ap-o giuramento, Luganda ky-onon-o peccato. Concreto: li-Intj-o (donde -itjo, -itso, -iso ecc. , Pul y-eso viso) occhio, cfr. Afar-Saho in-tt Sem. 'ain; e molti allri nomi di parti del corpo, fra cui bok-o mano, braccio (Indoeur. bhagh-u), kong-o collo -- Galla gong-d ecc. Nomi di strumento: Cafro i-m-to lo arco, Tonga i-n-kand-o martello. - Galla rag-d racconto, Saho a bard maledizione, Afar fam6 gusto, Nuba D. bend-o benedizione, ndl-u sonno, edu abluzione, Barea bel-o caduta, kal-o il man- giare, Somali qunk-o bacio = Galla dung-d. Etiopico -t, -t-t, Mehri -o. Nomi di strumento: Galla halalancia, Chamir qinj-б cintura ecc. Nel Galla e Somali anche -i-u, per es. Galla per-i-d Schutzgraben ma Som. her-o enclosure; cfr. Cafro i zin-y-o dente (sem. sin-) ma altrove -in-o. Hausa bug-o colpo da bug-a bat- tere, rab-o porzione da rub-a dividere, fara-ic-a principio ecc. Georg, si-thb-o calore e sim. , cfr. Suah. ki-ap-o giuramento e per la radice Indoeur. tep- tepere. Nomina loci come sai e rino cantina , luogo del vino '. - Indoeuropeo: Lat. clt-vos declivio, A. Sl. pi-vo bevanda (, Trunk '), Boemo грё-v cantus, sta-v status. Temi verbali come stai-v- contengono appunto il nostro suffisso. Forse anche temi verbali e nominali in -3. -- Ugrofinnico: nomina acti (e actionis) come Suomi kuol-o morte da kuol-e- morere, maks-o, maks-u pagamento da maks-a- pagare, Lapp. Sv. alg-o principio, takk-o fatto, opera, Mordw. M. jaka-f per *jaka-v Gang, E. tv, te-ve fatto. Mongolo kala-g-u-n ardore da kala-ga e sim. Eschimese: Groenl. tok-o morte, seg-lo menzogna. Azteco no-cival-o-ka la mia creazione o produzione (cfr. Eival-o-ni fatttibile), no-mactil-o-ka il mio insegnamento; anche degli astratti di qualità come quelle-del bonta da kuall-i buono, vevey-o-tl vecchiezza ma mo-vevey-o la tua vecchiezza. Dravidico -u in -ng-u Ugrof. -пд-и есс.

K. - Fra i suffissi caratterizzati da gutturale citeremo -ka che forma dei diminutivi nell' Indoeuropeo, Uraloaltaico e altrove. Corrisponde esattamente al prefisso ka- del Bantu. Probabilmente significa , piccolo ', cfr. Giapp. ko bambino che forma pure dei diminutivi prefisso ai nomi (ko-jumi piccolo arco), Ora sono, кико- bambino. Invece il -kiko del Lat. antiqua-x e il pronome relativo, cfr. Turco gol-de-ki su , I' acqua che (e) nel lago Mong, noor-da-ki usun id. -- Yak. otur-gu seggio, Mong, jabu-ju andare: cfr. gl' infiniti dravidici in -gu, -kku, per es. Telngu kalu-gu to accrue (Bantu kula crescere, kulu grande).

T. - Nomi astratti in -ta, -ta: Hausa bau-ta schoavitii, cirou-ta malattia, del resto nel Camitosemitico -t; Indoeur. -ta, Dravidico -ta. Cfr. anche Giapp. -sa, pes. taka-sa altezza, ото-ва gravita. Piu frequenti sono gli astratti o noming actionis in -ti, per es. Nuba ban-ti ballo, Barea sel-ti spaccatura, Begia d urto visita, abdb-ti disprezzo, du-ti sonno. Basco -te negl' infiniti (come nel Golf). Curioso e Agau gas-ti inimicizia Indoeur. ghos-ti- id. (quindi Lat. hosti-s ecc. ); Indoeur. sru-ti- corrente. Tamil kedu-di ruina, Telugu nadi-ti condotta ecc. Accanto ai nomina actionis in -ti di genere femminile I' Indoouropeo ne possiede anche di quelli in -tu di genere maschile, cfr. gus-ti- f. e già-tu- m. gusto. All' indoeur. -tu corrisponde perfettamente il Magiaro -t, anticamente -tu, -tui, per es. jdr-a-t gang, reise (cfr. Jahr), kel-e-t aufgang (reado). Turoo kabor-ti tumulto, dgtit con- siglio, akan-di corrente, angel-di sospiro e sim. Nel Turco osm. vi sono dei nomi astratti in -i-8, -y-ё con -s da -tj, per es. bin-is il salire, yaz-y8 lo scrivere, la scrittura. Essi corrispondono perfettamente ai nomi astratti indoeuropei in e-s- (nom. -o-s) di genere neutro, per es. gen-e-s- genus. Turco sevin-d2 gioia per * sevin-di. Mong. -ta-l, -te-l, per es. jabu-tal I' andare; Magiaro mene-tel id. Forme corrispondenti nel Dravidico. -- Participi perf. passivi: Egiz. dj-tro dato, Basco garbi-tu assettato, pulito, gal-du perduto, ar-tu afferrato. Quest' ultimo coincide con l'indoeur. ar-tu in ap-ro-c e lat. artus, ar-tu. Mong. sayal-tu barbuto, Mangiu turga-tu dima- grito, magro. -- Anche la media molto diffusa, cfr. Lat. lucidoper * welk-e-do-col finnico * valk-e-da Cerem. volg-o-do e Lat. tep-i-do- col Suono teb-di caldo e Siamo. Kam. tjib-di, Jurak (t)jet-a-da id. L' indoeur. negro-e-do- nudo si ritrova nel Samojedo Ostjako: mjag-e-dje, njdg-e-die ecc. Cfr. anche Burj. ami-da vivente e sim.

B. - Pare che la tenue labiale sia rara in suffissi nominali, mentre la media e frequente. Del resto p manca a molte lingue. Due categorie principali: nomi di animali nomi astratti.

a) Nomi di animali

Nell' Attentato gora-b corvo Arabo yurd-b- e gama-b bue Bantu gom-be; inoltre ari-b cane ecc. Generalmente -b nell' Attentato e segno del genere maschile, ma e un elemento antichissimo, cfr. kharo-b letto (Songhai kara id.) donde probabilmente grabatus, tsara-b polvere - Sandeh turu-bu - Arabo turd-b- id., t'u-b terra Songhai do bo - Ar. tab ecc. Bantu gom-be capo di bestiame accanto a кото (Quara kama vacca, bestiame, Dembea kem, Circasso demy), guru-be maiale, cfr. Hausa guru-guru id. e nel gruppo Mon-Khmer: Suk churu, Hilei chru, Kat chur, Bahnar kiur, Xong charu-k ecc. Nel Semitico -b e frequente nei nomi di animali, per es. Ar. da'la-b volpe accanto a du'al- id., kal-b- cane (cfr. Lituano kal-ba discorso). - Georg. or-bi aquila (Slavo or 1-1i pecora ecc. Nelle lingue del Caucaso settentrionale spesso -b oppure b- con nomi di animali. -- Indoeur. -bho in nomi di animali: Epe-po-se sim.

b) Nomi astratti

Nel Georgiano nomina actionis (infiniti) e astratti di qualita in -o-ba, -e-ba, per es. sen-e-ba edificare, sen-o-ba edificio, sav-e-ba diventar nero, sav-o-ba nerezza, thethr-o-ba bianchezza, did-o-ba grandezza.

Lituano gar-ba onore, A. Slavo 2" lo-ba cattiveria e sim. - Tibetano: infiniti in -ba -pa. I' origine sembra che apparisca da forme come Mangia am baba luogo ossia cosa grande, cio che e grande, Khasi ba-lih bianco, cio che e bianco. In fondo deve essere identico il prefisso plurale Bantu ba-.

L e R. - II primo ha spesso significato diminutivo. Si noti:

Georg.
Mangiu ama
mama padre
mama-li gallo, maschio di anim.
am-i-la
    

Al Georg, maya-li alto corrisponde Forme con lo stesso suffisso anche nel Dravidico. Notevole coincidenza dell' Ebr. 'arap-el caligo spissa nubium col Georg. e Minor. yoruba-e-li nube; I' iniziale fu anche nella parola semitica. Forme simili nel Turco: Ciag. quiz-e-l, kiiz-e-li bello. Re spesso sinonimo di L. In molte lingue forma dei nomina agentis o instrumenti.

M e N. - Nomi strategi in -ma, assai diffusi. Georg. s-ma il bere per * su-ma, cfr. A. Ind. ad-ma- Av. hao-ma- m. bevanda, il soma, A. Ind. su-ma- n. latte, acqua. Greco phot-us-s e sim. Forme ampliate come sreu-me-n- corrente. Suomi ole-ma essere Turco ol-md (inf. ol-ma-k), Suomi kuole-ma morte Turco olii-m, Turco et-me-k pane cfr. Ed-pey-al. Al suffisso composto indoeuropeo -me-n corrisponde quello del Magiaro tudo-mdny il sapere, la scienza, tete-meny azione e del Turco og-mdn collezione (Lat. ag-men). Analogamente, a -toe-n corrisponde il Mag. -rdny, -veny, cfr. ele-ven vivo, vivace tormato da * ele-ve come I' indoeur. di-wen e formato da ai-uce- (Lat. aevo-m ecc. ). Tamil peru-mei grandezza (-mei indoeur. -ma), Telugu kali-mi ricchezza. - Un suffisso -na si trova, per esempio, nell' Indoeuropeo e Uraloaltaico. Una specie di terminazione indifferente -n nelle lingue altaiche e maleopolinesiache. Da essa deriva -nga che si trova nelle medesime lingue e anche nell' Andamanesee.

I temi verbali

I. = Il transitivo o causativo

Da verbi intransitivi si formano verbi transitivi o causativi di primo grado (andare: fare andare mandare) e da verbi transitivi si formano verbi transitivi di secondo grado o causativi propriamente detti (vedere: far vedere mostrare).

a) Il transitivo o causativo semplice

1. Elemento i:. - Questo elemento e diffusissimo e si usa quasi sempre come suffisso e di regola e di primo grado. - Nel-I'Ottentoto : ma*-i collocare da ma" stare (Egiz. mn, Indoeur. mene ecc. ), sa"-i, se"-i far cuocere, scaldare da sa" far fuoco, scaldarsi. -- Nel Bantu, per es. Suahili ogof-y-a spaventare da ogop-a temere, Sango rim-y-a spegnere da sim-a spegnersi ecc. Anche in forma ampliata: -tra, -i-ka, per es. Tonga kaz-i-ka far sedere da kala sedere, B. bu-i-ka vestire accanto a bu-a-la e bu-a-ta vestirsi, Herero jameka per *jama-i-ka caus. di jama anlehnen. Wolof gen-e far uscire da gen-a uscire. Bullom hin-I abbattere qualcheduno da hin mettersi a giacere, riposare (di secondo grado cui-I abbeverare da kul bere). -- Somali ord-t far correre da drod correre, far sorgere da ka' sorgere Galla ka-y collocare da ka sorgere Kafa ku-i, cui innalzare, Galla kuf-i riempire da kuf essere pieno. Nel Nuba -i-re, per s. kavo-i-re aprire da kaw-e essere aperto ( Ottentoto khow-a), cui-i-re saziare da queste essere sazio. Pero anche M. tog-a-y far battere, doll-a-y far amare e sim. Nello Afar-Saho I'elemento i si prefigge alla radice, per es. i-bal mostrare da bal vedere. Nel Semitico lo si trova come infisso. - Georg, was raye-uc moneo da to-tray-a-ur penso, at src do da mangiare dato-t8'-a-m mangio, was- ts'awl-i insegno da ro-ts'avl-o-b imparo, e numerosi causativi del tipo w-a-tey-i-n-eb faccio rompere da rotex rompo, spezzo. Indoeuropeo -eye-, -l-, e -i-, per es. A. Ind. bhaudh-dya-ti sveglia da bddha-ti veglia, post w faccio fuggire, spavento da fuggo, Lat. torred, money, Got. sat-ja faccio sedere da sita siedo. II suffisso si trova naturalmente anche fuori del presents: A. Ind. vart-i-td-, A. Slavo vrat-i-ti, Lat. mon-i-tecc. E preview0cvole la vocale o nella radice.

Tunguso olg-1-m far seccare da olg-o-m seccare, dzegd-i-m accendere da dzegd-e-m bruciare. Nelle lingue dravidiche i si trova in combinazione con altri elementi, come vedremo. Tuttavia sembra trovarsi anche da solo in casi come Telugu kdg-u to be heated: kats-u boil, probabilmente per * kdk-y-u. --- II suffisso -i forma nel Malese, Giov., Batt. e Makassar dei verbi transitivi di primo grado, per es. Mal. idup-i vivificare da idup vivere, m nangis-i per m*n-tangis-i compian- gere da tangis piangere. Nelle lingue della Melanesia il medesimo suffisso -i aggiunto a verbi intransitivi li trasforma in transitivi, mentre un verbo transitivo col suffisso -i has its action determined upon some definite object ». Nelle lingue della Polinesia lo -i e contenuto nel suffisso del passivo -i-a, pero nel Tonga -i transitivo e nel Samoano -i forma dei verbi denominativi. Anche nel Ponape (Micronesia) -i e suffisso del transitivo.

2. Elemento ki, donde si: [?], si, oppure h ecc. Ora prefisso e ora suffisso. Di primo e di secondo grado. Attentato: a-si abbeverare da a bere, d'un-si pascolare trans. da f'u'' pascolare intransitivo, dai-si, dai-si allattare da dai, dei succhiare, poppare (Indoeur. dhi), heisst far dire, far chiamare da hei. - Nel Games alcuni verbi hanno un prefisso causativo si-, per es. si-lila bruciare, si-tula innalzare Tamasceq a-dul far crescere, ingrandire.

Somali -s1, dial. -ri, per es. *ab-st abbeverare, bog-st guarire da bog guarigione. Kafa u-se abbeverare. Galla e Bilin talvolta -si-.Anche nello Hausa -ti, -si-e. Il Nuba ha conservato la gutturale primitiva: M. gur-ke, KD. gur-ki-r rallegrare da gur gioire, M. price kab-ki-re dar da mangiare. Come prefisso: Begia si- Berb. si-Ebr. hi-, ma in molti casi la vocale e scomparsa. Nel Semitico la consonante e ora 8, 8 ora h e cosi pure nel Copto. Tracce anche di per es. Egis. 7-pr nel senso di , creare' cfr. Ebr. hi-pro. Il prefisso indoeuropeo s- ha talvolta significato causative cfr. sem. s-pl accanto a n-pl cadere), talvolta significate denominative (api yw: Arm. muy fumo, Ags. a-megan schmiegen: труб-с) o intensivo (s-pek- guardare attentamente, spiare accanto a per-). Dalla radice i andare derivarono, come pare, tanto a-i quanto i-s mandare. - Gli stessi significati ha il Tibeta lasciando pero traccia della sua presenza nel mutamento della consonante iniziale, per es. Tib. gab- stare nascosto, coperto: s-gbcoprire, imper. knob; Birm. pri esser pieno: per i riempire, Bahing dokko cadere: tok-ko abbattere. Mutamenti simili anche nell'Indoeuropeo: A. Ted. gellan, s-kellan ecc. , v. pag. 28. La vocale del prefisso e conservata nel Kaciari (8i-khai insegnare), nel Singpho (st-krit spaventare da krit paura, 81-lum riscaldare da lum caldo; anche tst-) ecc. Come suffisso: Birm. -tse, Cin. S. -se, Tib. -s. Dravidico: Nel Kudagu -thi-ru Nuba -ki-re, per es. madu-tii-ru far fare. -- Nel Jukaghiro -8, per esempio agre-d- condurre da agre- andare, ere-8- Aossen da ere- Alessen. Nel Giapponese -si, -se, per es. nome-si abbeverare da nomi- bere, mi-se mostrare da mivedere.

b) Il transitivo o causative doppio

Dall'unione degli elementi I e ki si ebbe 1-k1, donde generalmente e poi 1-8, i-s. Come e naturale, il causetivo cosi formato in origine fu sempre di secondo grado. -- Nelle singole lingue bantu il suffisso si presenta nella forma di -i-si-, -i-u- oppure -i-si-, -i-g-, Quando la vocale della radice e e, o il suffisso incomincia con e - a-i, per es. Angola sumb-i-s-a far comperare da sumb-a comperare, zol-e-r-a far amare per * zol-a-i-8-a da zol-a Analogamente nel Somali: del rct-si fare attingere da amare. delio-t attingere (denominativo), ma adk-a-y-st far rafforzare da ddk-d-y rafforzare, e nel Galla hamb-i-s tibrig lassen da hamb iibrig sein, ma der-t-s allungare per * der-a-i-s efr. Som... der-a-i allungare (nel Berbero corrispondono le forme come Zuava se-laz-a-i affamer d' habitude, cfr. Som. s-am-a-i herstellen). Nelle altre lingue cuccitiche abbiamo: Kafa -i-se, Bilin -i-s, Afar-Saho e Begia -i-s, -i-s, Nuba -i-ke e -i-ki-re per es. kull-i-kz e kull-i-ki-re insegnare. Come prefisso i-8- nell' Arabo is-ta- della X sono., altrove generalmente s-Nel Telugu il causativo ha per suffisso-i-ta- (nasalizzato -i-nis-) per Canarese -i-8- Kudagu -i-tsi-, per es. Tel. pamp-i-nts-u far mandare da pam pum andare, Canadese od-i-s-u far correre da od-u correre (cfr. Somali and-t far correre dead road correre), Kudago kodu-p-i-tii-r-u far dare da kodu dare (cfr. il Nuba -i-ki-re). Quanto al -p- del Kudagu, esso va identificato con la labiale che si trova nel suffisso causativo del Tamil -pp-i, -b-i, -v-i, Mal. -pp-i, per es. Tamil edu-pp-i far sollevare da edu sollevare. II vero segno del causativo naturalmente -i, che nel Brahui precede I' elemento labiale: kun-i-f far mangiare da kun mangiare. II medesimo elemento labiale si trova nel futuro del Tamil, Canare see Tulu (Brahui da -av, -af). Ora, al Draw. -p-i corrisponde esattamente 1' A. Ind. -p-i- e -p-via- dei causativi come stha-p-dya-ti; cfr. Greco da tp-t-zw, zao-tsw: Lat. cl-e-pu e sim. Lazo to-me-pare io faccio noto, rivelo da 100-gna-re so, comprendo, part. gna-per i noto, cfr. A. Ind. g'n'a-p-dya-ti fa sapere (Georg. gon- pensare Indoeur. gno- conoscere).

L'elemento i: (identico all' affisso dei nomina agentis) probabilmente, L'elemento ki di certo significa in origine , tore '. Cosi pure il composto 1-ki. Le prove abbondano. Nell' Attentato gei (prob. per *kei) significa , fare e forma dei causativi. Il Suahili isa significa , fertig machen (Schleicher, Die Somali-Sprache, 118). Nello Afar-Saho e nel Bilin , fare is (Saho anche is, Bilin anche il), nel Somali sa-i significa , egli fee secondo Schleicher c. Da isi derivo I' Ebr. "as'a fare Sabeo 'sy (il Geez "acqua, 'acqua significa , retribuire '), da si derivo I' Arabo sa'a per * sa'aya fare, operare. Berbero e-g, e-gi- fare, Basco e-gi-n fatto, Georg. ich-se gli fa, ecc. Nelle lingue dravidiche abbiamo: Gond ki, Ku gi, Kota ke, Can. gey, Tel. tazy, Tamil they fare; nel Brahui ka-, ka-n- e ka-r-, Seguono le forme altaiche: Turco ki-l-, Jak. ky-n-, Mong. ki fare; cfr. Indoeuropeo ke-r- Quindi le lingue indocinesi: Cin S. saih, Lushai tst ecc. fare. E I'elenco e tutt' altro che completo. - Quantunque il significato di , fare sia antichissimo in questa serie, pure e evidente che non puo essere il primitivo. Io identifico ki fare con ki cosa, cfr. il nostro , cosare e il greco rocke che deriva probabilmente dal tema del pronome interrogativo e indefinito luca- (cfr. e nord-c con -voto-c in loro-tutto-se sin. ). Dal medesimo elemento io traggo anche certi verbi che significano , trafficare, e sim. , per es. il Kharthw. gid comperare Kafa gi-t, Belin ki-d ecc. venture, - Geez set a trafficare - Hausa sai-da vendere (sai comperare) Bantu si-ta comperare, cfr. Bantu ki-tu, ki-n-tu cosa, affare e poi Kanuri ki-da lavoro = Bari ki-ta lavorare, Herero ke-n-da affaticarsi. Nell' Indoeur. accanto a ke-r-e u per- fare abbiamo kice-rey-a trafficare, comperare (tp la-sua) Sem. ka-r-ay-a id., cfr. Arabo sara trafficare.

Una preview0cvole diffusione ha anche T come suffisso del causativo. Nelle lingue dravidiche: Tamil -ttu, Malay. -tti, Can. -du formano dei causativi di primo grado, per es. Can. tal-du abbassare da talu essere basso; il Tulu -du forma invece dii causativi di secondo grado. Nelle lingue ugrofinniche, per es. Suomi seisottaa- collocare da seiso-a- stare, Cerem. jam-d- perdere da jamperire, Mag. ker-e-t- far prepare da ker- prepare. Nel Samojedo -ta, -da. Turco Osm. o kut- far leggere da oku- leggere, jazz-dirfar scrivere da jaz- scrivere, Jak. bys-t-ar- far tagliare ecc. Nel-I' Aino -te, -de, -re. Nel Kotto -th, per es. hatak-th- scaldare da hatag- scaldarsi. Nel Tibetano abbiamo sky ed-p a generare da 8-kye-ba nascere, nu-d-pa suugen da nu-ba saugen e sim. Il verbo , uccidere ': Tib. so-d, b-sa-d-, Birm. da-t, Cin. sa-t (anche Mon sa-t) sembra essere il causative di , morire ': Tib. si- Birm. de, Cin. 'si, Siam. tay. Questo suffisso sembra essere una riduzione della radice te-, te-k porre, fare. Infatti, nel Manipuri il suff. del causativo e -dok - Ao-Naga -dak e Lhota-Naga -tak, efr. Singpho di, do fare, Caciara da' id. Nell' Indoeuropeo corrisponderebbero percio le forme come

II. - L' intransitivo-passivo

1. Elemento u. Nel Bantu -u-a, -tema, per esempio Cafro t andro-a essere amato da tand-a, Shambala kund-u-a id. da kund-a. Il significato e di vero passivo: Congo idila kika ngandu egli fu mangiato da un coccodrillo. La relazione coi nomina acti in -o, -u fu gia riconosciuta da H. C. von der Gabelentz nella memoria Ueber das Passivum, 1860. Nel Wolof -u ha significato passive riflessivo: so pu essere amato, amarsi da sop-a. Pul war-o essere ucciso da war-a uccidere, halk-o perire, well-o essere felice. Nello Hausa -u ha significato passivo e talvolta medio-passive o riflessivo, per es. rebu venir diviso, budi to be open, opened (patere e aperiri), nad-u to be rolled up o rifl. Si distingua da -u la terminazione -o che indica direzione verso chi parla: talfi andare: taff-o venire, aik-e mandare: aik-o far venire cosa insegnare: koy-o imparare. A questo -o corrisponde -u nel Masai, v. A. C. Hollis, The Masai, their Language and Folklore, Oxford 1905, pag. 71. Invece nel Bari, per esempio, romu ee passivo di roma n salutare. La forma cuscitica che piu rossomiglia al passivo bantu e il riflessivo del Somali in -o, per esempio fug-o allontanarsi da fug lontano. Si vuole che questo -o provenga da -ad, ma io ne dubito assai. Intanto ricordo che al Som. carlo zerlege corrisponde nel Galla gala-d-u e che agli imperativi come Som. so'o, so'od va e Galla kod-u vieni corrispondono nel Bantu degli imperativi come Boondei soo Suah. ndzoo Her. indyo vieni. Nel Semitico cfr. gal e gatti l quando hanno significato intransitivo-passivo. Altrove prefisso, per esempio Ar. quella per * u-qtila, etr. y-u-gtalu, Ebr. h-o-qtal ecc. Si noti che lo -u- si trova anche in forme active; pero nel Berbero t-u-, ts-u- e nel Best to- sono chiaramente prefissi del passivo. Egiziano: part. pass. come sfl-lo scannato, m88-10 partorito. - Georgiano: part. perf. pass. come bm-u li fegato, ts'am-u-li mangiato e forme verbali come il tema del perfetto passivo quarto-e (cfr. il perfetto passivo del Basso Congo ma ce n-rc-e) di fronte all' attivo gwar-e e il tema del futuro passivo qwar-re-o di fronte all'attivo quar-o. - Come H. C. von der Gabelentz riconobbe la stretta relaztone dei nomina acti col passivo nel Bantu, cosi O. Donner, Die gegenseitige Verwandtschaft der finnisch-ugrischen Sprachen (Acta soc. scient. fennicae, X, 1880), riconobbe I' identita dei nomina actionis e acti in -0, -u nel Lappone e nel Finnico col tema verbale passivo-riflessivo. Esempi: Suomi tunt-o coscienza, Lapp. tobd-o cognitio, sensus: Suomi tunt-u- sentiri, fuhlbar sein, Lapp. tobd-o- sentiri: Suomi tunt-e- sentire, cognoscere, Lapp. tobd-e- id.; inoltre Suomi murt-u- frangi, rumpi, da murt-a- frangere, kuul-u- audiri, gehort werden, horbar sein da kuul-e- audire, hukk-u- perire da hukk-a- perdere. A hикки corrisponde poi il Tunguso дикиre. - Nel Kolh (Mundari) il passivo e formato mediante esempio dal battere: dal-d- essere battuto; nel Santali -o* (forma ampliata). L'elemento u, o del passivo trovasi anche in lingue americane.

2. Elemento i. - Nel Bantu vi sono dei verbi neutro-passivi in -i-ka, per esempio Tonga bon-i-ka esser veduto, apparire, mostrarsi da bon-a vedere, Angola moneka per * mona-i-ka id. da mon-a. Cfr. Suah. m-pamb-i adornato, ki-pend-i, amato, favorito, m-tum-e inviato, messo. - Sem. gatti e gatti con significato passivo o neutro-passivo. Egiziano: part. perf. pass. come ry-j conosciuto; efr. Capto oak pane = Basco og-i (Turco og-, jog- pestare, pinsere, donde Ciag. jumper * og-u-m farina, Suomi jauho id., anche Chamir yog mola, Begia hug macinare ecc. ). - Georgeano: part. perf. pass. come na-them-i battuto da them-a batters, na-ban-i lavato, bagnato, na-8ob-i generato, e thyou-i-li pregato e sim. Cfr. ancora w-i-quareb-i io (sono) amato : tc-i-qwareb in amo. Nel Basco participi come e-karr-t portato. - A. Ind. kr-iyd-te vien fatto, k81-yd-te viene annientato (pdico), a-kar-i ru fatto, Arm. ber-i-m sono partito da ber-e-m porto. Cfr. A. Ind. ydj-ya- Gr. atto- venerando, Lat. ex-im-io-, Got. bruk-ja utile.

Altre formazioni di temi verbali sono limitate a pochi gruppi linguistici. Alcune sono vigenti in certi gruppi linguistici e come fossilizzate in altri. Cosi, per esempio, nel Suahili abbiamo одо-ра temere denominativo da ogo (anche oga) timore; ora ad ogo-pa corrisponde esattamente L'arabo ya-fa temere, yau-f- timore, cfr. ancora Ebr. gu-r temere, yago-r Ar. wag-i-ra, wag-i-la id. e Got. oga-n temere, agis n. paura, A. Irl. ugu-r temo. Nel Bantu idji, dji-ba, di-ba e dj-u-ba significano ,sapere', cfr. Indoc. e Mon. Khasi ti-p, N. Guinea inglese di-ba, ri-ba, di-pa ecc. sapere. Molto importerebbe determinare la funzione delle vocali prefisse in non poche lingue ai temi verbali, ma tale determinazione non e facile. In parecchie lingue bantu vi sono tracce di un prefisso verbale i. Probabilmente identico il prefisso del riflessivo, che e i- nel Kaguru, Sumbwa, Tabwa, Bakete ecc. , e-, ey- nel Ganda; speedo la vocale e preceduta da consonanti: Tonga Cafro zi-, Nika e Pokomo dzi, Suahili e Karanga dzi-, Herero e Angola ri-, Yao li- ecc. Probabilmente e affine lo Afar 'issl, iss e isst isst-t stesso, il Saho ist, ist id. e il Somali issa, issu, iss pronome riflessivo : la radice sarebbe i. Nel Kunama i verbi che hanno il prefisso e- sono intransitivi, quelli che hanno i prefiss. i-, о-, u- possono essere transitivi o intransitivi, cfr. gl' imperativi: e-dt corri, i-beni prendi, i-bo ara, o-bord fora, o-fulu libera, u-guarda conduci. Si possono paragonare gl' imperativi del Saho (Irob): a-kat accompagnati, i-gdif uccidi, o-bd ascolta, u-ktub scrivi, u-bril vedi. Identica e la vocalizzazione del perfetto, mentre nel participio la vocale non e prefissa: i-khin ama, t-i-khina tu amasti, kihin amante. Similmente nello Afar le vocali prefisse sono a-, i-, o-, u-. Cfr. nell'Arabo gl'imperativi dei tipi i-qtil, i-g tale u-gtul e la vocalizzazione semitica dei prefissi dell' imperfetto. Molte cose restano ancora oscure. Come si spiegano, pesempio, le vocali ali prefisse nello Ahaggar (Barbero) a-ker rubare, tema dell' aor. u-ker (1. pers. u-ker-ey, 3. y-u-ker)? Nel verbo basco a- ed e- si alternano, per es. pres. del verbo , andare' -a-bil, pret. -e-bil-, imper. 2. pers. h-a-bil ma 3. pers. b-e-bil (e un jussivo, cfr. Begia ba-e-ddr). Aggiungasi il prefisso e-, i- (j-) dei participi come e-karr-i portato, i-kus-i veduto, e-torr-i venuto. Nel Georgiano, come in generale nelle lingue kharthweliche, il tema verbale o non e preceduto da alcuna vocale caratteristica (w-ts'er io scrivo) o e preceduto da a (re-a-ts'er io scrivo qualche cosa) o da i (w-i-ts'er io scrivo per me) o da e (ro-e-ts'erebi io sono scritto); la vocale -u- fa le veci di -i- per la 3. persona (ro-u-ts'er io scrivo per lui). In generale -a- e transitivo e si riferisce all'oggetto diretto, -i- ha significato di dativo, -e- e riflessivo. Esempi: uc-trialeb io mi volto: u-atriale io volto, w-a-geb io perdo: ro-i-geb io guadagno, roba io lavo: w-i-ban pirs io mi lavo il viso.

III. I tempi

Il tempo che più spesso distinto mediante una forma speciale e ]il preterito. Le caratteristiche piu frequenti sono -i e -di, -de insieme con la loro combinazione -i-di, -i-de. Invece dells dentale media raramente si trova la tenue t, più spesso si trova mutata la media in l o r. - Nel Bantu il suffisso del perfette -7 oppure -rde o -I-le, per es. Mpongwe yen-i da yen-a vedere, Cafro tende per *tanda-I da tand-a amare e anche tand-i-le, Tonga fu-i-de da fu-a morire. I perfetti dei verbi derivati hanno forme con i in ambedue gli elementi, come Konde phangu-ka ruinare: perf. phangic-i-ke. C casi come to a-la portare: perf. troy-le (Ugref. tu-, tu-l-, Indoeur. tu-l-, tel-) sono importanti perche potrebbero fornire una spiegazione soddisfacente del tipo egiziano mTn : men. Il perfetto di ka-la (per * ika-la, rad. ik-) sedere e ke-de nel Tonga, efr. Indoeur. sede (rad. Groff. is- da *iy-, cfr. Lazo y ed sedere ecc. ). Interessante e buone perfetto di bona vedere, accanto al quale vi e muna (cui corrisponde I'Ott. mu") e anche yena, ena ecc. Con ena * aina io identifico il camitosem. 'ain-, "En occhio. La radice e probabilmente soltanto 'a perche accanto alle forme con n ve ne sono pure con l, per es. Somali il occhio e *el fonte, Copto bal occhio = Udo phul Bullom fol, Afar-Saho bal vedere (imper. u-bul, o-bul). A questo bal corrisponde nel Bilin e Dembea gwal, nel Chamir qwal, qal e yal, nel Quara ywal, yal e hal vedere, guardare, Dargua (Cauc. ) huli occheo, Berbero wali guardare, a-wal occhio. Percio non e impossibile una remota connessione con I'indoeur. akvo-,okac- Kurino akuc-Udo akh- (cfr. Geez "ua vedere, osservare) vedere, con dravidico kan occhio, kan- vedere ecc. L' indoeuropeo acqua ricorda il sem. 'a-i-n nel senso di , fonte'. E probabile che il tipo diffusissimo nak- vedere provengs da composizione (n-ak-). - Oltre al tipo man : mano (che si trova anche nel Mehri: impf. -kun perf. ken-) si confrontino le desinenze del perfetto cuscitico come Som. sing. 1. dig-a-i, 2. di gta-i di fronte al presente sing. 1. dig-a, 2. di gta. Nelle altre lingue cuscitiche il dittongo e gia contractto in -d oppure -e; Reinisch scrive -dy, -tdy ecc. per il Somali. Con le terminazioni cuscitiche -a-i, -ta-i del perfetto io identifico le terminazioni -j, -t-j ecc. del perfetto egiziano, comunemente detto pseudoparticipio, terminazioni che nel Copto sono divenute -e, -t-e. -- Nel Georgiano e nel Berbero da su bere (Georg. imper. su bevi, su-a-th bevete, Berb. imper. su bevi, su-e-t bevete) deriva il tema swi del perfetto 1. e 2. pers. singolare (3. sing. -ste-a nel Georgiano e nel Berbero). Il perfetto nellingue kharthweliche termina in -i oppure -e, cfr. Cec. aor. -e (es. dell-e diede, wedd-e corse da wad- correre Canar. od-?) e -i-na, Thusch perf. -i, -e, Udo aor. e part. pret. -i, perf. -e, Dargua pres. del verbo , essere da, ra : pret. di, ri, Ktirino da : da-i id., ecc. L' imperfetto kharthwelico termina in -di (congiuntivo -de), che e appunto il passato di da , essere '. Quindi anche il Bantu -de, -le e da considerarsi come il passato di un verbo da, la , esseresiste di fatto; comune invece li, ili, cfr. Tamasceq ili). Si confrontino i verbi deboli del Kunama in -da. - Per le lingue ugrofinniche cfr. Suomi ole-n sono : ol-i-n ero, o let sei : ol-i-t eri, anto-i egli dava есс. Quest'ultima forma richiama alla mente I'ottativo indoeuropeo bkero-1-. Al -di kharthwelico corrisponde -di, -dy del preterito turco, per es. Osm. sev-di-m az amai, sev-di egli amo, i-di-m io fui, i-di egli fu. - Per il Dravidico cfr. Tulu bur-iy-u esser caduto, par-iy-u aver bevuto, Telugu pamp-i, pamp-i-nu e part-i-tu aver mandato, Canar. mad-i, madi-du aver fatto, Tamil tsey-du, akk-i-nu aver fatto. - Nelle lingue Kolh -le indica il passato nel verbo. Nelle lingue andamanesi abbiamo: Puch. impf. -yd, -ye, Kol -ye; Bale impf. -te, perf. -t, -et, Bea perf. -re composto -yd-te o -td-te. Nell' Australia : Wiraturai aor. -i, per es. ma- fare aor. me da * ma-i, Kamilaroi aor. -i, -e, per es. goal parlare: goal-e, Turrubul aor. -l, per es. nan-I egli vide, ngin-t egli mangiò, Adelaide pung-i ucciso, pudlor-i parlato oppure pung-e-ti, pudlor-e-ti; Turrubul -ri Bea -re, per es. ya-ri egli parlo, kulku-ri egli taglio. -- L'elemento -i trovasi anche in molte lingue americane.

In altro lavoro esaminerò altre caratteristiche dei tempi e dei modi. Notero qui soltanto che il verbo negativo termina in -e oppure -i nel Bantu e che -i oppure -i- e la caratteristica del verbo negativo anche nel Berbero, per es. Ahaggar inya egli ha ucciso: ur rinri egli non ha ucciso.

La flessione nominale

I. - Il genere

Nella maggior parte delle lingue si fa, in un modo o nell'altro, una qualche distribuzione degli esseri in classi. Numerose sono le classi nominali nel Bantu, Caucasico settentrionale e Andamanese. Una conseguenza della distinzione dei nomi in classi fatta per mezzo di affissi suol essere la concordanza nell' inizio nell' esito delle parole che nella stessa frase si riferiscono al soggetto, concordanza ben nota nel Bantu ma che si trova più o meno spiccata anche in altre lingue, per es. nel Khasi u-купа u-babha u-la-wan il buon bambino venne. - Qui tratteremo brevemente del genere maschile, femminile e neutro.

1. Gli elementi u e i

- In molte lingue u i si contrappongono simbolicamente in modo che indica esseri maschili o forti, i esseri femminili o deboli. L'uso più antico più diffuso di questi due elementi quello che abbiamo trovato nei numerali 2 e 3. Nell' Attentato -i neutro, nel Bantu terminano in -i, -I molti nomi di esseri femminili. Si noti: Dahome a-che Eve a-ssu-mje marito : Dah. a-thi Eve a-ssi-nje moglie. -- Nel Masai l'articolo o-, o-l indica il maschile o essere forti, e-, e-n- indica il femminile o esseri deboli ; cfr. Bantu u-lu- (cose estese, lunghe) e i-ni-? Nel Cametosemitico propriamente detto la vocale u e caratteristica del maschile, i del femminile: Sem. sa, sua, oppure hu, hua egli: 87, sla oppure ht, hla ella; Egis. egli: sy ella; Galla antico pronome relativo maschile: i id. femminile; inoltre Berbero ua ora questo Begin articolo maschile ecc. Galla mo-ti re: me-ti regina. Suffisso della 2. pers. sing. femm. Sem. -I -- Bugia -i. Segno del femminile nel nome -i, -I nel Saho, Bilin, Shamir e Somali, per esempio Bilin gor vicino : gorI vicina. Cfr. Ebr. n astm donne ? Hausa da figlio: d-ia figlia, sa bue (per * san): san-ia vacca, Muzuk yugur gallo: yogurt gallina. Nelle lingue del Caucaso settentrionale il segno del maschile, i del femminile. In origine la distinzione dovette esistere anche nelle lingue del Caucaso meridionale o kharthweliche, perche le due forme s-k-u-n e tuk--n ,noi* del Lazo stanno evidentemente tra di loro come le terminazioni -k-u-n maschile e -k-i-n femminile nel pronome , vostro del Semitico ; cfr. ti-u-n e , noi' nel gruppo Kirino (Cauc. sett. ). pronome di terza persona o dimostrativo Georg. i corrisponde esattamente al Gallesi-si essa plurale i-si-ni di genere comune. Nell' Indoeuropeo -l e il noto suffisso del femminile che serve alla mozione, per esempio Indiano vrk-t lupa da verrà- lupo, Lat. per-la, gall-i-na. Il pronome S-T essa corrisponde esattamente al Sem. 8-7, invece se-we = Sem. sue indifferente rispetto al genere. In alcuni casi pare conservato il contrasto u : i, per es. Gr. m. : A. Ind. kali e kali-ka f., Gr. m. : A. Ind. ward-i-ka, Lit. ter cukas babbo : man-1-ke mamma; cfr. gli astratti come Indoeur. gus-tu- m. gusto : gus-ti- f. id. ?- I femminili e diminutivi del Mangia, come eme madre da ama padre, si spiegano mediante un suffisso -i: da ama si fece * ama-i che poi divenne * ame e per assimilazione eme. L'elemento -i, -Iec. forma dei diminutivi nelle lingue turche, ugrofinniche e indoeuropee. - Non so se debbano citarsi qui i casi come Tamil oru-tta-n un (uomo): oru-tti una (donna), Malto forte- uno: or-ti- una (cfr. Mingw. ar-the uno, uno). Al Telugu al-i donna (cfr. il suff, del femme. -al) corrisponde il Kotto alit donna (Tamil pen femmina - Kotto pheng id.). Nel Khasi ritorna il contrasto u : i, perche ue maschile e i e di genere comune e forma dei diminutivi e spregiativi, per es. i ing capanna (ka ing f. casa). Nel Mon i- e femminile in i-nai zia, cugina: a-noi zio piu vecchio, i-tah madre, i-dem sorella minore, i-homo sorella maggiore ecc. Al Khasi ky-poh ventre corrisponde nel Mikir (Indoc.) cipok ventre; percio Khasi ky- da k(a)-i-?

2. L'elemento -a

- E il noto suffisso dei nomi astratti, ma fu anche usato qua e la per indicare il femminile. Nel Semitico -a si trova nei pronomi : Aram. da, га, Arabo ta, Geez questa, Sem. -sa, -ha di lei, an-ti-na voi f. (an-tu-nu voi m.); Muzuk na essa (: ni egli) Bari na. Notevole lo Hausa amata donna da mu-tu-m uomo. Indoeuropeo essa Sem, -su id., ta Arabo ta. Quindi ekuca cavalla da ekuc-o- cavallo e sim. Nel Kolh ha indica il genero neutro. Notevoli sono i femminili del Kotto come uj-a ella : uj-u egli, popets-a sorella : papel fratello, aipltie-d vecchia : aipld vecchia, cfr. Cinkcio empets-a piu vecchia :mpets-in piu vecchio. Invece Kotto fu-p figlio : fu-n per * fu-m figlia; cfr. Theetano bu-pho figlio; bu-mo figlia.

3. L'elemento t (d)

- Nel Bantu esiste un elemento suffisso -tu in certe forme d'origine pronominale come mu-tu, mu-n-tu uomo, (orig. , qualcuno, lui o sim. ), pa-tu, pa-n-tu luogo, ki-tu, ki-n-tu e i-n-tu cosa. Con quest'ultimo io ho gia identificato il Somali t-n-tu cosa, e ora aggiungerei il prefisso egiz. n-t- int-hsb Rechnungswesen e sim. Bantu mu-tu uomo Ass. mu-tu Hausa mu-tu- f. ma-ta. A ogni modo il -tu del Somali e Farticolo femminile e secondo la distanza che si vuole indicare suona -ta, -ti, -tu. Siamo davanti al noto elemento che nel Camitosemitico, ora prefisso e ora suffisso, e il segno piu comune del femminile (e dell'astratto). Nel Semitico il suffisso e -t non -at come si crede spesso: fatale-t da qatala e kalba-t da kalba-. Perfino nel Muzuk abbiamo, per esempio, ni-ta essa da ni egli. Nel Bari vi sono nomi astratti inet, -i-t di genere femminile. Nell' Attentato il segno del femminile e -se nel plurale -ti Berbero t-i-. - Nelle lingue del Caucaso settentrionale d (talvolta r, l) e il segno del femminile e del neutro. I pronomi neutri indoeuropei i-t o i-d questo, to-t o to-d id. corrispondono esattamente ai neutri dravidici come i-d- questo, a-d- quello. L'indoeuropeo kuc-i-t che cсова? e l'esatto corrispondente del Bantu k-i-tu cosa. Con i-t, i-d efr. Somali i-d uomo, qualcuno, Nuba i-d id., Berbero i-du gente, Wolof n-i-t homo; Nuba og-idz, o godz vir Barbero ugg-idz, ugg-itj uomo, Basco g-is-, g-is-on homo, Copto d2o-is, dZis signore, Sum. g-is uomo e cosi via via nelle lingue del Caucaso, nel Samojedo e Turco e perfino in lingue dell' America. Zenaga id2 uomo per * i-dj, * i-tj spiega il secondo termine. Quanto al primo elemento, io faccio la seguente supposizione. E improbabile che una parola composta cosi antica e diffusa manchi nell' Indoeuropeo. Ora, come ktc-i-t qualche cosa corrisponde al Bantu k-i-tu cosa, cosi ktco-8, kuc-i-s qualcuno eorrisponde al Nuba ogo-d2 e og-id2 qualcuno, uomo e alle altre forme citate. Una conferma meravigliosa trovo nelle lingue Kolh, le cui strette relazioni coll'Indoeuropeo mi si fanno sempre piu chiare (cfr. per esempio Giuang amb-ar 2 con Gappo, Mundari purd-ge Santali marang-te' grandezza : Indoeur. -that come in page-tyt- ecc. ). Ora, nelle lingue Kolh fuoco-i-(ta) significa , qualcuno, tis corri- sponde perfettamente all' Indoeur. ki ci-stick, al Nuba o g(o)-id 2 ecc. Da cio la conseguenza importantissima che -8 del nominativo indoeuropeo sta anzitutto per -ts e questo per -tj, cfr. ekuco-s cavallo : gen. ekwo-sy-o e l'alternarsi di -sedi -ti, -t- nei suffissi come gen-ti-, gene-ti-, gene-t- e gene-s-. Che la nostra identificazione dell' Indoeur. cui-i-col Kolh oko-e per * oko-i- e solo-i-(t3) sia esatta, apparisce da Indoeur. f. Mundari oko-d n. , qualche cosa' e Indoeur. kw it Santa liti-e-(t) n. , quale'. Altre numerose combinazioni, come Ebr. uomo, id. (Wolof net) ecc. , devo riserbare per un altro lavoro. Nelle lingue ugrofinniche il nostro elemento e rappresentato dal -ta (-ta) dell' indefinito o partitivo e dal -t del- I'accusativo magiaro, per es. Mag. ki-t Indoeur. kuci-t. Jakuto -ta. Ai femminili dravidici in -t-i, -i-t-i ecc. si collegano i nomi propri femminili in -ta delle lingue australiane, come già vide Bleek. -- L'elemento Kolh o-ko- Indoeur. ku- si identifica col prefisco bantu и-ки-, ku-; cfr. il prefisso k-i- plur. bt- per * kbl- (Herero v-i che cosa ? per * kv-i). Una prova anche il melanesiano ga-tui testa cioe kpa-tui kw-a-tui testa: Bantu ku-tui orecchio, mu-ace testa.

II. Il numero

Come il genere si distinse primieramente nei pronomi, cosi anche il numero duale e plurale.

1. Elemento i

- Nell'Ottentoto -t-i Berb. t-i- esse. Nel Bantu poche tracce, per es. sing. m-u- plur. m-i- (cl. 2" e 3*). Nel Camitosemitico frequente. Terminazione del plurale ebraico e aramaico * -ai, del duale semitico -ai; anche arabo -ai in plu- rali fratti. Plur. aram. -1-n, ebr. -t-m. Suff. del duale egiziano -i. Nel Berbero i- e il prefisso dei plurali maschili, t-i- dei femmi- nili, efr. wa egli : wi essi, ta essa : ti esse. Anche nel Wolof i segno del plurale. Nel Nubiano plurali in -1, nel Kunama in -i, nel Masai i-l- m. e i-n f. sono articoli del plurale e -i e la terminazione solita del plurale dei nomi. L'elemento -i, -ai anche nello Hausa, nel Teda, Songhai, Muzuk, Logone, Moba ecc. - Quanto alle lingue del Caucaso, il suffisso del plurale -i e frequente nel Chtirkila, nel Ceceno e nel Thusch. Cfr. inoltre -i nei suffissi del plurale cosi diffusi -ni e -bi. Lak ta-i plur. di ta egli. Arci the-b per * tha-i-b (cfr. gen. tha-i-men) plur. di tha- egli, Lazo en-te-be, en-te-pe essi. Desinenza del plurale nei nomi: Georg. -e-bi Minor. -e-poi Lazo -e-p(h)e con -e- da * -ai-, per es. Georg, membri plur. di mama padre per * mano-i-bi. Col dativo plurale kharthwelico in -e-bi-s si confronti I'istrumentale plurale indoeuropeo in -oi-bhi-s. Indoeur. to-i plurale di to- questo, ekwa-i duale di ekwa cavalla, epica-i in Inno: ecc. - Suomi kali- (cfr. Indoeur. -0-i) plurale di di kala pesce, film-i- occhi Lapp. tialm-i- ecc. Nei pronomi per- personali : Syrj. me io : m-i noi; Lapp. S. mo-i noi due, to-i voi due, so-i essi due ( Indoeur. so-i: Gr. of ecc. ). Cosi pure nelle lingue samojede : me, ml noi due, te, voi due. Nel Mangin bi io per * me : plur. be * me-i; nel Jukaghiro mo-t io : mlt noi, td-t tu: ti-t voi. L'elemento i si trova perfino nello Eschimese e in altre lingue americane. Eschimese duale -i-k, plur. -i-t. - Khasi nga io : ng-i noi, pha f. tu : ph-i voi (Nicob. ifu), ka essa: k-i essi, esse. Quanto all'origine dell' elemento i, si pud fare questa supposizione. Una delle forme piu diffuse ta-i duale e plurale. Proba-bilmente ta-i significa in origine , questo (e) questo '.

2. Elemento T

- Spesso -i e ampliato mediante L'aggiunta di un elemento T che si trova anche da solo come segno del plurale. -- Suomi, Mordwino, Vogulo -t, Ostj. -tl; Samoj. Ostj. -t, -de- Eschimese -t, Aleuto -n per * * -t (cosi pures probabilmente, Ostj. del Jenissei e Kotto -n). Combinazione -i-te, -i-de : Suomi indef. siim-i-d per * silm-i-da (da silmd occhio, nom. plur. silmd-t), gen. e accus. film-i-e-n per * si11m-i-de-n, Lapp. indef. tialm-i-ti; Suomi indef. me-i-ta noi, te-i-td voi, gen. me-i-da-n, te-i-da-n; cfr. Juk. m-f-t noi, t-i-t voi e Esch. -i-t accanto a -t. Mong, bi-dd noi per * mi-da, Osm. bi-z noi per mi-di, cfr. Jak. bini-gi), Osm. -mi-z di noi, nostro Jak. -mi-t, -bi-t e -pi-t. Ora, al turco -mi-t, -mi-z corrisponde esattamente I'mindoeuropeo me-s noi e la desinenza verbale della 1* persona plurale -me-s(i). Si noti che indoeur. e uraloalt. i e normale. Da cio la conse- guenza importantissima che lo -s del plurale indoeuropeo deriva da -tj, -ti come quello del singolare. Esso come fu gia supposto, identico al suffisso dei nomi astratti e collettivi come gene-s- n. Meno probabile I'identificazione col dimostrativo plurale to-i, ta-i. Indoeur. ekuco-s cavallo : ekwo-s cavalli (cfr. du. ekam) Semitico malika-t regina : malika-t regine. Mangia ha dei plurali in -ta -te e sa, se, si (rar. -ri), per es. ayo-n fratello maggiore : plur. a ruota, che formalmente coincide coll' ebraico arto-t sorelle. Con eme madre : plur. eme-te si confronti I'ebr. Em madre: plur. imm6-t. Anche i plurali in -ta del Barea sono degli astratti-collettivi.

Ritornando al turco -mi-z indoeur. -me-s, preview0cremo che vi e anche la forma -mu-z - indoeur. -mo-s (cfr. Manyiu tu-hе noi incl. ?). L/uso di -mi-z o -mu-z dipende dall' armonia. delle vocali, mentre nell' Indoeuropeo L'uso di -mese -mo-s dipende- rebbe dall' accento: i-mes imus ma bhero-mos ferimus; ma cosi non fu in origine, efr. bhero-mos e bhere-te. Nel Turco poi lo si muta spessissimo in r, onde si spiegano i plurali dei nomi in -ar da *-az e questo da *-ad. La stessa cosa afferma gia Munkacsi in un lavoro (Az altaji nyelvek szamkepzese) che mi e inaccessibile. Anche nel Mongolo vi e un suffisso -n-ar che però sembra tolto a prestito dal Turco; del resto i suffissi sono -t, -d e -я. Il Turco * -a-z, * -d-z ha per corrispondente esatto I'Indoeur. -e-s del plurale (duale -e). -- Alle lingue dravidiche manca lo che pero si trova nel Brahui. Ora s e r si alternano spesso nel Brahui, per es. yan-i-s tu vedi (Indoeur. bher-e-si) : "an-i-re voi vedete (Indoeur. bher-e-te), yan-i-r essi vedono : "anpas essi non vedono (come nel Turco or. bar-i-r egli va: bar-ma-s egli non va), ase e are egli e; cfr. must 3 Can. mary, Toda mudu. L'origine di (e quindi di r s) da esplosiva dentale apparisce chiara in molti casi, per es. nello -s- del piuccheperfetto (yan-a-s-) cfr. Malayalam a tutti u aver battuto per * a tutto. Identica e L'origine dello -я- dell'aoristo indoeuropeo. Cio premesso, appare probabilissima la derivazione dello r del plurale dravidico da d. Certo e che il suffisso dravidico -ar per la forma identico al turco -ar e per la funzione (masch.-femm.) indoeur. -es. suffisso -ar si trova poi perfino in lingue dell' Australia, per esempio ad Encounter-Bay. Nel MP. r (talv. d) e I'elemento del plurale nei pronomi, per es. Ibanag ia egli : plur. i-ra, Malg. i-ni quelle : i-re-ni quelli, Florida ini plur. ra-ini. E preview0cvole che, secondo Codrington 120, « There is a certain dislike in Melanesian languages generally to the use of ra for inanimate things. In some parts of the Solomon Islands another plural form is introduced, i ". Ora, e bene ricordare che i plurali in -e-s dell'Indoeur. non sono mai di genere neutro e che i plurali dravideci in -a-r servono per il maschile e femminile soltanto ossia per gli esseri ragionevoli (casta superiore). -- Nelle lingue del Caucaso Re un frequentissimo elemento del plurale e parecchi fatti indurrebbero a identificarlo col medesimo elemento delle lingue dravidiche. Vi e pero anche T. Nelle lingue kharthweliche -th, -t e il segno del plurale nel verbo e corrisponde al -te del Basco e al -t del Berbero. Probabilmente affine lo -e-ta- che si trova nel plurale dei nomi baschi. Barea -ta, Afar-Saho -t, -i-t ecc.

3. Elemento K

- Nelle lingue ugrofinniche e samojede e il segno del duale: Vog. -g, Ostj. S. -con, -ken, -ga-n ecc. , Samoj. del Jenissei -ko, -go, -ho, Ostj. -k, -g ecc. Con valore di plurale : Lappone -k, -h, Magiaro -k; anche Juk. -gi, -k, -7. Indicano il duale -king (e -i-y) nello Aleuto e -k, -i-k nell' Eschimese. In generale adunque in quelle lingue in cui T e segno del plurale si trova K come segno del duale. Al Samojedo -ko del duale corrisponde pero -ko del plurale nelle lingue Golf, nelle quali -kin (Mundari -king) il segno del duale, cfr. Ostj. S. -ke-n. Nelle lingue dravidiche plurale -k (Gond, Ku, Brahui ес.), donde i suffissi composti -ka-l, -gas: ec. Notevole e che il Brahui ha -k nel nominativo plurale, ma -t- nei casi obliqui. La stessa cosa si osserva nel Basco: -k ma -e-ta- (Georg. -tha). Un' altra coincidenza curiosa fra il Brahui e il Basco numero di passaggio: le costruzioni come Brahui yaning-ti u-h bin im Sehen, Basco ikus-te-n d-u-t io lo vedo.

4. Elemento N

- I pronomi dimostrativi egiziani hanno per caratteristica nel singolare p- masch., t- femm. e nel plurale generalmente n-. Anche nelle lingue ugrofinniche a t- 8- del singolare si contrappone n- del plurale. Questo elemento N trovasi poi da solo o in unione con altri come segno del plurale. Come tale si trova nelle lingue degli Ottentoti e dei Boschimani, in tutto il Camitosemitico e nelle lingue del Caucaso. Spesso serve semplicemente ad ampliare la terminazione -a del plurale, la quale non altro che la terminazione dei femminili e degli astratti-collettivi. Esaminiamo la cosa cominciando dall' Indoeuropeo in cui e molto evidente.

Nell' Indoeuropeo i neutri plurali in -a dei temi in -0, come jug-d (A. Ind. ved. yuga, Gr. Could, Lat. jug-a ecc. ) da jug-6-m giogo, sono degli astratti-collettivi originariamente costruiti col verbo al singolare. Nei temi in consonante la terminazione e -a. Nelle lingue arie forme ampliate con I' elemento N, per esempio A. Ind. yug-d e young-eni. Non e probabile che tali forme ampliate siano sorte per analogia di naman-i e sim. , cfr. Tprv-xxpia. Del resto tali ampliamenti sono molto diffusi. Nelle lingue dravidiche, le quali distinguono come le indoeuropee la categoria del neutro, la terminazione corrispondente alla indoeuropea -a (Ario -i) si vede nei plurali neutri dei dimostrativi: Tamil ant. iv-a, av-a, mod. iv-ei, av-ei, Mal. iv-a, av-a, Tel. ivi, av-i (anche per il femm.), cfr. Kud. f. sing. iv-a, av-a. Tamil periy-a e periy-a-na paraka. La terza persona plurale di genere neutro termina in -a, -a-na nel Tamil e in -a nel Tulu e Kudagu. Nelle lingue cami- tosemitiche troviamo pure -a, -un come terminazioni del plurale. Il passaggio dall' astratto-collettivo al plurale si vede nei casi come Ar. walad- parentela, parenti, sabdb- gioventi, giovani. Nel Semitico abbiamo -a, -a-n e come infisso -a-; nel Berbero similmente -a, -a-n e come infisso -a-; nel Bugia -a, nello Afar-Saho -d, nel Chamir -a-n, nel Barea -a.

III. - I casi

1. Nominativo e ergativo

- La maggior parte delle lingue e priva di segni speciali per il nominativo. Quando vi sono, sogliono essere dei semplici dimostrativi, per es. Sem. kalb-u canis cfr. Berbero argaz и quest' uomo. In certe lingue si distingue il caso del soggetto agente coi verbi transitivi (ergativo) dal caso del soggetto non agente; cosi nel Basco aita padre e il semplice nominativo, aita-k e I'ergativo. Probabilmente lo -8 dell' Indoeuropeo indico in origine solo I'ergativo, in contrapposto allo -m dei neutri. Anche nel Georgiano pare che -8 e -m si contrappongano, ma in altro modo: easy e quell' albero: erg. i-my e-m. Nelle lingue del Caucaso e nel Вавсо il verbo transitivo e concepito come passivo. Lo stesso avviene nel gruppo Andamanese-Papua-Australiano, in cui il suffisso dell' ergativo e T.

2. L' accusativo e I' elemento M

- L' accusativo ha piu spesso del nominativo un segno speciale. suffisso piu diffuso e -ma, -me e generalmente -m. - Indoeuropeo: suffisso dell' accudativo singolare -m. Anche nel Finnico e Lappone -m e limitato al singolare, ma nel Ceremisso e nel Vogulo si trova il medesimo suffisso anche nel plurale. Tale accusativo suole essere determinato. Le forme sono: Suomi -n per * -m, Lapp. -m e -b per -m, Cer. -m, Vog. -me; per es. Lapp. ta-m -- A. Ind. ta-m. Samojedo: -m e -p (cfr. Lapp. -b). Mangiu -be per * me, Tunguso -ma, -md e -ra, -rd, Giapp. -ro; tutti accusativi determinati. Mongolo -ba, -be (done -bd-n ecc. ). A me pare che il caso in -m, -p dell' Ecchimese sia stato in origine un accusativo. Esso ha poi delle corrispondenze in altre lingue americane. Quanto alle lingue turche, lo -m si trasformo in -n, donde -ni ecc. Anche nelle lingue dravidiche no -m si trasformo in -n, ma si conserva nel Canarese antico. Perfino nel Mitanni, nel Prearmeno nello Arzawi pare che -n sia il segno dell' accusativo. In alcune lingue andocinesi, come nel Lipsia e nel Dophla, -me conservato come segno dell' accusativo. Nel Cin S. il suffisso e -ni.

L'uso di M per formare I' accusativo e dunque assai diffuso, e si potrebbe confrontare anche il Bantu u- pronome di terza persona soggettivo e -m-u- id. oggettivo. Ma lo M ha pure altre funzioni. Nello Indoeuropeo si trova nei neutri anche con valore di nominativo: jugo-m; cfr. i neutri dravidici come A. Can. Tamil e Mal. mara-m albero. Si trova poi anche nel nominativo singolare m. e f. dei pronomi, come A. Ind. tod-m tu. La forma ava-m egli del Canarese antico (mod. avenu, Tam. e Mal. ava-n) corrisponde esattamente allo ava-m del Persiano antico. Si confronti anche il segno dell'ergativo Georg. -ma-n, volg. -ma, -m, Siano -e-m. La mimazione semitica in fondo lo stesso elemento, cfr. Ass. atta-ma, atta-m tu con A. And. tv dm, Ass. muhammad di notte con A. Ind. nakta-m id. Da un accusativo come lui (stesso) pub essere derivato I'indoeur. so-m-o- ,lo stesso, uguale, cfr. Drav. ta-n- plar. ta-m- stesso e Assiro su-ma ebenderselbe. Invece se-m- uno, s*-m-o- qualcuno ricorda le forme indefinite semitiche con la particella -ma, -m, per es. Ass. sangue-ma, sand-ma qualcun altro, qualche altra cosa, Ar. katana" ma qualche libro, Siriaco med dem qualche cosa. Cfr. Georg. was-me, romeli-me chiunque.

3. Il genitivo

- Importa notare anzitutto la posizione rispettiva della parola determinando e di quella determinante. Due sono i principi sintattici: determinando-determinante ossia regens-rectum (A-B) e determinante-determinando ossia rectum-regens (B-A). La costruzione del genitivo e quasi sempre caratteristica per la costruzione in generale delle parole nella proposizione e anche delle proposizioni principali e subordinate. La costruzione A-B e normale nelle lingue dell'Africa (eccettuato il Cuscitico e I'Ottentoto) e nei gruppi Mon-Khmer e Maleopolinesiaco; la costruzione B-A e normale nelle lingue dell' Eurasia (eccettuato il MonsKhmer) e nella maggior parte delle lingue dell'America. La costruzione primotivo fu pero A-B, dalla quale derivò L'altra nel mode seguente: invece di dire ,la casa (del) padre si disse anche il padre la casa (di) lui mettendo il nome del possessore in posizione enfatica. Si sottintese quindi il pronome possessivo e cosi si ebbe (del) padre la casa '. Resti della costruzione intermedia, col pronome possessivo suffisso (quindi A-B), si trovano spesso in gruppi linguistici che seguono il principio B-A. Vi sono anche altre costruzioni, come , la casa di lui, del padre' (Burbero, Copto e Aramaico; A-B), ,la di lui casa, del padre (America centrale e meridionale; B-A), oppure , del padre, la di lui casa (America settentrionale; B-A).

La relazione del genitivo essendo, come tutte le relazioni grammaticali, propriamente inesprimibile, in origine fu indicata dalla collocazione delle parole, dal senso del discorso ecc. Tutti i cosi detti " segnacasi " in origine non espressero alcuna relazione. Quanto a quelli del genitivo, essi non sono che pronomi anaforici, i quali servono a ripetere virtualmente il nome della cosa posseduta (la casa, quella del padre) il nome del possessore (il padre, di questo la casa). Talvolta i segni del genitivo, specialmente possessivo, sono nomi generici come , cosa, possesso '. Io esaminerò qui i segni del genitivo piu diffusi, che sono a, i, n (quest' ultimo combinato di regola con i).

A. - Questo elemento forma il genitivo nelle lingue bantu, per es. -a-ngu di me, -a-ko di te. Si trova anche in molte lingue semibantu. Nel Somali -enna, -Ena nostro inclus. da * -a-inna, -a-ina cfr. inna noi inclus. Probabilmente anche I'ebr. -Enu nostro sta per * -a-inu, e cosi -per * -a-hu (cfr. Ar. l-a-hu) ecc. Gees : 21-aya mio, 21-aka tuo, f. enti-a-ya ecc. , e così anche oggi-a-beher Dio, lett. signore della terra, negus-a nagast re dei re (propriamente nega a nagast). Il nostro elemento pare contenuto anche in varie particelle che servono ad esprimere il genitivo, come Geez z-a, Amh. y-a, Ass. s-a, Hausa n-a (f. t-a). -- Il medesimo elemento si trova poi nelle lingue maleopolinesiache. Naori, per esempio, si dice te кири a te tangata il discorso dell'uomo; -а-kи (Bantu -a-ngu) di me, mio, -au (Bantu -a-ko) di te, tuo ecc. Nella Micronesia : Marshall I. a-o mio, a-m tuo, a-n suo. Nelle lingue della Melanesia a- e largamente in uso accanto ad altri elementi indicanti possesso. II medesimo a- si trova, benché più raramente, in lingue dell' Indonesia, per es. Male. a-hi mio, a-nau tuo, a-zi suo. Tanto nelle lingue polinesiane quanto nelle melanesisne vi e il composto n-a (anche n-o). -- In generale possiamo dire che l'elemento a si trova nei gruppi linguistici che hanno conservato la costruzione primitiva A-B e che esso indica piu specialmente il possesso essendo d'uso frequente coi pronomi possessivi, come anno, a-i di me, mio, a-ku, a-ka di te, tuo.

I, N e loro combinazioni (n-i, i-n). -- Suffisso del genitivo semitico -i, per es. kalb-i del cane. Nel Cuscitico: Begia -i, -y, femm. -t-i, Afar-Saho, Bilin e Chamir -t. Nel Berbero la parti- cella del genitivo nel possessivo , mio i-, in-, cfr. Amh. y-a-Nell' Egiziano ni. Nuba fabin ur des Vaters Haupt. Nel Kunama talvolta -in, -n. L'elemento N si trova poi anche nello Hausa, Logone, Wandala, Maba, Teda ecc. - La La forma più antica del genitivo kharthwelico ha -i per suffisso, per es. Georg, tiem-i di me (nom. me), efr. okhro-i-a-ni d'oro, aureo. Gruppo Kiirino -i, -in, altrove -ila. Basco ni-re di me, gison-a-r-en dell' uomo. - Intoeuropeo me-i di me (efr. Georg. the-m-i), donde me-y-o- mio e col solito ampliamento me-i-no- id. Un' antica forma di genitivo e anche me-ne di me, cui corrisponde perfettamente il Mangiu mi-ni, Tung, me-ni ecc. L'antico genitivo dei nomi in -o termina in -Z nel Clasico e nel Latino, per es. Lat. miku-l, cfr. equinox- e sim. --- Il genitivo ha per suffisso -n nel Suomi, Mordvino e Ceremisso (tracce anche nelle lingue guru, come Vog. K. kvale-n yum signore della casa) e nel Samojedo. Nelle lingue altaiche i suffissi sono: -i, -in, -ni e con l'aggiunta del pronome relativo Turco -in-g, Tunguso -n-gi. -- Dravidico : Tam. -in, Tel. -ni, Can. -in- есс., per es. Tam. kal-in- del piede - A. Mong. kol-in id. - Indocinese: Bodo e Garo -ni; cfr. anche Tib. -yi, -g-i? - Particelle del genitivo assai frequenti nelle lingue melanesiane sono i e ni, cfr. Battak e Malg. ni, Marshall I. in, Maori ro-i-mata acqua dell'occhio, lacrima. Mota ime goe a pig's house (ima casa) per * ima i goe. E un vero esempio di flessione, piu intima che nel Geez negusa nagast. -- Gli elementi i, ni e in sono, come si vede, straordinariamente diffusi. Affine a i o da esso derivato e il suffisso degli aggettivi relativi del tipo indoeuropeo patr-i-o-. Quanto all'origine, si tratta evidentemente di pronomi dimostrativi. Nel Mangia i significa , egli fa in- nei casi obliqui. Nel Goldico, dialetto tunguso, Cosa ami-ni significa letteralmente , Pisa, il padre (di) lui'. Il Nuba fab-in ur vale , il padre, (di) lui la testa '. Figi drau ni kai foglia, questa (di) albero'. Gli elementi i, ni e in trovandosi generalmente posti fra i due termini concepiti in relazione di genitivo si unirono spesso al primo, benché si dovessero in origine riferire al secondo. Che tale sia L'origine di questi elementi del genitivo apparisce anche dal fatto che i pronomi possessivi di terza persona sono spesso identici o affini ad essi; per es. Bantu -i, -ina suo (in nomi di parentela), Turco -i, -in, Burj. -n, -nji, Tung. -ni, -n, MP. -na, Makassar -i suo. Cfr. ancora: Burbero in quello, Cuscitico in questo (pron. di terza persona Bilin nz), Ott. ne questo, MP. ia egli.

Aggiungeremo un' osservazione sui genitivi singolari indo- europei in -0-s, -e-s, per es. Essi hanno carattere di aggettivi (cfr. me-y-o- mio da me-i di me). In origine dovettero essere in uso anche delle forme senza lo -s, cfr. тойо- in composti e gen. plur. Anche nelle lingue dravidiche il genitivo ha di regola il carattere di aggettivo. Nel Tamil il suffisso -a, -adu forma degli aggettivi e dei genitivi. Con -a io identifico lo -o dell' Indoeur. uper-o- da uper (Gr. brep, Ai. updr-i) e sim. , lo -d dell'A. Ind. manas-d- spirituale da manas- e lo -o- di поб-о-. Con -a-du (iden- tico a a-du illud) io identifica -0-8, -es del genitivo, per es. pod-6-s e ped-e-s con armonia vocalica. Io trovo poi il suffisso -o anche in certe forme in cui finora non e stato riconosciuto. L'ai. panca-t-hd-quinto deriva da pancd-t- cinquina e lo -h- s'introdusse quasi per separare lo -a- dalla consonante precedente che per il senso non andava unita ad essa, al contrario di quello che avveniva nel suffisso -ta. Si puo anche supporre una forma * panca-ta -ha. Qui e importante notare I'origine secondaria del th. In generale io credo che le esplosive aspirate indoeuropee siano tutte d'origine secondaria. La radice bha resplendere sta per bah-d come appa- risce dal Semitico; bhu-dh- far odore, odorare; aver sentore sta per bahu- come si puo dimostrare per mezzo del MP. e di altri gruppi linguistici. II Mongolo c'insegna che I'indoeur. dha-, donde anche il nome della , polvere sta per * duhu. Altre volte l'aspirata proviene da geminazione: angi-se sim. In altro lavoro tenterò di dare la dimostrazione completa dell'origine secondaria delle aspirate indoeuropee.

4. Altri casi

Gli altri casi hanno generalmente un carat- tere più concreto e designano relazioni locali. Gli esponenti di tali relazioni ebbero un significato generico (qui, la) e soltanto il verbo poteva in origine indicare la quiete o il moto da o verso qualche cosa. Perciò avviene non di rado che lo stesso elemento designi il quo in una lingua e l'onde in un' altra. Tuttavia la funzione in molti casi e determinata e fissata nello stesso modo in un gran numero di lingue.

L'elemento ku. Nel Bantu la preposizione ku indica moto verso luogo e moto da luogo. In questo ultimo significato gli corrisponde la posposizione Afar -ka, Saho -kn, Bares -ge. Nel Somali ku indica moto verso luogo o quiete, ka moto da luogo. Inoltre in molte lingue dell' Africa il dativo espresso da un elemento K. Nel Sumerico -ku significherebbe , al suffisso ugrofinnico del lativo e spesso anche quello del dativo ha per caratteristica una gutturale, car. Mag. -ne-k, Vog. -a-g ecc. I suffissi turchi del dativo sono -ka, -ke, -ga ecc. Kotto -ga, Julk. -ga (loc. ), Coreano -kei. Nelle lingue dravidiche riappare assai chiaramente I'elemento ku con funzione di attivo: Tamil -ku, Mal. -kka, Can. -ke, Tel. -ku, -ki ecc. II Brahui is-ka fino (ra verso) ricorda L'hai. dcha, il greco E sarà, il lat. us-que e anche il susiano ikka, ikki. Anche in lingue indocinesi si trovano suffissi simili ai dra- vidici, per es. Bodo -kho, Tib. -gya. Cosi pure in molte lingue dell' Australia: L. Macqu: -ko, Wir. -gu, Kam. -go, Turr. -n-gu, Dippel -go, Austr. occid. -a-k ecc. , tutti con significato di dativo.

L'elemento -ta, -te. -- L'ablativo singolare indoeuropeo dei temi in no termina in -d o -t, per esempio ekwa-d, dal cavallo; cfr. A. Ind. ma-d da me. Nelle lingue ugrofinniche e samojede il suffisso primitivo dell'ablativo e -ta, donde -t, -d. Nel Jukaghiro cosa significa , woher?' e da esso si spiegano i suffissi dell'ablativo nel nome: -go-t, -gu-t e -ga-t, che sono come la risposta alla domanda ko-t? La stessa cosa si osserva nel Samojedo: Tawgy -ka-ta ecc. Nel Giapp. corrisponde -ka-ra, con r per d come nel Sam. del Jenissei -ko-ro. Nelle lingue turche il suffisso e ampliato: -ta-n, -te-n ecc. Cosi pure nel Tunguso: -tu-k, -dick; ma vi e anche una forma -gi-t. Mong, -etxe, Burj. -asa, -as, -ese ecc. Mangiu -t8i; cfr. Indoeur. -o-8, -e-8, -8 accanto a -t e Mundari e Kolh -ate, -ete (nelle lingue andamanesi -ate esprime il dativo, -te, -te-k e -ka-te L'ablativo). Eschimese -t, per es. gaga-mi-t dal monte, gaga-ni-t dai monti. -- Il medesimo elemento si trova poi anche con altre funzioni, per es. con quella di indicare lo stato in luogo e perfino il moto verso luogo. - Si noti come gli ablative indoeur. podds, pedes , dal piede ' vengono a coincidere con gli ablativi del Burjato dall'acqua (A. Ind. udn-d-s id.), OrP08-0-8 dal Russo, bikig-e-8 dallo scritto. In ultima analisi pod-d-s, pedevono contenere come suffisso il medesimo elemento (orig. -t) tanto nella funzione di genitivo quanto in quella di ablativo. Coi genitivi del tipo to-syo di questo, elenco-sia del cavallo si possono confrontare gli ablativi del Mangia come bira-tsi dal fiume.

L'elemento -ra, -re. -- Nell' Indoeuropeo sono frequenti gli avverbi di luogo terminate in -r come: upper sopra, center inter, Got. tha-r ivi, hura-r ove. Spesso si trovano declinati, per es.: pe-r, loc. pe-r-i dat. p*-r-di, strum. p*-r-d; forma nominale p-r-o e donde gen. -abl. pro-s, perd-s da e accanto a pro-ti. La radice di queste forme e ep-, ap-, donde anche ep-i, p-o, p-o-s e dp-o; cfr. en-, an- dentro, in (donde il suff. locativo -na, -ne; cfr. Ass. ina e ana in, Sem. em-ina da), et-, at- e sim. La radice ep-, apsi riconnette col Georgiano pi-ri bocca, viso, in composizione -pi-ro -pi- nрb (cfr. Egiziano ro bocca invece di pro, perche il pfa scambista con l'articolo), donde pearce-li primo - A. Slave A. Ind. purva- ecc. La medesima radice si trova ancora, per es., nell' Ebraico pd bocca, st. costr. e davanti a suffissi pl Arabo fl in (quindi fi-baiti in casa, lett. bocca della casa - Turco tize-r su, alto, dat. tiz-re verso Appalto: cfr. A. Ind. futuro- più alto, uda-rd- ventre, rigonfiamento, Ags. At-ra der aussere (Turco tis-t parte superiore: cfr. bots-po-). Osm. song-ra dietro, dopo, Cian. its innen, ist-re hinein per * int(e)-re A. Ind. antdri, Indoeur. ente-r-i. Magiaro elo-re in avanti Turco ile-rid., hd tra ruckwarts. Monolog uma-ra nord, Mangiu ama-r-gi indietro, nord, cfr. A. Ind. td-r-hi, kd-r-hi. Kolh: avverbi di luogo come ne-ta-re qui, en-ta-re la (formalmente cfr. Indoeur. ni-te-ro- piu basso, en-te-ro- interiore), oko-re dove? Got. huca-r, oko-ta-re where abouts? formalmente cfr. Indoeur. kroo-te-ro-.

Altri elementi formativi di casi, come -na che nell' Ugrofinnico e nel Samojedo forma il locativo (cfr. Lat. pd-ne, super-ne, Georg. hi-na, ts'i-na, Arabo ai-na, bai-na ecc. ), Ugro -pi, -bi ( Indoeur. -pi, -bhi e Sem. pi-, bi-), saranno da noi esaminati in altro lavoro.

La flessione verbale

Gli elementi che- rappresentano il soggetto del verbo sono prefissi nelle lingue bantu e semibantu, ora prefissi e ora suffissi nelle lingue camitosemitiche, generalmente prefissi nelle lingue del Caucaso e soltanto suffissi nelle lingue indoeuropee, uraloaltaiche e dravidiche. Ma le cose vanno spesso in modo da farci ritenere che le desinenze della flessione affermativa non siano altro che forme di un tema A coniugato per mezzo di prefissi. Tali forme sono tuttora usate fuori di composizione nello Afar-Saho. II paradimma primitivo e il seguente:

      IMPERF.        PERF.          CONG.            IMPER.
Sing. 1. ā           a-i            a-u
      2. tā          ta-i           ta-u             a-i, neg. m-i-n
      3. yā, f. tā   ya-i, f. ta-i  ya-u, f. ta-u
Plur. 1. nā          na-i           n-au
      2. tān         ta-i-n         ta-u-n           a-y-ā, neg. m-i-n-ā
      3. yā-n        ya-i-n         ya-u-n
    

In composizione la terza persona maschile singolare e generalmente uguale alla prima, per es. Saho ab-a, f. ab-ta. Anche la terza plurale e priva di y-. I dittonghi si contraggono, ai in e au in 5. Le forme dell' imperfetto si devono concepire come ad, ta-d ecc. Noteremo che a una particella che indica il passato nelle lingue bantu, per es. Tonga u-bona egli vede: pret. u-a-bona, Ganda y-a-lobby id. Le forme del congiuntivo contengono un elemento u che da al verbo un valore coortativo, jussivo o di congiuntivo, talvolta anche di modo relativo. Si possono paragonare gl'imperativi energici dell'Ottentoto come mu"-0 munta-o vedi, vedete, gl'imperativi del Bantu come Her. indy-o va e quelli del Galla come kod-u; del resto gl' imperativi nel Galla e nelle lingue Agau terminano in -i, -1, come Dal lago di (anche god-e) fa, Bilin tods-I ascolta, e nelle lingue bantu termina in -e il modo finale o soggiuntivo che si usa pure come imperativo. L'elemento -u si trova anche nell Assiro in proposizioni relative e congiunzionali tanto nel permansivo gate-u quanto nel presente e preterito.

Alle desinenze dell' imperfetto cuscitico corrispondono quelle del perfetto semitico, alle desinenze del perfetto cuscitico corrispondono invece, come abbiamo detto, quelle del pseudoparticipio egiziano. Ma cio che e piu meraviglioso si e il ritrovare le tre serie cuscitiche di desinenze, cioe -a, -a-i e -a-u anche nell' Indoeuropeo. La prima serie rappresentata dalle desinenze del perfetto. La prima persona del singolare termina in -'a (A. Ind. ja-jdn-a da gegon-a, invece 3. sing. ja-jdna da ge-gone) = Cusc. -a, la seconda termina in -the per -t-a Cock. -t-a, la terza termina in -e, cfr. Cusc. e Sem. -a. La seconda serie e rappre- sentate dalle desinenze 1. sing. -a-i del perfetto (cfr. -o-i del presente da -0), 2. -8-a-i, 3. -t-a-i, ecc. La terza serie e rappresentate dalle desinenze dell' imperativo A. And. -t-u (3. pers. sing. ), -8-v-a (2. sing. del medio) ecc. e dalle desinenze gotiche -au 1. sing. dell' ottativo, -day 3. dell' imperativo ecc. Notesolissimo e L'accordo di -u nella funzione col cuscitico -u. Le tre serie nel singolare sono pertanto:

          serie a   serie i   serie u 
pers. 1.  -a        -a-i      -a-u
 >>   2.  -tha      -sa-i     -sa-u
 >>   3.  -e        -ta-i     -ta-u
    

Le desinenze -s-i, -ti, -t-u ecc. derivarono da -xd-i ecc. per recessione del tono. Le forme in -o come -80, -to (donde -s, -t) sembrano derivate da antiche forme in -a oppure -e.

Le forme del presente indoeuropeo corrispondono alle forme del permansivo assiro, del pseudoparticipio egiziano e del perfetto cuscitico. Infatti la localizzazione e. indoeuropeo mene-ti e meno-tdi , rimane corrisponde esattamente all' egiziano mente i anche per il significato. Una forma come bhere-t (cosi detto ingiuntivo) si può paragonare con l'assiro kena-t firma est, col Mehri ken-s ecc. = Il tema del perfetto (tetova, olde) sembra essere un nome astratto in -d (cfr. e sim. ). Cfr. il tema del permansivo assiro kana-?

Nella conservazione della serie i e I' Indoeuropeo si mostra molto arcaico. Anche in un altro punto sarebbe molto arcaico, cioè negli ottativi come bh eroi- confrontati con le forme jussive o coortative dello Afar-Saho, come abby, se si fotesse ammettere anche nell'Indoeuropeo la derivazione di -o- da -au-.

La flessione verbale delle lingue uraloaltaiche e dravidiche e assai simile all' indoeuropea, salvo che non vi e traccia, come pare, delle serie i e u. Non credo necessario fare qui dei confronti che sono molto facili, poiché le desinenze riproducono abbastanza fedelmente i pronomi personali. Alcune concordanze si vedranno nella flessione del verbo , essere della quale ci оссuperemo ora brevemente

La copula e il verbo , essere = La copula e uno di quei tanti elementi del linguaggio che non possono essere espressi direttamente, benché siano nella coscienza dei parlanti. Assai spesso manca qualsiasi segno della copula, per es. Davatov Spesso il soggetto rimane assoluto in posizione enfatica e viene ripreso mediante un pronome, per es. Ar. Allahu luca l-hayyu Dio, egli (e) vivente Siffatti pronomi finiscono col fungere da copula e danno origine al verbo sostantivo. Gli esempi abbondano. Tale e, per esempio, L'origine del verbo ebr. harta e haya. L'elemento piu diffuso come rappresentante la copula a, che si trova nell' Ottentoto, nel Bari, Dinka e Masai, nel Nuba (asrz-a e bello), nel Camitosemitico (Cuscitico a, Arabo hazin-a afflitto), nel Basco (d-a e), nelle lingue del Caucaso (Georg. didi-a grande, efr. Dinka a-did id.), nelle lingue Kolh ecc. Da a provennero, come pare, i temi ar- e as- del verbo , essere in molte lingue. La vocale e soggetta a variare. Quanto alla consonante, pare che e r provengano ambedue da esplosiva dentale.

E opportuno cominciare il nostro esame dal Brahui. Nel senso di semplice copula le forme del presente sono:

Sing. u-t sono, us sei, ē  è
Plur. u-n siamo u-re siete, o, ur sono.
    

Queste sono forme d' origine pronominale. Lo della terza persona singolare non e altro che il pronome dimostrativo e quello. Le forme della terza plurale o, ur vanno confrontate con od- is, cfr. Tamil avar quelli. Di qui il tema delle altre persone. Col significato di , essere, esistere le forme sono :

Sing. áraw sono, áre-x sei, áre, áse, se è
Plur. áre-n siamo, áre-re siete, áre-r sono.
    

Nella terza persona singolare si trova gias accanto a r. Con dsa si confronti I' indoeuropeo ex-. La terza persona singolare del preterito e as. Da esso si forma un preterito ds-uf-, dx-us есс., terza persona plurale ds-ur. E curiosa la somiglianza di ax, dx-ur con le forme del perfetto A. Indiana, astir. - Nelle altre lingue dravidiche la radice e Tamil Malayalam Canarese ir-, Toda er- Significa anche , sedere cfr. Indoeuropeo Trsedere, es- essere.

Nell' Indoeuropeo accanto a es- trovasi is-: Arm. itshe-m che io sia, is-k in realta, Gr. sii, Ceco jse-m io sono. A. Slavo questo, quello; medesimo; vero, genuino istina verita. L' origine pronominale evidente, cfr. Umbro e-s-to- e Lat. i-s-to-. Una frase come , pater est bonus in origine dovette essere concepita cosi: , pater, iste bonus'. Anche dal Dravidico traspare I' origine pronominale, cfr. Oraon as egli, femm.-neutro ad, plur. ar. Non so se vi siano nell' Indoeur. forme con r invece di s: citerei dubbioso I' Arm. Er per e-ir egli era (e-ir tu eri), I' Ags. ear-dh tu sei e il Lit. yrd egli e. -- Con le forme indoeuropee concordano in parte le forme turche del verho ir- essere (Ciag. e Aeg. ir-, Osm. e Jak. i-). Il presente indicativo dell' Osmano è:

Sing. 1. i-m per * ir-mi    Plur. 1. i-z per *ir-mi-z
      2. sin                      2. si-z
      3. d-ir                     3. -
    

Di queste forme * ir-mi corrisponde al Preindoeur. es-me donde il plurale es-meg Turco * ir-mi-z. si-n della seconda persona singolare ( tu se-n) si avvicina al Preindoeur. ese donde il plurale eset Turco si-z da * side che e identica al pronome , voi '. La prima persona singolare del preterito e i-di-m, con cui io confronterei, fra altro, il Canarese idde io fui, id data fosti, idda egli fu. II presente del condizionale ipotetico ise-m. Il tema turco ir- pare che abbia un significato locale, cfr. perciò il Giapp. ari, ori abitare, esistere, esserci.

E strana la somiglianza che ha il Tunguso exi-m , io non sono coll' Indoeur. es-mi ,io sono '. Anche le forme negative del Suomi

Sing. 1. e-n per * e-m    Plur. 1. e-mme
      2. e-t                    2. e-tte
      3. e-i                    3. -
    

ricordano il presente del verbo , essere indoeuropeo. La forma e-m , io sono potrebbe provenire *es-m il plurale emme da * esame. La terza singolare e-i potrebbe derivare da *ehi, * es-i. La seconda plurale ette si avvicina assai all' Indoeur. este. Anche nella coniugazione negativa del Tamil la negazione e spesso per cosi dire latente, per es. , non fare è:

Sing. 1. čeyy-ēn     Plur. 1. čeyy ōm
      2. čeyy-āy           2. čeyy-īr
      3. čeyy-ā-           3. čeyy-ār, n. -ā
    

Trovo notate come forme di un dialetto estetico e-n tule ich komme nicht: es-in tule ich kam nicht. Nel Tirreno abbiamo og io non sono (Cerem. og-ol ag-al non, non e), o-d non sei, non e; ma nel preterito eg, e-d e e-z (dial. ig ecc. ).

Nel Basco e nelle lingue del Caucaso e r si alternano. Georg. ar, ari, Mingr. e Lazo ore, re, Suono ari, li nel preterito as, essere '. Basco n-as, n-is io sono, as, h-is tu sei; nel resto r. Il verbo , avere affine, ma ha per caratteristica u, talvolta i segno del dativo (come in i-nda-k dammi, lett. a me tu Ebr. cio che e, il y a, formato come il contrario aji-n, e-n; Assiro isu essere, avere, asu Wesen Aram. yat; Ar. la-isa non e, Aram. la-it: cfr. Telugu le-du non c'e, Tamil illa-du id. Cosi conferma I' origine pronominale delle forme gia viste del verbo , essere '.

Nelle lingue uraloaltaiche e rappresentato anche il tema indoeuropeo bhu, bhw-a dell'A. Ind. bhdva-mi, Greco pow. Latino ful ecc. Nel Burjato il presente indicativo e:

Sing. 1. bi-p per *bim     Plur. 1. bi-bdi per bi-m(i)di
      2. bi-š                    2. bi-t
      3. bi                      3. bi
    

Il tema bi sta per bui. Infatti nel Mongolo la radice e bii e il presente fa bui, bi. Vi e anche amui io sono che sta per *ambo i, efr. abu-mui io prendo per * album-bui formato come il Mangiu ara-mbi io scrivo, dove bi e il verbo , essere Ora, il tema bu-i corrisponde all' indoeuropeo bhu-i- bhuc-i- in Gr. pi-ro, Lat. ecc. II Burjato bis tu sei corrisponde all' Ags. e A. Ted. bi-s tu sei e al Lat. fi-s.

Il Tunguso bi-si-m io sono pub confrontarsi col futuro Mangia bi-si-re e col futuro A. Ind. bhavi-sya-. Nelle lingue ugrofinniche pare che si trovi il verbo b(u) nelle forme del presente come Suomi saa-pi egli riceve (Olon. soa-bi), saa-vat essi ricevono, Lapp. S. lokke-bet voi leggete, du. lokke-beten. Cfr. le torme come ama-bo e ama-bam del Latino.

La radice bu entro anche in composizione con una radice sinonima ol, donde bu-ol, b-ol: Mong, b-ol- divenire, Uig. ol- e bol- essere, esistere, dimorare, ol-tur- sedere, abitare, rimanere, Jak. ol-or dimorare, vivere, sedere, bu-ol divenire; Suomi ole- essere, Eston. ole- essere, rimanere, olo, olu stato, posizione (Jak. o lok), Liv. v-ol-, vuol- essere, Vag. ol- essere, dimorare, vivere, Mag. v-ol-, v-al- essere. Accanto a ol vi e el: Suomi eld- vivere, Cer. il- vivere, abitare, Mordw. erd- id., Mag. el- vivere; e con aferesi della vocale iniziale: Suomi lie- Est. le- essere. divenire, Lapp. iz- essere, Cer. li- fieri, Sirj. lo- Votj. lu- id., Mag. l evfieri, esse; perfino nel Jukaghiro le- essere. - Lalo, Greco eandi-che cresco, prospero, e al-daivw faccio crescere (cfr. Suomi eld-ttd- sustentare, alere, nutrire), A. Isl. ala crescere, far crescere, nutrire, Lat. ale-scoole-sc, ad-olesko (cfr. Suomi ole-ske-le morari, versuri), sub-olsa, protec, ind-oles, e forse anche soleo per * su-oleo. Aggiungerei a questa serie il greco ok-che-xs; le difficolta semasiologiche non sono insuperabili, cfr. del resto Mong, ala- perrie. - In ultima analisi la radice al significa alto, su ed e quella che si trova nel Sem. 'al, 'al-ai (formato come tap-al e come il Lapp. vuol-ai sotto) su, 'al-ay-a salire, Ar. 'ala alere, Gopro ale, air salire, Zuawa an-i id., Begia ar Afar e Saho 'ar, ar crescere, prosperare, nutrirsi; Sandeh halid sopra; Mangia ala altezza, al in monte, ecc.

Il verbo , morire e espresso nelle lingue uraloaltaiche con non essere, divenir nulla Nel Mongolo si usa la perifrasi tigri bol-zu, nel Mangia acu o-me , divenir nulla '. Ora la negazione tigri e affine tiku morire, iik far perire, come alla negasione turca jok non, non esistere e affine jyk distruggere, jyk-yl essere distrutto, Cian. joc-la parure; cfr. Mangia gucu morere, Suomi hukku perire, Samojedo kua- morire. La radice ики-, ки- morire si trova nel Bantu e in tutte le lingue dell' Africa; car. Georg. ku-d- morire, Kolh go-e id. e infinite altre forme affine. Da ku in composizione con ol derivarono: Suomi o-o le- morire, Ceremisso k-ol- ecc. , cfr. Ostj. v-el- uccidere Mag. Turco (Ciuv. evil) morire, Samoj. Jen. kara- uccidere Gaap. koro-. Cfr. ancora Tamil koll- uccidere.

PARTE SECONDA

Saggi lessicali

I pochi saggi lessicali che seguono sono scelti fra il materiale copiosissimo da me raccolto. Parecchie comparazioni lessicali si possono vedere anche nella seconda parte del mio lavoro « Delle relazioni delle lingue caucasiche ecc. ". Per brevità, di taluni elementi si accenna solo alla grande diffusione. Importanti sono certi Kulturworter (per es. tartaruga '), perche possono fornire dei dati preziosi per I'antichissima storia del genere umano.

VERBI

Andare. - Tipo I (i, ya)

Bantu

- Protobantu i, y-a andare: Herero i, ya, Prli ya, Konde ja ecc. , Ewe yi. Cfr. il Protobantu ye-nda, e-nda andare. Camitosemitico. - Egiziano y, yy, yi, yre, yac-t andare, Copto ei, i andare, venire. - Kunama andare. -- Probabilmente al Bantu ye-nda, tenda (con nd -- dd) corrispondono le forme del Barbero : Zueva eddu aor. idda, Bougie eddu n. actionis it-idea, Zenaga edda ecc. , andare Nama 7 andare, i-ha vieni qui! Pul yaha andare, imper. yah" per * yah. Caucasico. Lazo idi va, ac-idi andai. Cfr. sopratutto il Barbero. Indoeuropeo. - Radice i, ei, donde ye, yo yo andare: A. Ind. e-mi, i-mds e ya-mi, ya-meix, Gr. si-p., E-pat. 2. sing. ei-s, I-s, Got. iddja egli ando da *ijja A. Ind-ya-t o iya-t), Lit. ei-mi , vado e jo-ju , cavalco '. Cfr. anche Gr. w-po-s anno, w-px stagione (da yo-), Got. je-r anno, A. Slave ja-r* primavera, a il Lat. ju-nu-s, ja-nua. Con " determinativi ": Gr. E8-px passo, A. Sl. i-d-a" vado (ma inf. atti) e ja-d-a" fahre, vehor (ma inf. ja-ch-a-ti con -ch- da -8- 0 -8-).

Uraloaltaico

- Ostj. jib- venire, divenire, S. jtgi id., B. jiandare, venire, divenire, Vog. jl- venire, K. juj-, jejo- id., Mag. jov- venire, Lapp. ji-tte- F. i-tte- provenire, emergere, Suomi i-ta-germinare, german agere. Mag. jd-r- camminare, Lapp. jo-rreandare attorno, girare. Ceram. jo-g- Auere, effluere, definere; Suomi joke- fiume, Eston ju-m corrente, torrente, Lapp. jokka ruscello, Syrj. ju fiume, Ostj. jeaga B. joga-n fiumicello, Vag. ja L. ja, ja fiume, Mag. -jo (in nomi di fiumi); cfr. PA. Ted. jag-in eilen, ereilen, jagen, I'A. Ind. yah-rd- rasch stromend, eilend (: Eston juge-v gen. joge-va fliessend, stromend), yah-v-t strom, e col Suomi juo-kse-Eston. jo-kse laufen, rennen, fliessen cfr. I'A. Indiano ya-ks- in prd-yaks- schnell vordringen, hindringen. Ostj. juyt- S. jogo-d- B. jogo-t- venire, pervenire, Vag. joy-t- id., Lapp. jote- migrane, progredi, Mordvino jo-ta- E. ju-ta- andare, passare.

Samojedo: Jurak jada-m, jada-dm vado, jada-na pedone, giunga passo, java fiume, Jen. jararo', jadado' andare (jarungaro', jadungado' vado), jdha, joha fiume.

Mong. or. e Calm. ja-bu-, Burj. ja-ba-, Mangiu ja-bu-, andare; Turco ja-ja-u a piedi (Radloff, Phon. d. nordl. Tfurkspr. pag 157), Osm. ja-ja pedone, Mangiu ja-fa in jafa-ra-n a piedi, pedone, jo- andare, jolly- andare a cavallo; Orkhon jo-ry- andare, Turco ju-rii- id. - Tur Tung, su-ru (Mang, dzu-ra- andarsene). - Giapp. rad. i to go (away), yo-ri to be going (away), caus. youse to send, yuki pres. yu-ku to go.

Maleopolinesiaco

- Ambon oi, yoi andare (oi-mai venire), Jabim ta-i, Karkar i-veng, i-ao, Tumleo ka-uoi, I. Marsh. wea, Jotafa asi-at, Erromango avi, love, Bauro au andare, Duauru iei, Uea iu venire. -- MP. * ai (Ibanag ai) andare, verrire (v. Kara, Fidjitaal pag. 28): Ib. um-ai andare, venire, Iloko um-ai venire, Ib. e II. ang-ai, andata, venuta, Bul. sangue vicino, mange andare, Mak. mang-e id.; Sangir m-ai, Bul. m-ei venire, qua (hoc), Sumb, mais venire, Mak. m-ae qua, Niasch. mai venire; Mal. mar-i qua (?); Figi, Mahaga, Fate m-ai, Palau m-e, Maram. ra m-ai (== Dobu, N. Guinea inglese, ra-mai), Edd. m-iyo ecc. , venire ', Melan m-ai, m-e qua (huc), Samoa m-ai id. Forme arcaiche nella N. Guinea britannica: Mekeo um-ai, Maiva om-ai , venire ', anche Tagula um-e-na. Contrapposto a m-ai , venire' sembra essere p-ai , andare ': Vunmar. v-ai (al MP. p corrisponde nella Melanesia v), h-ai, Yehen h-e, Duauru v-e, Errom. uv-e, a wi ecc. (cfr. Anudha va, va-n, Mah. ta-no ecc. illuc.). Percio a me sembra di grande importanza citare ora le seguenti forme:

Indocinese

- Khamti mi venire, mai qua, huc (es. ma mai td opp. mai mai ma come here), Siamese ma venire: pdi andare. Queste forme ricevono luce dal MP. e perciò le abbiamo messe dopo di esso.

Andam.-Papua-Austr

- Andamanese: Puchikwar e Kol I, Juwoi E-I imper. vieni ! Per incidenza preview0crò il curiouso accordo del kui go, kvi go away! di queste tre lingue rispettivamente col kd go, khai go away del Khamti.

America

- Nord: Dakota ya andare, ya-iyaya, Caddo yoya andare (a piedi), camminare, viaggiare, Tenuta II yaho, Taos yuyeyd id., Ayook (Mixe) yoi andare; Sud: Lule you andare.

Andare (camminare; piede, uomo). - Tipo LAK

Camitosemitico

- Radice semitica lak, donde 1. Ar. alaka IV fece andare, mando, legavit, misit (aluk-, ma-"lak- legatus, nuncius), la'aka IV id. (malak- legatio, nuncius), Geez la'aka legavit, misit nuncium; 2. Ebraico ha-lak key alak andare, Aram. Pa. halle id. Ass. a-laku id., Ar. ha-laka, ha-lika periit; 3. Ar. sa-laka viaggiare, Ebr. sa-lak High. jecit, trail. perdidit. Cfr. Ar. sa-laga e sa-lga deficit aliquem in tergum, resupinum prostravit ; 4. Ebr. sa-lay, Aram. ge-ley misit (Ebr. salay tulum missile, arma, Ar. silah-).

Forma affine rag: Ar. ragga commotus agitatusve fuit, tremuit, trans. movit, agitavit, tremefecit, rag-raga agitatus fuit, tremuit, vacillavit, rug-i-da tremuit, trepidavit; Ar. rig-l-, Ebr. rdgel, Syr. reg-ld piede; Ar. rag-u-l- uomo, vir (, che cammina '). La base ragsignifica , saltare (per es. Ebr. ruq-a-d saltavit, Ass. i-rdq-u-d, i-rq-u-d, Ar. raq-a-sa e raq-a-za ecc. ; cfr. Georg. rok- ballare).

Bugia ragdd, Saho rigid piede da ragad calpestare, saltellare, ballare (Lehnwort: cfr. Geez rag-a-da, Amh. rag-a-ta e rag-a-sa, Ar. rak-a-da motitavit pedes, pede percussit). -- "Afar e Saho lak piede, gamba, Bilin Chamir Dembea Agaum. luk; Quara lek" Khamta luk- Galla luk-a, Somali luk, lug, forma fondamentale *lak" (v. Praetorius Gallaspr. 7).

Caucasico

- Agul lak, lek, Tab. lik fuss, Circasso Ab. thlak-o Kab. thlag-o Schaps. thlak-a fuss, pfote, Chirk. thoay per *thloay fuss. Chinal. lig-id, Abch. lyg- Mann, Awal, Lak, Arci acc. logo schiavo, Agul lukh, Rut. likh, Cec. lar id. Ctr. Osseto Tag. di, Digor. lag homo, vir; Cargo lau giovane; Mag. leg-eny giovine, garzonc, servo.

Indoeuropeo

- A. Ind. la"ghetto, la" ghaya-ti springen tiber, iiberschreiten, hintibergehen, ra"gha-te, ra*hate beeilt, beschleunigt, A. Irl. lingid springt auf, leim da *lang-men salto, A. Ted. live an M. lingen (pass. lang) vorwarts gehen, vorwärts kommen, Mod. ge-lingen, miss-lingen. Cfr. A. Ind. light i, raghu veloce, leggero, Gr. i-cry-5, Lat. leve, Lit. lingva- leggero, e Gr. EAme-p6- svelto A. Ted. lung-ar rasch, munter. Lat. leg-a-re mandare. A. Sl. lez- gradi, laz-i-ti repere, iz-lesti ixxopereadat, ano3xivety (Serbo iz-ljeg- e iz-ljez-, Bulg. iz-lego a).

Uraloaltaico

- Ostj. S. tlang- I. tang- N. lang- (e tlongtlong-) da * Ijang- eingehen, Vog. K. laye- gehen, einhergehen, herankommen, herantreten, laye-es-, lakv-eя- kommen, berantreten, Syrj. lok-ny, lok-tiny kommen, gehen, Votj. ljog-y-ny schreiten, treten, ljog-a-ny treten auf etwas, ljog-o-n stufe, lyk-tiny kommen, gehen, Ceram. ldk-t-, lek-t- egredi, exile, abire, Mordw. E. liv-tems, liv-lems herausbringen, fuhren, nehmen, lis-ems ausgehen, fortgehen, M. lise- kommen, herauskommen, lih-te- hervorziehen, Suomi lah-de-n lah-te-d (pret. ldk-xi-n e ldh-di-n) viam egredior, loco decedo, abeo, exeo, Eston. lah-k-ma, life-ma, lah-ma gehen, weggehen. Base ldg- e ljang-; cfr. N. Anderson, Wandlungen der anl. dent. Spirans im Ostj. pag. 18 sega. -- Ostj. trek weg, lek, lai, lai pfad, wegspur, S. lek spur, Vog. ljang weg K. ljonk, ljonz- id. Lapp. S. lavke gradus, passus, N. larkke id. (secondo Anderson da * liga), Votj. ljog-o-n stufe (cfr. Ostj. N. tlong-y-m eingang). Anderson, Wandl. p. 53 seg. = Vog. la'-il, T. la'-el -a * lay-el, *layel piede, Ostj. lakke piede dell'orso, Mag. lab per * ldl-b piedi (da *la'-l, efr. le forme voguliche). V. Budenz Szotar n. 727 e Munkacsi Elemek n. 232. Secondo Budenz il Mag. avrebbe significato in origine , inferius', secondo Munkacsi le forme del Vogulo, dell' Ostjaco e del Magiaro deriverebbero dalle forme cancasiche registrate sopra e i suffissi -el lb sarebbero quelli del plurale propri delle lingue del Caucaso: opinions ambedue assai arrischiate. Con *lay-el confronterei. il sem. rag-l- piede (Ebr. rdg-el ecc. , v. sopra). Sam. Ostj. laka, lakka Schritt.

Indocinese

Cinese ldi venire, originariamente, come pare, *lake. Siamese lok uomo. E vicinissimo il Khond (Dravidico) lokka uomo e il Gadaba (Kolh) lokko id.

Maleopolinesiaco

= Base lak- andare, camminare: Tag. lak-ar, Bis. lak-au o lak-ao, lak-at, Bul. lak-o, Bugi lao per *lah-o, Battak lah-o, Amalga. leh-a marcher (Malg. anche lak-i), Giav. Day. Sumb. lak-u id. Mal. e Tag. lak-u in senso speciale (Mal. lak-u conduct, style of persons; to pass current). = Figi lak-o andare, Rotuma la'o, Bau lako, Norbarbar, Gilbert I. lok, (N. Guinea: ) Kelana la-logo in ta-lalago, Motu, Aroma leo ecc. Nel Motu accanto a lao c'e anche laka to step, to walk, to go. Cfr. lak-i nomen agentis , andante quindi , uomo (Arabo ragul- v. sopra): Giov. Day. laki, Mal. Batt. laki-laki, Mad. le-lakeh, Sund. la-laki, Malg. lehi-lahi, la-lahi.

Bruciare. = A) Tipo KAU e KAI

Bantu

= Protobantu tota scaldarsi, scaldarsi al fuoco (donde toto fuoco; v. Meinhof, Grundriss p. 157): 76-t- = Quara kotscaldarsi al fuoco.

Camitosemitico

- Bilin e Chamir hat y bruciare, Quara ko-t rif. scaldarsi al fuoco. Cfr. Geez hare, hau fuoco, Egiz. ch'era-t (pron. hau-t?) fuoco. -- Arabo kara' da * kavo-ya bruciare, bruciare con un ferro rovente per marchio d'infamia o per cura, cauterizzare, kayy- bruciatura, nota d'infamia, Ebraico kawah da *kau-a-ya Niph. ustus est, se adussit, k*wiyya" adustio, stigma, kz id., mi-kwdn pars corporis adusta, Arak*w-d' bruciare.

Caucasico

- Karina ки- verbrennen. Awar kui fumo, Udo kui-n, Cec. e Thusch ku-r id., Georg. ko-m- in kom-li fumo, km-erca profumare. = Cec. hev-gho caldo, Circasso Kab. you-be Abadz. e Schaps. fa-be id., Chirk. yhev estate.

Indoeuropeo

= Gr. xxiw brucio (fut. xaio-w), xxx-px ardore, ferro per cauterizzare. L'accordo col Semitico e mera- viglioso per la forma (il tema del presente xxiv e karr-ye-, cfr. Semitico kaw-a-ya e forse anche Bilin e Shamir hady) e per il significato speciale di , cauterizzare'. Vi sono poi molti derivati, per es. I'A. Ind. gu-c- in cuc-ya-ti brucia. Appartengono alla forma kai: Arm. kai-c favilla, scintilla, bracia, Got. hei-to febbre, A. Ted. hei-z caldo, heiss, Lit. kai-s-ti heiss werden. Cfr. anche Got. hai-s fiaccola.

Dravidico

= Tamil kay to be hot, to burn, ka-ngei heat, Telugu kagu, kalu, Can. kayu to burn, kage heat. Tamil ku-mbu becomes smoked.

Uraloaltaico

= Suomi key-tia- cuocere, Eston. ke- cuocere, ardere, ke-b heiss, kochend, ke-t- trans. cuocere, Cerem. kii- maturescure, coqui, assari, kii-n maturus, kii-k-t- maturare, concoquere, Ostj. "jem caldo. Magiaro hev caldo, calore, vien fatto derivare da Munkacsi dalle voci caucasiche come Cec. hev-gho ecc. (v. sopra). = Samoj. Ostj. kue-tje Hitze.

Ciag. kuj- [?], kiii-, giij- bruciare, accendere, kuj- id., key-e, kdj-e scottatura, Osm. giij-in- ardere, Kir. e Alt. kuj- id., Alt. incendio, Jak. kuj-as caldo, giornata calda, K. Kar. kar-erben bruciare, Koib. Tar. Kas. koj- id., Ciuvasso kij-a fiaccola di legno, kew-ar carbone ardente - Osm. k6-z K. Kar. kd-s. Cfr. , fuliggine Tar. kud Alt. Koib. koja Kir. kuju, forma fondamentale secondo (io porrei piuttosto * kiev-u).

Indocinese

= Cin S. khu, Lushai e Birm. kho, Naga ku fumo. America. = Gruppo Tupi kai broiler, v. L. Adam, Mat. Caribe pag. 113, n. 195.

B) Tipo KUR (ku-r, kau-r, ku-ar)

Fornace, focolare': Ebr. kur fornace, Ar. kur- fornace, fucina, Geez kaur, Sir. kur-a id. (Egiz. grr, Copto hro, hro-m formate) Georg. square-(bi) focolare, Awar gor fornace Sirj. gur focolare, With. gur ofen, Mag. kiir-t5 rauchfang, esse, Ostj. kur, kur, Vor. kur, kur ofen Lett. (ugguns-)kur- focolare. Cfr. Ciriaco et-kawar aestuavit, incaluit; Ostj. kur-ek dunst, dampf, kur-t brandgeruch, Suomi kar-u, kor-u id. e la seguente serie:

A. Ind. car- brennen, sengen, kakaya-ti per *kurd- versengt, Arm. krak per * kur-ak fuoco, carbone acceso, rogo, Got. hauri carbone, A. Nord. hyrr fuoco, Lit. kur-ti heizen, A. Sl. kur-i-ti fumare, Serbo kur fumo (Cec. e Thusch kur fumo, v. sopra). Lapp. Sv. kor-de- N. goar-dde- brennen, Morden, kyr-h-ta- brennen, roden E. kur-tavo- aduri. Samoj. Ostj. kur- sengen. Da un nome *kor-va o *kor-ba derivano le forme ugrofinniche: Suomi corrente-corretto-, kdrucentd- sengen, versengen, braten, darren, reif machen, Liv. kworb, korb brennen, versandt werden, Lapp. Sv. kworb, kvorb, kvorba waldbrand, kvorbe- bruciare, Mordw. E. kurvaz'ams brennen, lodern ecc. N. Anderson, Studien p. 266, confronto il Lat. car-bo. Aggiungasi il Samoj. O. kur-a- (Holz) sengen.

Può essere una variazione di KUR la serie seguente d: Sem. htcar-, har- Georg. hur Indoeur. ghuver- bruciare.

Nota

Al tipo KAI appartiene probabilmente kai legna (da ardere), albero: Egiz. y-t Copto se legna, albero Georg. ye albero, Motor ha (?), Giapp. ki, Lemet ke Annam. kay, MP. kai, kay-u (questo diffusissimo nell' Indonesia, Melanesia e Polinesia). E frequente anche nelle due Americhe, per es. in quella del Nord: Hudson Bay kaiy-u, Kotzebue's Sund keiy-u, Kulanapo kaih, kaikh, gruppo Yuma: Kiliwi hai-pak: Holz, Mohave ai per * kai e cosi pure con caduta del k- (attraverso h-, cfr. Kiliwi) Kutchan ei, ei-tch, lagna, Cocopa iya ecc. ; in quella del Sud: gruppo Tupi kad erba, foglia, foresta (L. Adam, Mat. Tupi pag. 112, n. 192)? V. anche pag. 90.

Coprire (nascondere, chiudere). - Tipo KAP (spesso кор, кир)

Bantu

= Shambala gub-i-ka coprire, invers. gub-u-la scoprire, aprire (per es. una cassetta). Tab waka-kupo bonnet, plur. tu-lupo.

Camitosemitico

= Ebr. kap-a-r texit, oper. kaf-a-ra texet, abscondit, Ebr. kappa-s High. obruit, Ebr. kabak extinxit ignem, cfr. Ar. kab-a-'a cinere texit ignem; Ebr. gab-a-" texit, abdidit, defraudavit Ar. gab-a-'a abscondit (caput). Numerose sono le forme con spirante iniziale: Ebr. yab-a occultavit, abscomdit, yabah se abscondat = Ar. yab-a-a occultavit (Geez yab-a id.), jaba-a abscondit, Assiro yab id.; Ebr. japan' clam fecit, occultavit, jup-an texit, operuit, velavit Syr. yp-a operuit == Ar. yaf-i-ya absconded, occultavit, Ebr. jup-a-p texit, protect - Assiro i-уарир, i-ypup sich auf etwas decken; Ar. yaba' texit, occultavit, rafara texit, subtext, condonavit, yaf-a-la II texit, velavit. I neglexit, Ebr. "up tegere (?). Probabilmente anche Ebr. qup Hiph. clausit (valvas), Ar. gafa med. II clausit (portam), Syr. gap Ethpa. occlusus, obseratus est; cfr. Mischna m *-gup-a* coperchio.

Egiz. kp celare, occultare, h'p (anche hhp, h'pp e h'pro) tegere, operare, occultare, hb-steger e, protegere, Copto kap S. Atp M. yop, hop tegere, celare, M. jyp-i tectum.

Begia g"b-i coprire, ricoprire (cfr. Shambala gub-i-ka).

Caucasico

= Thusch app-, hep- coprire, chiudere (per es. gli occhi), Awar gdph- chiudere, coprire, khaph nascosto, coperto.

Indoeuropeo

= Se, come credo, il b (che nell' Indoeuropeo e relativamente raro) si muto in alcuni casi in v già nel Primodoeuropeo, si pud citare qui la radice kev- della base s-kev-, a-cerviacoprire, nascondere': A. Ind. sku-na-ti, sku-no-ti copri, chavipelle, Lat. obscurus ecc. Nell'Armeno vi e un tema kaph-u chiudere.

Uraloaltaico

- Turco кара-, кар-la- coprire, chiudere, Ciuv. кор- chiudere; Giapp. kab-u-se- coprire, kab-u-sa- essere coperto (cfr. Mangia yo-si- envelopper da * you-si-, * yaf-si- e ya-saenvelopper da * yaf-sa-?). Derivati: Osm. кар-и Uig. кар-и-к portone, Cian. Burj. e Tung. кар-ка-к Mong. ya-yak coperchio, Ciag. cup-e-k involucro, mantello, Alt. keb-i-s id. Quest' ultimo insieme col Giapp. kab-u-s- e col Mangiu yo-si * yaf-si- ricorda stranamente I'Egiz. hb-s Copto heb-s, hhof-s, hefsu veste, mantello. Per incidenza remo I' accordo seguente: Orkhon kad-i-m vestito, Uig. ket- vestirsi, ket-i-m vestito, K. Karag. ked-ervestirsi, Jak. kat- id. Nuba M. kit- vestirsi, kitt-i vestito, KD. kade id., Kulfan ket-o; Barea cute i vestirsi. Cfr. Ebr. kto net, kuttinet tunica,

Dravidico

Telugu kapp-u to cover over, a covering.

Indocinese

- Tub. gap-pa nascondersi, s-gab-pa, age spa coprire (imper. khob), kheb-s coperchio, "-kheb-pa ricoprire, Mikir d-cup to cover, A. Cinese hap cope con mutamento regolare della finale in causa del mutamento dell'accento: ham, ham; Courant), Cinese mod. kai Shanghai ke Hokk. Amoy kai Punti khoi coprire, forma fondamentale secondo Edkins (Introd. n. 143 e 645) k'op o kap, non *klob come vuole Conrady.

Mon-Khmer

- Khmer kap coprire, Khasi kop cover of the bud, Mon ga-kuip coperchio, Stieng kup nascondersi. Forme affini: Khasi sop coprire (un tetto), L'ho chiuso, Khmer hap riparato dal vento, Bahnar htp avviluppare.

Maleopolinesiaco

Giav. rad. kup coprire, nascondere, chiudersi: ing-kup chiudersi, tung-kup coprire con la mano, ku-kuр, kub coperchio, ngu-кир, ngu-kub nascondere. Mafoor jokes j-0-kf nascondere, kob coperchio; Anudha кар-u verschliessen.

Nancowry ko:p verschliessen.

America

= Natick kuppi close, shut in, inclosed, kuppu-hhou a door, Narrag. kuphommin to shut the door, kuphash shut the door, Delaware kpa-hi id., kpa-hoon a door. Goreng. kepik, Maya hep, kerak, kip, Aym. ccaphi-, chhip-coprire, Kechua e Aym. kapi chiudere.

Cuocere (fuoco; maturo). = Tipo PI (donde pi-k, pi-s)

Bantu

Protobantu pi-a, py-a bruciare, py-u riscaldato, caldo, pie cotto. V. Meinhof, Grundriss pag. 179. Cafro pek-a, Rua i-pik-a, Suah. e Senna pik-a, Sagara e Boondei am-bik-a, Pokemo m-bik-a, Karanga e Angola bik-a (b invece di p per dissimilazione) ecc. , cuocere '. Causativo pi-s-a. Camitosemitico. Egiz. ps, antic. fs, radd. p-fs e ps-f cuocere, Copto pise (da un tema psy), pas-t- cuocere, pose cuocente. Col Copto pi-s-e cfr. il Bantu pi-s-a.

Assiro Epu, Ebr. apa*, Aram. apa cuocere; base * a-pay-a-. Tipo con b-: Ebr. basal esser cotto, maturare, Aram. bosal, biel, Assiro basalu, Geez basala coctus est, maturuit, base bas-a-la coqui igne vel solis arvore, da *ba-8 (cfr. * ba-y nell' Ar. ta-baya cuocere; questo ba- sembra Udo boy- cuocere e Gr. putin porn, torreo, asso, Ted. backen pass. buck). Barea fu-s sieden, kochen.

Dinka pie-s perf. cuocere, Bari pa-pe caldo, pe-l- arrostire. Kanuri ba-fe cuocere, Teda ba-f maturare. Caucasica. = Mingr. face backen. - Chinalug phuc backen, Udo ba-s id. (bo-/- cuocere). Awar bez- braten b-ez- col prefisso del genere. - Udo a-p- maturare, a-pi e ba-pi maturo. Indoeuropeo. = Base pek**e- cuocere da * pe-k-u: A. Ind. pdca-ti cuoce, pakvd- maturo, Gr. nexto, Lat. содио, A. Sl. река". Gr. maturo. Cfr. anche Gr. oz-to-s cotto, sho cuocio, Arm. ephem (alcuni traggono pero da inw). - Gr. -o-p fuoco, Arm. hu-r fuoco, faccola, Umbro pu-r-e igne, Irl. u-r pu-r, A. Ted. faire, fiu-r; Got. fo-n gen. fu-nin-s fuoco.

Uraloaltaico. - Mordw. pi-, pije- cuocere, pi-de- kochen, backen, pi-f materi, puisi, siedend, heiss, Syrj. pds' heiss, gltihend (P. piz'- kochen, sieden), pu- cuocere, piz- dampfen, schmoren (donde pd2-al- bakken, braden), Vog. paj-t- cuocere, Mag. fo-, fo-l-, f8-2- (vocale lunga) cuocere. = Lapp. pi-k-te- calefacere (F. bi-f-te- id.), pi-ve- caller, Ostj. pjh-l- Irt. peg-d- sich baden, Syrj. pi-l-si- id., Mag. fu-l- calefieri, fu-t- calefacere (vocale lunga). La radice del Suomi pdf-vd sole, pai-s-ta- splendere, Lapp. pay-ve (F. b date) sole, pai-te- lucere (F. bai-tte-), Vott. pi-s-t- glinzen, leuchten e forse anche del Syrj. bi fuoco (cfr. bira focolare) e diverse ed affine alla radice indoeuropeo bha risplenders (dos ecc. ) Sem. band Egiz. efr. Sa hot-fo luce, Som. i-ft sin ad., Galla i-f risplendere e la radice berbera F risplendere (R. Basset, Etudes sur les dialectes berberes, pag. 59 song.).

Samojedo , cuocere Jur. pi-ri-eu, pi-ri-u, pi-rj-eu, Tawgy fa-di-e-ma, Jenissei fe-ri-a-bo, fe-di-a-bo; , cotto , maturo ': Jur. pi, Kam. phi-nd; , maturare ': Jur. pl-dm, T. fi-e-m, Jen. fi-e-ro, fi-e-do, Kam. phil jdm (cfr. phil jam sich baden); , far maturare T. fiori-'e-ma, Jen. fi-ri-bo, fi-re-bo. Cfr. , caldo Ostj. pd; , riscaldare ': Ostj. pd-t8-ap, pdf sam, po-tem ecc. Uiguro bi-s- kochen, sieden, reif werden, pid-i-k, bi-n-i-k maturo, Ciag. bi-s-, pi-s- cuocere, maturare, Osm. pis- kochen, braten, reif werden, Ciur. pi-zer cuocere: con vocale cupa Jak. bu-s- maturare, bus-a r cuocere. Affine e bosco l senso traslato di , adirarsi Mong. Inserti-al, Mangiu hu-dz-u cuocere. bong, bolessere maturo (Turco o-l- morir). Giapp. fi fuoco. = Aino a-be id.

Indocinese. - Siamese fate fuoco, caus. h-mai per * stay ardere, Tib. me fuoco * pe, cfr. s-min-pa maturare. Nelle lingue indocinesi , fuocope (cfr. il Siamese). Cinese pih, poh (Canton, Amoy peak, po-k) cuocere al forno o al sole. Mon-Khmer. Nord dell' Indocina: Khong, Paille bi, Yang f , fuoco = Ciam ha-hai cuocere, Khmer bai riso cotto. Maleopolinesiaco. = MP. a-pu, a-cui, a-pi , fuoco 4: Tag. Day. a-pui, A. Giav. e Mad. a-puy, Malg. a-fu (Ciam. a-proёi pron. a-pui, Silong a-poi, a-pol); generalmente a-pi: Mal. Giav. Bal. Batt. Bug, a-pi, Melanesia a-vi, a-v, e-v ecc. , Polinesia a-fi, a-hi. Cfr. ancora: Ulawa pi, pi-pi, Mahaga pui-pui, N. Cal. pu-et, Ambrym fa-na cuocere, Ses. re-ni arrostire, Mafoor fapapeer id. Andam.-Papua-Austr. = Andamanese ,to burn ': Puchikwar bi, Juwoi bi-k-a, Kol bi-k-a-k.

America. = Maya opah. Tupi apy bruciare, Kariri pu etre chauffe, cuit, grille, Botocudo op braten. Kechua api, Aim. pha-. Guardare (osservare). - Tipo BAK PAK.

Camitosemitico. - Egiz. bq vedere, a-bq occhio, by vedere. Galla bek- sapere, venire a sapere apprendere; Kafa bdq (anche vedere. Sem. bag-: Ar. baqe ult. vel y spectavit, respexit, observavit, exspectavit, Sir. bq-11 prifte, untersuchte, Ethpa. betrachtete, erwog. Ebr. bigger diligenter inspexit, providit, circumspexit, Aram. bagg-a-r inquisivit, investigavit; Ebr. bigg-2-8 quaesivit (cfr. Sir. bk-a-s id). Sem. bay-, bah-: Ebr. bay-a-n exploravit, examinavit, speculatus est, bajan specula, Sir. bay-e-n examinavit; Ebr. bayar examinavit, exsploravit, elegit, Aram. b*yar investigavit, exploravit; Aram. bij-a-s inquisivit, scrutatus est, Ar. bah-a-da id. Sem. bay-: Ar. bay-a ult. intuitus fuit, considersvit observavitque, ult. y aspexit, contemplatus fuit, observavit, expectavit, quaesivit. Sem. pag- nel tema pag-a-da inspicere: Assiro i-pdgid, i-pqid bewahren, beaufsichtigen, beobachten, mustern, Ebr. paged aspexit, prospexit, respexit, inspexit (LXX stranktrop.xt), explorevit, visit, visitavit, pagid ispettore, Ar. fagada quaesivit (rem perditam), VIII id. e inquisivit, inspexit, Geez fagada invisere, prospicere, respicere, recensere, requirere.

Caucasico. - Udo ben- vedere, be-sun vedere, viso, per-lo spettatore, ispettore, Thusch bag-ar vedere, bug-ballare mostrarsi. Basco beh-a vedere, beg-i occhio. Indoeuropeo. Rad. pek-, s-pek- : A. Indiano pdc-ya-ti vede, spac- Spaher, Av. spasye 1-ti vede, pain am Augenlid, Alb. pass io vidi, Gr. (metatesi : cust- per otex-), Lat. specio, A. Ted. spehon (opp. spehin) spiare, A. Sl. pas-a" weiden. Variante ред-, s-peg- : A. Sl. paz-i-ti prestare attenzione, A. Isl. spak-r prudente (cfr. invece A. Sass. spahi id.).

Uraloaltaico. - Osm. bak- vedere, bik-la- attendere, osservare, bug-ci guardiano, Ciag, bak- prestare attenzione, cursee, Uiguro bak- guardare, prestare attenzione, bak-ni vigile, hak-la- guardare attorno, bak-si ispettore, veggente, Altai pak- attendere, ubbidire, Ciuv. pik-, per- vedere, guardare, osservare, pini ispezione. America. Con riserva registro qui il tema Tupi epidka vedere (L. Adam, Mat. Type pag. 101). La radice puo essere peak. Legare. - Tipo TEK. Bantu. = Cafro * tek-ela donde tekel-eza legare, tekel-eka essere legato. Wolof tak* lier, lien. Cfr. Herero sika legare, Angola sok-eka to join, nok-ola to disjoin. Camitosemitico. = Egiz. tk legare, Berbero duk-el, sok-el con- giungere, Teda tuk-i legare. Galla tak-ala legare. = Geez *tag-a-ra donde ma-tegar corda. Amh. fag-a-na legare. Nuba deg- legare, M. deg-i-re K. dig-ire. Maba dokku-nu, duku-nu corda.

Indocinese. = Tibet. q-dog-s-pa (perf. b-tag-s, imper. thog-s) anbinden, festbinden, befestigen, Cinese di Ho-Kyen tek legare. Mon-Khmer. = Khasi teh legare, Mon dak id., chak verbinden, Ciam dak binden Khmer chang. Legare. - Tipo KUT. Bantu. = Angola kut-a to bind. Temne kot to tie. Camttosemitico. = Aram. q*t-a-r ligavit (Ebr. qas-a-r id.), Geez g"a sara, g"ad-a-ra, Amh. q" at-a-ra funibus ligavit, con- strinxit nodis, colligavit; Ar. qat-a-ra rei partem unam cum altera coniunxit, inhaesit, tenax fuit, Geez gat-a-ra obseravit. Indoeuropeo. = Lat. catena.

Uraloaltaico. = Suoni kdyta- legare, koyte- legame, corda, kyt-ke-, kyt-ky- numella ligare, Lapp. kat-ke- colligare, constringere, Cer. ked-k- curru jungere equum, Syrj. kuta- legare, Mag. kotligare, vincire, kotel funis, vinculum. - Mangiu yowaita-, yuaitalegar ben bene, kute- anbinden (cfr. kutu-le- guidare, condurre Mong. kiite-). Aino kut a belt, a girdle, u-kot to join, to come together. Dravidioo. = Tamil kattu to bind, to tie, Oraon kut to tie. Indocinese. = Cinese kit, Punti kut legare. Mon-Khmer. = Mon th-kat in ein Tuch kpreview0cn, d-kat zukpreview0cn, Stieng kot festbinden, Bahnar kat, kot legare, annodare. Maleopolinesiaco. Malese i-kat binden, Ciam a-как per a-kat anheften. Negare (ricusare). = Tipo KAN. Bantu. Protobantu kana negare, ricusare. V. Meinhof, Grundriss pag. 161. Per es. Peli 'jana verneinen, Suahili kana verneinen, leugnen, verleugnen, Konde khana sich weigern, leugnen, Sango yana sich weigern. Indocinese. Cin khayon (cioe che in) to reject, oppose, Birm. khan, Cinese кап. Mon-Khmer. - Khasi kan to impede, khang to bar. Le due parole sono considerate come affini tra di loro da P. W. Schmidt, Grundztige einer Lautlehre der Khasi-Sprache, 1904, pag. 729. Andamanese. = Bea ab-kana-, Bale db-kodno- to forbid. Odiare (essere adirato). - Tipo KIN.

Camrtosemitico. Barbero e-ksen (Ahaggar ecc. ) odiare, detestare. Ebr. sane' odiare, Sir. s maid., Ar. Sana'a odiare e anche , essere brutto come sunu'a.

Uraloaltaico. Mong. Mong. kina-, Burj. kjana- odiare. Dravidico. Tamil s'ena-m collera, ira, sina-kku essere adirato, Canadese kini essere offeso. Mon-Khmer. Mon sma inimicizia (?).

Maleopolinesiaco. -- Giavanese disgusto. Maori kino boos zijn, essere adirato, kinong-i-a odiato, Samoa non odiare, disprezzare, odio, ino cattivo, inos-i-a, anus-i-a odiato. N. Cal. ingen, uaigen odiare (?). Andamanese, Bale tit-kodni-, Puch. to-kaune-, Juwoi terk'nMch, Kol ter-kauni- essere adirato.

Nota. = L'Andamanese farebbe supporre una qualche affinità fra questa serie e la precedente. Porre. - Tipo TEG. Bantu. Protobantu te-, infinito te-a setzen, stellen, legen; v. Meinhof, Grundriss, 183. Bukete tek-a placer; Wolof teg id. Camitosemitico. = collocavit, deposuit, da'a med. y periit, dai'a' villaggio (, posto ') wa-data posuit, collocavit, deposuit. Protosem. ar-dg- o sim. , posto' quindi terra : Ebr. drex, are-, Assiro erx-i-tu-, Aram. ar'- (o art-?) e arq- (questa e forma piu antica di quella), Ar. ard- = Somali dig-, dig- setzen, stellen, Galla irge per *i-dge posto, luogo, 'Afar-Saho rikt.ru id.; Kunama porre, Bari ti id. = Berbero e-deg, e-deg' porne, Ahaggar e-deg' posto, luogo, Scilha a-dra-r id. (?). Caucasico. = Georg. dg-o-ma essere posto, stare, che-se gli sta, a-dgen-s egli colloca, Siano li-gn-al, li-gne stare, collocare (con caduta del -d-); Georg. a-dg-i-li, Mingr. ar-dg-i-li, Siano a-dg-i-l posto, luogo, car. il Protosem. ar-dg-. L'Osseto ardag luogo e diverso e si fa derivare dalla radice aria ardh- trennen. Basco per-i, tok-i luogo. Indoeuropeo. Radice protoindoeur. dhe- porre, fare da dere-: A. Ind. da-dha-ti egli pone, aor. d-dha-t, Arm. d-ne-m pongo, aor. e-d, Gr. ti-dr-ui, Lat. fa-c-in perf. fe-cle in con-do, cre-do ecc. , A. Irl. de-n-i-m faccio, A. Ted. tuon thun. Litusl. *deti porre. Dal significato primitivo di , porre si svolse quello di , fare '. Uraloaltaico. -- Anche nell' Ugrofinnico da , porre si ebbe spesso , fare '. Base teg- , porre, fare ' : Vog. B. trig- legen, stecken, schieben, tag-es- id., tak-t-, tak-t-, tay-t- hinreichen, hinhalten, zeigen, K. tay-t-ep-hingeben, reichen, (propr. ,apponere, proponere'), Ostj. B. tag-, tax-tlt- gettare, Irt. tag-am- werfen, auswerfen, Syrj. tecj- P. touch- legen, stellen, setzen da * te'e-sk-e Suomi t'es-sk- in te'eskentele-, Mag. *teve- da * tere- tenni pres. 1. pers. te-sz-e-k, tes zayn facere, ponere (nei composti con preverbi spesso vale , porre '), faciens, tetel positio, actio, Suomi teke- 1. pers. te'e-n facere, tek-o opus, factum, Est. tege- tun, teg-u, tagot tat, werk, arbeit, Lapp. takke- facere, takk-o factum, Mordw, timefare, thee azione, E. tele- e teve- (rispettivamente) id. Tunguso teg- collocare, porre (tegetjim, tegetxim, tevum есс.).

Dravidico. - Brahui tij- porre. Indocinese. - Birmano tha, Lepcia tho, Lushai da, Vayu to, Cin talk , porre '. Queste forme ricordano I' Indoeur. dhe. - Singpho dr, dn fare, Kaciari da' id.

Andamanese : Bea tig-i, Bale teg, Puchik. e Kol teich da *tek-i, Juwei tech, Kede teach-t, Chariar teach-i to put down. America. - Nahuatl teka porre. Portare (tragen). - Tipo BAK. Banty. - Temne bak load, reversivo bak-i unload, discharge. Camitosemitico. - Egiziano f', Copto B. fai, S. fei, fie bai A. bi tragen (rad. fa' e ba'). - Afar e Saho bah tragen, bringen (n. actionis. 'A. baynan S. bay-tan), Som. behind., Galla ba' o ba tragen in ba-a carico e nel riflessivo ba-t, ba-d tragen. Indoeuropeo. -- Da una radice bag , tragen deriva il Lat. baiulus facchino da * bag-io-lo-(v. F. Solmsen KZ. XXXXII 22 seg. e il M. Lat. bag-a carico: Spagn. baga soma del mulo, A. Franc. bague fascio, in dialetti dell Italia settentrionale baga otre, It. bagaglio; Gael. bag pacco. Probabilmente la medesima radice e in 3cx-tpo-v e baculus da * bak-(t)lo - bastone cioe , che porta '. Cfr. anche Indocinese. - Cinese bok a package, Cin. (Sud) abi id. Mon-Khmer. Khasi hah tragen, dzing bah Birde, Khmer bak portare (abiti), Bahner book portare appeso al collo, Monla-3 ak Stieng n-hak portare (abiti). - Nancowry pak tragen. - Silong bak tragen, Ciam bak pieno; portare sulla spalla o sul dorso. Maleopolineslaco. - Malese 8*-bak colmo, sovrabbondante, Giav. k*-b*k. Major pok tragen, Sasuke vai da * ragu id.; Is. Marshall boge tragen.

Prendere, afferrare. - Tipo KAP (forma secondaria cap). Bantu. - Protobantu kop-I flache Hand (pref. ili-, li-), vedi Meinhof, Grundriss pag. 163. E senza dubbio un nomen amantis (o, in questo caso, d'istrumento) che significa in origine afferrante'. Cosi pure il Uig. e Cian. el-i-k , mano (senza suffisso: Osm. el Ciuv. ala) significo in origine , Nehmer Greifer secondo Vambery W. pag. 14 seg. Troveremo in seguito molti esempi simili. Intanto preview0cremo che il Bantu kino , mano evidentemente della stessa origine del Kunama con-a , mano, braccio e dello 'A far con, = Saho kon, кайп, kаun , cinque '. II B. kin- deriva dunque da *kaun-, * kaun-. L. Reinisch, Kunamaspr. III р. 62, confronta col * avon- cuscitico il Geez he fn, Arabo haf-na- f., Ebraico yop-en vola manus, manata. La forma primitiva comune sarebbe * kap-n- manata. Camitosemitico. Arabo kaff- mano, manata, Ebr. каррpalma, mano, pianta del piede. Cfr. Geez ru-kafa П. 1. excipere. Spesso la radice si presenta nella forma gab con vari determinativi: Ar. qab-a-la accepit, accept avi, Ebr. gibbt-l accepit, receipt, Aram. gabl-t-l accepit; Ar. gab-a-xa extremis digitis cepit (gabxa manata, Syrj. qafxa, gafsa recipiente; di qui il Lat. сарха ?), gab-a-da e gab-a-ta comprehendit, Ebr. gibb-tx prehendit, recepit, Ar. gaba ult. digitis collegit. Per la forma hap v. sopra Ar. hafnia- ес. Egis. kp, kp-t mano, кор Capto B. d2op S. top pianta del piede, if (Copto pugno, gb e g'b braccio, qf capere, sumere, Copto S. thip, sop B. thop, tsupi capere, sumere, S. tsh-oi B. diph-oi braccio. Copto anche kap capere? (C. Abel, K. U. pag. 682). Galla e Som. tab fassen, nehmen; Som. kob piece; 'A fare Saho gab-d mano. Anche Quora sanpa, samb-d, Bilin safe ес. pianta del piede, sandalo (cfr. Som. kah, Galla kob-a ecc. sandalo Reinisch)? - Dinka kap, kab prendere, afferrane, togliere.

Teda con mano, Hausa kofa-to, Logone kab-e Fuse, Huf, Klaue, Songhai kob-e, kabel mano, braccio, kamb-a id. e tenere, kob-si sabot (de cheval). Caucasica. - Lazo tsop, d2op afferrare. - Aware Chirk. yap-, Udo kaph- prendere, afferrare. Indoeuropeo. - Lat. capio perf. cept, Grrr manubrio, A. Irl. cacht serva (cioe , capta "), Got. hafja prendo su, sollevo, A. Ted. haf-t gefangen, Lett. kampju afferro. Cfr. A. Ind. kayati una misura di due minuti, Wakhi kape cucchiaio da * kар-а-kаcapex, Arm. kap-ut preda (kap legame e d' altra origine). Invece di k- si trova anche g- (A. Isl. leader captivus) e gh- (A. Irlandese gabim prendo). Lat. habe-re: A. Ted. haben Irl. gabim: Lat. capio. A. Ind. caphd- Av. safa- Huf, Osseto suf Klaue, sdf-tdg Huf, A. Ted. huof Huf. Cfr. A. Sl. kop-y-to Huf (se oon appartiene a хотто). Uraloaltaico. - Suomi kaappaa- afferrare, кора mit Handen greifen, Eston. kapa- mit der Hand greifen, Mordw. M. kap-e-dje- E. kap-u-dje- afferrare, Mag. kap- afferrare. Cfr. Suomi haappaagreifen, schnell etwas anfassen, tasten. - Suomi каарра, карта, kapio unghia del cavallo, kop-a-ra artigli, unghia, kop-ra die holle Hand, kopponen mano, zampa, kap-a-la, kdp-y zampa, kitp-d-rd id., knapp-d, kep-i mano, Vepso kab-t Vot. kap-io Est. kab-i Huf, Est. kdp gen. кара artigli, zampa, mano, Lappone N. guoppe-r Sv. kuepper Huf, Klaue. Turco kap afferrare : Ciag. Osm. kap- afferrare, acchiappare, Alt. кар- acchiappare, ghermire, Jak. kab-, kababin afferrare, Ciuv. kip- acchiappare, mordere (cfr. kip-T-k Zange, Anfasser e Cian. kaby, кар-а, kab-a Bissen, Griff, Fang, кар-кап Falle Erhascher; v. Vambery W. pag. 75). Cfr. Turco tsap- e Mangiu dzaf-a- prendere, afferrare. Aino kob-a-i afferrare.

Indocinese. - Khamti kip hoof. Cinese kieh (Amoy kiep) orig. kap afferrare, strappare. Mon-Khmer. - Khasi kop to grasp; tsap packen (Ciam ka-tiax); Sakeie Semang tsap tenere, afferrare. Khasi kh.n.ap Huf. Maleopolinesiaco. - Mal. Sund. Day. tangкар, Giav. (Kromo) nangkep, Bisaya da-kop prendere, afferrare; Lifu keр-а, кер-е prendere.

America. - Nell' America del Sud. e frequente il tipo кар,kар-i , mano '. Nota. semitico kapp- palma della mano, mano, pub appartenere, come generalmente si crede, alla radice semitica карр- (cfr. Egiz. gb curvare, Copto S. kebbe plicatura) curvare, la quale nell' Indoeuropeo e Uraloaltaico si presenta, con risoluzione nasale della doppia, nella forma kamp-, per es. Gr. piega (cfr. Lit. kampa-s angolo, regione Lat. campu-s, ma xixos, xyros), xxp.xtm curvo, piego, ricurvo Suomi come pura curvo, incurvato, obliquo -- Turco kamb-u-r curvo. Cfr. la radice kam curvare, la quale si trova nel Semitico, Indoeuropeo e Uraloaltaico. Sorridere. - Tipo SIM, HIM e SIN, HIN.

Caucasico. - I. Awar him-i sorriso, himi-ze sorridere. Georgiano rim-i, temi-li sorriso, w-i-primi bi io sorrido. Indoeuropeo. - I. Tema smi-, smei- sorridere: A. Indiano smdya-te sorride, Gr. sorride, amante del sorriso, Lat. ml-ru-s, mirari (cfr. A. Ind. sms-rd- sorridente e le voci germaniche), A. Ted. smie-r-en, smie-len Ingl. smi-le sor-ridere, Lett. smeiju, smeju rido (infinito smith), smai-da sorriso, smai-d-i-t sorridere, A. Sl. smija-ti rifl. ridere. Uraloaltaico. - I. Suomi hymy sorridere. -- Tema ma-, md- per * hma-, * hd-: Vog. K. ma-g-i-nt- ridere, sorridere L. mdint per *md-g-i-nt sorridere B. myint per * ma-rci-nt- ridere, A. Magiaro mevet- cioe md-v-d-t ridere. Turco or. jemi- per * semi- sorridere. - Giapp. emi sorridere, riso. -- Coreano ridere. -- Aino mi-na ridere.

II. Tema na-, nd- per * hna-, * hnd- : Finnico na-g-ra ridere, Lappone neuro-te- irridere (denominativo, efr. Suomi nauro, nauru riso, scherno con -u- da -g-), Ostj. Irt. nja-ga ridere, nja-y, njariso, N. nja-y-ta, no-yt a ridere, Magiaro nevet- cioe nd-v-d-tridere. Cosi il Magiaro conserva ambedue le forme mevet- e nevete non e punto esatto il dire, come fa Budenz Szotar n. 425, che I'antico magiaro mevet- accanto al vog. magint-, mdint- dimostra che la forma con m- e piu primitiva A regi m. mevet- mellett a vog. megint-, mdint- azt mutatja, hogy itt is az m-es alak az eredetibb »). Qui non si tratta di uno scambio m-: n- come si crede generalmente. Altaico in- per * hin: Mong. ine-ge-, ini-ge-, inje- Burj. injeridere, Tung, ina-k-te- ridere, Mangiu in-die- id. (v. Grunzel, Entwurf p. 70). Dravidico. Tamil nagai to laugh, laughter. Indocinese. - I. Siamese yim sorridere, Rangkhol ml.

II. , Ridere, sorridere' : Cin e Lushai noi, Naga Manip. no-k, Cepung hni, Newari hny-u, Singpho ma-nui (I. e II. ?), Taungthu n-gd, Murmi nye-f, Gurung nye-d (cfr. Mong. inje-dii-n Burj. inje-de riso), Mikir ingne-k Hodgson. Da altre fonti : Kac. rad. ni-, Murmi nye, Newari nhyu (= * snyti), Khieng a-nuri-, Kumi am-nhoi (efr. Singpho), Sokpa en-na; Meitei o Manipuri nok, Lushei nui, Lai ni, Khami nii, Sho noi, Kachin ma-ni (cfr. Singpho e Kumi). Maleopolinestaco. -- Malese sinyum sorridere. Lifu hnima ridere. Cfr. Newari hnyti. Papua. II. Miriam (Murray Island) ne-g ridere, deridere. Andam. Bea yenge-k Bale yenge to laugh, Bea yangi Bale yenge to joke da * yene-ge. Cfr. I'Altaico ine-ge-Udire (orecchio). - Tipo KUL (talvolta kur). Caucasico. - Gleorg. qur- (inf. o n. act. gur-e-ba), Lazo gurudire, Georg, qur-i Tsach. kiir-e orecchio.

Indoeuropeo. -- Tema klu-, klu- per kul-, kul- : A. Ind. cru-dhi imper. ,ascolta', Gr. xhi-9t id. (Messapico klo-hi), Lat. clu-3, clu-e-u, A. Irl. ela rumor, A. Ted. hla-t laut, Lit. klau-s-y-ti udire, ubbidire, A. Slavo slu-ti heissen. Una forma kwol- sembra potersi dedurre dall'A. Indiano kar-na- m. orecchio probabilmente da * keodl-no- (efr, cr-p-d-ti egli ode). Uraloaltaico. -- Suomi kuule- andire, auscultare, obedire, knulu- audiri, h6rbar sein, kuulo auditus, Eston. kule- udire, apprendere, kalu- harbor sein, kyle- informarsi, Lapp. S. kulle- audire, sentire, kullo fama, kullo- audiri, F. gulla- udire, sentire, Mordw. M. kulje- udire, pass, Kuluex-, E. kul-tso-no- obbeding, kuljavoauguri, Per. kol- (1. pers. kol-a-m) udire, Syrj. e Votj. kil- udire, Vog. K. jol- audire, jolly- audiri, N. kuol- (kul-, kal-) audire, koolauaudiri, Ostj. B. yul- audire, Mag. hall- id.

Si puo supporre che I'Indoeuropeo klu-, klu- corrisponda allo intransitivo-passivo ugrofinnico kulu- audiri, horbar setn. Per la forma si puo forse citare I'Av, xuru-nao'ti egli ode, per il signifeat ilL at. club-5 (se non caduta un -j-, cfr. A. Ind. cry-yd-te e udito) , sono chiamato, nominato senso che ha spesso anche il Gr, eI'A. Slavo slu-ti , essere chiamato,

Corrispondenze speciali: coll'A. Ind. cr-n-6-mi e A. Irl. clu-n-i-m odo, ascolto efr. Mordw. M. kule-n-de- frequ. udire, Ostj. B. yulin-t-, joli-n-t- horen, anhoren, S. kule-n-d- horchen (Suomi kuuntele- auscultare da * kuule-n-te-le-, Vog. K. jonti- B. kuontlid., da * yole-n-t-l-, * kuole-n-t-l-, e cosi pure Magiaro hall-A. Magiaro hadi- da * hal-d-l- con -d-nd- come nel Lapp. F. gula-de- Cer. kole-d- frequ. udire); con klu-s-, klu-s-k(: A. Ind. crd-s-a-ti ode, ascolta, obbedisce, A. Ted. il-sEn ascoltare, Lit. kliu-s-ti, klau-s-y-ti id., A. Sl. sly-8-a-ti id., e Arm. Is-e-m ascolto da *lus-e-m, * klu-s-k- M. Ted. lusche da * klus-k- lausche) cfr. Suomi kuule-s-ke-le- auscultare, kuulu-s-ta- verhoren, Mordw. E. kolo-8-t- auscultare, obedire M. kala-s-t-, kali-8-t-, kol-8-tid. (con questi e col Suomi kuul-te-le- auscultare - Estone kule-te-lebehörchen, lauern cfr. A. Ted. lustre- laustern, horchen e lio-dar rumore -- A. Ind. crd-t-ra- udito, orecchio); cot. hliu-ma udito, orecchio cfr. Suomi quale-ma udite, udite, suono. Giova ricordare qui anche il Suomi kor-va orecchio. Trovo poi citata una forma sumerica yula , udire che mi sembra dubbia. Uiguro kul-ka-k, Ciag. kul-a-k, Osm. kul-a-k, kul-p (cfr. Vog. kol-p audiens), Alt. kul-a-k, Ciuv. kul-ga orecchio, udito. - Tung. kor-a-t, kor-o-t orecchio (cfr. Suomi kor-va).

Dravidico. - Tamil e Can. kel- udire, kel-v-i hearing. Mon-Khmer. -- Mon k'la-ng to hearken, to listen. Oceania. Melanesia : Vaturanga, Florida e Ysabel kuli orecchio. II tipo rappresentato dal Mota goro-i (Vanua Lava M. goro-gi, White. gero, Lepers' I. gero-gi ecc. ) sembra. affine. -Australia : 194 koori; 10 korul-ka, kool-ga, 27 gool-ga, 28 kool-ga, 29 kul-ka-r orecchio (cfr. Ciuvasso kul-ga). - N. Guinea inglese: Kauralaig e Saibai kaura, Kiwai (Daudai) gare, Mir. ger-ip (cfr. ark-ep eye-ball, te-p o te ip lip) orecchio; anche Valman (N. Guinea germanica) (se mo-kui6l). Urinare (urina).

Bantu. - Pokomo koz-a urinare, m-kozo urina (Krapf; sec. Wuertz kodsa e mi-kod.so), Uzaramo ког-а, та-кого, Nika koz-ola, ma-kozo, Shambala koz-a, Tapeta kosova, ma-kozo, Subahili kodj-da, m-kodjo. Camitosemitico. - Begia per * hos urinare, n. actionis do-ti, a, us-a, us-ay urina, Saho has-u, hass-ti urina, 'Afar hays-ti id., Somali kadi urina, kad2 urinare; Nuba M. Es urinare. Egis. acad, urinary, radice * (h)esop. * (h)res, Capto sad per * usas latrina. L. Reinisch nel vocabolario del Begia cita anche I' Arabo Tasa (med. urinatus fuit, mae unas vista perche, come e noto, urinari in latino significa , immergersi o tuffarsi sott' acqua ', cio che significa appunto "asa. Quanto a hass- latrina (anche hiss- e huss-), che il Reinisch cita pure, esso e d' altra origine. Teda kohos urina (?). - Pul kaye-nde urina con -y- per -8- 0 -2-. Uraloaltaico. - Suomi kuse- urina, lotium, urinare, Est. kuzi urina, Lapp. koddza- lotium, koddze-, koddze-te- mingere, F. gudz urina, guddia-, goddza- urinare, Cerem. ku2- id., Syrj. kudz Votj. kiz' urina, Vog. kus- urina, L. kuna- urinare, Ostj. yos- id., Mag. htigy cioe hudj urina. - Samoj. Kam. khinzi-ljd-m urinare. Qui si puo citare il Sumerico » кая, каз, kisi urina. America. - Kolosch k"ass urina. Messicano кие, киега, Opata Kua, ke, Tepehuana ku-kuisce urinare (?). Venire (andare). - Tipo BA, BAR. Semibantu. - Assanti, Abron, Zema, Afema e Baule' ba venire, arrivare, imperativo e soggiuntivo bra o bla (Zema bala). Cfr. M. Delafosse, Essai de manuel de la langue Agni 83 e Vocabulaires comparatifs de plus de 60 langues ou dialectes parles a la Cote d' Ivoire 124 e 126. Camitosemitico. Dinka bo venire, imperativo sing. bar (plur. hak), Bari po venire, imper. pd. Ebr. b6', Ass. boy andare, venire, Geez boca entrare (questo significato e frequente anche nell' Ebraico), Arabo ba'a ritornare. Galla ha uscire, Afar ba andar via, andarsene, perire. Alcuni derivati v. a pag. 66.

Uraloaltaico. - Ciag, bar- andare, Osm. war- id., Jai. barandare, andar via, K. Kar. bar- andare, Ciur. pir andare, camminare, arrivare. Dravidico. Tamil var- venire, wa-non essendo venuto, imper. vieni (var-um venite), Telugu rattru venire, imper. ra per * vara, Canarese ba-, Toda исб, Gond wai, Oraon o Kurukh bar, Malto hare venire, Brauhi ban-ing id., imper. bar-ak proib, ba-fa, pret. ba-x. Papua. -- Murray I. (Miriam) ba-, bar- andare, venire.

AGGETTIVI

Acido (aceto; salato, sale)

Camitosemitico

- Ebr. essere acido, fermentato, yam-t-s salato, yumes aceto, Ar. ham-i-da (anche -a- e -u-), Sir. essere acido, yma' fermentare. Arabo yam-a-ra fermentare, "ya mr- (Ebr. ydmer, Sir. ya mra) vino fermentato, vino. Copto hem-dz aceto (: Ebr. yomes), Egis, hm'-t, Copto hmu sale. - Muzuk hom sale. Kabila semmum, Tam. simem, Ghdames semmem acido. Cfr. Basco samin, samin id. Begin hami essere amaro, acerbo, acido, mac sale, efr. Nuba M. imid KD. omad, ombitd, Tegele made sale.

Caucasica

- Sueno mi-yim, m-hjim-d acido. Georg. Mingr. e Suano dzma-ri aceto, Lazo gumo-ri (?), d2 umari, d2umo-ri id. Mingr. dzumu, Lazo dzim, d2umo, tiumo, guimu (?), Suano d2imu, do-kimu (?) sale; Awar ts'am-, Lak ts'u ecc. sale.

Uraloaltaico

Serj. som lievito, soma acido, agro, sammyinacidirsi, sum, 80m acidita, Ostj. B. sum, summy- inacidirsi, биттут acido, Vog. L. sdu- sauern. Forme affini : Suomi happame-, happome- acido, Eston. happu acido, acidita, hap-ne- inacidirsi, fermentare, Cer. Sopo acido, fermento, M. sata acido, Mordw. M. зарата Е. сарато acido, Mag, savanyu id., savo siero del latte. Samojedo : Jurak tjlmiem, Jen. tjlmero' ecc. , inacidirsi.

Indocinese

- Cinese sin acido, amaro, Khamti som agro, acido.

Maleopolinesiaco

- Malese a-sam e ma-sam (anche ma-s*m) acido, Giav. haze id., Ciam mo-tham aceto. Malese e Giav. a-sin e ma-sin salato, Ciam mo-thin, Malg, md-sina, Sund. Batt. Day. Tag. Bis. a-sin salato.

Altro. - Tipo LI e NI

Chamitosemitico

Amhar. Irla altro lai-la. Chamir ldy-d alius, Khamta lay altri, Bilin a-rt altro in art-uy. Cfr. anche Kunama hela altro, straniero. Somali ka-le I' altro, sa-lai ieri (I' altro giorno), Galla ka-le- in kale-sa ieri. Cfr. Geez ke-le'z (o ke-l'e ?) due, Ar. ki-la, ki-lani, ki-laini ambo, Ebr. kil'ajim duae res diversae, e Gees kale' alius, alter, diversus, secundus, socius (staipos).

Indoeuropeo

I. Base a-li donde aly-o-. La forma avver- biale a-li e conservata nel Latino: ali-ter, ali-quis, ali-cubi ecc. (alter da * ali-tero-, v. F. Sommer Die Komparationssuffixe im Lateinischen, IF. XI p. 2 segg.). La forma aggettivale e ali-o-aly-o- (cfr. A. Ind. arya- compagno): Arm. ail gen. ailo-y da *aljo-, Gr. Lat. alio-, A. Irl. a le, Got. alji-s, alja-. II. Base a-mi donde any-o-: Ario anya- (A. Ind. anyd- Av. anya- A. Pers. aniya-). Probabilmente cadde -i- (come nel Lat. alter) nelle forme: A. Ind. an-tara- altro, differente, Got. an-dar altro, secondo, Lit. an-tra- I'altro. La sincope sarebbe andichissima.

Uraloaltaico
- I. Mangiu aliya- changer, ub-aliya- changer, retourner, se transformer. Quest' ultimo verbo sembra risultare da una composizione di sinonimi, cfr. uba-sa- retourner, renverser, changer. I composti di sinonimi sono frequenti nel Mangia. Con uba- efr. Malese ubah to change, changed, altered. II. Samojedo Jur. 'ani, 'Anji, 'ani, 'anji, njl-bi, nj-abi, nj-abi un altro, Jen. ne-ke, En-gau, O. wanel, wuenel, rrenel, manel id. (altri dialetti ostjachi hanno ar-k, ara-ng ecc. ). Indocinese. -- Khamti lai to change.

Maleopolinesiaco

- I. Base li, li-h, piu spesso con vari prefissi. Senza prefissi, per esempio, nel Mal. lai-n other, another, Tag. lain-lain id., Giav. liy-a, liy-a-n altrimenti, altro, Figi li-a cambiarsi, mutarsi, Sesake li-li-u indietro, Annatom le-p di nuovo. Col prefisso a- (cfr. Indoeur. a-li, a-li-o- Mangiu a-liy-a- Bilin a-rt-): Mal. a-li-h mutare (specialmente , mutar posto '), Give. a-li-h; cfr. Ciam s-dlih (o salih ?) vertauschen, Mal. s-alin id. (per es. un vestito; anche travasare, trascrivere e tradurre), Giav. h-alih, ng-alih, s-alin id. (s-ilih opp. silih abwechselnd). Col prefisso u-: Figi uli-a, uli-va antwoorden op, MP. ulrich waarin 't begrip van terug, keeren, ligt » (Kern, De Fidjiteal p. 187), Giav. (h)u-lih ritornare indietro; efr. Giav. wa-li e wa-lih, Ambon ha-ri, ha-li e Mafoor war per * wa-ri di nuoro, ancora. Con altri prefissi: Figi ta-le, ta-le-ga di nuovo, ta-le ritornare indietro, Ibanag ta-li cambiare, mutare, succedere, Giov. to-lih; Giav. mu-lih ritornare indietro, Sunmar. mu-le, Eddystone mu-lee indietro, cfr. Giav. ma-lih cambiar forma, mutarsi, alterarsi; Giav. ka-lih (anche ka-liyan) e, anche, Vunmar. gi-l, Lifu khe-le di nuovo. II. Base ni e (nel Giavanese) ne-h. Col prefisso a- (car. Indoeur. a-ni): Give. a-new friend (come talvolta Elos), Figi a-ni, ya-ni via, andere via (weg, heengegaan; • Dit moet eigenlijk elders ' beteekenen " Kern, Fidjitaal p. 201). Giav. rca-neh altra, diverso, altrimenti, ma-neh, ma-ni-ng di nuovo, ancora = Figi ma-ni id. Figi ta-ni diverso, altro, in altro modo o luogo, strano. Probabilmente appartiene alla base li, li-h anche il verbo MP. , scegliere ': Mal. Giav. Sund. pi-lih, Malg. fi-li, Batt. Tag. Bis. pilih, Mak. pi-le, Day. smiley, i-lih, i-get, All. file, film, Begi i-le, Polin. fi-li. Vi e pero qualche difficolta semasiologica. Il Giov. pali h vale , dividere in due parti '. La maggior parte delle comparazioni precedenti relative al campo maleopolinesiaco trovansi nei lavori di H. Kern, Over de verhouding van het Mafoorsch tot de maleisch-polynesische taalen p. 269 seg. e De Fidjitaal p. 125, 149, 176, 177, 187, 201. - Kern riconobbe anche I' accordo del Maleopolinesiaco coll' Indoeuromeo: " Hoogst opmerkelijk is het dat het begrip , ander op Indogermaansch taalgebied door twe naverwante stamwoorden, ani (anya) en ali (alya) wordt uitgedrukt, en dat juist diezede stammen op Maleisch-Polynesisch en Papoesch gebied met elkaar afwisselen: li of lih (waarvan Kawi en Jav. u-lih, mu-lih, alih, kalih, malih, enz. ) en ni, of althans neh, waarvan Jav. wangen; voorts maneh -- malih ». Mafoor p. 270.

Andamanese

Bea td-li-k, Bale tod-le again. L' accordo fra il Bea td-li-k e il Figi ta-le-ga , di nuovo e veramente meraviglioso. La forma del Bale ricorda il Giav. to-lih (Figi ta-le). Nota. -- Si confronti il numerale , due Buio (crepuscolo del mattino o della sera, est o ovest).

Camitosemitico

- Galla bor grauen (vom Tage), bar, bari morgen (Somali b*ri id.), hul passare la notte, Afar e Saho bar notte; Galla a-boru, a-boro, boru der feriha Morgen, bari, beri aurora, Afar d-buri Saho d-bori, bera mattino, Som. birri matting, bari est.

Indoeuropeo

- A. Ind. ba-bhru- agg. bruno, A. Ted. bru-n bruno (A. Nord. bru-nn nero, Ags. bru-n id.), Gr. jp-vos, ppb-vr rospo, Indoeur. bhe-hhru- castoro. Uraloaltaico. Mong. berik, biiri-k oscuro, capo, boro grigio, Mangiu buru bara oscuro, buru-, buri- oscurare; ovest Mong, bara-gu-n, Burj. haru-n, Tung baro-n, baro-n-ta.

Maleopolinesiaco

- N. Caledonia bora-n orcuro, S. Cristoval Fag. buru-buru-ga, Savo bora-ga, Malanta pul-pulu-a nero; , ovest Mal. e Day. hara-t, Ambon hala-to, Bulusch a-waha-t da "a-bara-t, Ibanag a-baga-k per *a-bara-k, Mafoor bari-k, Is. Marshall ka-bili-ng, Palau anga-bar-d ecc. , pero significano , est nella N. Guinea britannica il Motu wala-u e il Daudai (Papua) wara.

Australia

-, Oscuro 204 porru-ng, 207 G, I poro-in, 208 A porno-ng, B porno-in, E pooroo-in, H e Healesville boro-in. Con prefisso ma- ( MP. ma-) 167 nicore per m-tcore, cfr. 98 warra, 29 m-orroo ecc. Il medesimo prefisso anche in 147 meta, 151 meeta oscuro da * ma-ita - MP. ma-itam.

Caldo (scaldare, arrostire). - Tipo KAL, KAR

Bantu

- Protobantu ili-kala carbone, kal-a-nga e kal-l-nga arrostire, trail. kal-i feroce. V. Meinhof, Grundriss pag. 160. Mandingo kdl ale dial. kala-ma caldo, Bambara a kala-ma id. Cfr. Tette e Senna n-karu-ma il caldo.

Camitosemitico

- Ar. gala ult. (n. actionis gal-rc-) froggere, II bruciare con un ferro incandescente, cauterizzare, gala ult. y (n. act. gal-y-) friggere (ambedue i temi anche nel senso traslato di odiare, abborrire', cfr. Bantu kal-i), Geez gal-axca seccare, gal-aya bruciare (metaforico, della coscienza), Ebraico galah useit, torruit, frixit. Aram q*la' bruciare, ardere, abbrustolire, Assiro galu pres. i-glu verbrennen. - Egis. grr bruciare, fornace, Capto S. tiere B. dyere ururu. Songhai kor-no, corona il caldo, caldo, korondi scaldare, Bagrima kur-bu, Wandala kara il caldo. - Pul gull-i calore, ul-de essere o aver caldo.

Caucasico

- Lak khiri caldo.

Indoetropeo

- A. Ind. cra-ti cuoce, crdya-ti cuoce, arrostisce, cind-ti cuore, Lat. coultre, calidus, calor, cale-facio, A Ted. leo, lurer tiepido da *hae-ra-z, *kle1 cos, Lit. szil-ti riscaldarsi, szil-ta-s caldo. Lat. cremare da un tema * che-md calore, Got. hauri carbone, A. Ted. her-d focolore, Lit. kur-ti riscaldare, kdr-sz-ta-8 caldo, kro-s-ni-s Steinofen in Badestuben (v. pero , bruciare tipo KUR). Uraloaltaico. Mong. jala-, Burj. jale-, kale- scaldarsi, Mong. kala-ga bruciare, kala-gu-n ardore, caldo (cfr. gal fuoco), Mangiu "galyna, yajun caldo.

Indocinese

- Tibet. a-khol-ba essere caldo, bollire, cuocersi, a-kol-ba riscaldare, far bollire, cuocere.

Freddo (galaxy, gelo). - Tipo KAL, KAR come per , caldo'

Frigus urit.

Bantu

- Ukambani kiria, Bute kerz freddo. - Landogho kdl, Mende kdr-a-ngo freddo.

Camitosemitico

- Rad. sem. g"ar, qar: Geez g"arra, 9"arara essere freddo, galaxy, g"er freddo, gelo, Ar. garra essere freddo, gear-, qr- il freddo, Ebr. gar freddo, qcr-, gara il freddo, m*-gera refrigerio, Aram. g*rar essere freddo, fresco (Sir. qar essere freddo, galore). Ar. gar-a-sa essere freddo intenso, galore, Aram. q*y-a-8 galaxy, g*r-1-8-a freddo, gelo. Gees saga rar frigus, cor. Sur. sa-gra frigus vehemens. Ebr. qdray da * gar-y freddo, gelo, ghiaccio, cfr. Saho gala'-d il freddo, qala'-is far freddo (L. Reinisch, Sahospr. II pag. 232). - Barea kall-i il freddo. Teda keri agg. kari-de freddo, Maba kera freddo, Bagrima kula il freddo. Nama gard fresco. In fonti meno sicure trovo anche kara essere freddo, kara-b il freddo.

Indoeuropeo

-gelo, fresco, freddo, A. Isl. hela da *hill on- brina, Lit. sdl-ti galore, szdl-ta-s freddo, szal-nd A. Slavo sla-na brina. Tipo affine con g-: Av. gar'-nu-8 gelo, Lat. gelu, gelidus, glacies, Got. kal-d-x freddo, A. Isl. kala gelare, kul-de il freddo, A. Ted. quali fresco. Arm. ser-n ghiaccio, freddo, sernum gelato, A. Isl. hjar-n neve indurita, Lit. azar-ma brina, N. Slov. srin da *n" freddo. Probabilmente qui va posto anche I' Av. sar°-ta- freedo, Pers. mod. sar-d.

Uraloaltaico

- Suomi kyl-md freddo, Lapp. N. gold matt, gal-bmo-t Sv. kal-me-t gelare, Syrj. kin da * kxlm freddo, Morde. E. kel'-me M. kel-md freddo. Cfr. Suomi kal-ve-a, kal-pe-a freddo, fresco, pallido, kul-pe-a freddo, pallido, kolo, kolu freeco, freddo. Ciuv. krl il freddo, Mong. kill freddo, kill-du-, cul-de-, Calm. kiil-do-, Burj. kol-de-, jol-de-, Tung, kill-de- gefrieren, congelare, Tung. kel-de freddo. Con r: Mong. kiir, kord-, Burj. kor-mdn, yor-ne-p, yur-ne-p, kiir-nd-p congelare; Ciag. kira-gu, kira-u brina, gelo, Jak. kirz-a brina, Mong. kiru-ga brina, gelo, Tunguso kero-u, kero-f brina.

Giapponese korea galore, kori gelare, ghiaccio (con r opp. /). Kotto il freddo, il freddo.

Dravidico

- Tamil e Can. kul-ir freddo, diventar freddo.

Tipo affine: Telugu e Can. chali freddo

Indocinese

- Tibetano gra-ng freddo, Birmano quam da kra-m id. Malkopolinesiaco. - Ceram ma-kari-ki freddo: Maori makari-ri id. Savo gaule, Ysabel (Bugotu) gauda freddo. Palau ma-kera-ssem, Peleliu ma-kele-kol-t id. -- N. Guinea inglese: Motu keru, guru-guru (del cibo si dice generalmente vero-ma), con perdita del k- Nala elu Doira eru, Bula's e Kerepunu na-kula, Keapara e Aroma na-gula, Sinaug. e Tarova na-gule.

Papua-Austr

- N. Guinea inglese: Mairu na-kura, Domara na-gura, Eikiri e Favele li-kuru, Koita ru-kuru, Maiari lu-kuru; Dabu ka-kir , cold'. - Australia : 107 gile-a, 120 gero-le, 181 kari-l, Namoi R. kuree-l, 123 e 149 kirroo.

America

- Maya queel ; Aym. kara, Kechua chiri. Nero (sudicio). Camitosemitico. - Copto htri, hoiri estero immondo. Barea sur-ko nero. Kungiara koru nero, sudicio. Dinka col, cuol diventare oscuro, nero, sudicio (a-cuol).

Indoeuropeo

- A. Ind. kr-s-n d-, Pruss. kir-s-na-, A. Slavo erin" annarita, nero. Forma affine con l : A. Ind. Alfa- nero, kal-ka- sporcizia, kala-na- macchia, Grecowai-s macchia, nebbia, xskarvoc nero, Lat. ca-li-go, A. Slavo la" sporcizia, sterco. Arm. keh-t sporcizia, macchia. Arm. kor-k schmutz, kot, Pehlevi kar-lc midt, N. Pers. karas, kart schmutz, Lit. kirnos pl. sumpf, morast, A. Ingl. hor-h schmutz. A. Ind. kar-da- e kar-da-ma- schlamm, schmutz, diinger, Latino-cerda. Forme col prefisso 8- : (Indoeur. 8-cucire esssere nero, sordido), Greco sterco, Lat. surdus e sordeo, Germ. suar-ta- nero, Russo skuernyj sudicio e sor* schmutz, dlinger. Il gruppo iniziale skvc- si semplifica in alcuni casi in sic-.

Uraloaltaico

- Turco kara, Mong. "ara, Burj. yara, kara, Mangiu kara nero, Giapp. kura-i oscuro, kura-sa oscurita, kuro-ki nero. Verem. sor escrementi, Mag. szar id.

Dravidico

Tamil karu diventar nero, kar, karu nero (Guze-rati karo), Oraon karu nero.

Indocinese

- Siamese k'lum, k'rom oscuro, kl"m oseurare, ombroso, k'lam semioscuro. Cfr. il Malese klam.

Maleopolinesiaco

- Malese *lam oscuro. -- Varias (Vanua Lava, Melanesia) kor-kor nero. Australia. -- Turrubul kurum-kurum oscurita, tenebre, kurun oscuro, 202 kolli id. Cfr. Murray I. gole-gole, guli-guli nero. Oscuro.

- a) Tipo TAM

Bantu

- Cafro tan-tum nero, Yoruba du-du id. Cfr. Logone tu color nero. Temne sum be dark, prob. per * tum.

Camitosemitico

- Copto B. tema-theme S. h-tom-tim essere oscuro, B. tem-thum S. tem-tim caligo, S. tom-tom oscurita, nebbia, h-t *m-t* m obscurari; Egiz. h-tmtc. - Quara tem oscuro, essere oscuro, oscurarsi, Chamir e Quara tem-d oscurity, Chamir tim notti oscure; Kafa tum essere oscuro, essere sera, tymT oscurita, sera, notte, Ganga tum notte. Con d- : "Afar dum oscurarsi, duma oscurita, buio, tenebre, Saho dum oscurarsi, dum-d oscuramento, trasl. rovina, dum-a buio; Begia dam-e-r schmutzig sein. - Anche nel Sematica con d- : Arabo ddm-a-sa Geez dam-d-sa obscurus fuit, Geez dem-u-s oscuro, de manga nube, Sir. d1 mta nebbia. Indoeuropeo.

A. Ind. tam-as n., tdm-is-ra f. oscurita, tim-i-rd- oscuro, oscurita, tam-rd- rosso cupo, tam-a, team-T notte, Avestico ta 3ra- da * tam-s-ra- oscuro; Lat. tenebrae da * tem-as-ra-, cfr. temere orig. , all' oscuro poi , a casaccia'; Irl. temen oscuro, grigio, temel oscurita; A. Ted. demar oscurita, crepuscolo, dinstar da * Jinstro- (= * tem-s-ro-) oscuro, Anglosass. dimm oscuro; Lit. tam-s-d oscurita, tem-s-ta es wird dunkel, tem-ti oscurarsi, tim-x-race sauro, Lett. tums-tes wird dunkel, tu' mt oscurarsi, tu m-s-a oscurita, A. Slavo t' ma, t*ma oscurita. -- Anche con dh- per t- (cfr. Camatos. d- per t-, v. supra): Gr. пер-6-рп5 серо, берер-от-1-5 dallo sguardo cupo; M. Irl. deime oscurita; A. Ingl. dim(m), A. Isl. dimm-r, A. Ted. timber oscuro (Zupitza, KZ. XXXVII 388).

Uraloaltaico

- Suomi tumma fuscus, haud clarus, tumma-va subfuscus, tumme-ne- oscurarsi, spegnersi, Estonico tume-da- (nom. tume) torbido. - Uiguro tum-li-g oscuro, tum-li-t-mag, tum-ri-t-mag oscurare, offuscare, Ciagatai e Jacuto tum-a-n nebbia Osm. dum-a-n nebbia, fumo (Mordvina tum-a-n nebbia, Lehnwort), Ciuvasso tii-tim oscurita (cfr. tu-dim fumo). Con -n da -m: Uig. ton, tiin notte, oscurita, Ciag. e Jak. tiin notte, Osm. diin ieri, Alt. teen oscuro, notte, K. Karas. tian notte, ieri; donde All. time-error oscurarsi, til nerik oscurita ecc. Tunguso tamnaksa nebbia. Ostjaco del Jenissei tum nero, oscuro (dial. Imbazk tuom, donde tuomaran divenni nero), tum-ds nube temporalesca, Kotto thum nero. Indocinese. - Siamese dam nero.

Mon-Khmer

- Khasi dum, dzing-dum oscurita, dum, ba dum oscuro, Mon b-tam notte, Annam. dem id. (anche il Khasi dzingdum pub significare , notte '). Cfr. ancora Lemot di-ssem, tes sime Palaung ka-isem notte. Nancowry ha-tam notte (= *patam, cfr. Monb-tam). Ciam ha-tam nero (cfr. MP.).

Maleopolinesiaco

- Malese i-tam, hi-tam, Dayak pi-tam, Give. i-tem, Battak is-tem, Mak. e-tang, Malg. in-ti per * in-tim, Tag, i-tim, Bisaya i-tom ecc. , nero '. Frequentissime le forme col prefisso ma-, per esempio: Timor ma-itom (accanto a itom), Sangir ma-itun, Lobo mo-itan, Kowiay metan, Ansus meta, Salawati met- miten, N. Hannover miting; Sesake ma-eto, Esp. Santo na-eto, Whitsuntide meto, Leper's Isl. ma-eto; Is. Sulu metan, Mayapo miti, Is. Kei mete-meten, Flores metang, Ambon mete, mite; Mysol bit, Misima ibita (con b per m), Tumleo mit; Male. ma-inti e main tini nero '. Mota mae to black volcanic stone, Florida meto sporco. Isole Marshall (Micronesia) kil-med lett. , pelle nera '. Con altro prefisso: Mafoor pa-isim grigio scuro, nero. -Efate tam-tam dusky, ragi tam-tam evening, lit. time dusky, or of dusk. Australia. - Form Forme col prefisso ma- anche nell' Australia: 147 meta, 151 meetta oscuro.

b) Tipo SAM (affine a TAM)

Bantu

Temne sum be dark, che pero pug stare per * tum (v. sopra).

Camitosemitico

-chattig werden; Kunama 80m-a oscurita. - Egiz. sm-y oscurita, nebbia. Nama som-i ombra, som-som fare ombra.

Indoeuropeo

- A. Slavo smed' nero, Serbo amido pallido.

Uraloaltaico

- Suomi sum-u, sum-o nebula, vapores in aere, summa oscuro, cumea Eston. sum-e-da- (nom. sume) cupo, tornado, Lapp. F. sobm-o nebbia, Con la vocale radicale a: Suomi samea * sam-e-da haud clarus, turbidus (anche samia, camera, semaska); con d e insieme h- per 8-: Suomi hdm-d oscuro, hd my crepuscolo, hdm-d-rd oscuro, crepuscolo (cfr. hamed, himid subobscurus accanto a simed, simid oscuro, siimed, siimid oscuro, ombroso; him-u oscurita, crepuscolo); infine con dileguo dello h-: Suomi ume- nebbia, vapore, umea oscuro, nebbioso, um-a-kka aud., Lapp. Sv. om-o-kes, om-a-kes, dial. um-kesubnubilus, Lapp. F. obm-o nebbia (cfr. sobm-o id.). -- Syrj. Perm. som carbone, Mordw. M. sombra, sembra tribe ecc. Per altre corrispondenze nelle lingue affini v. Donner Worterb. II. pag. 137 segg., Budenz Szotar n. 292 e 309, Anderson Wandl. pag. 127. Jakuto im crepuscolo della sera, Mangia uomo-di sera, prime tenebre; Giapp. jami oscuro. Cfr. Aleuto (America) jam sers.

Indocinese

- Cinese ylm, yam, am, oscuro; Khamti hom ombra. Nota. Pud darsi che qui si abbia un tipo jam non identico ma affine a sam (ham ecc. ). Ricorderemo qui il Kunama umm-a oscurita. Sordo (cieco). - Cfr. , nero '.

Camitosemtico

- Copto kur sordo. Quara gor id. Andarico dana-g"are essere sordo. Dinka Gear cieco. Cfr. Sem. 'rar essere cieco; Chamir rar-eb, yarur, Bilin 'arub diventar cieco.

Caucasico

Georg. gru sordo; Cec. goru, Thusch quru id. Nel Georgiano vi e anche gur-a che significa , qui est saas oreilles (Tchoubinof), da gur-i orecchio. Il Georg. gru termina come altri aggettivi esprimenti difetti fisici o morali (brgu balbuziente, blu muto, balbuziente, teru menzognero) e secondo Dir qui avrebbe, come -o, significato negativo (cfr. Siano diar-ul senza pare, che tra l senza denaro). Basco gor sordo.

Indoeuropeo

- Avestico kar-na- (Pers. karr) e kara-pansordo, Lit. kur-s-ti divenir sordo, kur-tiny-s sordo. Pers. Kur, kor, Kurm. kur, kuir; Wakhi kur, Sariqoli kaur; Osseto garau e khur-m, khur-ma, kur-ma cieco.

Uraloaltaico

Suomi kuuro sordo, kuuro-i antico diminutiva.

Giapponese kura-si- accecare, me-kura cieco (lett. dall'occhio scuro 4: cura-i oscuro). Cfr. anche Monso-yor, Tung. so-con cieco : Tung. yeso occhio.

Dravidico

Tamil kuru-du cecita, cieco.

SUSTANTIVO

Acqua. - Tipo MA

Bantu

- Protobantu ma-, a-ma- prefisso dei nomi di liquidi, compreso naturalmente il nome stesso ,acqua'. Forma dei pluralia tantum. Cfr. -ima nel Landa; Mbunda e Tua mamma acqua da *mai ma (Lunda lui ma un peu d'eau); Bihe va-va per ma-ma. Nel Pro- tobantu il nome , acqua' fuma-it?, ma-ingl e ma-77, ma-ngl. Le forme attuali piu frequenti sono: ma-nzi, m-inzi, ma-dji e medie ma-idji. Sono composti di sinonimi.

II secondo termine si trova da solo, per esempio, nel Kanuri ncz dial. engi e ngt, nel gruppo Mandingo nelle forme gt, ngla, dzi, yi, ya, nel Teda eyl, nel Maba endzi, indzi, nel Nuba K. essi D. esse, nel Mark isi ecc. , acqua cfr. Bagr. dizi, Moba issi , urine'. Fuori dell' Africa appartiene probabilmente a questo theo il tema semitico dt-n urinare (Ass. Sind-tu, Ebr. sajin urina, Geez sena mingere, sen-t urina, Sir. tyunu urina, Ar. ma-dana' vesica urinaria). Fra le lingue caucasiche seguirebbe qui il gruppo Dargua con la forma si-n , acqua (Chiirk. gen. e istrum. si-i plur. si noti) che trovesi pure nel Lak; poi viene I' Awar con the (istrum. the-tsar gen. thle-l) e Dido thli, quindi Udo yegane. yenei Cec. e Thusch ji, Kar. tsi, Rutul e Agul ye-d Tab. se-d, Circasso p-si, Abchazo a-dz, a-dz (Schiefner: dzy, a-day); probabiImente lo stesso elemento e contenuto nel Georg. ts'qa-li Mingr. e Lazo ts'qa-ri , acqua Georg. tx'qa-ro , sorgente, ruscello (anche nel Suono lits acqua?). Passando alle lingue altaiche troviamo: Osm. isi-, ise- e sij- mingere, si-di-k urina, Ciag. 8ij-, sij- mingere, Ciuvse-r id., Jak. urina da *stk (e questo secondo Gronbech da * sig-ik); Mong. sige-su urina, Burj. sendim mingere, sthdng urina; Mangiu si-ke, si-je urina, si-te mingere, si-fulu Harnblase. Cinese seu urina. Maleopolinesiaco ihi urina (Tagala e Bisaya) donde um-ihi, m-ihi mingere (anche nel Ciam: moik; Mak. maya ec. ).

Ambedue i termini componenti il nome bantu dell' acqua, in composizione o isolati, sono straordinariamente diffusi per tutta I'Africa, come puo vedersi dalla Polyglotta di Koelles Cfr. anche l'articolo del missionario Aug. De Clercq sul nome bantu del-I'acqua nella Z. fur afr. , ozean. und ostas. Sprachen, VII (1903) pag. 1 segg. Notevole e che nel Pul la posizione dei due termini e invertita: ndiy-am acqua; cfr. diye, diye-li coll. , massa d'acqua Nel Pul terminano in -am i nomi dei liquidi, i quali, come abbiamo detto, nel Bantu presentano il prefisso ma-.

Camitosemitico

Ar. Geez may, Ebr. plur. may-im (anche mo = Aram. тбу, тб-, Fenicio mu, my) st. constr. me, me-me, Assiro me e ma-mi (plur. ), Aram. mayy-a acqua. - Nel-L'arabo il plurale di ma' e a-macah-, cfr. il diminutivo murcaihe il verbo (certamente denominative) maha med. aquam haurit puteus, II aquam effudit, onde mah- acqua. Inoltre: mahurca aquosum fuit lac, IV aqua diluit vinum == Geez meh liquescere, liquefieri. Cfr. Ar. ma'a fluxit leniter per superficiem terrae, mayi Auidus, liquidus; maga fluctibus commotum est mare, maug- unda, Auctus, Ebr. mug fluere, diffluere, liquefieri; Ebr. ma'as, mazak masas diffluxit, liquefactus est, Geez masarca liquefecit (simile a meh*rca) ecc, Egis. mc (plur. ), Capto B. mda S. то-и М. так-и aqua, S. tu, mu-me fons, aqua. Eg. urina, Copto S. me (B. md-u) id. cfr. Eg. m'yic aqua, mare, lacus. Probabili derivati: Eg. m-r aqua, lacus, flumen, inundatio Nili, Capto S. more inundatio, B. meran piscina, lavacrum, mera-n, mara-n canales, cisternae. I Begia yam (plur. ) acqua fa supporre che sia una derivazione del tipo M anche il nome egizio-semitico del , mare': Ebr. Aram. Ar. yamm-, Copto iam, iom plur. iammaiu, amaiu. Cfr. Bantu -ima , acqua'. II Berbero a-ma-n (plur. tantum) acqua e Nuba M. a-ma-n. Lo -n e segno del plurale. Cfr. Bantu ama-. Muzuk um, Bagr. man, manz, a-man, Logone am, Dor mini , acqua '.

Indoeuropeo

- Col nome semitico dell'acqua F. Delitzsch Wurzelverw. pag. 65 seg. confronto I'A. Ind. mu-tra- urina, il Gr. e L'A. Sl. my-ja" lavare. Queste comparazioni non sono inverosimile, poiché la base del verbo yuzinquinare e secondo A. Bezzenberger e a. meica- (cfr. bagno, base derca-: e A. Ted. zawa tinctura). Piu semplice e pero confrontare il tema ma-ri n. , mare' (formazione simile a quella dell'A. Ind. vari acqua): Lat. mare, Gall. more, A. Irl. mu'r, Got. mari- (in mary-sairos See), maria, A. Sl. morje. La medesima parola trovasi nel Finnico: meri mare, e nel Samojedo Jurako: muri Binnensee. Cfr. la base ma-d- bagnare' propr. , dare acqua': Gr. Lat. madeo (cfr. manure per * madna-) ecc.

Uraloaltaico

- Samojedo Jurako e Tawgy jam mare. Mongolo omo lago, Tunguso mu, muja, mu-ke acqua, Mangiu mu-ke id., Giapp. umi mare, ame pioggia. Forme con n-: Mong. n-amu-k, n-ama-k, Mangiu n-amu mare, Giapp. n-ami onda. Ciukcio mimil, mimel, Korjako mima, mimel, mimal acqua.

Indocinese

- Cinese ma acqua. Forma con n-: Sian, n-am (5* tono) acqua. Mon-Khmer. - Khmu, Lemot hom, Palaung em, Tm, Khasi um dial. Lakadong am acqua. Cfr. Stieng um bagnarsi, prendere un bagno. Konkeu e Kiorr ome, Quene, Muk, Lemet, Bit um, Yao e Tine Pane Q. Lime e Degne l-um acqua. Nell' India: Malto e Uraon amu, am- acqua, Malto am-te to bathe another, am-ye to bathe one self. Cfr. pioggia : Sue ma, Stieng e Bahnar mi, Annam. mu'a, Hilei mea; Semang mi; Nancowry aml.

Maleopolinesiaco

- Nelle lingue della Melanegia ma- e un nome generico per cose da bere usato coi suffissi possessivi.

Andamanese-Papua-Austr

- II nome , acqua' o , pioggia del tipo MA e largamente diffuso nel gruppo Andamanese-Papua-Australiano. Andamanese: Bea yum-da, Bale yum pioggia. - inea: Kowiay omo, jamu, Mairassi yamo, Manukolu ieme, Mekeo imu, Nala lamu, Poom ma pioggia; Toaripi, Motumotu, Elema ma, Domara ama, mami, Mairu ama acqua; Manukolu me mare. Forme con un prefisso k-: Utan. k-oma, Lobo k-omah, Jabim com pioggia. Cfr. Savo k-uma id. - Australia: 131, 143, 163 ammoo acqua. Frequentissime le forme con k-, per es. 99 с-отто, 114 k-оtоо, k-аtоо есс.

America

- Dialetti Eskimo: ima-k, imme-k, immi-k, muk, mmy-k. Ciugatsi mma-k, acqua. Taino ama, Cinanteco mui, Vilela ma, Chunupi mad, Aymara uma, Kechua may (cfr. mayu fiume) acqua. Cfr. gruppo Tupi amin, amin pioggia (L. Adam, Mat. Tupi p. 88 n. 38).

Acqua. - Tipo WAD (xad, rred, rrod), UD

Camitosemitico

- Arabo wad-a-na bagnare, wad-a-fa gocciolare, wada-q a piovere, stillare (il Geez wadaga significa, cadere ma e wa-daga efr. da-daga). Anche wadi" valle, letto di fiume, fiume ? (si vedano i vari significati della base wdy, i nomi come wadyu" есс.).

Indoeuropeo

- A. Ind. udine-, uda-kd- acqua, u.nd. d-mi, u.n.d-a-mi io bagno, ut-s-a- sorgente, Arm. get strum. geto-v fiume (da *vida-, cfr. rotak fiumicello, ruscello), Frigio acqua (cfr. Tracio "Elecca, Bedog, Bedocipos), Greco 68-wp gen. (dat. 68s: da * presso Esiodo), "Akoa-68w, Alb. uje da * udnia, Lat. unda, Gotico watc A. Ted. wazzar (e da un Protogerm. * weta- : A. Fris. wet Inglese wet umido), Lit. vandu' dial. undu- A. Slave vod-a acqua.

Uraloaltaico

- Suomi vesi gen. rede-n acqua, Eston. vezi, Mordw. ved, vedj, Cerem. volt M. vit, vid e viddn, Vog. B. vit L. uitj K. vit, Magiaro viz accus. vize-t e tigy cine ujin Fekete-ugy Schwarz-wasser. Cfr. ancora Suomi ut-u nebbia, Eston ud-u id. ud zu feiner regen, nebelregen, u d utama neblig sein, fein regnen, Syrj. ulis da * udis nebbia, umidita, ulj da * udj umido, fresco (cfr. Syrj e Votj. vila da * vida, Votj. anche vil da * vid freeco, nuovo, Mag. tij accus. tija-t da * ulja, * udja nuovo : Suomi uudenuovo, Mordw. od, Lapp. oddo id.). - Samojedo : Jurak wit acqua, Ostj. let, it. -- Altaico * usu , acqua' da * utju : Mong. usu, usu-n, Burj. 080, uha-n; Orkhon e Uiguro su-b, Tar. Alt. Osm. su, Kir. su, Jak. da * su, Ciag su, sju, sui, Koibal sug, K. Karag. su, su-k, sug, Ciuvasso Cfr. lavare Osm. juv-, Jak. su-i-, Koibal tugas ma aor. tsu-r. Affine I'altaico * tisil , latte' da * utju: Calmucco iisii-n, Mong. sil, wil-n, Turco sti-d, Jak. ti-t da * sii-t. Giapp. mizu , acqua per * wizu ? (manca nel Giapp. rci).

Indocinese

Tibetano acqua (da * utshu), anche the-b (cfr. Orkhon su-b); col Koibal tsu- lavare si confronti il Tib. a-tshu-ba wassern. Cinese su-i acqua, pronuncia antica secondo Edkins * su-t oppure * su-p. -- L'esplosiva dentale e conservata nel Cin, Mru, Lushai tu-i, Kami til, Shandu, Vayu, Cepang, Taungthu Magar di, Bodo do-i, forme strettamente affini alle seguenti del gruppo Mon-Khmer. - Sue, Nanhar do, So do-i, Annam. thu-y; Shoboeng (centro dell' isola G. Nicobar) du-i; Orang Benua daii, dua, Orang Utan diao, diau.

Le forme primitive e intermedie dell'Altaico e Indocinese sono mirabilmente conservate nelle seguenti lingue dell Indocina settentrionale: Asong, Phana, Li, Kho, Ounhi utiu, Lolo ytie, Tigne utsu, Minkia su-i. Maleopolinesiaco. - MP. uda-n, udja-n pioggia : Mal. hudjan, Dayak hutan, hujan, A. Giav. o Kawi hudan, N. Giav. udan (secondo Roorda dal Kawi uda , acqua che perciò non sarebbe tolto a prestito dal sanscrito), Battak, Rotti udan, Bul. , Pamp. ecc. uran, Malg. uran* - Fate, Sasuke ecc. иза (donde altrove uha, ua), Figi uia; Maori e Samos ua. -- Forme arcaiche nelle Banks' Islands : wat, wet, weta, wed, nelle Isole Marshall (Micronesia) : wut a in isole ad est della N. Guinea : Murua k-wesi, Nada k-wes (cfr. invece Wari k-use, Tami g-ut ecc. ). Mairesse (N. Guinewata, e con bpersc-: Duke of York bata, N. Georgia u-bata ecc.

Cane. - Tipo KU (ampliato ku-ari, kursi ecc. ). Bantu. - Shambala kuli. La forma comune nel Bantu e huca, onomatopeico.

Camitosemitico

- Egiz. whr, Copto uhor, S. uhar e hoor. La forma primitiva fu probabilmente hu-dr, cfr. il Basco hor, or e, fra le lingue caucasiche, il Gek yo-ar e Buduch yo-r. Il secondo elemento e contenuto nel nome della volpe Copto пара Kopryaiots Esichio), Afar-Soho wak-art, Agaum. rouge li, Ty. access-arya, Basco as-ari, azeri, Ostj. S. ways-ar. Per il primo termine di questi composti cfr. Afar wak-o sciacallo, Galla wong-d, conf-d volpe, sciacallo, Capto buns lupo, boys-i (Siriaco b5-b) volpe: la radice predicative si trova in Ar. bas-i-a ore graveolens fuit, cfr. Ebr. ba'al male oluit, foetuit e anche Ar. bag med.

Geez bay"-bay"a, Saho bah perf. u-buhe, Quora boh" faulen, stinkend werden (Protobantu bd-la da * bau-la puzzare, imputridire, Indoeuropeo hheu-dh- far odore, odorare, aver sentore, Nicobarese baoi puzzare, MP. bahu, bau odore, odorare, ma Battak bau e Figi lona puzzare). Galla sare cane, Saho kare, Hausa kare e kale, Muzuk her-ge.

Nama art-b cane, sari aizzare un cane. Non e probabile che appartenga a questa serie il Sem. kala-b, per il quale si possono citare le forme simili indoeuropee: A. Ind. kala-bhd-, kara-bhdelefantenkalb, junges kamel, cara-bhd- animale favolose, Albanese kaljus catulus, Gr. . 'Hasio: Has. , Corn. cola in Bret. kol-en M. Irl. cuil-en catulus, Lit. kale cagna.

Caucasico

- Nelle lingue caucasiche settentrionali yoj, ywaj, you, you, you e sim. , cane'. - Get yo-ar, Buduch yo-r Basco ho-r, o-r. - Arci iec.

Indoeuropeo

- Forma fondamentale ku-u, ku-n-. Le etimo-logie proposte, compresa quella di Osthoff Parerga I, non soddisfano. E curioso che il tipo del Lat. cani-s (gen. plur. ca num) Lidio o Meonio kan- in Kav-date , strozza-cani si trova anche nel gruppo Sidama del Cuscitico: Kafa k*nd, Ganga kode, War. e Ya. kana, e nel Samojedo: Ostj. kana-k, kana-ng, kdnna-ng. Scighni kud, kudi, kid, Sanglici kod, Yaghnobi kutt cane. Secondo Tomascheк Pamird. dall' Avestico kutaka- Pers kudak piccolo, cfr. Pers. cusack e Curdo kucik cagnolino. Forme simili sono pero diffuse fino al Tunguso e al gruppo t Tag. khudz, khudi, Dig. khuy cane.

Uraloaltaico

Suomi koi-ra Eston. koer cane. - Mag. katya cane, Mordw. kutju, Perm. kuti ecc. ; Turco Osm. киси-к Alt. киси-к ecc. cagnolino, Mong. kici-k, Tunguso katji-kan, katakan- V. Munkacsi, Elemek pag. 430 segg. Io suppongo che il nome mongolico del cane ': 120-70j, по-коi, no-yaj si debba analizzare come qui e indicano e che il secondo termine appartenga al nostro tipo KU. II Sumerico ha nug, il Tamil nay (Toda noi) probabilmente per *nag. Col prino termine del Mong. no-joj si confronti il Giapp. inu cane. V. Sctoon, Ueber einige Tiernamen, pag. 13 seg.

Indocinese

- Tibet. khyi, Birm. clack, Cinese in due forme: keu (Canton kau) e chiu-en. Comunissimo: Manipuri hui, Jepang kui, Singpho gui, Limbu khia, Serpa, Bhut. , Gyarung e Takpa khi, Gyami kau, Sak ku, Thotshu khaca ecc.

Pahri kudzu, Kiranti kotsu, Lambichong kotsu, Sunwar kutsung (anche Brahui kutsak). Mon-Khmer. - So, Na So, Sanjar a-cho-r, Hiiei cho, cho-r, Kat, Suk cho, Stieng sou, Bahnar ko, cho, Sedang tcho, Annam. cho, Mi, Khmu, Lemot so, Palaung tsao, sour, Semang chat, Orang B. koih, cho-r, chooh ecc. In questo gruppo sono preview0cvoli i passaggi graduali del k fino allo 8, v. pag. 90.

Maleopolinesiaco

- MP. a-su cane. Ctr. il gruppo precedente e sopratutto Sue a-so, Kancio a-sou, Ciam a-thau. Lo aun prefisso frequentissimo nel MP., v. pag. 101. La gutturale primitiva conservata in molte lingue, per esempio in Maramasiki kui, Arfak kaya, Anudha kay, N. Guines germanica gau-n, N. Guinea britannica каи-ка, каи-кои есс. - Forme ampliate: Annatom ku-ri, Figi ko-li, Sesake ko-riia, Fate ko-ri e ku-ri (anche koria e kuria), Futuna ku-li, Tana ku-ri, Epi ku-li, Malekula ku-ri, Maori ku-ri, Tonga ku-li ecc.

America

Possono appartenere a questo tipo, per esempio, Tonkawa ukuen L., ekkuan R., Pueblos: James kiano, Isl. kuiyani-dd, Acoma e Queres gia, Tehua I tchie, II tse, Tesuque tsai; Navajo khetchae Wichita kitcha ecc. Cfr. Azteca coyote coyote (lupo) Koloshko utc, khu-ti, yuts lupo Ugalentz kuu-tsi id. Capelli. - Tipo TUK e SUK. Bantu. -- Ki-kongo lu-suki un capello, plur. tu-suki, collettivo n-suki chioma, Bena Kanioka lu-suiki pelo, capello, Mimboma (Koelle, Polygl. afr. ) lsuzuki plur. zin-zuki, Kanyika (id.) suki plur. I-stiki ecc. , hair '. Cfr. -tue testa ? Pul suku-ndu plur. tjuku-li. Indoeuropeo.

A. Ind. stuk-a treccia, Osseto st'ug riccio, Locke (donde secondo Munkacsi il Mag. tistok Schopt, Stirnhaar), Gr. stoppa da * stukur-a.

Uraloaltaico

- Vepso tuk chioma, capelli, Suomi tukk-a ciuffo di capelli, capelli, tokk-a fascio, ciuffo, takku peli arruffati, Lapp. N. duokk-o S. tuogg-e ciuffo di capelli, capelli non pettinati, Syrj. tug ciuffo, treccia, pennello. Con s-: Suomi suk-a spazzola, stregghia, Anderson W. 31. Forma fondamentale nel Turco secondo Gronbech tilg Haar: Alt. tiuk, Osm. tij (anche tuk chioma, lana, penne), Jak. tu (con vocale lunga); cfr. anche Osm. piumino. Con 8- : Turco antico suk secondo documenti cinesi. Cfr. anche Turco sat, Ciuv. sils, Jak. as (per * sas) capelli.

Mon-Khmer

Mon sok, Stieng sok, chok, Bahnar xok, Khmer sak dial. suk. - Orang Utan suk, Sakai sok, Semang sok, sok. Nicob bia ak, heka, Teressa hehok, Shobang ho. Con t- solo Annam. tok. US Suk took significa , testa

America

- Athapaska: Umpqua suga ecc. , Khwakhlamayu suka capelli. Dietro (dorso; coda ecc. ). - Tipo KATA.

Camitosemitico

- Eg. 'at, 'ade-t dorso, Afar-S. ad-t ricken, rickseite. Probabilmente e caduta una gutturale iniziale.

Caucasico

- Georg. kud-i, Mingr. e Lazo kue-li, Suano a-kvad, ha-krad coda. Cfr. il Lazo kot-u-la Nacken (Georg. khedi)?

Uraloaltaico

- Magiaro hdt accus. hdta-t dorsum, tergum, hdt-ra retro, retrorsum, hat-ul pone, a tergo, Vog. L. kute posp. hinter, Mordw. E. kut-mere, kut-mire ricken; Cerem. kota-n M. kuta-n podex, Mordw. kotja-n, kotja-nd hinterteil. - Samoj. K. kot Rippe, Seite, O. kute, kuds, kuods, ks, Jen. ka id., K. kote-n Hintertheil. Uiguro kat nach, hinten, Hintertheil, kata ruckwirts, kat-ra zurlick, Jak. kat hinten, kata-k Nacken, Ciag. kot, kut Hintertheil, podex, Club. kis hinten, kiss-yn rickwarts, K. Kar. kas-te Hintertheil (Ciag.-Az. kits id.); Ciuv. kot podex, Tat. kot, kota-n id. Turco kat cote. -- Base kud- coda (cfr. il Caucasica): K. Kar. kud-uruk, Koibal kuz-uruk, Jak. kut-uruk, Ciuv. kot, kiire, Ciag.- Osm. kuj-ruk (per la terminazione -uruk efr. Jak. sut-uruk, Kir. dzud-uruk, Koib. numz-uruk, Ciag. jum-ruk Faust, Kir. kok-rak petto, biij-ruk, Osm. boj-rak rene). Giapponese kata spalla, lato.

Maleopolinesiaco

- Malg. kodo-k e hatu-ka, Batt. hodu-k nuca; N. Guinea inglese: Sariba gado-gado, Suau gado, Awayama gada-u (con caduta di log-: Nala ato, Dopo oto) id. Anche in lingue papuane: Saibai kats, kut, Domara kuta-ni, Mairu guta-ni, Manuk. utu-ne nuca. Isole Marshall kadi Rippe.

America

- Tupi koty, kyty lato. Araucana kadi Rippe. Dietro (parte posteriore, podex; lordura). - Tipo ТАКА. Bantu. - Protobantu taka lordura, tako parte posteriore, podex. V. Meinhof Grundriss pag. 182.

Uraloaltaico

- Suomi taka posticus, locus posticus, quod a tergo est, taka-la luogo posteriore, Est. taga, tagu hinterraum, Lapp. N. duokke-n S. tuoke-n E. tuohhe-n hinter = Suomi taken a dietro, Mordw. M. taga E. tago di nuovo, rursum. L' Ostjako dill' Irtysch taga significa ora semplicemente , luogo ' (N. taya e taxi ort, plays, stelle). -- Samoj. Jar. traha-na hinten = Suomi taka-na, ablativo tjaha-d von hinten, Tawgy taka Rickseite, loc. take-nu, ablativo tak ada Jen. taho-ne, taho-do, Ostj. tak, tag das hinten belegene, takka-n, taga-n hinten, von hinten, Kam. tak das Hintere, takk-a-n hinten, tak-te nach hinten. Base dell' Ugrofinnico e del Samojedo taka. Tunguso (Jakutsk) taka-l riickwarts.

Maleopolinesiaco

- Fate taku the back, taku, i-taku to be after, behind, e-taku, i-taku at the back, behind, Sesake taku Rticken, e daku dietro, Api taka. Ciam tok anus. MP. tahi escrementi ?

America

Eskimo Kadjak takka nachher, Groenl. i-tek After. Aymara thakha, Kechua takia sterco.

Donna. - Tipo NA (nai)

Mordw. ni frau, weib, Vog. B. ne, ne, neu weib, weibchen, Vog. K. ne weib, Ostj. S. ne, ni weib, frau, Ostj. Irt. neng, Ostj. B. не, id., Mag. nd (voc. lunga), ne uxor, femina, nomo nej-e-m uxor mea, nd-82- uxorem ducere, Suomi nei-ti, nei-to virgo, nympha, sponsa, nei-tmi, nei-hti, nei-tti, nei-tsy id., Lapp. nei-ta, nei-t filia, virgo F. niej-da madchen, tochter, Zur. eVo tj. nil id. * ni-d). Samoj. Jur. nje, nie, njie, T. e Jen. ne, O. nal-gum, ndi-gum, nei-kum, K. ne, nz Weib, O. ned, K. nti-kd Frau, 0. ndk, neteng Madchen, nude heirathen, ne, nie Tochter. - Suomi nai- uxorem ducere, nai-pa maturus coniugio (vir), naima-runo carmen nuptiale, nai-tta- verheiraten, nai-se- (nom. nai-ne-n) femina nubiles, f. nupta, uxor, naa-ra femina brutorum, adultera, meretrix, Lapp. ni-sun uxor, femina, F. ni-sson id., nai-tte- verheiraten, E. najje- heiraten, Mag. nd-sz nuptiae. - Vog. K. njy-p N. nj ufp sposare. Mong. nai-dzi campagna, amica, naidzi-nar (plur. ) donna. Ciukcio e Korj. nex-gan, nerv-an Weib.

Cinese nite, nju, nii donna, iii-tst figlia. Anche na-p sposare? Ciam nai signorina, principessa Giov. njai signorina, principessa, nonna Mafoor nai figlia. E poco probabile che al Suomi nai- uxorem ducere e alle voci affini sopra citate siano collegate le seguenti egizio-semitiche: Egiz. nh-p accoppiarsi (il Copto hop nuptiae, connubium farebbe pensare piuttosto a n-hp) Ebr. napa-p adulterium commisit, adulteravit aliquam (cfr. Ar. naja-ba accoppiarsi) = Vog. nju-p? Egiz. n-k accoppiarsi, Copto nti-k adultero, adulterio (questo confermerebbe I' analisi nh-p) Ar. na-ka futuit, nai-k- concubitus (anche naga, nau-g- id.? Manca questo senso nel lessico di Freytag). Somali na-g donna. Sumerico ni-n donna, donna insigne, dea, sorella. Questo tipo e derivato dalla voce infantile ana (varianti: anna, nanna, nanna) , mamma, madre diffusa largamente accanto a ama. La forma na-i e propria del diminutivo-vezzeggiativo, cfr. il tipo an-ya madre (at-ya padre). Tipo BA (bai).

Malg. vavi, Bugi bai, Tag. baye femmina degli animali, babdye donna. Is. dell' Amm. bibi, Negritos 3 babi, Kowiay e Maira sei e-ucei, Duauru vio, Bauro wai, Jabim a-rci, Tami di-wi donna, Roua bia female, woman.

Andamanese: Puchikwar db-ob-da, Juwoi d-dp-, Kol e-dp-che female, wife, woman. - Kauralaig Ipi, Saibaipi, Mowat upi wife, Kiwai upi female, woman. - Austr. biboba e sim. , donna Questo tipo ba, bai, baba, babai ecc. e propriamente una voce infantile, cfr. A. Isl. baba, M. Ted. bobe donna vecchia, Greco-Frigio Basis ecc. Composti di KU (kui, kua, v. , uomo ') e NA (nai): Assai evidence e la composizione nel Ciam ka-nai, ku-nai vornehme Frau, Firstin formato come ka-mei, ku-mei Frau, Madchen (cfr. me-k madre). Nel Mongolo a cui-mio- , uomo si contrappone qui-non. kii-ni donna (con cui Schott confronto giin cavalla e nel Turco jun-at o jun-da lett. , cavallo femmina ').

Quanto all' Indoeropeo, troviamo una forma gu nel Lit. 2mogus homo en el Greco Cret. smsia.ru-s (cfr. pero il Lat. prls-co-). Curioso e il rapporto fra il Lit. 2 maggio-suono e 2mo-nd donna. Comunque sia, il nome indoeuropeo della , donna comincia per gu- anziche per ku-: Gr. your voc. plur. yoval-x-sc, Beat. da * grand, Arm. plur. kanai-kh ecc. II significato nobile che ha il Ciam ka-nai, ku-nai si hanche nell' A. Indiano gnd- moglie di un dio, ctr. Ingl. queen.

Alto Cuscitico , donna Dembea kucina, Agaum. na, Bilin ogina, Khamta equen; , madre ': Bilin Dembea Quara gana, Chanir dzend, Khamta gnd in yi-gnd. Forme assai vicine alle indoeuropee. Il medesimo tipo e rappresentato anche nell' Oceania: Nan- cowry kan, kane donna. -- Guad. Ulawa Maram. keni donna.

Andamanese chana donna, signora, Bea chana-da madre.

Australia:

North-West-Coast ginaia; a Wide Bay (Queensland) e Balonne (30°) nomi propri femminili in -gun, come Urgilla-gun. Tasmania quani donna. Composti di BA (bai, babi) e NA (nai): Questa composizione e evidence nel MP. bi-na, bi-nai e babinai (donde bi-ne e babi-ne) , donna '. La prova e data dalle forme con raddoppiamento, giacche ha-bene (questa e I' analist che si fa comunemente) sarebbe inesplicabile e senzanalogia. Ciam ba-nai (cfr. ka-nai, ku-nai), Mal. bi-ni, Buru fi-na, Whitsuntide e Leper's I. vavi-ne, N. Guinea ingl. kabi-ne, vavi-ne, Polin. fafi-ne ecc. Il Male, ha vehi-vavi senza il -ne. Le forme australiane 95 poi-nu, 99 hu-nyah, 100, 141 bu-nya paragonate da Schnorr v. Carolsfeld sono un po' diverse, specialmente nel primo termine. Sul continente asiatico si trovano forme simili nell' Indocina: Lime e Degne beune, Kon-Keu peune donna (pron. bin, pin?); nel

Dravidico:

Tamil pen-; nell' Ostj. del Jen. fang nel Kotto pheng, feng femmina. Lingua (Zunge).

Uraloaltaico

- Tunguso ingni, inni, Lamuto enga. Ignoro la parentela eurasiatica di questo tipo che e cosi diffuso in tutta I'America. Tuttavia ricordero il Georg. ena Mingr. nina Lazo nena lingua e il Tamil na, navu, nakku id. La radice predicativa significo probabilmente , parlare, dire', cfr. Berb. ini ecc. A merica. -j, agono-c, ahna-k. - Sastea hana, ehena, annah, ahheh'noo. -- Grunpo Yuma: Cocopa inya-pa-tch, Diegu. Loew ane-pdil-gh Diegu. Bartl. ana-pal-tch, H'taam hhena-pail, Kiliwi nehha-pal, Coch. Gabb ha-para, Coch. Bartl. a-bil-g (il solo secondo termine in : Tonto pala, Maric. e-pal-tch, Hualapai i-pal, Moh. Loew i-pailya, Moh. Gibbs hi-pala, Kutch. Wh. e-pul-tche, i-pail-tche, Kutch. Gabb me-pal; il tema e pala, * pal-ya donde pail). -- Eudeve nene-t, Cora nanu-riti, Tepehuana nuit, nunu, Pima neuen, Azteca nene-pilli (in cui -pilli e Yuma -pail; cfr. Azt. ma-pilli dito, lett. , figlio della mano cuitla-pilli coda, da cuitla-tl Koth e pilli Sohn, Kind).

Sud. - Gruppo caribico: nu-ri, nu-ru, unu-ru, enu-ru, unu-m, оnnu, v. L. Adam, Mat. Car. , pag. 125. Gruppo Kariri : nunu, nunuh. - Gruppo Tupi : efr. njeeng parlare. - Gruppo Arawak (mia) lingua ': Moxa e Cariay nu nene, Bare nu neny, Jumana nehna Martius, nena Spix, Jabaana n neni, Canamirim nu niiny, Uirina li nene ecc. , v. Martius, Beitrige z. Ethn. u. Sprachenkunde I 628 seg. - Gruppo Pano : Max. ana, Pano hana, Cul. ine, ana, Con. ena, Pacav. jana, R. de la Grasserie, De la fam. lingu. Pano, pag. 4. - Tacana, Mar. , Sap. eana. -- Araucana que-uun, ke-run, Pampa ya-hun. Piede. Tipo GANGA.

Indoeuropeo

- A. Ind. jingha gamba, Unterbein, Av. zanga- Kndchel. Afghano zangan, Oss. zdngi ginocchio, Arm. cunk, cung(n) id. La radice predicativa e rappresentata dal Got. ganga io vado, Lit. zengiu io cammino; con k- invece di gh- Irl. cingim vado, Kymr. rhy-gy ngu (efr. Zupitza, KZ. XXXVII 3888). Ricordero qui anche il Quara gang correre.

Indocinese

- A. Tib. r-kang-pa, Tib. volgare e Serpa kango, Lhopa kang-lep; Manipuri khong, Singrho la-gong, Mikir keng. Siamese kheng gamba. Cinese hing, Shanghai ging, Canton hang, Cinese antico gang andare; cfr. G. Schlegel, Sinica-Aryaka р. 39.

Mon-Khmer. - Mon diuing gamba, piede, Stieng dzang, diong piede, coscia, Khmer e Bahner didng, Kantscho dZung, Rode dzang, Semang tsan ecc. piede; Cool dzang, dzangamba. La forma piu antica insieme col significato primitivo conservata nel Mon o Ciam gang andare.

Australia

- 90 ganga, 94 change, 99 janna, 120 депта есс. V. pag. 25.

America

- Kechua chanca, Quito changa coscia.

Piede. - Tipo PAT

Bantu

- Nella Polyglotta di Koelle si trovano le seguenti torme che possono appartenere a questo tipo : Isubu fata, Marawi puse plur. ma-pase, Bulanda fodu, Musung e Goali pela e alcune altre. II valore scarso.

Camitosemitico

- Egiz. pd, Copto S. pat B. phat piede. Anche Teda bidde-di?

Caucasico

Georg. pheji per * phed-ji? Accanto a pheyi si cita anche una forma pheryi. Pero nell'Awar , piece e box, bogh Erckert (Klaproth pog; Schiefner box' Bein).

Indoeuropeo

- Tema ped-, pod- piede '. Come radice verbale ped- indica moto, cfr. A. Ind. abhi-pad- sich heranmachen, pad-ya-tz cade.

Uraloaltaico

- Suomi pot-ka piede del cavallo, Huf, Syrj. pod Voto. per piede (si considerano come voci tolte a prestito da qualche lingua indoeuropea). - Turco di Kaschgar e Jarkand put piede, Osm. bud coscia, Jak. but anca, K. Karag, but piede, anca, Ciag. put anca, coscia, piede posteriore degli animali, Sojot put piece. Cfr. Ciuv. piede, coscia. Derivato : Osm. bud-ak Kir. but-ak Jak. untuk (e mut-uk) , ramo anche Turki bad2-ak Unterschenkel ? Mangiu fat-ja piede d'animale, zampa, batam pianta del piede, bet-ye piede umano. - Samoj. K. badji Schritt ? Ostj. del Jenissei bul Kotto pul piede, probabilmente con l d (cfr. Turco bud, put) come, nel campo indoeuropeo, Mingiani pald e Afghano pal , piede '. Cfr. Coreano pal. La corrispondenza l d e frequen-tissima nell' Uraloaltaico.

Indocinese

- Ciamphung a-phai, Maram phai, Koreng ca-pi, piede '. La riduzione sarebbe analoga a quella del Pens. pdi, pa, Zaza pai, Kurm. pe, pe, pl.

Maleopolinesiaco

- Forme assai simili alle precedenti : Day. pai, Malg. fe, Ceram fai-n (hai-n), Mahaga vai ecc. (forma fondamentale pay); senza la vocale -i : Tag. Bul. Mal. ecc. paha, pa, Figi va (da *pa; derivato : rada treden op) e ya-va. Altre forme sono meno chiare per la caduta della consonante iniziale (ai, ae, cfr. Timor hae quale forma intermedia?) che spesso sembra sostituita da xc-, per es. Sam. e Maori war. Film Mafoor ha we-si con un suffisso proprio di nomi delle parti del corpo, efr. Sumba wi-si. Forse il medesimo elemento -si trovasi nel nome molto simile della , gamba Kawi w*tis, Mal. b*this, Tag. biti e abiti-secc. (forme preview0cvoli per la nasale : Giav. venti-s Day. ponti-s).

Andamanese: Bea pdg-da, Bale podg-da piede. La base e pag che potrebbe stare per * pad-g; efr. il Caucasico e il Mangiu fat-ya e bet-ye. America.

Frequentissime sono le forme del nostro tipo nell'America settentrionale e meridionale. Mi limito a citare alcune forme appartenenti a quest'ultima regione. Gruppo caribico : pu, pu-pu, pu-pu-re e puta, putu, pu tari video, cfr. peti, piti coscia, gamba, e forse anche pore gamba (v. L. Adam, Materiaux... Caribe, pag. 129, 131, 133); gruppo Tupi: py e py-ta piede, calcagno (L. Adam, Tupi, p. 127 seg. ); gruppo Kariri : bui, br, by, putih piede, be-ru, bae-ru calcagno, Kipea pepe te pianta del piede (L. Adam, Kariri, p. 80, 100 e 105); gruppo Guaicuri: pia, a-pia plur. pia-te, a-pia-te (L. Adam, Guaicurii, p. 155); Vilela a-pe, Gusto a-poo, Chiquito po-pe, Machacali e Capocho (gruppo Tapuya) patd ecc. Polvere. - Tipo TWAR, TUR (da TU terra). Bantu. -- Pokomo teri polvere. -- Sandeh (Nyam-Nyam) turu-bu, A-Madi a-tiru-bo polvere.

Camitosemitico

- Arabo tur-d-b terra, polvere; col medesimo significato anche tar-b-, turbo-, tour-a-b-, tair-a-b- e altre forme ancora. - Dinks tur, tor polvere.

Nama tsar-d-b polvere da * toar-d-b = Ar. tur-d-b- (cfr. Nama gor-d-b corvo: Ar. yur-d-b- Ebr. 'or-8-b). La base comune e un sostantivo * trar-d. Nel Nama da tu si ha tu, per esempio : Nama tanya-b notte, dialetto del Capo thoughou (cioe thughu) Protobantu tuku (nelle singole lingue bantu tuвики есс.) notte Georg, tsuy- sera, Abch. tsyr- notte, Aku. duge per *tuge notte. Caucasico. - Sueno twer polvere, Mingr. troeri, Georg, e Lazo m-here. Cfr. Georg. thiri pietra friabile? Uraloaltaico. Uiguro tor polvere, Mong. toro, Mangiu toro-n id., Tunguso tuor, turu, tor terra (sostanza). - Giapponese tiri polvere, da * tiri opp. * tiro. Nel Giapponese le sillabe ti, tu mancano e sono sostituite sempre da tri, sul. Campo. O. tjure (accanto a tju) sabbia.

Col o In giù teu-lo dei documenti cinesi (per teuro o turo?)tumulus tiber Grabern' Schott confronto le voci tunguse su riferite e il Tib. dur Grabstätte, Grabmal. Mon-Khmer. Mundari toroe cenere.

Andam.-Papua-Austr

- Andamanese , sabbia Bea tara-da, Bale touricar, Bojigiab tadwer, Puchikwar tauver-da, Juwoi tadacer-, Con. padre-che, Kede toro, Chariar todo. -- Papua Kowiay e Utan. tiri terra. - Austr. 175 tauri, 196 thoora, doorly, 176 taree, N. England tarri terra.

Terra (argilla, cenere). - Tipo TU

Bantu

- ddoppiamento : Cafro u-tutu cenere.

Camitosemitico

- Egiz. t' Copto B. tho S. to terra, paese, Barea do terra, paese, Nuba M. do (?) Kulfan tao, Songhai id., Te data paese. II Begin do' argilla ci conduce all'Arabo tu-b-tegole (cfr. Sem. t7-t, frn argilla, fango) = Capto B. to-bi, S. to-be, to be id., cfr. Nuba Kulfan to-b paese, Nama tab terra, paese, Songhai do-bo (accanto a do) id. - Nama tsad-b cenere.

Caucasico

- Lazo tuei cenere, con raddoppiamento m-tuta Cafro u-tutu.

Uraloaltaico

- Samojedo Jurak tuija cenere, argilla. Jenissei to-bo Obdorak to-b argilla. Il Samojedo di Mangaseisk dija argilla (Klaproth) si collega probabilmente al Georgiano thisa argilla, all' Indoeur. dhigh- tops), al Begia dek" a Thonplatte zum Brodbacken, Galla dag"& Quara day"d argilla (cfr. Ebr. obdu- cere, oblinere calce vel adipe, tectorium, Tinche, Ar. baja ecc. ). Samojedo Kam. tju, Ostj. tju, thu ecc. terra. - Aino toi terra.

Indocinese

- Il Cinese presenta la vocale cupa in thisterra, paese, ma ha pure con lo stesso significato ti (cfr. thisen campo). Koreng ka-di terra.

Mon-Khmer. - Con vocale cupa: Khasi dew, Orang Benua dui, Nicobarese du, Annam, thd terra, Mon ti, Khmer Xong te, Bahnar teh eco. terra; dialetti dei Sekai e Semang della penisola di Malacca : te, te, teh, tei, tek ecc. terra, paese. Annamito anche dia e diat. Con prefissi : Sue, Nahang ko-the, Lemet ke-tte, Kuy Ntoh ke-thek Port k-tay, Semang ka-teh (cfr. Koreng ka-di); Khmu pe-tte. Lingue Kolh: Ho e Mundari ots, Korku (cfr. Orang Utan ate, a-tei e le forme papuanu). Papua. - N. Guinea britannica : Motumotu o-ti, Koita va-tau, Koiari va-ta terra. Nella N. Guinea germanica : Valman the senza il prefisso. Cfr. N. Caledonia tea Land.

Nel MP. trovasi un tipo tanah, tano , terra ' diffusissimo nel-I' Indonesia (Mal. Giau. Sund. Bal. Mad. Day. tanah, Sund. Day. Mak. Bugi tana, Battak tano, Malg, tani ecc. ) e nella Melanesia (Efate, Mota, Motu, Suau, Sesake tano, Tana tana, Mare tene, Sariba ha-tano ecc. ). Nell'Australia troviamo : 181 taon, Namo River town, 83 tuni con vocalismo cupo assai preview0cvole (pero 201 thanni) che ricorda quello dei sinonimi 175 tauri, 196 thoora, doorla (pero 176 taree, N. England tarri) collegati da Schnorr v. Carolsfeld con Utanata tiri. II tipo tanah piu puro ritrovasi poi nelle lingue della Tasmania in coan-tana, gun-ta, nal-ta ecc. terra (cfr. emi-ta e gune sabbia). Ma la forma piu preview0cvole 1' Andamanese Oenge tutcind che e certamente un composto: tu-timo. - Accanto a questo tipo tana, tano ve n'e un'altro che in qualche modo sembra collegato ad esso, come ig MP. wan yo e want, ano, per esempio Mahaga, Sesake, Fiji vanua, Keapara ano, wano, Bula a k-can ; Samoa fanua, Maori sanya, Hawaii honua. Nella Nuova Guinea britannica forme arcaiche col suffisso -ga (donde -a) proprio degli aggettivi : Bulava ecc. vanu-ga land, village. Cfr. ancora: Fate fauna land, Mal. banua id. (?), N. Georgia vanua casa, Malg. tranu id. Queste forme e quelle citate sopra dell'Australia (taon ecc. ) fanno supporre che il tipo tano provenga da composizione (cfr. Andam. tu-tdnd).

Vi e poi nel MP. anche un tipo matah, mato parallelo al precedente e diffuso nell' Indonesia e Melanesia. Nell' Australia ricorre in 46 meta, 50 mitta, Бб mitha, 56 mita, forme che Schnorr v. Carolsfeld collego con Guadalcanar mato e N. Call pue-mada (cfr. ue-mua Land). Si puo supporre anche qui une composizione: ma-tah e ma-to. A ogni modo affine il Khasi ka met terreno, Darchi, Kuswar e Tharu mati, Papaya mature. Troppo ardito può sembrare connettere queste forme col tipo seguente ma e mat: Assiro matu, mat anche Aramaicol paese; cfr. Copto ma luogo e m- prefisso dei nomina loci nel Semitico. Sumerico ma, mat, mad, mada paese. Mordvino moda terra, paese, Cerem. minimo terra, Suomi maa terra, paese; Samoj. T. moy, mama ru terra. Mangia ba da ma = Giapp. ma luogo. Nell' America: gruppo Yuma mata, Kegunaan a-ma-k, Hidatsa a-ma Dakota maka terra; gruppo Pano: Max. ma-pu humus, May. d. ma-poi May. f. ma-po terra Araucana ma-pu; per il secondo termine si confronti il Kechua all-pa Mokobe a loba terra), Carip. a Cul. ma-i, Pano ma-wi terra; Tacana medi ecc. - II Georg, mits'a terra e straordinariamente simile alle seguenti forme di lingue dell' Indocina : Phana, Ounhi, Khas Li, Tigne mitsa, Asong metsa, Lami e Kho mitsa, Halo midda terra (si confrontino, anche per la vocale chiara, le forme australiane su riferite). II Suomi metall significa , foresta

America

- Utah tui Araucana tue terra. Nota. Si osservino le concordanze particolari: 1. Protobantu tue = Nama tsar- = Lazo tuei cenere (Cafro u-tutu, Lazo m-tuta id.); 2. Nama terra, paese = Kulfan to-b id. = Songlai da-bo id. = Ar. fa-b- Copto th-be argilla Samoj. to-b, to-to id. Uomo (propr. , qualcuno, tic - Tipo KU e derivati.

Camitosemitico

- Egiz. homo (?). - Kunama e kanc-d uomo, coll. gente, popolo, Barea ku plur. (collettivo) ku-a uomo; Nuba M. ko persona, stesso, Kungiara plur. ku-a Fur ko-d homines, Dinka koy, ku-a-t gente, tribu. Kanuri kda plur. vir, Dalla kw-a id., Music in use-gu piede dell' uomo, ar-ku viso dell' uomo, Maba kai homines.

Ottentoto: Nama khoi- (anche koi- e yai-), T'kora kui- (anche kue, keu e chai Nama yai-), dialetto del Capo kue, gue, quie, qui, dialetto orientale ku, kai, kun, koi, koi, koi. Boschimano: kham f-kui homo (goai vir Nama yai-), C'nusa t'-ku, t'-kui. Dinka kots, kouts (accanto koy) gente. Nuba M. ogod2 KD. ogid2 vir (derivato: MK. ogdz-ir, odd2-ir valoroso, prode). Berbero: Sementit uggid2, Tim. uggitj ecc. homo (ar-gaz vir). Copto dzois, dzis, this signore, S. soidz M. soide (Kircher anche theide) eroe.

Caucasico

- Abchazo ghva vir, eroe, Tabassarano juve in mur-guri eroe (cfr. Aku. mur-ul Kait. mur-gul vir, marito), Kirino ghui-l marito ecc. Circasso Kab. yu, yuo Minnchen, Ktir. in ghiajghur e Chinalug in khi-phisi Hengst, Dido in gulu, gu-llu Budych Pferd Cec. gala Hengst, Pferd (Khasi ku-lai cavallo; anche Jakuto kulun poledro ?).

Georg. katsi, Mingr. kotsi, Lazo kodzi, gotsi, Suano ghoaz in gheaz-mare vir; Chiirk. ghwavza, ghuavza vir, Abchazo yats'a vir, eroe, Varkun gavza eroe.

Basco gis-on homo, guys-are vir; kotso, kotso Mannchen.

Uraloaltaico

Indoeuropeo. Indoeur, qualcuno, così-s qualcuno, qualcuna, kw-a qualcuna (= Kunama кго-ecc.). Il N. Pers. kas, casi , qualcuno ha spesso il significato di , persona '.

Uraloaltaico

Ostj. I. yui, S. ku, kui Mann, Mensch, Mannchen, N. yui, yoi, yo Mann, Minnchen, K. khu Mann, Ehegatte: Vog. N. yuj Mannchen bei kralligen Thieren, D. kay, kym, kai-m maschio, K. ju-m id., ku-m homo; Mag. hi-m (accus. hi-me-t) maschio, Syrj, e Perm ko-mi appellatione nazionale, Lapp. Kola kujj marito, - Samojedo Ostj. ku-m, ku-me e con p da m anche hu-p, ko-p homo.

Mongolo key-mu, kai-man uomo. Qui viene opportuno il confronto col Sumerico ku, gu-m nome (accanto a gas).

Suomi ko-tti pusio, pusus; cfr. Tung, chu-tta figlio, hu-tto e gu-to fanciullo, Koib. e Karag. kii-do, kii-so e hu-do. Giapp. ко fanciullo (Oraon ku-ko- voc. ko id.), cfr. Burj. ko-ko, yu-yen, Tung. kunga. kua-kan, Turco ketdi-kii, kiij-do (Mong. kii-bigiin id.) e probabilmente anche Mangio due-i plur. di-se fanciullo. E assai preview0cvole la coincidenza del Turco kui-ku coll' A. Indiano ci-cu-m. Junges, Kind. Uiguro kitsu, Kirg. keze, Jak. kizi, Kazan uomo; con vocale cupa Koibal kudzi (cfr. Uiguro kots forte, valoroso). Samojedo : Jenissei kasa vir, Kam. kuza homo, Jurak hasa-rca. A quest' ultima forma si collega il Mikmak (America del Nord, gruppo Algonchino) kess-ua.

Mon-Khmer

Lingua Kolh oko-i, oko-e e oko-i-(t8) qualcuno, oko-a qualche cosa. Nota. - Tutta questa serie importantissima e di origine pronominale. V. pag. 123 seg. Uomo (vir. ). - Tipo MAR.

Camitosemitico

- Arabo mar'- e anche mur'-, mir'- vir talv. homo, Sur. mer, marya signore, femm. marta (Mazda, cfr. Ebr. Mirya-m Sir. Ar. Et. Marya-m, Maptip., Mapix), Aram. bibleco mare' signore.

Caucasica

- Sueno mare vir e homo. - Сэс. mar vir gen. mering plur. maru os (cfr. maira da *maria prode), Thusch mar vir, mar-o-l prodezza, Chirk. mur-'ul Vark. mur-gul vir (per il secondo termine efr. il Kiir. yiil vir, marito), Tab. mur-guvi, mur-gizi eroe. E probabile che il nostro elemento si trovi anche nel Georg. e Suano gmiri eroe, Mingr. e Lazo khomoli eroe, prode, Lazo anche khimoli, e nel Georg. khmari marito, Mingr. gomodzi, Lazo komodzi e kimodzi id., cfr. Suano ghraz-mare vir, marito.

Indoeuropeo

-A. Ind. mdr-ya- vir, giovane (Scheftklowitz, KZ. 38, confronterebbe il Kosseo mali, meli mann, knecht; presso F. Delitzsch, Die Sprache der Kassier, trovo mali Mensch e meli Knecht, dei quali il primo ricorda il Sum. mulu Mensch: tutte forme piu vicine alle caucasiche riferite sopra), ku-mara- bambino, fanciulla, figlio, f. ku-mar-7, dim. maria-kd- mannchen, Gr. ragazzo, ragazza, Cret. paper- virgo in Bpeto-papers divinity crytese, secondo Solino , dulcis virgo (Cret. Speci ThoxisHes.), Lat. martus (?), A. Irl. muir-moru sirena, Cymr. morrowind Corn. moroin maid, virgin (da *mor-eina), Cymr. Bret. mer-ch Corn. murgh ragazza, figlia, Lit. marti braut, junge frau, mer-gd ragazza. Dravidico. - Canadese mari child, Gond marri figlio; Brahui mar ragazzo, figlio. Cfr. anche Malto male uomo plurale male-r f. mal-ni. Indocinese. - Lepcia maro, Sunwar muru, Mru m'ru man.

Maleopolisesiaco

Efate mare vir, mera homo, mera-i virile, virilia, Ysabel (Gao) mae maschio, Guadalcanal mera Kind, Malo muera Oba a-mera a male, vir, Mahaga mara vir, homo, Eddystone mara-an vir. Nuova Guinea olandese: Utanata e Lobo maro-rcana homo Papua Kowiay mur-scana vir), Onim mara-ra homo; N. Guinea inglese: Laval muori, Nada mera child, Mota mero ragazzo, mar-uane maschio (= Kerepunu mar-mrane, Aroma mar-anne, e ctr. Utan. ec. ).

Papua. - N. Guinea inglese: Mowat e Kiway mere child, Daudai mere a child, boy, son, Domara mare-megi child (per -megi car. game-mega chief), mari-omnia man, Miriam ki-miar maschio, vir Errub kai-mir homo, vir. A queste ultime forme corrispon- dono nella N. Guinea germanica : Manikam kai-mar, Bongu ge-mare Kind, cfr. Maclay-Kiiste 1 kil-mar Knabe.

America

Caribico , fils, enfant': Chayma mur, u-mur, mure-r, Accawai mure, Galibi muru, Caraib. mulu, Ouayana mure, Aparai mu-muru, Macusi mule, Tamanaco e-muru, Caribi i-muru, Bakairi i-meri, Cumanag, u-mur, u-mre-r, i-mre-r. Inoltre: Crichana u-muru nipote, miare-niqui = Ipurocote more-nequy petit garcon. Uovo (testicolo).

- Tipo UMU (con suffissi : mu-n, mu-r ecc.)

Indoeuropeo

- A. Slavo ma"-do n. Hode. A. Ind. andd- (Ved. and-) m. uovo, testicolo, da * andra- tuttors conservato nel Kalasha o Bashgali (Kafiristan) ondra-k uovo; A. Sl. je"dro testicolo. I temi sono : mon-d- e "mn-d-rd- oppure *m-d-ro- (donde *n-d-ro-). Anche Lat. Tvo- per * vo- ?

Uraloaltaico

- Suomi muna uovo, Cerтипо М. типа uovo, Mordw. E. mona testicolo, Lapp. monne F. manne uovo, Vog. L. midnight testicolo, Mag. mony accus. monya-t uovo. Cfr. anche Vog. L. miu B. mongi novo (v. pero Budenz, Szotar pag. 698 e Munkacsi, Elemek pag. 452). ---Samojedo : Tawgy minu, Jen. mona, Kam. miinit', minit'i, munil'i, uovo. Tung, umu-k-la, umu-t-ka, umta, Mangiu um-ga-n, un-ja-n, Mong, ит-die-gang, iin-dii-ge-n novo. Nei dialetti turchi si notano varie consonanti iniziali : Osm. j-umu-r-ta Ciag. j-umu-r-t-ka, King. sj-ima-r-da, Jak. 8-imX-t, K. Karag. n-umu-r-t- equivarrebbero a j-. Nel Giapponese abbiamo tamago uovo, probabilmente t-ama-go.

Dravidico

- Tamil mu-ttei Canar. matte, Gond menj (plur. mensk) uovo. MP. manu uccello.

Andamanese-Papua-Austral

- Andamanese : Bea molo-da, dr-mauro-da, Bale dr-manlar-ch, Bojig. mula, Puchik. dr-mule-da, Juwai rd-mule-, Kol td-mule-che, Kedem nova. La radice e mu- cui si aggiunge un suffisso I., invece del quale I'Austr. usa R cui fa seguire ancora un suffisso K: 204 murrek, 199 mirkoo есс. Senza tale aggiunta sono le forme papuanu : Damara muru, Mairu maruu. Non e improbabile che l'austr. 92 taum uovo Manukolu (Papua, N. Guinea inglese) timi uovo sia ta-um (cfr. ancora Austr. 91, 97 tandoo, 99 tando). Il ta- sarebbe un prefisso come il td- del Kol td-mule-che. Cfr. Giapp. tamago?

America

- Nord dialetti Eskimo manni, manni-k, manni-t ecc. uovo. Sud, gruppo caribico : Ouayana Galibi Aparai imon, Ipur. imu, Carij. imo, Crich. imuin, Bakairi imoru, uovo; Ouayana ye merry, Cumanag. ch-emu-r Chayma ch-omu-r, Bak. kerama ес. testicolo. Patagonico Tme uovo (Platzmann, Der Sprachstoff der patag. Gramm. des Th. Schmid, Leipzig 1903). Gruppo Tupi: upia, apia uovo, apia testicoli con p m? Delle voci seguenti, per amore di brevità, do solo indicazioni sommarie e approssimative.

Accompagnare, condurre. - Indoeur. wedhe- wede- accompagnare, condurre, uxorem ducere; Ugrofinnico ved-, redj- condurre, tirare, accompagnare, Mong. e Mangia tide- da * redeaccompagnare. Le voci altaiche dimostrano che le ugrofinniche non sono prese a prestito da lingue arie, come vorrebbe Muykacsi (Keleti Szemle, IV, 383, Elemek p. 630 seg. ). Aguzzare. - Indoeur. ak'-, k'v- aguzzare, essere aguzzo, acuto; MP. asa aguzzare.

Amare. -o tad, dad. Anche nel Mitanni tat, tad- amare secondo P. Jensen, Vorstudien zur Entzifferung des Mitanni, Z. fir Assyr. V, pag. 197 nota. Battery. -- Sono molto diffusi i tipi pat, tap, tak. II tipo tap si riferisce spesso in particolare al battere il tamburo. Bere (mangiare). - Camitosemitico (anche Ottentoto) e Cauca- sico yu, su, su. - Assai più diffuso e un tipo M collegate col nome acqua della stegsa forma.

Bollire, - Bantu, Camitosemitico e Indoeuropeo ber, ber-ber. Forme affini nell'Uraloaltaico e Indocinese. Bruciare, ardere.

Semitico, Indoeuropeo, Uraloaltaico e Indocinese par, pal (anche con b-). Cfr. , bollire Camitosemitico, Georgiano e Indoeuropeo htoar, hur o sim. Calcare, calpestare. - Indoeuropeo e Altaico deb-, deb-se- Camminare. Indoeuropeo ghredh-, Tibetano grod- Cantare (degli uccelli). - Turco tir-ki canto, Mangia durgi cantare (spec. degli uccelli), Mong. dover- cantare (del gallo), Giapp. tori uccello, dori il cantare del gallo; Col durang canto, Malayta (Is. Salomone) do-dorro cantare; Bilibili (N. Guinea germanica) doru uccello. Coltivare la terra. - Protobantu lima, rima beackern, to hoe, zappare; Amh. arama, Bilin ardm, Chamira remix par. arim sarchiare. Interessante, ma incerto.

Comperare (vendere; trafficare). - Indoeur. Preindoeuropeo kuereya comperare, Semitico karaya comperare, affittare. Al Protobantu gula comperare si avvicina assai il Tunguso kulu- Mong. kiili- affittare. Forme simili nelle lingue andamanesi col significato di , to exchange - Col Cinese mdi comperare, mdi vendere si possono collegare molte forme ugrofinniche come Suomi muli-davendere, Mordvino mijems id., mime vendita. Cfr. Lit. mai-na-s scambio ecc. - Kharthwelico gid comperare, Cuscitico gid comperare, vendere. In molte lingue africane ki, kai sai e sim. Conoscere, pensare. - Georg. gon-i pensiero, Mangiu gon-i-n id., Magiaro gondol-ni pensare; Indoeur. comescere. Nella forma gan pare che la radice si trova anche in lingue Bantu e Mon-Khmer con significati affini. Correre (affrettarsi). - Camitosemitico, Indoeuropeo, Ugrofinnico ret, rot e sim. Anche Rangkhol (Indocinese) rot correre. Indoeur. e Uraloaltaico der, dor e sim. Cfr. particolarmente Ostj. ter-ma-de- affrettarsi con I' Indoeur. dre-me- correre. II Mon ha drep laufen e dau entlaufen.

Cecire. - Indoeur. xlv- e sim. , Turco sib. Anche altrove. Cullare, librare. - Somali lol move, Galla lollo-8 in Schwanken setzen; Indoeur. lul muovere, cullare (v. Hirt, Ablaut pag. 136, a IF. X pag. 152 seg. ); Ostj. lol- hangen, schweben ac. (v. N. Anderson, Wanda., 80 seg. ), Mong, ulugei culla, Giapp. juri (con r = l) hin und her bewegen, juri-kugo culla. Dare. -- Lingue dell' Africa e Basco ma, mai. Probabilmente anche Uraloaltaico e Kolh. -- Lingue dell' Africa pa. - II tipo piu diffuso in ogni parte del mondo e da.

Desidebare. -- Semitico, Indoeur., Dravidico e prob. Indoc. arca- o sim. - Col significato di , desiderare, appetire, gustare, aver fame' gus, gus : Caucasica, Basco, Indoeuropeo e Uraloaltaico. Dire, parlare. -- Bantu ti, te-ta, Bari di, Uraloaltaico ti-, te-Indocinese ti, dire, parlare, MP. ti-ta ordinare, comandare, parlare (di un sovrano; pero Raluana ta-ti semplicemente , parlare '), Caribico tah, tai, ta-teu ecc. dire (L. Adam, Caribe 136). Distendere (sternere). - Indoeur., Uraloaltaico, Tib. tel, ter. Dormire. - Uraloaltaico, Dravidico, Mon-Khmer e lingue dell' Oceania ud-, uduk- e sim. Le forme papuanu: Miriam uteid, Saibai utui, Daudai utuo dormire sono assai vicine al.Jacuto utui addormentare ecc. E collegato a questo il tipo dur, tur (oppure con o) dormire: Indoeuropeo, Uraloaltaico, MP. e Australiano. Tipo ip, ipi, ipu dormire, sognare: Indoeuropeo (?), Indocinese, Mon-Khmer, MP. E derivati da questo il tipo pi-t, pu-t delle isole Andamani, dell' Australia e della Melanesia. Fare. - V. pag. 105.

Farsi giorno. Bantu ki-, Ugrof. koi- (Mong. gei- leuchten). Forme simili in lingue americane. Filare. -- Tamasceq ireray, Basco iru-, uru-, Samojedo Kam. irer-, Mong. ere-, Turco ir-, ir-. Indoeur. e Ugrof. pin-, pan- Forare (tagliare). -- Camitosemitico, Indoeuropeo e Uraloaltaico bar, bor. Gioire. - Bantu tab-, sob- e sim. gioire, Wolof sop- amare, Altaico seb- gioire, amare. Forme simili altrove assai diffuse col significato di , buono II tipo più frequente per , gioire quello rappresentato dell' Arabo lana, Gr. Atkatopal, Stone ilo gioia, Efate lai-lai gioire ecc. Sembra d'origine internazionale. Inseguire (seguire). Iranico, Tibetano e Melanesiano sur o sim. (Malese turut seguire).

Lavare. - Indoeur. klu, Tibetano kru lavare, pulire lavando. Legare. - Indoeuropeo intrecciare; Mong, uja- legare, Tung, ui- annodare, allacciare, Giapp. jui id. Mangiare (bere). Col significato di , mangiare' e più raramente con quello di , bere' oppure con ambedue i significati in forme leggermente differenziate e diffusissimo in tutte le parti del mondo il tipo ede, di e sim. Morire.

Tipo uku, ku v. pag. 140. - Una grande diffu- sione hanno anche i tipi tai e ma- (quest'ultimo, come ku, affine alla negazione?). Nascere, generare. - Ottentoto, Caucasico, Indoeur., Ugrof. Dravidico su. Pangere, coagularsi. - Indoeur., Uraloaltaico e MP. раK, bak kesim. Potere, essere aperto, aprire. - Camitosemitico, Indo- europeo pat. Cfr. Sumerico bad, Siam. pdt aprire. Anche in lingue americane. Recare, portare, dare. - Indoeuropeo bhere portare, recare, Turco ber, bir dare, Indocinese pire dare, MP. beri id., Kabi (Queensland, Australia) hari to bring. Rimanere. - II tipo dell' Indoeuropeo mene si trova largamente diffuso in lingue dell' Africa, dell' Eurasia e dell'Oceania. Risplendere. - Bantu, Indoeur., Uraloaltaico e MP. tipo gel. Rotolare (rotondo ecc. ). - Tipo kirel, kwer (kor ecc. ) molto diffuso. Rubare. - Vi sono parecchi tipi. II piti diffuso sembra essere kal o sim. Russare. - Tipo kar, kar in ogni parte del mondo.

Sbadigliare. - La forma più comune e nga, ga o sim. Sedere. Vi e un tipo assai comune teg, tek, tik che probabilmente identico a teg porre (pag. 153 seg. ). Tagliare. Vi sono parecchi tipi. Il più diffuso sembra essere kat o sim.

Temere. Ebr. yarag, Uraloaltaico kork, kolk, Tibetano krag, krog. Toccare, raggiungere (attingere). -- Forme simili al Lat. tang-, tag- nel Cuscitico, Uraloaltaico, Indocinese e Mon-Khmer. Cfr. anche Turco tek, Tibetano thug, Ciam tak fino a. Tremare. -- Camitosemitico, Caucasico, Indoeuropeo, Uraloaltaico tar, ter. Tuonare. -- Tipo guru universalmente diffuso, anche nell'America. Onomatopea. Uccidere. - Camitosemitico e Indoeuropeo пак.

Vedere. - Uno dei tipi piu diffusi e nak, nag e sim. Volare. - Forme assai comuni sono : par, pur e sim. Voltare. - Ottentoto dark d (cfr. Hausa daxcoi), Camitosemitico dab e sim. , Turco tub- (anche db-). Al Nama corrisponde b negli altri dialetti ottentoti. Cfr. anche Nama garra, gorca parlare, Bilin gab, Bantu gamba id. Vomitare. -- Tipo ok universalmente diffuso, anche nell' America. Onomatopea. Amaro. - Uraloaltaico e Dravidico katj- Arido, secco. -- Tipo assai diffuso kak o sim. Buono. - Forme comuni sono ba, bai, bari ecc. (anche con p-). Cattivo. - Tipo bai, bi nell' Africa ed Eurasia. E preview0cvole la somiglianza con , buono Certo in origine il tono ebbe una funzione importante in queste parole.

Giallo. - A. Ind. kancand-, капака- oro (ctr. Aino konkani oro). Gr. (xvaxis) cartamo, scialbo, A. Ted. honag miele. Malese kuning giallo, Ciam ganjik id. Cinese hoang giallo ecc. Grande. - Camitosemitico, Caucasico, Indoeur. e Indocinese di, di-di. - Tipo mag- grande, alto : Caucasico, Indoeuropeo, Uraloaltaico, Dravidico. Grasso. - Vari tipi: pi (Sandeh, Kunama, Indoeur., Siamese ecc. ); ku- (Bantu, Ugrof.); sim- (Camitosemitico e Altaico). Le concordanze sono fra lingue troppo remote fra di loro per potersi ammettere fin d' ora una connessione storica.

Sazio. - Vari tipi molto diffusi, fra cui tos, tod e cos. Stanko. - Tipo las, les, lux e sim. (oppure lad- ecc. ): Camutosemitico, Indoeuropeo Uraloaltaico, MP. Tutto, tutto. Il tipo piu diffuso e kai. Nell' Africa en el-Oceania anche pai, pi, bi o sim. Umido, bagnato. Indoeuropeo e Uraloaltaico ned-, nad-. Foto, nudo. - Tipo bos, hoh: Semitico, Indoeuropeo e Turco. Acqua. Una discreta diffusione hanno anche i tipi war, ur acqua e op acqua, lavarsi, bagnarsi. Il tipo del Latino aqua si trova anche nell'Alto Cuscitico.

Albero. Tipo mod-, mor- (anche Caucasico, Uraloaltaico, Dravidico, Indocinese. II tipo piu comune e kai, vedi pag. 147. Aquila (corvo, cornacchia e sim. ). Ottentoto, Semitico, Indoeuropeo, Dravidico, Uraloaltaico kor-, gor-. Bile. Sumerico, Caucasico e Uraloaltaico si o sim. Bocca. ell' Uraloaltaico, Indocinese, Mon-Khmer e nelle lingue dell'Oceania ana, man e mun, cfr. mu, mu-n ecc. , davanti nell' Uraloaltaico, Dravidico, Indocinese e MP. (cfr. pag. 134). Assai diffuso e anche un tipo ab, ba, ba-ba bocca, buco, porta. Cfr. particolarmente Hausa baki bocca (Muzuk d-bg-um becco) Ec. bagi bocca, Georg. bage labbra Siam. pak bocca; con m- Chirk. mush-li bocca. Tutte queste forme sembrano connesse fra di loro. Cfr. anche Protobantu Kа- l'apertura della bocca.

Braccio. Bantu boko braccio, mano, Bagrimma boki mano, Arabo e Geez ba' Spanne, Elle, Indoeur. bhaghu- m. braccio. Capelli. Egiz. sry, Kab. a-sgar, Geez sag"er, Ar. sar-; Cauc. sett. ts are. , Georg, were (barba) ; Lett. zera, Lit. szertis, A. Ind. -cala- ecc. Numerose forme corrispondenti nelle lingue ugrofinniche. Composti significanti peli della bocca Chiirk. mu-ts'ur, Arci bo-tor ecc. (v. Erckert p. 44) barba, Circasso Kab. palace' Schnurrbart, Abch ph-tsy id. (Osseto bo-dso, Mag. baju-8z), Basco hi-sar (?); Let. sma-krd, Alb. mje-krs, A. Ind. cmd-cry (con -cru prob. per -cur, efr. Chiirk. -ts'ur). Anche il Jacuto by-tyk barba significa probabilmente , peli della bocca sam: Camitosemitico, Caucasico, Indocinese e lingue dell'America. Tipo mud, mus: Samojedo (barba), Dravidico (?), Andamanese, Papua e lingue dell'America del Nord e del Sud (per es. gruppo Caribica). Cavallo. - Caucasico e Altaico una-. - Grande diffusione hanno i tipi ma, mari e kuda, kudara e sim. Collo. -- V. pag. 13.

Drro. Suomi sor-mi, Mordv. sur, sor dito; Turco jiiru-k Ciuv. stirti anello, Mangiu sor-ko ditale; Tib. sor, sor-mo dito; Sunda tsuru-k dito indice, Nias tu-turu dito. II significato print- tivo e dito indice cfr. Mangiu diori- mostrare a dito, indicare Alf. Tag. Malga. turu mostrare a dito. V. pag, 40. Fancitllo. - Bantu e MP. ana. Froco.

Suomi tu-li, Ostj. tu-t ecc. , Samojedo tu, tui, Tunguso to-go, Mangiu tu-a; Dravidico e (per Cfr. Caucasico tsu, tula(j). Con vocale iniziale: Arci uts, Turco ot fuoco, Mong. Ut divinita del fuoco ecc. Forme simili in molte lingue dell'Africa e dell'Oceania. Gong. -- Indoeur. konkho- conchiglia, Altaico konko campana, Annam. kai kong Siam. ghong grande cembalo, MP. gong. Lancia (giavellotto). Tuareg tare da lancia, Copto kato sagitta; Uiguro, Ciagatai, Osm. e Mongolo dzida lancia = Mangia gida. N. Guinea britannica Dobu gita lancia = Tami (N. Guinea germanica) it per * git. Australia : 25 gidi-gi, 20, 21, 24 gid-gee ecc. Cfr. Georg. gde-ba gettare, lanciare. America del Nord : Aleuto a-gida-k, a-hatha-k, Eskimo khot, Taste a-kidi, Cochimi (gruppo Yuma) kata ecc. freccia. America del Sud : Capire koto giavellotto, Puelche quit arrow. Lingua (leccare). Turco til, dil lingua, Mong. dolo- leccare ; MP. dila o sim. lingua (forme affini per , leccare v. Brandes, Bijdrage 19); Austr. tal-, tipo comunissimo (anche Andamanese). Forme affini nel gruppo Mon-Khmer e in molte lingue africane. Mano. Tipo ti nel Giapponese, Aino e Mon-Khmer. Tipo tang nelle lingue dell'Oceania.

Monte. Somali bur, Galla borgi. Forme simili nel Samojedo, Aino, Mon-Khmer e Andamanese-Australiano. Осенью (viso). Il tipo del MP. mata occhio, viso e diffuso in tutte le lingue dell'Oceania. Sul continente asiatico si trovano forme senza dubbio affini almeno nell' Indocinese e Mon-Khmer. Cfr. anche Suomi muoto forma, aspetto, Lapp. muotto viso (il Copto meno, mlo significa pure , viso ').

Palma della mano. Indoeuropeo base pala-, MP. base pala-Peli.e. - Galla kale, cold, Burn. a-guli-m, Caucasico guli, kuli, Altaico kolja-su (Giapp. kara per * kala col significato di , guscio, buccia ', cfr. Mag. haj per * halj scorza, Vog. yalj-p id. eco. ), MP. kuli-t. Voci corrispondenti anche in lingue papuane e australiane. Forme composte : Canavese to-galu, donde si spiegano le forme contratte come Tamil tol, Vog. to-ulj ta-ulj, Udo tol. Piede. -- Tipi abbastanza diffusi sono anche tar, kat, кок (affine al tipo ganga?) e quello del Bantu gulu. Il tipo kot significa piede nella lingue dell' Africa e , mano nella lingue dell' Eurasia.

Pietra. Le forme piu frequenti sono tak, tab e kal. Schiavo. Bantu bika, Wandala haka, Hausa barco plur. lxth-yi, Egiz. bjk, bk, Copto bok plur. *hiaik (anche baki); Lushai boi; Giapp. boku ; Cahita (America del Nord) buki. Tartaruga. -- Ottentoto thiro, dialetto del Capo cere-gou, xirigoe; Bantu kulu o kuru e kuri : Georg. ku, kuri, Mingr. ku, Abch. Cinese (orig. secondo Edkins); Kolh howo; Malese kura (cfr. A. Ind. kur-ma-). Vi e dunque una forma piu breve ku, kuvi e una forma ampliata kur-. Cfr. Pul gu-do. Testa. Tipo ulu: Samojedo e lingue dell' Oceania. - Tipo tal-: Uraloaltaico e Dravidico. - Il tipo più diffuso e quello del Bantu tue, tui, Georg. theatre, Hiei, Proon tui, Ka turri, Cin. thei Siam. theca ecc. Anche con b oppure (raram.) p inveco di rr.

Suomi hiiri, Lapp. xnjera, Mag. eger da * se n gere-, Ostj. lengir ; Mangiu singeri (cfr. lengeri specie di topo). Forme simili nell'Aino. Valman (N. Guinea, Papua) xingir, Angustafluss Toro. - Bantu logo toro; Turco huga, buka toro, Ciuvasso rugu-r bue бкй-г, ugii-z di altre lingue turche (donde Indoeur. uk-s-en- bue). Ciagatai Inugu significa , cervo come il Mongolo logho : cfr. Kiriri Inike, Guarani pucu cervo.

Uccello. - Protobantu uni. Forme simili in molte lingue africane (anche Ottentoto ani-). Cfr. uguuni, uguni e sim. , nova in lingue papuane e australiane. Uovo. - Shambala e altre lingue bantu tagi. Warkun (Cauc. ) daku, Kubaci dake.

Ventre. Mong. kebe-li, Mangin jefe-li; Arfak кари-ri, Kabana (Papua) habe-ra, W. Anstralia koha-lo: cfr. Errub-Maer kupa-r ombelico, Kauralaig kupa-r, Middelburg koupo-re id. Som. hug, Afar bagu; Ostj. puk-la-m ombelico = Telugu pokki-li id.; Indocinese puk e sim. ; Khmer lith, Khasi ky-poh. Questo tipo, che sembra L'inverso del precedente (abbiamo già trovato non pochi tipi metatetici), si trova anche in lingue americane.

Verme. - Bantu dudu, Arabo dud- Cfr. Kechua tuta, Aymara Intha, thutha. Via. - Bantu djila, MP. djala-. Incerto. Viscera. Ebr. gdreh, Egiz. per * qrb, Arabo qurub- (ipocondrio; cfr. galb- cuore), Afar e Saho garba; Lazo korba ; A. Ind. garbha- e forme affini.

APPENDICE PRIMA

Della variazione vocalica camitosemitica

II principio esplicativo e in generale questo che i temi triconsonantici furono modellati, per quel che riguarda il vocalismo, sugli antichi temi biconsonantici. Esamineremo specialmente il Semitico cominciando dai temi del perfetto dell' imperfetto.

1. - La distinzione fra verbo transitivo e intransitivo, alla quale si e data tanta importanza nel Semitico, non ne ha alcuna per la morfologia, perche il significato transitivo o intransitivo e determinato unicamente dalla radice, non gia dalle variazioni vocaliche. La radice araba yrg uscire e intransitiva appunto perche significa , uscire', non ostante che la vocalizzazione del perfetto sia yaraga come quella dei transitivi del tipo gatala uccidere; per contro la radice bur vedere, scorgere e transitiva non ostante la vocalizzazione del perfetto, che basira o natura. Di capitale importanza invece il distinguere un'azione o stato compiuto o duraturo da un' azione o stato incompiuto, incipiente o momentaneo, ossia L'essere e il divenire.

2. Il tema del perfetto gatal non e un participio on nomen agentis, come generalmente si crede, bensi un nomen actionis o infinito. Esso corrisponde alle radici biconsonantiche come Ass. kan stat, inf. kan-u, pres. i-kan. Persia gatdl-ta e uccidere-tu, tag a tale tu-uccidere. Molti esempi si possono recare di nomina actionis del tipo qatal, nessun esempio sicuro di nomen agentis del medesimo tipo. protosem. walad- (e wald-) , fanciullo, bambino' non significa certamente , generante' piuttosto , generazione', to texas, quindi texvov. Nomi verbali assai antichi sono, per esempio, garab- scabbia grattare e matar- pioggia, il piovere. I temi intransitivi di questa forma indicano il divenire, perciò di rado si trovano nel perfetto e sono comuni invece nell'impertetto. L'arabo 'agab- meraviglia vale propriamente il meravigliarsi, to dayudoat', radab-ira e , l'adirarsi, to oppositivg mentre i perfetti corrispondenti acidi e radiba esprimono rispettivamente , essere meravigliato, e esssere adirato, Perciò si comprende benissimo perche gl' imperfetti facciano ya- gabya-'arab- meravigliarsi e ya-rdab- * ya-radab- adirarsi. Gia abbiamo detto che le radici ebbero in generale un valore paristico. Ora la forma qatal e certo più primitiva di gatti e qatul che presentano qualche cosa di accessorio nella farina e nel significado.

3. I temi del perfetto gatti e qatul (oppure rispettivamente con e, o) sono aggettivi o participi e indicano o una qualità o uno stato. tema gatul non pare che sia usato come transitivo. Fra gatal e qatil quando sono transitivi che differenza : gatal indica semplicemente I' azione, quali l'essere, la durata ; per esempio Ebr. pagad inspicere : Ass. pagid essere ispettore, osservare come un ispettore (cfr. Ebr. pagid inspector), Sir. h*rab devastare : essere devastato. Cfr. Ass. ken firmus (est). La differenca fra gatal e gatul apparisce, per esempio, dall'Ass. i-zaqap , egli erige' ma i-zaqup , egli si erige, sorge'. Aram. herdb essere arido, desolato. Vi sono però anche aggettivi del tipo gatal, spesso accanto ad aggettivi del tipo gatil e gatul. Per esempio nell' Ebraico : forte χāzāq χāzēq bianco lābān lābēn (st. constr. i ben-) basso sāpāl šāpel perf. modesto, misero ānāu āni piccolo qātān qāton grande (gadol) qādal perf. gādēl perf

Una qualche differenza di significato in origine dev'esserci stata. L'accentuazione dei temi del perfetto sembra essere stata gatdl ma qatil, qatul, cfr. nel Copto hlodz siss werden, ma holedz (simile a qatilo gatel, permansivo assiro kasid) stiss seiend - donde hledze dolcezza hobex vestito ecc.

Б. La variazione vocalica nel tema dell'imperfetto relativamente a quello del perfetto con i, u spesso soltanto apparente.

Al perfetto con i corrisponde nell'Assiro un inperfetto pure con i e un imperativo gatti -- * gatti; nel Semitico occidentale I'imperfatto ha in questo caso a, ma lo i era originariamente dopo la prima radicale : yigtal * ya-qatil, cfr. Fimperativo gital. Al perfetto con u corrisponde nell'Assiro e nell'Arabo un imperfetto pure con u, mentre nelle altre lingue semitiche L'imperfetto presenta anche in questo caso a. Lo spostamento della vocale e dovuto allo spostamento dell' accento : gatti ma gital (Assiro imper. gitil gatti) e qatul ma qutdl (sostituito in gran parte dall'affine gital). E lo spostamento dell'accento e attestato, fra altro, dagli imperativi come Ass. Sib, Aram. teb, Ebr. seb, Ar. lid, Geez lad da verbi primae invece di * with ecc. Cio produce una differenza assai spiccata nel significato fra il tema del perfette e quello dell'imperfetto: mdrid essere ammalato, voosiv: mirdd ammalarsi, Quest'ultimo come mad, donde Ar. ya-mrad- (v. sopra 'agab- e radab- al n. 1.). Tutto cio e in perfetto accordo col Capto : holedi che e dolce: hlodz diventar dolce. Per il simbolismo dell'accento si puo confrontare : L'alternanza gatti : qital e della stessa natura di quella che si osserva fra i seguenti aggettivi e i corrispondenti nomi astratti di quality : AGGETTIVI ASTRATTI DI QUALITA Ar. kabīr- vecchio Ar. kibar- vecchiaia Ebr. sāīr siccolo sitar piccolezze kābed pesante Geez kebab pesantezza sāpel (fu) basso Ebr. 1*pal essere basso Cfr. Zuawa semir versare : aor. i-semar.

6. Reale invece la variazione vocalica che si osserva fra il tema del perfetto con a e quello dell' imperfetto. Infatti, al tema del perfetto hotel si oppone quello dell' imperfetto quel, (talvolta detti). Gia abbiamo detto che qutul e propriamente qtol. I verbi con seconda o terza laringale fanno quel, che deriva da qtol. La vocalizzazione e quella stessa degli antichi teni biconsonantici : Ass. kun per * ktm, Egiz. min ecc. Assiro i-mut Berbero i-mmut e morto. Quanto al paradimma gatal ya-qtil, esso rappresenta il caso inverso del paradigma gatil : ya-qtal. Come si piega, per es., L'arabo galas- sedere : ya-glis sedersi, mettersi a sedere? E chiaro che -glis corrisponde non a galas- bensi a. * galis attar seduto come I'Assiro -pgid (in i-paid, cfr. imper. pigid) corrisponee apa gid, forma uguale all'Ar. 'omil- fare non surib- bere ecc.

Oltre ai confronti gia fatti, possiamo ravvicinare alcune altre forme egizio-copte con forme semitiche. Aglinfiniti egiziani transitivi del tipo mise-t generare (da msy) corrispondono forme semitiche come arabo 'iza-t- schiera d' uomini (da); a quelli intransitivi del tipo rashce-t dilettarsi corrispondono le forme come arabo salwa-tE Ebr. salica tranquillita, I'essere tranquillo (cfr. lat. salvo-). Col copto 8-korker trans. rotolare concorda I' imperativo arabo kdr-kir volta, mentre con a-kerker intrans. rotolarsi si può paragonare l'ebraico kir-ker subsiluit, saltavit. Nel Berbero parecchi temi verbali contenenti la vocale i oppure (talvolta a) la conservano immutata nella flessione, ma di regola le vocali sono soggette a mutamento. Quale sia il principio che governa siffatto mutamento e quale corrispondenza esso abbia con quello delle forme semitiche esaminate sopra, e per me ancora oscuro. H. Stumme nel suo accuratissimo Handbuch des Schilhischen von Tazerwalt da gli schemi dei verbi dello Scilha (pag. 72 segg.). I principali si possono ordinare nel modo seguente: ACTIO FACTA ACTIO FACTA 1. -а-, а- frequente 2. -а- pos. -u- neg. -i- 3. а-е- >> u-e- opp. u-u- >> u-i- 4. -a | 5. (e) >> | -a (1 e 2 sig. -i) >> -i frequente 6. -u | frequente 7. -a- >> -a- >> -i- 8. -i. -a- 9. -е- >> -e- >> -i- frequente

Chiaro che L'azione compiuta negativa e caratterizzata da -i oppure -i-, cui corrisponde nel Bautu -e oppure -i (v. pag. 120). Caratteristica dell' azione compiuta positiva e oppure a. Probabilmente lo schema primo, per esempio: fiens i-rdr (per *i-rdr): factum i-rur egli restituì, si deve confrontare con lo schema assiro i-kdsad egli conquista: i-ksud egli conquistò.

Anche la vocalizzazione dei temi verbali in quelle lingue cuscitiche che hanno conservato la variabilita vocalica (Bugia, Affar-Suo) e per me poco chiara tanto considerata in se stessa quanto in rapporto con le lingue affini. Ritorneremo perché all' esame del Semitico. I temi del perfetto e dell'imperfetto sono nello stesso tempo temi nominali, ma non tutti i temi nominali si possono identificare con quelli verbali o derivare da essi. Come e noto, la grande varietà di forme nominali si soleva spiegare coi soli tre temi del perfetto, finche J. Barth non ebbe mostrato la congruenza di una parte di esse coi tre temi dell' imperfetto. Il fatto non può essere messo in dubbio, io credo, ma non ne segue che forme identiche si debbano considerare d'origine diversa, se non si dimostra che la loro identita non e primitiva. Come credere cosi senz' altro che l'arabo hasir- zerbrechend sia affatto diverso, quanto alla natura e origine della forma, dall' arabo hadir- anwesend ? II dire che il primo deriva dal tema dell' imperfetto e che il secondo e identico al tema del perfetto non ispiega nulla, poiché i temi verbali stessi devono essere spiegati. Barth dice che, per esempio, I' arabo darib- schlagend non puo derivare da un perfetto *dariba che sarebbe intransitivo (Die Nominalbildung in den sem. Sprachen XVI). Ma * deriva non potrebbe essere una forma con significato transitivo come sariba bere? L'errore sta nel considerare come morfologica la distinzione fra transitivo intransitivo.

Nello studio non facile delle forme nominali bisogna tener conto della confusione che si produsse gia nel Protosemitico fra le vocali i ed e z, u ed o onde forme che poi risultarono simili possono essere state in origine diverse; ma sopratutto bisogna tener conto di un fenomeno assai esteso di analogia, di cui cerchero di dare un'idea in brevi parole.

In vario modo si e tentato di spiegare la misteriosa variazione vocalica del Semitico (e Camitico). Recentemente H. Grimme ha considerato come base o causa dello « Ablaut » protosemitico il tono. Che al tono si debbano ascrivere le alternanze del tipo men : min e ammesso da noi pure, come se vista; ma la teoria di Grimme non ispiega certamente tutto il complesso fenomeno della variazione vocalica. Ewald e Ascoli molto acutamente supposero che certi prefissi e affissi vocalici fossero penetrati entro il corpo della radice, divenendo infissi. « La tendenza a portare ad unita sempre piu intima gli elementi concorsi a for- mare la parola -- scriveva L'ascoli gia nel 1864 nella lettera al professore A. Kuhn tendenza che tanto e piu pronunziata quanto e pin vivace la potenza creativa dei loquenti, giunge a fare accogliere dentro alla radice qualche accessorio che le fu imprima esteriormente annesso ». Anche il Reinisch nei suoi lavori sulle lingue cuscitiche, specialmente nella grammatica del Bugia, parla spesso di vocali infisse. La teoria semplice e razionale, e si pud anche applicare in alcuni casi di infissi vocalici derivanti da prefissi (pre-infissi); ma gravi difficolta di ordine fonetico vietano di estenderla ad altri casi. Molto ingegnosamente I' Ascola traeva un passivo semitico mira da * xml-1-asmar-1-a e un causativo asmera da * xmr-e-a * xmr-ai-a * xmar-ai-a per confrontare poi col primo il passivo sanscr. il causativo smar-aya-; ma nulla ci autorizza ad attribuire alle fasi più antiche del Semitico delle alterazioni fonetiche cosi gravi e insolite in questo gruppo linguistico. Dobbiamo però notare che I' Ascoli, oltre alle forme greche come susiver e usiveral, che non fanno al caso nostro, citava anche L'analogia dell' a. indiano yundj-mi con infisso nasale che, come vedremo, e d' origine perfettamente simile a quella degli infissi vocalici delle lingue semitiche. Io sono gia da molto tempo convinto che la variazione voca- lica semitica proviene in massima parte dall' essere state le radici triconsonantiche generalmente modellate sulle biconsonantiche, nelle quali erano frequenti i suffissi vocalici. La vocale variabile, infatti, quasi sempre si trova dopo la seconda consonante radicale, cioè occupa quel posto che nelle antiche radici biconsonantiche era occupato dai suffissi vocalici. Si tratta di un fenomeno di analogia di cui le lingue berbere ci danno la miglior prova. Nel Berbero, infatti, mediante le vocali a, i, ora suffissi ora infisse si formano dei temi verbali che secondo R. Basset indicano abitudine, energia e intensità. Le dette vocali si usano di regola nelle forme derivate (cansativo ecc. ), specialmente come suffissi. Come infissi precedono I' ultima consonante radicale. Senza dubbio a, i, furono in origine soltanto suffissi; adesso si trovano di regola ancora come snffissi quando il tema verbale e monosillabo e come infissi quando il tema verbale bisillabo. Nel primo caso le consonanti del tema non sogliono essere piu di due, nel secondo caso sogliono essere tre o piu. Queste formazioni verbali sono identiche a quelle dei nomina actionis, nei quali pero, più spesso che nei temi verbali, si trovano anche i prefissi vocalici a, i, u. Daro lo schema dei nomina actionis di due temi arbitrari egt (== get) e egtel (== getel).

La vocale e e indifferente. a suff. eqt-a a-qt-a i-qt-a u-qt-a >>inf. eqt-a-l a-qt-a-l i-qt-a-l suff. egt-i a-qt-i i-qt-i u-qt-i >>inf. a-qt-i-l u-qt-i-l u suff. eqt-u a-qt-u i-qt-u u-gt-u >>inf. eqt-u-l a-qt-u-l u-qt-n-l

Vi sono anche le forme a-qt e u-qt coi soli prefissi. Formazioni regolari sono, per esempio, Mzab a-rz-a rottura da erz rompere, ma Zuawa abg as cintura da ebges cingersi; Zuawa z-enz-a vendere da z-enz per * year causative di enz essere venduto, ma se-knaf da se-knef fare arrostire. Eccezioni come ataf ingresso da atef entrare, Nefusa zodf-i nerezza da zodf essere nero. Esempi simili si possono trovare nella formazione del plurale. Nel Tamasceq da a-nub-i bastardo si forma il plurale i-nub-a, ma da a-mnis cammello da carico si forma il plurale i-mnas. E un fenomeno di analogia secondo la proporzione: a-nub-i i-nub-a a-mini : i-max

Tale e l' origine di molti infissi vocalici nelle lingue camitosemitiche, origine favorita dal fatto che la terza consonante tematica fu di regola un elemento formativo solidificatosi con la radice. Da notare sono specialmente le forme dei verbi med. gem. come Ebr. sab-a-b, stb, snb-e-b, sab-i-b ecc. Un processe simile e quello che ha prodotto il tipo dell'a. indiano yundj-mi sull' analogia di * yu-na-mi, dhu-na-mi, mr-na-mi ecc. All' analogia e dovuta anche la genesi dei pre-infissi nelle lingue Mon-Khmer, v. P. W. Schmidt, Grundziige einer Lautlehre der Khasi-Sprache, 708. Una teoria diametralmente opposta alla nostra può sembrare quella di J. Barth (Nominalbildung II, 370 segg.) che i suffissi vocalici del Semitico provengano per analogia dalle terminazioni vocaliche dei nomi ult. we y. Per esempio, i suffissi del Geez in nefq-u meta e fesam-z compimento sarebbero dovuti all'analogia di parole come saga dono (da xgic, forma qatal) e dauce malattia (da dicy, forma qatal). Combatte questa teoria il Lindberg, Studier ofver de semitiska ljuden och y, Lund 1893, pag. 65 nota. Noi osserveremo soltanto che le terminazioni stesse dei verbi e nomi ult. y (e anche ult. aleph o hamza) sono elementi suffissi. L'ebraico rex-t-t principio seguirebbe, secondo il Barth, L'analogia di bert-t foedus (ab hostiis dissectis dictum) e sil-u-t stoltezza quella di k*sti-t vestito (Ar. kiswa-t- e kusuca-t-). Forme simili si trovano anche nell' Egiziano, per es. mr-y-t e mr-rct amore con ye suffissi. Ma certo che lo dell' ebraico b*n-t-t orig. ferita e un suffisso precisamente come i nell' ital. fer-i-ta dalla. fer-t-re. Nell'arabo buk-a' pianto abbiamo un suffisso come nello 'Afar bog-ti lacrima da bog lacrimare (Temne bok piangere). Cfr. le basi indoeuropee come bhexc-a, tel-a.

Per ultimo resta da notare che talvolta le vocali a, i, u sono radicali, come, per esempio, nel Berbero fuk finire, terminare, cfr. Basco buk-a fine.

APPENDICE SECONDA

I pronomi lo e tu nelle principali lingue americane

lo. - Ti poNI (talvolta IA). Athapaska. - Noi : Umkwa niy-o, Apace n-te, Kinai nanna, Ilatskanai nai-o-kuca; Cippew. nu-uni, Peaux de lievre na-yeni, Loucheux nu-racun. Cfr. il plurale esclus. Algonchino e Ogibwe nin-arcin, Lenni-Lennape nil-una ecc. II pronome di seconda persona ha pure per caratteristica n, per esempio Navajo e Apace ni, Cippew. e Kinai nen, Peaux de lievre nani tu. Il pronome , io si, si, forma senza dubbio recente sorta per evitare i' omofonia col pronome di seconda persona. E una forma eccezionale nel-L'america e non e affatto vero che in sehr vielen amerikanischen sprachen » sia la caratteristica del pronome di prima persona, come vuole H. Winkler (Die sprache der zweiten col. der dreispr. inschriften und das altaische, pag. 45). Algonchino. -- Lenni-Lenape ni, Ojibwe Algonchino ni-n, Mikmak ni-l (per ni-n), Kri ni-ta, ni-ra, ni-la, ni-ya, Natick nee-n, ne-n, (ne-n), Blackfoot n*-8-t6-a, col verbo ni-t-, possessivo nits-, ni- (n-) e n-o-. Con quest'ultimo cfr. o-, ofx- suo. II possessivo nelle lingue algonchine e generalmente ni-, n-.

Timukua ho-ni-he, sogg, verbale ni-, n-, possessivo -nа. North Pacific Coast. - Cinuk n-ai-ka, nel verbo -nо-, Cfr. Coreano na, nai, nai-ka. Tsihailish Im-ats, Killanuk on-tso, Shushwapumsh n-tsa-taya. Poss. : Selish in-, Shushw. n-, Kill. on- Sahaptin in, Walawala in°-k, in-k. Klamath ni, ni e nu, accus. e dat. nl-x, nu-s. Plur. na, na-t ecc.

Yuma. Tonto nya-a (poss. ni, na), Hualapai anyd-a; Maricopa inyd-ts, Kutchan nya-t Wh. nye-t G., H'taim nya-t ; Maricopa n'ye-p, Mohave inie-pa L. ainya-pi G., Diegu. n ya-pa B. inya-u L., Kiliwi n ya-pa. Pueblos. Isleta na", poss. hin; Jemes ne; Tehua In a", poss. na-ri, II na" ; Acoma hi-no-me (cfr. hi-su-me tu). Uto-Azteco. Utah ne, poss. na-ni, Diggers ne, poss. ne-t, Comance ne, poss. ne-a-. Nahuatl ne, пе-иса, пе-ica-tl, prefisso verbale ni-, ogg. -ne-ts-, poss. n-o-. Tepew. a-ne, Pima ani, Cahita e Cora ne, Tarahumara ne-je, Eudeve ne-e, Opata ne, possessivo : Tep. e Cah. in-, Pima ni-, Cora e Tarah. ne-, Eudeve e Opata n-o-. Totonaco poss. king- (?, cfr. Salish prefisso verbale ki-n-); Matl. poss. ni-te-, ni-tu-; Zapoteco na-a (plur. ta-o-no, t-o-no). Maya en, t-en, Exil, Quiche, Pokonchi e Cakchiquel in, Mame a-in, Washt. nana, Tzeltal on (== Maya on noi), Quiche n-и. Possessive davanti a consonante : Maya, Usp. in-, Pokonchi, Quiche e Cakchiquel n-u-, Ixil ung-, Ma meno- (davanti a vocale : Maya, Cakch. u-, Ixil, Pok. , Usp. vu-, Quiche v-). Mosquto Miskito -ne nel verbo, per es. sauras-ne io sono ammalato (3* persona sauras-a).

Chibcha. - Koggaba nas, na-s-ki, possessivo personale na-, non personale na-yi- Pert. Yunca mo-inj (plur. mi-its), suffisso al verbo -e-inj. Tapuya. Botocudo nji-k, poss. mi-nj-u-k; plur. news-к. Arawak. Moxa nu-ti, Baure ni-ti, ni-ti-ye, Maipure nu-ya, ka-na, Kalinago (Carib. delle isole) donne i-nu-ra, nu-koya. Possessivo Моха п-, пи-, Baure n-, ni-, Maipure nu-, Calinago n-. Yarura a none noi, -ano nostro. Chiqnito as-nji accus. nji dat. in-emo. Poss. nj-, nj-a-, nj-u, ecc. Mosetenes nju-x, nju Herrero. Cile. -- Modo-che (Cili-dengu) in-te, suffisso verbale -n (per esempio elu-n io do), poss. nji-.

Terra del Fuego. Ona aind (anche ya, plurale igua e yicored). Tu. - Tipo M. North Pacific Coast. Cinuk m-ai-ku, poss, me-T-, imi-Sahaptin im, Walawala im" -k, im-k (plur. S. ima, W. ima-k), suff. -m. Calapuya mii-ha, ma-h. Shasti mai. Klamath mi tuo, mi-8, m1-8 te, a te (ma-lam di voi). Yuki mi, meh. Kulanapo о Pomo ma. Wintin (Copihan) mi, me tu, me-t tuo, Miwok mi tu. Mutsun me-n, plur. ma-kam, Tshokoyem mi-h. Costano me-ne. Yuma. Tonto e Hualapai ma-a.

Uto-Aztecan. Utah e-um, Diggers mi, Comance en per (plur. m-u-em), poss, em-, e-ma-, Moqui (Pueblo dell' Arizona) omi, Kechi e Netela om, Kizh oma; Kioway am. Nahuatl american voi, prefisso verbale am- id., poss, m-o- tuo, amor- vostro, ogg. -mi-ta- te, plur. -ame-td-. Tar. mu-je plur. e-me-je, Opata ma, Eudeve ma-p (plur. emi-de, cfr. Opata emi-dita em-po, Tep. e Pima a-pi, Cora pe. Possessivo: Cah. em-, Pima e Tar. m-u-, Eudeve e Opata am-o- (Тер. и-, Cora a-). Totonaco poss. min-; Ciapaneco si-mo? Maya. Ixil ma- (davanti a consonante a-) tuo. Mosquito -ma nel verbo, per es. sauras-ma tu sei ammalato; ma-n tu, poss. - kа-t.

Chibcha. Chibcha mue plur. m-ie, poss. ит-, m- plur. mi- prefisso verbale ma- plur. mi-. Koggaba ma, ma-n-ki, poss. mi, Guamaka ma. Pert. - Kechua kca-m, Aymara hu-ma, poss. -та. Arawak. -- Goayira pi-a, Moxa pi-ti, Baure pi-ti, pi-ti-ye, Maipure pi-ya, ka-pi, Manao pi; possessivo pi-, p- II p sembra derivato da m, efr. Tepew. e Pima a-pi, Cora pe. Il Moxa, Maipure e-, Paure ye- vostro coincide con e-, i- del gruppo Maya (cfr. anche Eudeve e Opata e-mo-, Tarah. e-me- vostro di fronte a Eudeve e Opata a-mo- tuo). Il Моха, Maipure ecc. n-u- mio corrisponde esattamente all' Azteco, Eudeve e Opata n-onu- di parecchie lingue Maya. Queste relazioni del gruppo Arawak coi gruppi Uto-Azteco e Maya sono assai importanti. Caribica. Base a-m- : Tam. ama-re, Mac. aman-re, Car. aman-le ; Acc. amo-ra, Caribi, Aparai amo-ro, Gal. amo-ro, amo-re, amo-le, Ouay. amo-re, a male, mue; Cum. , Chayma amue-re; Mac. , Crich. , Ipur. ame-re; Balz. ama, Palm. homo; Paravilhana eme-lo.

L. Adam, Caribe 10. Yarura me-ne, poss. -me. Maropa mi-re. -- Jivaro quen-ma, efr. Cholona mi tuo. Mosetenes mi, Tacana mia-da, mi-da. Pano. - Pano me-vi, plur. mi-vombi. Gran Chaco. - Abipone e Mocovi aka-mi, Mbaya aka-mi, aka-me, Koinu-cunos anhd-mi, Toba ahd-m, and-n (Theuar am). Mataco am, Payagua ham ecc. Cfr. il Kechua e il Caribico. Lule plur. mi-l. Cile. - Male-che (Cili-dengu) e-imi, possessivo mi-, suffisso verbale -mi. Patagonia. - Tsoneka ma, possessivo ma-, m- Terra del Fuoco. Ona ma, poss. ma-k.

Nota. - Come si vede, dalle regioni piu settentrionali del-L'america i pronomi NI io e M tu giungono fino all' estremità meridionale del nuovo continente, alla Terra del Fuoco. L'elenco e riuscito tutt' altro che completo per insufficienza del materiale a nostra disposizione, ma basta certamente per dare un'idea della grande diffusione di questi elementi antichissimi ed essenziali. Talvolta pare che sia avvenuto uno scambio fra le forme per ,io e quelle per , tu'.

APPENDICE TERZA

Appunti di fonologia generale

Il minimo di suoni che si possono con ogni probabilita attribuire alle più antiche fasi del linguaggio umano e il seguent (cfr. pag. 34):

a (e, o)    k - g
i           t - d   l - r    n
u           p - b            m
    

Questo sistema fonetico primordiale corrisponde presso росс a quello del Protobantu, che, secondo Meinhof (Grundriss, pag, 10), fu il seguente:

a   -   k   γ   n
i   y   t   l   n
u   u   p   β   m
    

Da questo elenco si possono togliere le semivocali, giaceh esse, come noto, non sono che vocali in funzione di consonante Invece della spirante bilabiale si deve attribuire al Protobanti L'esplosiva b conservata in non poche lingue bantu. Del resto, al che Meinhof assegna al Protobantu corrisponde di regola il b nel Camitosemitico e in altri gruppi affini, per es. B. bi, bay-a cattivo, bil- o bir bollire, bola puzzare, imputridire, hali o hari due. nome del , cane ' nel Protobantu fu certamente bua, booa (cioe bed voce onomatopeica, e non 3rca. Quanto al questo suono, com confessa Meinhof stesso, non si trova conservate in nessuna lingua bantu, ma e rappresentato da g o da j. Noi dobbiamo porre come protobantu il g, non il y, almeno davanti ad a, come in gal- distendere, ausbreiten (Masai ala largo, disteso, ma Bari a-lu-galan, a-na-galan breit, Somali gogol ausbreiten, Sandeh gudra-da distendere, stendere), in gab- dividere, distribuire (gia nel Suahili garcia ; cfr Mong, yuba- dividere, partire, Giapp.kuba-ri dividere, distribuire) ecc. Meinhof, del resto, esclude a torto dal Protobantu le vocali come iniziali, preponendo un anche in quelle parole che concordemente cominciano per vocale in tutte le lingue bantu; cosi egli ascrive una fanciullo al Protobantu invece di ana attestato ad esuberanza (cfr. anche MP. anak fanciullo), mentre rana e una forma puramente teorica e senza base. Quanto allo di Meinhof, in esso sono confusi tre suoni : l, r e d. Io non credo che la distinzione sia abolita in tutte le lingue bantu : certo e che appena usciamo dal Bantu propriamente detto la distinzione apparisce chiara. Cosi invece del Protobantu bil- bollire si dovrebbe porre bir- (Cuscitico bir, Copto ber-ber, Berbero her, Indoeuropeo bherbollire), invece di li- mangiare si dovrebbe scrivere di forma attestata da molte lingue bantu e da un'infinità di lingue semibantu (Berbero t-ett frequ., Indoeur. ede-, Uraloaltaico ede-, ide- ecc. in altri casi lo l e confermato anche dalle comparazioni un poco vaste. Il Protobantu adunque possedette le tre esploseve medie (g, d, b), le quali sono poi conservate in tutte le lingue bantu dopo nasale. Quanto alla nasale gutturale, essa non e primitiva in nessun gruppo linguistico, ma proviene dall'adattamento di n (m) a una gutturale seguente. Per ragione etimologicalio preferisco di scrivere ng anche quando l'esplosiva gutturale e scomparsa nella pronuncia, cioè tanto nel caso dell' inglese singer singer) quanto in quello dell' inglese fin-ger).

In tal modo il sistema fonetico del Protobantu apparisce conforme a quello che noi riteniamo essere il sistema fonetico primordiale del linguaggio umano. Una sola differenza vi sarebbe relativa alle vocali. Meinhof considera e, o come vocali miste » nel Protobantu. E innegabile che e, o sono spesso derevate dalla contrazione di ai, au, ma spessissimo sono vocali primitive. Fu gia un errore assai comune quello di credere che fossero primitive solo le vocali a, i, u e questo errore perdura ancora in molti. Quanto all'Indoeuropeo, gia da parecchio tempo i glottologi si sono liberati dal dogma della trinita primordiale a, i, u. E non bisogna credere che le vocali e, o siano sorte per differenziamento di a verso la fine del periodo unitario indoeuropeo, che anzi alla vocale e corrisponde generalmente non a nell' Uraloaltaico e in altri gruppi linguistici, ma piuttosto e e spesso i. La radice edemangiare e ede, ide nel Mongolica, bher- portare ber, bir- recore, dare nelle lingue turche. Come e noto, F. de Saussure e altri non hanno riconosciuto come vocali primitive (accentate) a e o, ma soltanto e; dimodoche, essendo considerate come provenienti da zero le vocali i e u, la lingua primitiva indoeuropea non avrebbe posseduto propriamente che la sola vocale e. Ma cio e inverosimile, come inverosimile sarebbe una Alpha-Sprache. NelI' Indoeuropeo la vocale a si trova conservata: 1. in parole del linguaggio infantile (Gr. Arra, tita babbo), che presentano spesso delle consonanti geminate; 2. all' inizio di molte parole (Gr. dorpov, Lat. stella; Gr. dryw, Lat. angu есс.); 3. nell' interno di carte parole pit o meno isolate (Lat. faba, far ecc. ); 4. in alcune desinenze, per es. Greco -ton (terza persona singolare del medio). Cfr. A. Meiller, Introd. a L'etude comp. des langues indo-europeennes pag. 137 segg. Si puo anche osservare che a si trova spesso conservato accanto alle gutturali, come in dge-ti agit, kakhcachinnari. Nelle lingue camitosemitiche a ha una certa predilezione per le consonanti laringali, e sono a ogni modo preview0cvoli le corrispondenze come Indoeur. al- aufwachsen (Lat. alo, Got. alan ecc. ): Sem. 'al sopra, 'al-ay- salire; Lat. ad : Sem. 'ad a, fino a; Greco avz, Arabo 'an, Assiro ana. Quanto alle vocali i e u, nell' Indoeuropeo si considerano come riduzioni, generalmente di ei e dieu. Seguendo i grammatici indiani, i glottologi europei ammisero per molto tempo delle radici come wid- e bhudhto ma poi ritennero che i fenomeni dell' Ablaut si potessero meglio spiegare ponendo delle radici come weid- e bheudh-. Veramente e tanto facile o difficile spiegare, per esempio, ei-mi da * i-mi quanto i-mes da * ei-mes; anzi numerosi esempi desunti dalla fonetica di lingue e dialetti moderni renderebbero forse il passaggio da * i-mi a ei-mi piu probabile che quello da *times a i-mes. La questione non ha grande importanza, ma ad ogni modo le forme come wide bhudh- corrispondono molto meglio che weid e bheudh al concetto che dobbiamo farci delle radici come di complessi fonetici costanti nella formazione delle parole. Io perciò scrivo i-, jug- ecc. L' obbiezione che in tal caso si dovrebbe anche scrivere pt- invece di pet- ecc. non ha valore: siffatto schematismo e puramente teorico e non si trova applicato in nessuna lingua, efr. Indoeur. spek-to-s (Lat. spectus) e i-to-s. Alle forme indoeuropee come fijeeg- si possono paragonare le forme semitiche come maut- morte da mut, Geez perf. qoma per * qauma (impf. ye-qum), keda per * kaida (impf. ye-kid). Del resto, le comparazioni un po' vaste dimostrano I' origine secondaria di molti dittonghi; v. per L'interoeuropeo i-, ei- andare pag. 140 segg, e ctr. Sum. dum e sum tacere con Georgiano dum- e thum- tacere, Geez e Amh. sata vendere comperare (con da ai), ma cuscitico gid comperare, vendere kharthwelico qid comperare.

I vocalismo indoeuropeo presenta dunque come primitive le cinque vocali che sono comuni alla grandissima maggioranza delle lingue. Non e facile determinare il vocalismo primitivo semitico, perche nei tempi più antichi non furono indicate le vocali nella scrittura, tranne che nell' Assiro-Babilonese. I piu ammettono soltanto, per il Protosemitico, a, i, con le relative lunghe e i dittonghi ai e au. Pero H. Zimmern, Vergl. Gramm. der sem. Sprachen pag. 42 seg. , considera per lo meno come possibile che il Protosemitico abbia posseduto anche e, o e che die anscheinend ausschliesslich auf die Vokale a, i, u weisenden Grundformen des Nomens und Verbums vielmehr erst auf einer späteren Formen- ausgleichung beruhen ». Le vocali e, o si trovano spesso nell'Ebraico e nell' Aramaico (e anche nell' Assiro) in casi in cui L'egiziano-Copto presenta le stesse vocali. L'egiziano kop zampa (Copto B. e S. cop pianta del piede) concorda anche nella vocale col Bantu kop-1 flache Hand. Molti altri esempi simili si potrebbero recare per combattere la teoria dell' origine secondaria di ogni e, o nel Camitosemitico. L. Reinisch, Begia II pag. 53, afferma che le vocali brevi o e u si trovano in tutte le lingue cuscitiche ed etiopiche solo presso le gutturall labializzate o in vicinanza di labiali come oscuramenti di ed e; percio o e u non sarebbero vocali primitive. Di questo io non mi sono potuto persuadere. Certo e che i suffissi -e, -o (pag. 107 segg,) sono antichissimi. V. anche pag. 62 segg. e I' appendice prima. Nel Berbero vi sono le cinque vocali normali, ma sembra relativamente raro. H. Stumme, Handbuch des Schilhischen von Tazerwalt 17, considera come base del vocalismo del Scilcha di Tazerwalt le quattro vocali a, i, u, e; anzi parecchie dice derivati da a. Quanto a o, esso sarebbe sempre secondario e derivato ora da a e ora da u. Si osservi però che taluni o di dialetti berberi corrispondono a o del Corpo, per es. Mzab i-look di me: Copio an-ok io. Nelle lingue maleopolinesiache e e o sembrano realmente suoni non primitivi, ma un accurato esame dei fatti sarebbe necessario prima di escludere dal sistema fonetico del MP. queste vocali cosi diffuse. E se noi le abbiamo messe entro parentesi nell' elenco dei suoni presumibilmente primordiali, abbiamo con cio voluto soltanto indicare che assai spesso e apparisce come equivalente di a oppure i, e o come equivalente di a oppure u.

Quanto alle consonanti, le esplosive tenui e medie appariscono spesso come equivalenti, ma la distinzione di esse si può dire normale. Le tenui sono piu frequenti nell inizio delle parole, le medie nel mezzo in posizione intervocalica. Nelle lingue uraloaltaiche esistevano in origine secondo taluni (per es. F. Mueller) soltanto le esplosive sorde, ma a me par certa anche I'esistenza delle sonore iniziali, certissima poi quella delle sonore internocaliche. II Giapponese letterario non ammette in generale le sonore nell' inizio, ma solo nel mezzo delle parole dopo vocale; e la tendenza propria della lingua si manifesta chiaramente in casi come kuni-guni plurale per raddoppiamento di kuni paese. Che le medie esistessero originariamente in tutto il campo uraloaltaico e provato dalla comparazione con altri gruppi linguistici non solo per L'interno della parola in casi come Mong. ide, ede mangiare Indoeu- ropeo ede, ma anche per I'inizio in casi come Mong. deb-se-, Burj. dep-se- Gr. Lat. dep-so, Mong. bara-gu-n Tung. baro-n ovest: Malese e Dayak bara-t id. Anche nelle lingue dravidiche F. Mueller e altri ammettono L'esistenza in origine delle sole esplosive sorde. Il Mueller si fonda, fra altro, sul criterio della scrittura, criterio fallace anche nel campo altaico, e ha di mira sopratutto il Tamil, considerato come il Sanscrito delle lingue dravidiche. Intanto pero il Tamil si comporta presso a poco come il Giapponese, cioè presenta le tenui generalmente nell' inizio e le medie nell' interno della parola, nella quale posizione esse sono comuni in tutte le lingue dravidiche. Ma che le medie esistessero in origine anche nell' inizio e provato tanto dalla comparazione delle singole lingue dravidiche tra di loro, quanto dalla comparazione più larga con altri gruppi linguistici. II nome « bocca » che e ray nel Tamil, bai nell' Oraon e nel Toda en el lontano Brahui non ebbe forse per consonante iniziale un b- nel Protodravidico come nel Maleopolinesiaco ba, ba-ba bocca? Cfr. pag. 160 , venire Al solito, le deduzioni ricavate da comparazioni troppo ristrette sono fallaci. Dal Dravidico passando alle lingue dell' Australia, che con esse hanno relazioni non molto indirette, ricordero che F. Mueller ritenne g, d, b come probabilmente non appartenenti al primitivo sistema fonetico australiano, fondandosi pero sull' osservazione di pochi fatti riguardanti solo alcuni dialetti. In realtà le medie si trovano assai spesso negI' idiomi australiani, specialmente il b che occorre, per esempio, nel nome , stella (botho, buttu e sim. ) precisamente come nel Maleopolinesiaco (Malese bintang, Tagala bitoing ecc. Wolof biderc, video coincidenza fortuita?) e nel numerale , due bul-, dove pero I' Andamanese, che e tanto affine all' Australiano, presenta il p- relativamente raro nel numerale due delle lingue australiane.

Fin qui abbiamo visto negata l'esistenza delle esplosive come suoni primitivi in alcuni gruppi linguistici. Nelle lingue indocinesi fu invece negata l'esistenza delle esplosive sorde primitive. II Conrady a pag. 85 del suo eccellente lavoro intitolato « Eine indochinesische causativ-denominativ-Bildung und ihr Zusammenhang mit den Tonaccenten " (Leipzig 1896) non dubito di affermare che i suoni sordi del Tibetano letterario sono di origine secondaria ed estende anzi questa affermazione a tutta la famiglia indocinese. In nota poi egli osserva che non un fatto inaudito che una famiglia linguistica manchi interamente fino dall'origine von Hause aus " -- di una classe di suoni e cita l'esempio del Giapponese e del Dravidico che nach klarlichem Ausweis ihrer Schrift urspiinglich keine Mediae besessen » e l' esempio delle lingue polinesiache, alle quali mancano g, d, b, e ricorda infine che il Birmano, il Siamese e il Cinese hanno perduto interamente o quasi le esplosive e spiranti sonore e che il Tibetano a cio pure si avvia. Ma, come abbiamo visto, il Dravidico possedette originariamente le medie come le possiede ora e lo stesso deve dirsi del Giapponese, lingua uraloaltaica : I'argomento poi della scrittura non ha valore, come sarebbe facile dimostrare. Anche nella scrittura coreana mancano segni speciali per b, d, j, z, g, suoni che non mancano invece nella pronuncia. Quanto al Polinecieco, la povertà odierna dei suoni non e affatto primitiva e del resto g, d, b non mancano in tutte le lingue polinesiane. Le sonore sono perdute o si vanno perdendo nelle lingue indocinesi, e vero, ma cio non prova nulla per la tesi del Conrady. Lo spostamento delle antiche iniziali sonore che passarono in sorde e avvenuto indipendentemente nelle singole lingue ed e recente, risalendo i principi di esso, come pare, al VII secolo dell' EV. nelle lingue meglio conosciute, eccettuato il Tibetano. In molte lingue (anche dell'America) mancano le medie, ma difficilmente si potrebbe citare un gruppo di lingue o anche lingue isolate possedenti le medie e non le tenui. Il Conrady poi considera tanto le tenui non aspirate quanto le tenui aspirate del Tibetano e delle lingue affini come Spaltungen » di uno stesso suono (pag. 117, 133 fine, 150, 153 ecc. ); egli ammette, per esempio, che da sg- possa derivare tanto k- quanto kh-. Per kh- non vi sono difficolta. ma come si forma k-? Fenomeni simili si notano nell' Indoeuropen, ma non sono finora sufficientemente studiati.

Le medie sono certamente antichissime in tutti i gruppi linguistici. Nella parte lessicale si possono osservare molte voci, nelle quali piu gruppi linguistici concordano nell'uso della media. E certo pero che le medie sono piu frequenti in certe posizioni e combinazioni che in altre, e si può dire che spesso nei periodi piu antichi tenui e medie, acusticamente molto simili, furono usate come equivalente. Nei Lallworter, per es., si trova ab, abba, baba padre accanto a ap, appa, papa. Degno di nota e pero il fatte che nelle pit antiche radici pronominali sono usate le tenui e non le medie. Può farsi la questione se il linguaggio primitivo abbia posseduto ambedue le liquide l, r o una sola e quale. Lo l e certamente un suono primordiale ed e preview0cvole il fatto che nelle più antiche formazioni pronominali si trova l piuttosto che r, per es. in ta-li e ta-li-ka. Ma anche r e un suono primitivo, come si può vedere dagli esempi dati nella parte lessicale. Talvolta r e l si scambiano fra di loro. In parecchie lingue si trova usato soltanto r o l, ma si tratta di impoverimento seriore. Nel Name, per es., non c'è che r, pero gli altri dialetti ottentoti posseggono anche l, e la comparazione dimostra, per es., che nel Nama tsara-b polvere lo r e antico, mentre in toro-b guerra (Teda tulo guerra, battaglia, Galla dul- guerreggiare, pero Maba torre battaglia) e in duru-b topo (Nuba K. dul) esso sta per l.

In tal modo apparisce, credo, giustificato il minimo di suoni che abbiamo sopra attribuito al linguaggio primitivo; ma esso rappresenta con ogni probabilità anche il massimo. Il fatto che merita maggior attenzione e la totale mancanza di suoni spiranti. A pag. 89 seg. abbiamo detto le ragioni che ci fanno escludere dal sistema fonetico primitivo anche la spirante s. Di molti s abbiamo potuto dimostrare I' origine secondaria nelle nostre analisi grammaticali e lessicali. In altro lavoro esamineremo I' origine delle spiranti e di altri suoni non primitivi. Intanto due parole sui suoni avulsivi (clicks, Schnalzlaute) cosi caratteristici dell' Ottentato. La loro origine e senza dubbio presso a poco quale L'ha supposta lo Schulz: si tratta di suoni esplosivi trasformati dinanzi certi altri suoni, coi quali non potevano combinarsi agevolmente. Cosi, per esempio, qui uno deriva da *qui e questo di *tagui o sim. (v. pag. 91). Spesso però gli avulsivi sono dei veri prefissi, per es. f-gama-s vacca bastarda da gama-8 vacca, choro-ro Weniges vollends austrinken da horo-ro Vieles nach einander austrinken, c-go biasimare da go-a lodare.

In alcuni gruppi linguistici, sopratutto nel Camitosemitico e Caucasico, le consonanti sono divenute assai conosce. II consonantismo camitosemitico concorda assai bene col caucasico. E necessario pero fare qualche osservazione. Il suono protosenitico che generalmente si rappresenta con x va considerato come ts delle lingue caucasiche. Suoni affricati sono pure quelli che gli egittologi trascrivono generalmente con t e d sottolineati. Essi valgono the d2 (cfr. il Copto) e cosi si dovrebbero trascrivere per ragione etimologica. Il suffisso della seconda persona singolare maschile e -k Semitico -ka, il corrispondente femminile -E ossia -th (donde -t) da -ki Sem. -ki. Il nome dinh ala (Copto tenh) sta per * gnh e corrisponde all' Arabo ganah-, dzanah- ala. Altre volte quei suoni derivano da dentale, per esempio nel nome , dito (p. 40). Anche i suoni del Protosemitico che si considerano come spiranti dentali (6, 2) appariscono spesso derivati da tse dz.Un accordo preview0cvole fra il Camitosemitico e il Caucasico si ha nelle consonanti pronunciate a laringe chiusa. Camitosemitico possiede le gutturali labializzate come L'indoeuropeo. Prima ancora che fosse pubblicato il lavoro di Grimme: Theorie der ursemitischen labialisierten Gutturale (ZDMG. 1901) io era pervenuto, per altra via, alla conclusione che le gutturali labializzate dell' Etiopico devono essere considerate come straordinariamente antiche. Io mi fondava sulle gutturali labializzate del Cuscitico e su confronti con altri gruppi linguistici. Cosi, per es., al Geez an-k"ar-k" ara rotolare, rotolarsi, na-knark nar rotazione, m-an-k"erak"er ruota (cfr. g" al-g"ala kreisen) corrisponde I' Indoeuropeo k "e-k"olo- ruota, cerchio (cfr. H. Hirt, Der indog. Ablaut 151) da k"el-k" olo- oppure k" erk" oro- ; al Geez gola corrisponde I' Indoeuropeo inghiottire, mangiare. Col Geez g" a-g"e'a festinavit si puo confrontare I'Indoeuromeo g"a andare, affrettarsi, con tutto, tutti il Georg. gouceli, col Semitico h" ar bruciare I' Intloeur. gh" eril Georg. hur ecc. Le gutturali labializzate sono antichissime nel Cuscitico. Assai spesso, specialmente nel Bugia, Afar-Saho e Bilin, il ro della gutturale passa dinanzi a questa, per es. Afar ruga Galla doge: Quara day"a ==*baku-2 argilla, fango. Lo stesso fenomeno si trova nel Semitico, per esempio appunto nell' Ebr. tuy che e della stessa origine del Quara day" a, nell' Arabo du'al- Ebr. su'al accanto all'Arabo bala-b- Aram. tala e Geez tak"la. Cfr. anche I'Arabo uj-t- sorella per *ar*-t. Nell' Indoeuropeo si osserva la stessa cosa, per es., nel Greco 6xhux-pd-s: e татус : (efr. Est. page- fuggire, pagu fuga). Cfr. Brugmann, Grundr. I', 596. Una parola importante per la storia delle gutturali labializzate la seguente: Bilin stipite, schiatta, Galla worra schiates, famiglia, casa (da * qucarra secondo Praetorius), Somali d-ral casa ; Susiano e Sumerico gul, Licio gla (S. Bugge, Lykische Studien, I, 76; cfr. Etrusco cla-n figlio?); Georgiano guard, gwr genere, schiatta; A. Ind. kula-m genere, schiatta, comunita, folla, famiglia, Gr. talos schiera, A. Irl. cland schiatta, discendenza, clan. Interessante e anche il nome assai diffuso della , renacar, gicar. Evidentemente e un' onomatopea.

Quanto all'origine delle gutturali labializzate, si crede generalmente che il che fa parte di esse non sia che un suono transizionale (Uebergangslaut) spiegabile fisiologicamente col luogo d'articolazione delle gutturali labializzate, le quali nell' Indoeuropeo sarebbero velari e nel Cuscitico sarebbero articolate fra il palato molle e il duro (v. per il Cuscitico Reinisch, Begia II pag. 26). Di cio non sono persuaso. Almeno in origine le gutturali labializzate indoeuropee dovettero essere gutturali seguite da in, non gia esplosive velari modificate acusticamente da una Lippenrundung simultanea (Brugmann, Grundriss I' pag. 93 nota 4). Il tema del pronome interrogativo-indefinito e ku, donde kuco-, kuc-a e kac-i-(cfr. , uomo tipo KU). luogo dell' articolazione non gioveredbe affatto a spiegare la labializzazione, perche gutturali articolate nello stesso luogo ora la presentano e ora no : cfr. , per esempio, Geez sakaya accusare e sak"aya ferire, gadala lottare e g"dalla mancare. Del resto la comparazione, quando sia estesa a piu gruppi linguistici, dimostra chiaramente che il ar susseguente a gutturale non e un suono di transizione (Geez k"el: Georg. gorceli). Cfr. anche i casi come Greco (da kwel) Le gutturali labializzate in origine devono essere state assai diffuse. Citerò alcuni fatti. A pag. 14 abbiamo confrontato solo per il prefisso lo Oenge tk-gudge orecchio con parole delle altre lingue andamanesi aventi lo stesso significato. Ora sono propenso a identificare la parola dell'Oenge con le altre, ritenendo che I'Oenge ablia conservato la gutturale labializzata trasformata altrove in labiale. Schnorr v. Carolsfeld dubita che la forma originaria di qudge (CoLEBROOKE kwaka) sia stata *kvarge, che si avvicinerebbe al tipo melanesiano goro-gi, v. pag. 159. A ogni modo e preview0cvole l'accordo che nella trasformazione della gutturale labializzata in labiale mostrano la maggior parte delle lingue andamanesi con lingue papuane e australiane e il carattere arcaico che dobbiamo attribuire in questo punto, come in molti altri, all' Oenge, la più meridionale e isolata delle lingue andamanesi. -- Al Malese bara carbone acceso corrisponde il Battak gurd; la forma fondamentale comune dev'essere stata * guara, cfr. il Bantu kala o kara carbone, carbone acceso. Nelle lingue della regione del medio Salwen (gruppo Mon-Khmer) troviamo per , donna Palaung i-pan, i-bin, Wa m-pun, n-pim, bom, i-can, Amok fon, ma Angku e Mong Lee ikin. E ovvio considurare quest'ultima forma come pin arcaica delle altre e ritenere che le labiali delle altre forme provengano da kw. Come tipo intermedio puo valere il Riang k'pin. E allora il Tamil pen-, Kotto pheng ecc. , il MP. bina, hini, binai donna (v. p. 180), Ciam hanai ecc. si possono direttamente collegare coll' Indoeur. quando, gacenai donna (Tasmania quani ecc. ). Similmente si puo ritenere che il numerale , quattro' del gruppo Mon-Khmer: puon, puan ecc. (pag. 29 seg. e 96) stia per *kic-an e perciò corrisponda interamente al Bantu ku-ana quattro. La stessa origine si dovrebbe poi naturalmente assegnare al p del MP. pat quattro, che deriverebbe anzitutto da *kxc-at, forma che ricorda mirabilmente , quattro indoeuropeo, col quale pero sembra avere in comune solo il primo termine, elemento antichissimo (cfr. anche il numerale , toe' del tipo ku-li-ma e ù-libera proprio delle lingue uraloaltaiche, papuane e australiane, p. 18 seg. e 95). E probabile anche - come appare gia il Bopp = che il p del pronome interrogativo MP. a-pa provenga da kic. II Bugi, infatti, ha a-ga was? (kiga id.), il Makassar ha ke kere (cfr. Bahner ki kia was?, Ciam ke, kai wo ?). In tal caso sorgerebbe poi la questione della forma primitiva degl' interrogativi bantu come pi, pa-pi dove? (v. pag. 72). Certo e che i gruppi cosi caratteristici nelle lingue dei negri dell'Africa : kp, gb ecc. derivano spesso da qui, gic; un esempio abbiamo veduto a p. 93 (Vei sagba). Anche il suono (cioe kak, po sim. ) pure caratteristico delle lingue della Melanesia deriva spesso evidentemente da qui, qui. E qui conviene osservare che il sistema fonetico delle lingue melanesiane concorda anche in un altro punto importante con quello dei negri dell'Africa, cioe nell'uso delle medie nasalizzate. La trasformazione poi delle gutturali labializzate in labiali e ben conosciuta nell' Indoeuropeo, ma occorre anche altrove. Al Begia deg", dug, Bilin takau, Galla dorc, Saho durc, Ebr. dug ecc. osservare, spiare, esaminare corrisponde, come io credo, il Kunama duba guardia, vedetta e lo Hausa duba osservare (donde ma-dubbi occhiali); al Chamir dug dial. duk parlare corrisponde il Bilin e Quara dur, Galla dub. Lo studio di siffatti fenomeni e di straordinaria importanza e io lo tenterò in altro lavoro. Poca attenzione si e rivolta finora alle consonanti geminate e nasalizzate. Nel Bantu invece delle esplosive geminate abbiamo di regola delle esplosive nasalizzate, generalmente medie; per es. enda andare, tanda, tonda amare, lamba leccare, lambire, linda custodire, proteggere (ma Sandeh li-da cavere, Kunama lt-da il guardare, cfr. Kanuri li-fu- custodire, proteggere). Anche I' Indoeuropeo preferisce la nasalizzazione, mentre il Camitosemitico preferisce il raddoppiamento delle consonanti. Nell' Uraloaltaico e Dravidico sono in uso ambedue i processi, che si possono considurare come equivalenti (kapp = kamp piegare, curvare). Talvolta le geminate sembrano sostituite da aspirate nell' Indoeuropeo, per esempio in reth- correre (Suomi rutto ecc. ).

Abbiamo detto sopra che il Giapponese usa generalmente le consonanti sorde nell' inizio e le sonore nel mezzo della parola. Il fatto e pero che le corde si trovano anche in posizione intervocalica, ma allora derivano, come pare, da geminata che spesso e poi il prodotto di un' assimilazione. II Giapp. kaku-re delitesco, kaku-si abscondo, sta per какки- katku-, ctr. Suomi katked abscondo; tata-mi plico sta per tatta- takta-, cfr. Samoj. Jen. tokata- piegare; totale riempio abbondantemente tale-tale (tipo tal- pieno, v. pag. 108); gotoku sicut, cfr. Jak. kurduk id.; kata-i duro: anche Mong. yota-gpu, Turco katy, ma Samojedo Tawgy kartd-ga (cfr. xiphos ecc. ) Nel Coreano, nel Dravidico nell' Ugrofinnico le geminate sono sempre sorde, e nel Dravidico le tenui intervocaliche sono possibili soltanto se geminate. Cosi nel Tamil si dice puri-tol pelle di tigre (tol pelle); nel Canavese invece si dice hulidogalu e similmente procede il Telugu. Di molte altre questioni fonetiche, delle quali non posso qui fare neppure un cenno, trattato ampiamente in altro lavoro.

CORREZIONI e AGGIUNTE

Pag. 2. - Benché I' Ottentoto-Boschimano sia piu affine al Cuscitico che a qualsiasi altro gruppo linguistico (cfr. perfino il comparativo formato coll'aggiungere al termine di confronto la posposizione -ka nel Begia e ja nel Nama), tuttavia e forse preferibile fare dell' Ottentoto-Boschimano un gruppo se anziche inchiuderlo nel Camitosemitico, come io ho fatto seguendo L'esempio del Lepsius. Infatti I'Ottentoto-Boschimano ha assunto una fisionomia sua propria e bisognerebbe a ogni modo contrapporlo a tutte le lingue camitosemitiche entro un gruppo che riuscirebbe di un ordine troppo elevato rispetto agli altri. Pag. 46, 1. 8-7 dal basso: invece di scomparsi si legga mancanti. Pag. 73. II prefisso onorifico ta-, t- e probabilmente di origine pronominale e perciò dovrebbe stare nel capitolo.che tratta delle radici dimostrative. Caldwell ha raccolto e analizzato i nomi dravidici col prefisso onorifico; efr. anche J. Vinson, Manuel de la langue tamoule, pag. 68 segg. Si tratterebbe di un pronome possessivo che spesso ha forma di plurale (per es. Tamil tam-appan e tag-appan padre), cfr. il MP. ra- che ha valore di plurale. In alcune lingue americane t-ama significa semplicemente , uomo Pag. 83. - L'indoeuropeo go contiene la stessa particella che trovasi, per esempio, nel greco A questo spi-ys corrisponde poi assai bene il Magiaro enge- per *em(e ige- nell'accusativa en-ge-m me; cfr. Mag. te-ge-d te con Greco de A. Isl. thi-k A. Ted. di-h ecc. Anche le lingue Kolh posseggono la medesima particella ge e a pag. 123 abbiamo notato la meravigliosa corrispondenza del Mundari purdige col Greco nokia ys. Percio e possibile che il Kolh ing io non stia pe*in-a-g (pag. 82) ma corrisponda al Magiaro eng e-. Anche Hoffmann, Mundart Grammar 22, vede nel -g di in-g la particella enfatica ge.

Pag. 126. - L'elemento ra come segno del plurale si trova anche nel Miriam, lingua papuana di Murray Island; per es. da-li that, he there: plur. da-ra-li those there (cfr. il prefisso verbale da-ra-: • Dieses Prafix dient dazu, die Richtung nach einer Vielheit von Regimina auszudriicken undiese gleichzeitig in eins zusammenzufassen », A. Graf v. d. Schulenburg, Grammatik, Voc. und Sprachproben der Sprache von Murray Island, pag. 24). Pag. 140. -- Sarebbe stato interessante accogliere fra i saggi lessicali un maggior numero di Kulturworter, benché molti di essi siano nello stesso tempo qua e la anche Lehnworder, poiche questa qualità li rende talvolta pid preziosi per la storia della cultura. Ho gia raccolto una discreta quantita di siffatte parole, le quali spesso sono straordinariamente diffuse, come, per es., il nome del , miele' o ,idromele' o di altre bevande dolci che, nelle forme affini mel- o med-, si trova nel Cuseitico, nel Semitico, in parecchie lingue del Caucaso, nell' Indoeuropeo, nell' Ugrofin- nico, nel! Altaica (Turco a Mong. bal per *mol), null Cinese (mit) e, come pare, in parecchie lingue americane.

Notevole mi sembra la serie seguente: Ceceno ragh gregge, Avaro reja-d, Karata reje-th id. (cfr. Avaro reje-n esercito, schiera, plur. reja-bi); Osseto Tag, ruy-au Dig, dry-au gregge: Semitico ra'a, ra'aya pascolare il gregge, Ebr. ma-r'lf pascolo, gregge (cfr. Araro reyed). Pag. 205. Notevole e I'accordo dello Achagua (gruppo Arawak, regione dell' Orenoco) col Kri (gruppo Algonchino) nei pronomi:

          IO      TU     EGLI
Kri       niya    kiya   uiya
Achagua   niya    kiya   piy
    

Cfr. R. Ellis, Peruvia scythica 1875, pag. 51. II pronome di terza persona e i-pi nel Sahaptin (i-n io, i-m tu), peh nel Cahuillo (Nuovo Messico), pay nel Kechua (Aymara poss. -pa).


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